2
del tempo si cominciò a sottolineare quanti fossero stati i momenti
critici sul piano internazionale, e di conseguenza l’abilità del presidente
nel non farne pesare al proprio paese le conseguenze
4
.
La discordanza sul giudizio in merito all’operato
dell’amministrazione Eisenhower risalta in maniera evidente nella
polemica sorta tra il principale biografo e assistente alla stesura delle
stesse opere del presidente, W. Ewald, e lo storico A. Schlesinger, più
legato all’attività politica democratica, in particolare nel periodo
kennediano: contrariamente all’opinione di Ewald, secondo
Schlesinger all’amministrazione repubblicana degli anni cinquanta non
si poteva evitare l’accusa di passività, poiché a suo parere essa non si
era resa protagonista di alcuna importante battaglia politica sia sul
piano interno sia sul piano della politica estera, e il fatto di aver
governato il paese per otto anni senza particolari affanni doveva
essere attribuito più alla proverbiale fortuna di Eisenhower che alla sua
capacità
5
. Evidentemente anche il personale coinvolgimento politico e
la vicinanza temporale agli avvenimenti contribuiva ad influenzare il
giudizio sull’operato di Eisenhower
6
, ma, al di là delle diverse
4
Parmet H. S., Eisenhower and the American Crusades, New York, Macmillan Press 1972,
pp.576-577; ma anche Immerman R. H., John F. Dulles and the Diplomacy of the Cold War,
Princeton, Princeton University Press 1990, p.6. In particolare W. A. Ewald, op. cit., in
Thompson K. W., op. cit., p.17, cita un lungo elenco di situazioni potenzialmente esplosive che
caratterizzarono il decennio: “Nel 1953 una rischiosa guerra in Corea; nel 1954 una altrettanto
pericolosa guerra in Vietnam in cui (gli Stati Uniti) non (furono) coinvolti malgrado (avessero)
potuto esserlo; nel 1955 i bombardamenti sovietici in Quemoy e Matsu – e anche in quella
occasione gli Stati Uniti non (furono) coinvolti; nel 1956 l’invasione dei carri sovietici in
Ungheria, la sollevazione in Polonia, e soprattutto l’invasione anglo-franco-israeliana dell’Egitto;
nel 1957 lo Sputnik e le conseguenze sull’opinione pubblica mondiale, nel 1958 le truppe
americane in Libano; nel 1959 le pressioni di Khrushchev su Berlino; nel 1960 l’affare U2, la
Conferenza per la Pace saltata, la crisi nel Laos, la crisi nel Congo e lo show di Khrushchev
all’ONU (scarpe sul tavolo).”
5
W. Ewald, in polemica con Schlesinger riferisce la dubbia validità della “teoria ciclica dei
presidenti”, teoria secondo la quale “volendo presentare un’immagine semplificata, alla Casa
Bianca si alternano presidenti buoni e presidenti cattivi” (secondo Schlesinger i presidenti
“buoni” sarebbero i presidenti “attivisti”, uomini quali Lincoln, Jackson o Roosevelt; i presidenti
“cattivi” sarebbero quelli “passivi”, vale a dire Coolodge, Harding, Hoover e naturalmente
Eisenhower): Ewald W. A., op. cit., in Thompson K. W., op. cit., pp.18-19.
6
Anche se in Melanson A.e Mayers D., op. cit., p.5, A. Schlesinger viene tuttora considerato,
alla pari di autori come R. Rovere ed E. J. Hughes, esponente della vecchia interpretazione
sull’amministrazione Eisenhower.
3
interpretazioni, è un dato oggettivo il fatto che gli anni cinquanta negli
Stati Uniti siano tuttora ricordati come un decennio di prosperità e di
relativa tranquillità, così come questa impressione avevano anche gli
americani di allora
7
, al punto tale che quando Eisenhower fu costretto
a lasciare la presidenza poteva ancora vantare su un’ampia e profonda
popolarità in tutto il paese
8
.
