Introduzione
Il presente lavoro si propone di osservare la specificit à dei caratteri di alcuni editori di dimensioni piccole e piccolissime, anche artigianali, e il loro posizionamento nel mercato editoriale, compreso il caso in cui il loro modo di agire si configuri come un rifiuto di inserirsi nelle classiche logiche di mercato.
Ciò che premeva di illustrare sono alcuni motivi che rendono significativa l’esperienza dell’editoria di nicchia: ad un primo livello il fatto che, scandagliando la vastit à del mondo editoriale, ci si pu ò imbattere in questi soggetti particolari, diversi dagli altri, i quali − date le loro dimensioni poco significative, i bilanci minimi, quando esistono, e sostanzialmente la micro struttura, ben poco incisiva nel mercato pi ù ampio − vengono solitamente marginalizzati. Perci ò è sembrato interessante registrarne l’esistenza, le caratteristiche e chiedersi se esistano dei margini di crescita nella produzione o nella notorietà. A un secondo livello il fatto che le case editrici analizzate si possono definire come un progetto culturale ed artistico, e i loro fondatori si ritrovano in tale definizione. È noto che progetti di questo genere possono essere concepiti solo in relazione a determinate sollecitazioni del tempo e della societ à in cui si vive, e a loro volta ne riflettono i caratteri. Pertanto osservandoli si pu ò in qualche modo gettare un po’ di luce su alcune caratteristiche della societ à nella quale si sviluppano. Inoltre il mercato editoriale, necessariamente attento a standard di vendibilità , riceve da queste case, che si configurano come operatori marginali, aspetti di creativit à e personalit à notevoli. Nelle intenzioni degli editori qui osservati, c’ è la possibilit à di occuparsi di libri originali, piccoli e significativi in termini di apporto culturale per la societ à, ci ò è direttamente proporzionali alla marginalit à sul mercato di queste case, ma non rappresenta un problema per i piccoli editori poich é 4
hanno la consapevolezza di un pubblico molto esiguo, che tuttavia non è motivo di rinuncia al progetto editoriale ma serena accettazione del fatto che il proprio prodotto interessa solo pochi lettori. In effetti questo tipo di progetto si colloca contemporaneamente in due nicchie: quella letteraria occupandosi di poesia: un genere complesso ed élitario; e quella artistico artigianale servendosi, per la realizzazione dei libri, di tecniche artigianali come la composizione con caratteri mobili, e unendo solitamente il testo ad un opera grafica numerata e firmata.
Per questi editori i libri sono opere destinate a pochi lettori sensibili alle tematiche artistiche, sono quasi privi di attenzione alla promozione, nella consapevolezza dell’esigua nicchia cui si rivolgono, i componenti della quale li vengono a scoprire tramite i rapporti, più o meno personali, che tessono attorno a s é. Sono invece incredibilmente attenti alla coerenza del catalogo, nel quale emerge la loro prospettiva di base sul lavoro editoriale e artistico, alla ricerca di un continuo sviluppo della qualit à, in questo modo è possibile identificare il nome di ogni casa con un sistema di prodotto molto preciso. Inoltre la nicchia di pubblico che entra in contatto con queste realtà trova un sistema di offerta coerente con le sue attese grazie a questo stretto orientamento seguito da ciascun micro editore. Infatti chiunque abbia visto i libri di Pulcinoelefante, e ne conosca qualcosa, associa immediatamente le sue edizioni a tre elementi: piccoli libri di poesia, carta e stampa artigianali, la personalit à di Alberto Casiraghi. La nicchia editoriale esaminata è degna di nota anche per la preziosit à, materiale ed intellettuale, degli oggetti che produce: i libri hanno un costo elevato in relazione alla carta particolare, scelta di volta in volta per esaltare il testo, dall’editore personalmente. Inoltre sussistono difficolt à tecniche per reperire i caratteri mobili, non pi ù prodotti, e l’uso della 5
