IL COSTO DELL’ECCELLENZA: L’ITALIAN SOUNDING
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INTRODUZIONE
Lo sviluppo economico e la globalizzazione, nel corso degli ultimi anni, hanno
creato profondi mutamenti nei territori rurali e nei modi con cui la produzione agroa-
limentare si è organizzata e funziona nei diversi contesti, nazionale e settoriale, azien-
dale e territoriale. In particolare si è assistito ad una progressiva erosione del legame
esistente tra prodotti e la propria terra di origine, causando, per determinate categorie
di beni, una progressiva diminuzione della qualità.
Se per la maggior parte delle produzioni industriali la globalizzazione, intesa in
questo caso come spostamento in un altro Paese di tutto o parte del processo produt-
tivo, rappresenta probabilmente il futuro e la stessa sopravvivenza aziendale, per i
prodotti agroalimentari, questo risulta altamente dannoso.
I prodotti tipici, il cui valore aggiunto è strettamente legato alla zona di produ-
zione, non possono prescindere dal legame con il proprio Paese di provenienza, tanto
meno, possono escludere l’importanza di metodi di produzione secolari e basati su ri-
gidi modelli d’impresa di stampo familiare. Ne deriva, di conseguenza, che un prodotto
tipico mantiene costante nel tempo la propria qualità solo se manufatto nella sua terra
d’origine.
L’aumento del consumo di queste straordinarie eccellenze, localizzate in parti-
colar modo nel nostro territorio, ha portato i Governi della Regione europea ad un
aumento della soglia di protezione di questo delicato settore emanando, a breve di-
stanza il Regolamento 2081/92 e il Regolamento 2082/92. Attraverso questi accordi,
l’Europa, si impegna a valorizzare e proteggere le produzioni tipiche, impegnandosi a
sviluppare politiche in grado migliorare le condizioni delle zone agricole, montane e ru-
rali. I Regolamenti hanno portato alla definizione giuridica, per la verità spesso lacuno-
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sa, delle denominazioni di origine individuando strategie e organismi preposti per il
controllo delle produzioni.
L’interesse dei Governi, oltre ad essere chiaramente spinto da una chiara volon-
tà di sviluppo delle zone agricole spesso danneggiate dallo sviluppo industriale, risiede
anche nella necessità di valorizzare il dato economico del settore agroalimentare. Nel
contesto attuale, nonostante il Mondo sviluppato sia attraversato da una seria crisi e-
conomica, la domanda di prodotti tipici non sembra ancora conoscere una diminuzione
e i Paesi che più di altri esportano questi prodotti sono interessati al tutelare le proprie
eccellenze nazionali. Per un paese come l’Italia, in cui il settore agroalimentare rappre-
senta il secondo settore dopo il metalmeccanico, tutelare questi prodotti significa mi-
gliorare tanto la bilancia commerciale quanto la generale condizione economica del
settore.
I prodotti tipici dalla nostra terra, sono infatti i principali oggetti “del desiderio”
della domanda internazionale di alimenti, i cui consumatori sono estremamente con-
sapevoli della qualità superiore delle tipicità, al punto da essere disposti a spendere di
più pur di acquistare un “pezzo” della nostra tradizione. Il semplice richiamo all’Italia
accorda infatti a questa categoria di prodotti un valore aggiunto incredibile che spesso
è un fattore di scelta cruciale nelle preferenze d’acquisto.
L’eccellenza e la rinomanza dei nostri prodotti, negli ultimi vent’anni ha creato
però non pochi problemi all’economia del settore agroalimentare, portando alla luce
comportamenti anticoncorrenziali, protesi ad una costante appropriazione indebita del
Made in Italy attraverso tecniche spesso semplici ma che lasciano poco spazio a rea-
zioni decise. Si sta chiaramente parlando dell’Italian Sounding, ossia il fenomeno che
coinvolge prodotti che di italiano hanno solo il nome; vale a dire quei cibi e quelle be-
vande che vengono prodotti e venduti utilizzando in maniera impropria parole, imma-
gini, marchi e ricette che si richiamano all'Italia, ma che non hanno nulla a che fare con
la nostra cucina.