Dwight Eisenhower governò gli Stati Uniti per ben due mandati (gli
unici repubblicani che riuscirono nell’impresa furono lui e Grant
9
), e nel
corso della sua presidenza seppe dare un’impostazione decisa sia alla
politica interna sia a quella estera. In politica interna Eisenhower si
dimostrò conservatore, assumendo una posizione “simile al liberalismo
del diciannovesimo secolo”
10
: una politica economica ortodossa basata
su prudenza fiscale, bilanci in pareggio, esaltazione del ruolo centrale
dell’impresa
11
. Ligio a una tale visione che imponeva la riduzione dei
costi, non si interessò mai massimamente alla povertà, alla decadenza
urbana, all’educazione e in generale ai temi sociali
12
. In merito al
conflitto sui diritti civili apparve distaccato dai problemi della
popolazione nera in America, guadagnandosi la disistima della stessa
non contribuendo all’accelerazione del processo di desegregazione
13
.
L’abilità politica personale di Eisenhower è
7
Mammarella G., Europa-Stati Uniti – Un’alleanza difficile 1945-1985, Bari, Laterza 1996,
p.216. “Nell’opinione pubblica era diffusa la fiducia in una prospettiva di illimitato sviluppo
economico e sociale, nella capacità americana di contenere e di ridimensionare la minaccia del
comunismo e nella sostanziale solidità delle alleanze che la diplomazia di Dulles si era
preoccupata di creare in tutto il mondo”.
8
Ambrose S. E., Eisenhower – The President, Londra, George Allen and Unwin 1984, p.9. In
Parmet H. S., op. cit., p.573, sono citati alcuni sondaggi effettuati negli ultimi anni di
amministrazione repubblicana: la fiducia della gente nei confronti di Eisenhower nel corso della
sua presidenza aveva raggiunto una media del 66% dei consensi (cifra assai più alta di
qualsiasi altro risultato conseguito da un presidente), e inoltre il 65% degli americani riteneva
che gli storici in futuro lo avrebbero ricordato come un “grande” o perlomeno un “buon”
presidente.
9
Ambrose S. E., op. cit., p.9.
10
Parmet H. S., op. cit., p.575.
11
Romero F. Valdevit G. Vezzosi E., Gli Stati Uniti dal 1945 ad oggi – Politica Economia e
Società, Bari, Laterza 1996, p.128.
12
Parmet H. S., pp.575-576.
13
Ambrose S. E., op. cit., p.407.
4
ampiamente testimoniata dal successo con cui, all’interno del suo
stesso partito, riuscì a emarginare le frange più estremiste che
portavano la destra repubblicana verso l’isolazionismo, permettendo
così ai presidenti che lo succedettero di trovare gli Stati Uniti aperti
all’internazionalismo
14
.
In politica estera Eisenhower si dimostrò moderato, preferendo di
gran lunga l’arma della diplomazia a quella dell’intervento militare
15
,
riuscendo perciò a dominare le situazioni di crisi senza creare inutili
tensioni o eccessivo pericolo per la sua nazione
16
: l’impressione che
se “non si ebbero soldati americani che combattevano in giro per il
mondo”
17
lo si doveva anche alla saggezza e all’oculatezza del
presidente era piuttosto diffusa. Egli, inoltre, si impegnò attivamente
nel processo di disarmo in accordo con i principali leaders europei (de
Gaulle e Macmillan in particolare, con i quali poteva contare su una
speciale comprensione derivante dalla comune esperienza della
seconda guerra mondiale
18
), ma non riuscì nell’intento trovandosi di
fronte l’imprevedibile ostilità sovietica
19
.
Come si è già potuto sottolineare, quindi, l’amministrazione di
Eisenhower non visse in effetti in un decennio di stasi assoluta, anzi:
gli anni cinquanta videro, tra le altre cose, esplodere il fenomeno del
maccartismo, la guerra in Corea, una costante paura del conflitto
globale, l’emergere dei conflitti razziali per i diritti civili
20
.
Figura importante dell’amministrazione Eisenhower fu quella di J.