macchina per stampare delicata e di complicata riparazione. Anche il lavoro creativo è molto impegnativo: bisogna stendere un progetto, realizzarlo con l’autore e l’artista coinvolti, e le opere grafiche numerate aggiungono un ulteriore valore all’insieme. Si constata che la maggioranza di queste case si occupa di poesia, e con un taglio fortemente legato all’editore, dunque appaiono come nuclei che irradiano la creatività del fondatore, il quale non si vede tanto come un imprenditore quanto come un soggetto che è animato un forte bisogno creativo e di condivisione, pertanto desidera mettere la sua opera a disposizione dei poeti, cio è altri artisti con i quali condivide sensibilità e prospettive, per dare loro eco, e soddisfare la fascia di pubblico che può apprezzare tali opere. Accanto a questo dato di fatto riguardante l’auto percezione degli editori va ricordato che, bench é marginali, sono soggetti produttivi del mercato editoriale, del quale occupano una nicchia, e anche se essa è priva di un’economia forte è sufficiente per sostenere le loro attivit à. In tal senso queste casa editrici, oltre alla produzione libraria, costituiscono un interessante laboratorio di incontri culturali, e di commistioni artistiche, le quali danno origine a nuovi linguaggi che si traducono in piccoli libri e costituiscono una miriade continua di stimoli culturali potenzialmente fruibili. Solitamente per ò questa fruibilit à è ristretta solo alla nicchia che gi à conosce gli editori, per questo fatto ci sono sono due motivi da prendere in considerazione: la grande difficolt à rappresentata dall’incapacit à di rendersi visibili ad altri soggetti che potrebbero ampliare il pubblico, e lo scarso interesse ad impegnare risorse nell’ambito dell’espansione. Rilevando le difficolt à di visibilit à dei piccoli editori, e considerando il mezzo di internet, si potrebbero accennare linee di azione verso la realizzazione di una rete di soggetti che operi nel settore per la diffusione e la vendita online di questo specifico genere di libro. 6
Si pensa ad una vetrina virtuale, al fine di abbattere i costi materiali che necessita un negozio, e contemporaneamente avere la possibilit à immediata di essere visibili per un vasto pubblico. Ad esempio esiste il sito letteralmente.com portale sulla piccola editoria che si vuole proporre come punto di riferimento per editori, librai e lettori, è stato pensato per offrire un multiservice editoriale. S u un modello del genere si potrebbe cercare di incrementare la partecipazione degli editori, migliorare la struttura e la coesione dei servizi, e in particolare rendere in qualche modo istituzionalizzato il luogo di incontro virtuale come noto punto di riferimento per chi condivida questi interessi culturali e desideri acquistare dei libri. Al fine di stabilire una struttura organica e rappresentativa dell’argomento questo lavoro si articola in tre parti: cenni di storia dell’editoria, la definizione particolareggiata di alcune piccole case editrici, e una prospettiva sul mercato editoriale.
In ciascuna parte del lavoro si sottolinea l’importanza dell’aspetto identitario come primaria fonte di vantaggio competitivo, e la necessit à della sua definizione in quanto competenza distintiva della strategia di diversificazione. Il primo capitolo propone un percorso storico, al fine di inquadrare l’entroterra culturale dal quale si sviluppa l’attuale concezione di cosa sia il lavoro editoriale, e vuole cercare le caratteristiche che definiscono un editore come tale. Dunque si osserva come si è andato costituendo uno standard, comunque variegato, di identit à di questo ruolo e lavoro, ciò che è suo compito e suo scopo. Infatti si inizia con la definizione etimologica della parola e la sua evoluzione, poi si fa cenno ai contrasti tra editori e autori partendo dall’Ottocento, ci ò per mostrare le dinamiche che si vengono ad attuare nel momento in cui i rapporti tra letterati, pubblico e editori cambiano radicalmente in relazione ai cambiamenti sociali verificatisi rispetto al passato. Le figure del libraio e dello stampatore 7
vengono sostituite da quella dell’imprenditore, il quale contemporaneamente gestisce anche un’istanza culturale che rende gli editori interpreti dei bisogni del nuovo pubblico. Quindi si fa un rapido cenno alla legge che in Italia regolamenta la materia per poi passare ad esempi storici di piccoli editori, come Scheiwiller. In conclusione del capitolo vengono introdotti alcuni caratteri fondanti delle piccole case editrici.