Nel corso del presente lavoro, saranno quindi presentati i dati principali relativi
al fenomeno, cercando di individuare nel modo più preciso possibile il danno che la
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nostra economia è costretta a subire, individuando chi sono i maggiori responsabili e
quali prodotti colpiscono con le loro azioni illecite.
Successivamente, di andranno a definire i confini della disciplina nazionale, eu-
ropea e internazionale, evidenziando quali sono i punti quantomeno oscuri e quali po-
trebbero essere le spiegazioni di questa sottovalutazione del problema. Si pone, in ol-
tre, una grande enfasi sull’analisi e il commento sia degli accordi internazionali che de-
gli accordi europei e della disciplina nazionale.
Nel capitolo successivo, saranno riproposte le principali tecniche utilizzate
dall’industria di marca per superare questo problema, il ruolo delle libere associazioni
e dei consorzi di tutela nonché la posizione delle istituzioni e le azioni da esse suggeri-
te.
Da ultimo, saranno proposti nuove possibili strategie per intensificare la lotta
all’Italian Sounding, cercando di individuare i possibili rimedi in relazione ai dati raccol-
ti durante il presente lavoro e attraverso l’analisi degli indirizzi seguiti nei settori diver-
si da quello agroalimentare.
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CAPITOLO PRIMO
Prodotti tipici Italiani e dimensioni dell’Italian Sounding
SOMMARIO: 1.1 Introduzione – 1.2 I prodotti agroalimentari italiani nel mondo – 1.3 Mappa dei prodotti
tipici italiani – 1.4 Le nuove frontiere della contraffazione: l’Italian Sounding – 1.5 Dimensioni e-
conomiche del fenomeno – 1.6 I prodotti maggiormente copiati e le loro origini – 1.7 Conclusioni
1.1 INTRODUZIONE
Il primo capito del presente lavoro si propone di offrire uno sguardo d’insieme
ai prodotti tipici italiani e alla percezione che i consumatori stranieri hanno verso le ti-
picità italiane. Successivamente si entrerà nel vivo dell’argomento, definendo le nuove
tecniche di contraffazione e in particolare dell’Italian Sounding.
Fissate le definizioni si passerà ad un’analisi del giro d’affari di questo enorme
mercato del “falso”, indagando sull’entità del danno inflitto all’industria agroalimenta-
re italiana e sui risvolti negativi in seno ai consumatori.
Infine, si andranno a vedere quali sono i prodotti maggiormente copiati che de-
terminano una maggiore attrazione per il mercato del falso, nonché i principali paesi
produttori di prodotti imitativi.
Si cerca quindi, nella presente sezione, di definire un quadro della situazione
che verrà successivamente sviluppata nelle tematiche giuridiche nel prossimo capitolo
attraverso la definizione del contesto normativo nazionale, comunitario ed internazio-
nale.
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1.2 I PRODOTTI AGROALIMENTARI ITALIANI NEL MONDO
Nonostante l’elevata consapevolezza della qualità dei nostri prodotti, siamo
spessi portati a sottovalutare la percezione che i consumatori stranieri hanno verso la
nostra cultura, il nostro stile di vita e i nostri prodotti.
Seguendo questa linea, Nomisma
1
ha riproposto, in un recente rapporto
2
, un
interessante studio sviluppato dall’Istituto Piepoli
3
, che si propone di analizzare la per-
cezione dei prodotti italiani nel mondo in quattro paesi (Cina, Svezia, Russia, Stati Uni-
ti). Secondo questo studio, l’immagine dell’Italia presso i consumatori stranieri è piut-
tosto forte e spesso ancorata al tema della produzione alimentare. L’associazione tra il
nostro paese e i cibi e i vini risulta infatti sempre presente tra le prime immagine evo-
cate. L’indagine ha evidenziato che i 4000 mila consumatori intervistati caratterizzano
con intensa frequenza l’immagine dell’Italia tramite l’evocazione dei cibi e dei vini. In
tutti e quattro i paesi tale rappresentazione risulta sempre tra i primi tre elementi cita-
ti, con particolare rilevanza soprattutto negli Stati Uniti e in Svezia, dove oltre il 40%
degli intervistati dichiara che all’Italia è associata l’evocazione dei cibi e dei vini del no-
stro paese.