F. Dulles, all’epoca Segretario di Stato, che per l’opinione pubblica era
14
Parmet H. S., op. cit., p.574.
15
Melanson A. e Mayers D., op. cit., p.4: Eisenhower preferì “diminuire le tensioni della guerra
fredda che avevano angosciato il mondo durante gli ultimi anni della presidenza Truman”.
16
Ambrose S. E., op. cit., p.626.
17
Ewald W. A., op. cit., in Thompson K. W., op. cit., p.16.
18
Ambrose S. E., op. cit., p.577; vedi anche nota n.11 del paragrafo 4.1 De Gaulle e gli
americani prima del 1960.
19
Ci si riferisce in particolare alla Conferenza di Pace del 1960 guastata dall’episodio dell’U2 –
vedi paragrafo 1.3 Le elezioni del novembre 1960, in particolare la nota n.80.
20
Parmet H. S., op. cit., p.577.
5
semplicemente la personificazione stessa della politica estera
repubblicana
21
. Anche per quanto riguarda il suo ruolo all’interno
dell’amministrazione Eisenhower la storiografia ha subito una notevole
mutazione dagli anni sessanta ad oggi
22
: se un tempo si tendeva a
giudicare Dulles quale la mente di tutta la politica statunitense del
periodo ed Eisenhower quasi una figura di second’ordine
23
, le ricerche
più recenti hanno invece cercato di rendere giustizia all’operato del
presidente sottolineando le responsabilità parimenti importanti ma
distinte di entrambi i personaggi
24
.
Nonostante la volontà di Eisenhower di ridurre la spesa militare
della nazione attraverso la dottrina del “New Look”
25
, non si può dire
che egli sia riuscito ad evitare agli Stati Uniti lo sviluppo di un nuovo e
influente potere trasversale, destinato a influenzare in maniera
decisiva tutta la futura politica estera statunitense
26
: il potere delle
industrie e delle società legate allo sviluppo bellico, il cosiddetto
“military industrial complex”. Merito di Eisenhower fu comunque quello
di essersi reso conto del pericolo che si stava prefigurando
27
, e di aver
21
Il principale lavoro svolto da Dulles durante l’amministrazione Eisenhower fu quello di creare
un sistema di alleanze per bloccare l’avanzata del comunismo nel mondo. W. M. Bagby, in
Bagby W. M, America’s International Relations since World War I, New York, Oxford University
Press 1999, p.201, afferma: “L’America già aveva la NATO e una serie di trattati con il
Giappone, la Tailandia, le Filippine, il Sud Corea, l’Australia e la Nuova Zelanda; con uno zelo
definito pattomania, Dulles volle aggiungere nuove alleanze: si impegnò per allargare la NATO
con l’inclusione della Germania Occidentale, stabilì relazioni con il leader della Spagna
Francisco Franco e fece installare basi navali e aeree sul suolo iberico, sostenne la creazione
del Patto di Baghdad tra Turchia, Pakistan, Iraq, Iran e Gran Bretagna, stipulò il Trattato per
l’Organizzazione del Sud-est dell’Asia (SEATO), composto da Stati Uniti, Gran Bretagna,
Francia, Australia, Nuova Zelanda, Filippine, Tailandia e Pakistan. Nel 1955 l’America aveva
raggiunto alleanze con ben 43 nazioni e manteneva un milione di personale militare
oltreoceano”.
22
Immerman R. H., op. cit., pp.3-6.
23
Melanson A. e Mayers D., op. cit., p.1.
24
Immerman R. H., op. cit., p.9: “Eisenhower non dominò Dulles più di quanto Dulles non
dominò Eisenhower…in alcune occasioni era Dulles a dirigere, in altre Eisenhower…essi
formavano un team, nel vero senso della parola”.
25
Vedi paragrafo 1.2 Il New Look – La Massive Retaliation.
26
Mammarella G., op. cit. 1996, p.220.