Nel secondo capitolo si affronta la definizione particolareggiata di alcune piccole case i cui fondatori si sono resi disponibili per delle interviste. Si raccontano queste realt à tramite le loro caratteristiche distintive, i loro intenti e i preziosi incontri che ho avuto personalmente con i fondatori, conosciuti nell’ambito dello stage svolto presso l’associazione culturale Archivio Dedalus. Dopo una breve descrizione di ogni casa editrice osservata viene riportata la trascrizione delle interviste, molto utili per comprendere le radici del progetto culturale che soggiace alla produzione, oltre a comprendere meglio come funzioni materialmente tale produzione. È sembrato utile portare esempi reali e attuali di editori che praticano questa professione, fuori dagli schemi pi ù ovvi ai quali si pu ò ricondurre il concetto di editore, per dare maggior concretezza alla trattazione, rispetto solo alla descrizione teorica che si potrebbe fare di ipotetici piccoli editori, tramite i loro casi e le loro spiegazioni sul lavoro che svolgono quotidianamente, i motivi che li hanno condotti a questa professione, e le modalità con le quali portano avanti i loro progetti. Infine questo capito presenta alcune pagine in cui sono riportati sinteticamente gli aspetti più significativi dello stage da me svolto all’Archivio Dedalus, in relazione alla collaborazione per la pubblicazione del libro Caccia al tesoro con Marcel Duchamp di Paola Magi. L ’Archivio ha di recente iniziato a dedicarsi alla produzione editoriale, dato il carattere artistico e culturale dell’associazione, l’approccio è piuttosto artigianale e ho avuto 8
modo di osservare e sperimentare tutte le fasi della creazione di un libro e della sua promozione.
Nel terzo capito sono presenti delle osservazioni tecniche e quantitative inerenti al mercato editoriale italiano, in senso generale, al fine di inquadrarlo e comprendere il posizionamento delle case editrici osservate. La descrizione del mercato si svolge riportando dati sull’assorbimento dei libri in relazioni a fattori geografici, culturali, di et à e sesso. Quindi si propongono i dati sulla produzione media in Italia al fine di instaurare un confronto tra queste due realt à che dialogano con fatica. Seguono delle ipotesi di esperti sui possibili motivi di questo stato dei fatti. Poi si passa a osservare la filiera editoriale mettendo in luce la scarsa cooperazione tra editori, distributori e dettaglianti, che ovviamente non giova a nessuno. Successivamente si tenta di descrivere meglio la situazione in cui si trova il pubblico e come agisce in relazione ai propri bisogni, questo per arrivare alla riflessione sull’aspetto fondamentale che vede la piccola editoria come soggetto che copre tali bisogni. Infine si osserva in che modo i piccoli editori si rapportano ai lettori, e al loro mercato di riferimento, e se sarebbe possibile in qualche modo potenziare gli aspetti pratici della loro diffusione.
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1. Cosa significa essere Editore ieri e oggi
Il libro è il pi ù sorprendente fra i vari strumenti dell’uomo. Il microscopio, il telescopio, il telefono, l’aratro e la spada sono estensioni del suo corpo. Ma il libro è un’altra cosa; il libro è un’estensione della memoria e dell’immaginazione
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Jorge Luis Borges
1.1 Cenni storici del lavoro editoriale
Il termine “editoria” è etimologicamente connesso con il verbo latino edere (edo, is, edidi, etitum, edere)
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, che significa letteralmente «far uscire, emettere, mandare»; se riferito a un soggetto femminile pu ò assumere il significato di «dare alla luce, partorire », inoltre ha tra i suoi significanti quello di «far conoscere pubblicamente ». Un’accezione del termine “edizione” inoltre indica tutti gli esemplari prodotti dall'uso della stessa composizione tipografica.