E’ chiaro quindi come i consumatori stranieri riconoscono alle produzioni italia-
ne elevati standard di qualità, bellezza, design, accuratezza dei particolari, associando
1
Nomisma, fondata a Bologna nel 1981 in forma di società per azioni, per iniziativa di Nerio Nesi e Fran-
cesco Bignardi, esercita da più di 25 anni la funzione di osservatorio locale, nazionale e internazionale
sui fenomeni economici, rivolgendo particolare attenzione ai fatti dell’economia reale, e viene ricono-
sciuta come uno dei principali istituti privati di ricerca economica a livello nazionale ed europeo.
L’attività di Nomisma è concentrata sullo sviluppo di modelli, professionalità e strumenti per analizzare e
studiare l’economia, di supporto decisionale alle scelte di politica economica di strategia industriale.
Nomisma detiene competenze specifiche ed esclusive in numerosi settori, con una focalizzazione parti-
colare sulle tematiche dell’agricoltura e dell’alimentare, delle politiche industriali e dello sviluppo del
territorio, dei mercati immobiliari, dei programmi di cooperazione internazionale, dei servizi pubblici lo-
cali, dell’energia e dello sport. Inoltre, rappresenta una delle principali società operanti in campo nazio-
nale ed europeo nel mercato delle ricerca economica e sociale.
2
Nomisma, Originale Italiano, Rapporto Indicod-ECR sulla promozione e la tutela dell’agroalimentare di
qualità, Agra – 2005.
3
Istituto Piepoli, è un organismo a capitale esclusivamente italiano, che opera regolarmente in tutto il
mondo attraverso standard valutativi. Attraverso il suo Gruppo di ricercatori (economisti, informatici,
ingegneri, psicologi, sociologi, statistici) sviluppa modelli di analisi che esulano dal singolo settore eco-
nomico.
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una percezione complessiva assolutamente positiva per la maggior parte degli intervi-
stati.
La prima conseguenza di questo risultato è data dal potenziale parassitismo di
produttori non italiani che, attraverso metodi senza dubbio scorretti, cercano di ag-
ganciare i propri prodotti alla cultura italiana. Se da un lato questo rappresenta, in un
certo senso, un punto a nostro favore, dall’altro i danni economici e di immagini sono
elevatissimi. Come sarà spiegato più avanti, i costi di queste pratiche sleali sono tal-
mente elevati da banalizzare i risultati dell’export italiano portando il dato previsionale
ad uno sottostima rispetto al dato potenziale.
Il Made in Italy e il suo effetto trainante nelle scelte dei consumatori è quindi
ancora estremamente potente, tanto da essere continuamente copiato non solo nel
settore tessile ma anche nel settore agroalimentare
4
.
Prima di mettere in “mostra” i prodotti tipici italiani, è giusto fare una conside-
razione conclusiva alla luce di quanto detto finora. A parere di chi scrive il nostro paese
tende a sottovalutarsi rispetto al risultato rilevato nella ricerca, o meglio, non dà un
giusto peso a questo aspetto. Se è indubbia, come dimostrato dall’indagine, la rino-
manza del Made in Italy, è anche vero che l’interiorizzazione di questo fattore porta ad
una forte sottovalutazione del fenomeno. In altre parole, nonostante vi sia una natura-
le consapevolezza della potenzialità, questa viene spesso sormontata da un’idea che
rappresenta per noi italiani sempre più un dato di fatto e sempre meno un valore ag-
giunto.
Il Made in Italy, in tutti i settori in cui si presenta, deve essere coltivato, svilup-
pato ed incrementato, mantenendo un forte legame con il territorio e una decisa co-
scienza che i nostri prodotti, nel mondo, rappresentano standards spesso inarrivabili
dai produttori di altri paesi.