27
Bagby W. M., op. cit., p.217. Il tema è affrontato anche in Parmet H. S., op. cit., p.571: per
military industrial complex si deve intendere un complesso di “forze interne che si erano
riprodotte enormemente nutrendosi della guerra fredda e che ormai stavano dominando la vita
economica della nazione; intere comunità erano ormai dipendenti da impieghi militari, profitti
corporativi si stavano incrementando con contratti governativi, ogni sorta di investitori
6
messo in guardia la nazione circa gli imprevedibili sviluppi che una tale
situazione poteva comportare
28
. Nonostante l’amministrazione
repubblicana fosse riuscita, in un certo senso, a servirsi dello sviluppo
tecnologico americano per soddisfare le proprie esigenze di difesa
29
,
essa non fu in grado di limitarne l’influenza politica per evitare la fine
della presidenza Eisenhower, direttamente causata dall’ormai enorme
potere raggiunto dal quel cosiddetto complesso militare-industriale
30
.
Dal punto di vista militare, sotto l’amministrazione Eisenhower la
NATO riuscì a raggiungere oggettivamente un livello di efficienza che
non aveva mai avuto prima
31
, anche grazie all’inserimento delle armi
nucleari nel suo arsenale bellico: è infatti con Eisenhower che
nell’Alleanza Atlantica la questione dell’utilizzo delle armi nucleari
prese rilevanza, fino a portare alla convinzione tra gli alleati circa la
loro necessaria presenza. Da allora, l’uso e il controllo del deterrente
nucleare si assestò al primo posto dei problemi da discutere
nell’agenda dei rapporti interalleati; solo negli ultimi anni, in occasione
del ruolo svolto dalle forze convenzionali alleate nell’ambito dei conflitti
nei Balcani, sembra che si sia rafforzata la tendenza a dare un ruolo
progressivamente sempre minore alle armi nucleari per potenziare le
capacità di proiezione convenzionali dell’alleanza
32
.
premevano su Washington così come tecnici e scienziati in cerca di fondi, politici, esprimendo il
desiderio collettivo, sollecitavano incrementi alla spesa per la difesa. Tutti insieme essi
formavano una lobby, un gruppo non organizzato di richiedenti, che non facevano parte di un
complotto ma ciononostante minacciavano di influenzare la politica verso interessi particolari
piuttosto che verso il bene dell’intera nazione”.
28
Mammarella G., op. cit. 1996, p.220.
29
Ewald W. A., op. cit., in Thompson K. W., op. cit., pp.27-28. “Eisenhower visse in un decennio
tecnologicamente molto fertile, e, sebbene diffidasse del military industrial complex, se ne servì
per potenziare la nazione”.
30
Vedi paragrafo 1.3 Le elezioni del novembre 1960.
31
Ambrose S. E., op. cit., p.626.
32
Nuti L., La NATO e il New Look dell’Amministrazione Eisenhower, in Storia delle Relazioni
Internazionali 8/1-2 del 1992, p.60.
7
1.2 IL NEW LOOK – LA MASSIVE RETALIATION
Il “New Look”, la dottrina strategica statunitense impostata da
Eisenhower, si proponeva fondamentalmente di ridurre la spesa
militare americana per mezzo di una sostanziale riformulazione
dell’intera strategia di difesa alleata: intendeva passare dalla politica
del contenimento dell’era di Truman a quella che poi si renderà nota
come politica della rappresaglia massiccia
33
.
L’amministrazione Truman, che nel 1947 aveva creato il Consiglio
Nazionale di Sicurezza (NSC) per sviluppare una politica militare
coerente con le risorse politiche ed economiche della nazione e che
poi avrebbe favorito l’istituzione della stessa NATO
34
, si caratterizzò
per una strategia che contemplava la difesa dell’Europa come
un’assoluta priorità: la presenza statunitense sul suolo europeo si
mantenne sempre costante, anche per incoraggiare la rinascita sia
morale sia economico-bellica del vecchio continente
35
.
Nel novembre del 1952, con l’elezione dell’ex Comandante
Supremo della NATO Dwight Eisenhower alla presidenza degli Stati
Uniti, la politica strategica americana si trovò ad un punto di svolta.