Inizio riportando questo dato etimologico perch é durante ogni periodo storico c’ è stato il bisogno di ricordare e raccontare, q uindi si pu ò pensare che i libri, e l’editoria, non siano che uno dei tanti modi per eternare la memoria. Questo elemento di conservazione e ripetizione è un arcano della storia umana in quanto specie fabulatrice. L ’espressione funzione fabulatrice viene coniata dal filosofo francese Bergson, successivamente viene integrata e ripresa in molteplici contesti da diverse scienze umane − come linguistica, filosofia e psicologia − con particolare attenzione ai risvolti etnico culturali che ogni popolazione e cultura, esprimono grazie a tale funzione. Dunque dicendo qui funzione fabulatrice ci si riferisce al senso pi ù ampio raggiunto da questo termine nel tempo, grazie all’uso, non prettamente specifico del campo filosofico nel quale nasce, ma in 1 Cudini P ., Breve storia della letteratura italiana: il 900 , pag. 280, Milano, Bompiani, 1999
2 Castiglioni L., Mariotti S., Dizionario IL, Torino, Loescher editre, 1996
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riferimento alla concezione della letteratura scientifica. Le parole del campo semantico dell’editoria assumono gi à con autori classici, come Cicerone, l’accezione di pubblicazione, rendere pubblico . Da qui derivano poi molti termini della sfera di significato attuale dell’editoria, come edizione (latino editio) cio è la pubblicazione fatta per le stampe, e anche edito (latino editum) il participio che indica il testo dato alle stampe, cio è divulgato pubblicamente. Ma bisogna sottolineare che solo in età moderna “editoria” ha assunto il significato di produzione in serie di libri, infatti in et à antica non era possibile scindere l’autore dall’editore, tant’ è vero che la stessa parola editore (latino editor) assume il significato di «colui che produce », e solo in questo senso rende pubblico, poiché condivide la propria opera. Dal XVI secolo − con l’attivit à del veneziano Aldo Manuzio
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− si inizia a delineare la concezione di professione editoriale cos ì come la intendiamo oggi, naturalmente i diversi passi evolutivi della professione sono graduali e lenti. I primi tempi vedono la figura dello stampatoreeditore, di cui diversi studi hanno messo in luce l'importanza
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. Successivamente si sono intensificate le riflessioni sul rapporto professionale autore editore; e solo dopo, con lo sviluppo dell'editoria moderna, la cui data varia da Paese a Paese, quelle sulle trasformazioni che investono la letteratura nel momento in cui l'editore cerca di allargare la propria offerta con libri di pi ù facile lettura.
Per quanto riguarda la storia moderna del termine possiamo ricordare il contesto francese con la parola editeur, che precede di qualche decennio l'introduzione della parola italiano editore, e suggerisce alcune utili osservazioni. Secondo il Dictionnaire historique de la langue fran çaise Le Robert
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«il termine editeur è utilizzato dapprima nel senso didattico 3 Cadioli A., Letterati editori, Milano, Il saggiatore, 1995
4 A. Quondam, La letteratura in tipografia, i n sotto la direzione di A. Asor Rosa, Letteratura italiana , vol. II, Torino, Einaudi, 1983.
5 Cadioli A., Decleva E., Spinazzola V ., La mediazione editoriale , Milano, Il saggiatore, 1999
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attuale di persona che pubblica un testo dopo aver stabilito le sue caratteristiche testuali», questo senso è direttamente legato a quello della parola editionche, attesta nel XVI secolo, che designava in primo luogo l'azione di stabilire le caratteristiche di un testo allo scopo di farlo uscire e riprodurlo. Dunque è per estensione che l'edizione designa dal XVII secolo (1679) il fatto di riprodurre un testo attraverso un procedimento tecnico. In accordo con questo senso del termine edition, dalla fine del XVIII secolo il termine editeur indica la persona che assicura la pubblicazione e la messa in vendita di opere stampate. Nello stesso periodo si riscontra il verbo editer (accertato intorno al 1784) introdotto per indicare l'attività di produrre libri.