Quanto detto, sarà ulteriormente sviluppato nel prossimo capitolo. Dopo aver
inquadrato correttamente la disciplina si potranno effettuare ulteriori considerazioni
che richiamano da un lato il problema della legislazione, sia comunitaria che interna-
4
Tessile e agroalimentare sono i due settori su cui il mercato della contraffazione si concentra maggior-
mente, per questo vengono citati solamente questi due.
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zionale, e dall’altro una forte inattività degli stessi produttori italiani che sovente ten-
dono a nascondersi dietro una normativa quantomeno lacunosa.
1.3 MAPPA DI PRODOTTI TIPICI ITALIANI
La precedente sezione funge da seconda premessa e si collega alla presente at-
traverso il fattore territoriale. La qualità e la varietà che di giorno in giorno riscopriamo
nei nostri prodotti, non è solamente collegata al sovoir faire dei produttori ma anche,
in particolare per i prodotti agroalimentari, ad una serie di caratteristiche morfologiche
che rendono il nostro territorio una nutrita miniera di prodotti agroalimentari dal valo-
re inestimabile.
L’origine dell’ampiezza della gamma dei prodotti tipici italiani è da ricercarsi
nella geografia del Bel Paese. L’Italia è una vasta penisola che si estende dalle Alpi al
Mediterraneo, il territorio è per il 42% collinare, per il 35% montuoso e pianeggiante
per il restante 23%; può contare su oltre 7000 chilometri di coste, due grandi isole e un
gran numero di piccole isole. Come si può vedere, la figura 1.1 mostra le diverse zone
climatiche divise per area; ogni area è caratterizzata da un clima diverso rispetto alle
altre. In pochi chilometri si può passare da un clima temperato freddo, tipico delle re-
gioni più a nord vicine ai confini con Francia, Austria e Svizzera, ad un clima temperato
caldo, localizzato in tutta la costa tirrenica e parte della costa adriatica. La varietà del
clima rappresenta un fattore decisivo dell’enorme varietà di prodotti agroalimentari.
Non bisogna infatti dimenticare che, a differenza di altri paesi che si concentra-
no nella produzione di una o due categorie di prodotti, come ad esempio la Francia per
i formaggi e la Spagna per i salumi, l’Italia, grazie alle proprie diversità climatiche e le
diverse conformazioni morfologiche, è l’unica che si caratterizza per una notevole am-
piezza assortimentale.
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Fig. 1.1 Aree climatiche Italia
Fonte: ISAC – CNR (Institute of Atmospheric Sciences and Climate of the Italian National Research Council)
I 165 prodotti che ad oggi compongono questo impressionante “menù”, e che si
impongono come primato europeo per prodotti con la qualifica di denominazione di
origine protetta (DOP) e identificazione geografica protetta (IGP), possono essere
schematicamente divisi per settore di appartenenza, prodotto, qualifica e regione nel
modo seguente:
Tabella 1.1 I prodotti tipici italiani
SETTORE PRODOTTO QUALIFICA REGIONE
Aceti diversi da aceti di
vino
Aceto Balsamico Tradizio-
nale di Modena
DOP Emilia Romagna
Aceto Balsamico tradizio-
nale di Reggio Emilia
DOP Emilia Romagna
Altri prodotti di origine
animale
Miele della Lunigiana DOP Toscana
Ricotta Romana DOP Lazio
Carni Agnello di Sardegna IGP Sardegna
Vitellone Bianco
dell’Appennino Centrale
IGP
Emilia Romagna, To-
scana, Marche, Abruz-
zo, Molise, Campania,
Lazio, Umbria
Carni trasformate Bresaola della Valtellina IGP Lombardia
Capocollo di Calabria DOP Calabria
Temperato subtrobicale
Temperato continentale
Temperato fresco
Temperato freddo
Freddo d’altitudine
Nivale
Temperato caldo
Temperato sublitoraneo
Temperato subcontinentale
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Coppa piacentina DOP Emilia Romagna
Cotechino Modena IGP
Emilia Romagna, Lom-
bardia, Veneto
Culatello di Zibello DOP Emilia Romagna
Lardo di Colonnata IGP Toscana
Mortadella Bologna IGP
Emilia Romagna, Pie-
monte, Lombardia, Ve-
neto, Marche, Lazio,
Prov. Aut. Trento, To-
scana
Pancetta di Calabria DOP Calabria
Pancetta Piacentina DOP Emilia Romagna
Prosciutto di Carpegna DOP Marche
Prosciutto di Modena DOP Emilia Romagna
Prosciutto di Norcia IGP Emilia Romagna
Prosciutto di Parma DOP Emilia Romagna
Prosciutto di San Daniele DOP Friuli Venezia Giulia
Prosciutto Toscano DOP Toscana
Prosciutto Veneto Berico-
Euganeo
DOP Veneto
Salame Brianza DOP Lombardia
Salame di Varzi DOP Lombardia
Salame d’oca di Mortara IGP Lombardia
Salame Piacentino DOP Emilia Romagna
Salamini Italiani alla caccia-
tora
DOP
Abruzzo, Emilia Roma-
gna, Friuli Venezia Giu-
lia, Lazio, Lombardia,
Marche, Piemonte, To-
scana, Umbria, Molise,
Veneto
Salsiccia di Calabria DOP Calabria
Soppressa di Calabria DOP Calabria
Soppressa Vicentina DOP Veneto
Speck dell’Alto Adige IGP Prov. Aut. Bolzano
Valle d’Aosta Jambon de
Bosses
DOP Valle d’Aosta
Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP Valle d’Aosta
Zampone Modena IGP
Emilia Romagna, Lom-
bardia, Veneto
Formaggi Asiago DOP
Prov. Aut. Trento, Ve-
neto
Bitto DOP Lombardia
Bra DOP Piemonte
Caciocavallo Silano DOP
Calabria, Campania,
Molise, Puglia, Basilica-
ta
Canestrato Pugliese DOP Puglia
Casciotta d’Urbino DOP Marche
Castelmagno DOP Piemonte
Fiore sardo DOP Sardegna
Fontina DOP Valle d’Aosta
Formai de Mut dell’Alta
Valle Brembana
DOP Lombardia
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Gorgonzola DOP Piemonte, Lombardia
Grana Padano DOP
Emilia Romagna, Lom-
bardia, Piemonte, Prov.
Aut. Trento, Veneto
Montasio DOP
Veneto, Friuli Venezia
Giulia
Monte Veronese DOP Veneto
Mozzarella STG Italia
Mozzarella di Bufala Cam-
pana
DOP Campania, Lazio
Murazzano DOP Piemonte
Parmigiano Reggiano DOP
Emilia Romagna, Lom-
bardia
Pecorino Romano DOP
Toscana, Lazio, Sarde-
gna
Pecorino Sardo DOP Sardegna
Pecorino Siciliano DOP Sicilia
Pecorino Toscano DOP Toscana, Umbria, Lazio
Provolone Valpadana DOP
Prov. Aut. Trento,
Lombardia, Veneto,
Emilia Romagna
Quartirolo Lombardo DOP Lombardia
Ragusano DOP Sicilia
Raschera DOP Piemonte
Robiola di Roccaverano DOP Piemonte
Spressa delle Giudicarie DOP Prov. Aut. Trento
Stelvio / Stilfser DOP Prov. Aut. Bolzano
Taleggio DOP
Lombardia, Veneto,
Piemonte
Toma Piemontese DOP Piemonte
Valle d’Aosta Fromadzo DOP Valle d’Aosta
Valtellina Casera DOP Lombardia
Olio di oliva Aprutino Pesarese DOP Abruzzo
Brisighella DOP Emilia Romagna
Bruzio DOP Calabria
Canino DOP Lazio
Cortoceto DOP Marche
Chianti Classico DOP Toscana
Cilento DOP Campania
Collina di Brindisi DOP Puglia
Colline di Romagna DOP Emilia Romagna
Colline Salernitane DOP Campania
Colline Teatine DOP Abruzzo
Duano DOP Puglia
Garda DOP
Lombardia, Veneto,
Prov. Aut. Trento
Laghi Lombardi DOP Lombardia
Lametia DOP Calabria
Lucca DOP Toscana
Molise DOP Molise
Monte Etna DOP Sicilia
Monti Iblei DOP Sicilia
Penisola Sorrentina DOP Campania