Gli stessi passaggi sono presenti nella lingua italiana, pur in ritardo nella diffusione della terminologia moderna riguardante l'editoria. Il termine editore, per designare lo studioso che cura la pubblicazione di un'opera altrui, è attestato nella prima metà del Settecento, ma quello che indica chi pubblica libri riviste o simili, pur presente saltuariamente nella seconda metà del secolo, si diffonde solo nel corso dell'Ottocento, in corrispondenza con un'effettiva crescita degli editori che svolgono un'attivit à di mediazione senza possedere torchi o banchi di vendita.
Si pu ò inoltre riflettere sul fatto che, mentre in italiano e in francese i due sensi del termine editore, cio è curatore e produttore, sono stati unificati in una sola parola, siano invece distinti in inglese tra publisher, che indica il ruolo di chi produce materialmente il libro, e editor che designa invece colui che cura i caratteri del testo. Occorre dunque non trascurare il problema dell'unificazione dei due ruoli nel solo termine editore, il quale stabilisce le caratteristiche testuali dell'edizione ed è il mediatore tra il testo e il lettore. Nel corso del XVIII secolo gli aspetti imprenditoriali si fanno sempre pi ù forti, e le professioni del libraio e dello stampatore si vanno ridefinendo come collaboratori di un 12
nuovo soggetto che investe su dei testi che ritiene vendibili, ma ancora nel 1896 il termine editoria suscita in Carducci una domanda, riportata in una sua lettera scritta a Biagi: «Editoria è vocabolo tuo o di nuovo uso fiorentino?
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» che ci fa comprendere l’instabilit à della professione editoriale in Italia ancora alla fine dell’Ottocento.
Dunque l'editore, nuovo soggetto rispetto a quello del libraio e del tipografo, deve cercare prima di tutto di acquisire i diritti di pubblicazione, e contemporaneamente deve curare i rapporti con tipografi e librai, poich é anche se non sono pi ù attivit à gestite dalla stessa persona, ovviamente restano in qualche modo reciprocamente dipendenti. Un’altra attivit à fondamentale è la ricerca di autori che possano avere successo, si cerca di intrattenere con loro rapporti soddisfacenti, per entrambe le parti, il che comprende la trattativa sulla remunerazione del lavoro dell’ingegno − difficilmente conteggiabile in ore e sforzo − tale aspetto in effetti non è sempre stato chiaro e codificato, tutt’altro, e si definisce solo col tempo grazie alla stesura di leggi nazionali.
Naturalmente lo scopo di lucro che vediamo alla base dell’attivit à editoriale è paragonabile a quello che avevano avuto in passato librai e stampatori, ma la sostanziale differenza consiste nel fatto che l'editore moderno ha soltanto la capacit à di individuare i caratteri di un prodotto che potrebbe avere successo, e decide di diffonderlo presso il pubblico, non possiede macchine per la stampa, n é gestisce spazi di vendita. Il pubblico è un elemento che subisce profonde mutazioni in relazioni ai diversi periodi storici: ricordiamo infatti come era compatta e omogenea l’identit à del pubblico a cui gli intellettuali si sono rivolti per tutta l’antichità , fino a tempi relativamente recenti, in quanto esso era costituito dall’ élite della societ à – nobili che avevano potuto dedicarsi agli studi, e componenti del clero – in questo contesto si prediligeva una lettura intensiva e 6 Lettera del 3 luglio indirizzata da G. Carducci a G. Biagi in Lettere a cura di Valgimigli, Bologna, Zanichelli, 1956, citato in Ferretti G., Storia dell’editoria letteraria in Italia 19452003, Torino, Einaudi, 2005
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