Eisenhower, infatti, era sì intenzionato a mantenere la difesa
dell’Europa come priorità della politica estera statunitense, ma nel
contesto di un minor impegno militare convenzionale americano sul
suolo europeo
36
: in sostanza, sebbene fermamente intenzionata a
33
Bagby W. M., op. cit., p.200. Sull’impostazione generale del New look di Eisenhower vedi
anche Mandelbaum M., The Nuclear Question – The United States and Nuclear Weapons
1946-1976, Cambridge, Cambridge University Press 1979, pp.46-69.
34
Dockrill S., Eisenhower’s New Look – A Maximum Deterrent at a Bearable Cost? A
Reappraisal, in Storia delle Relazioni Internazionali 1 del 1998, p.13.
35
Dockrill S., op. cit. 1998, p.13. Il coinvolgimento degli Stati Uniti nel sistema di difesa europeo
fu testimoniato tanto dalla designazione del generale Eisenhower al Supremo Comando della
NATO quanto da un rafforzamento delle truppe di stanza in Europa quantificabile in quattro
divisioni. Durante gli ultimi due anni dell’amministrazione Truman, le spese annuali per la difesa
subirono una triplicazione, mentre il totale del personale militare venne all’incirca raddoppiato.
36
Dockrill S., op. cit. 1998, p.14. Anche in Nuti L., op. cit. 1992, p.40, si afferma: “Eisenhower
accettava l’impostazione di fondo della politica americana dalla fine della seconda guerra
mondiale e ne condivideva le scelte principali, ma ne criticava alcune modalità, in particolare il
8
voler confermare la superiorità militare americana, la nuova
amministrazione repubblicana intendeva rifiutare “una politica del
contenimento come quella praticata in Corea, poiché essa avrebbe
implicato una eccessiva spesa bellica”
37
.
Avendo accertato l’amministrazione Eisenhower le enormi
difficoltà economiche e militari derivanti dall’eventuale sistemazione di
una forza convenzionale effettiva sul suolo europeo in grado di
fronteggiare le armate comuniste del Patto di Varsavia, l’opzione
nucleare cominciò a delinearsi come la soluzione migliore, la più
economica, la più efficace
38
: la nuova strategia per diminuire i rischi di
un attacco sovietico si sarebbe perciò basata su un massiccio arsenale
atomico
39
. Una delle motivazioni principali che portarono alla scelta del
concetto di “rappresaglia massiccia” dovette pertanto risiedere nella
consapevolezza di non disporre di mezzi illimitati per la costituzione di
un’adeguata forza convenzionale; l’unica soluzione possibile era “la
scelta di una politica più realistica e flessibile di quella ereditata da
NSC 68
40
. Inoltre, secondo Eisenhower, il ritmo di riarmo delle forze
convenzionali che al momento della sua elezione esisteva negli Stati
Uniti “avrebbe finito con l’avere conseguenze negative non solo
sull’economia ma persino sullo stesso tessuto connettivo della società
americana, essendo l’opinione pubblica mal disposta a sopportare la
processo di riarmo apparentemente illimitato che aveva fatto seguito alla NSC 68 (direttiva per
l’aumento forze convenzionali – vedi nota n.54) e alla guerra di Corea.
37
Bagby W. M., op. cit., p.220. L’obiettivo di Eisenhower, pertanto, si rivelò essere quello di
procurare un’adeguata difesa nazionale senza però compromettere l’economia americana,
senza cioè “portare alla bancarotta la tesoreria nazionale”(Strong R. A., Eisenhower and Arms
Control, in Melanson R. A. e Mayers D., op. cit., p.242).
38
Stromseth J. E., The Origins of the Flexible Response – NATO’s Debate over Strategy in the
1960’s, Londra, Macmillan Press 1988, p.12.
39
Nuti L., op. cit. 1992, p.41. Poiché una sufficiente capacità nucleare sarebbe costata molto
meno di una ampia forza convenzionale, l’amministrazione Eisenhower non resisté all’attrattiva
di conquistare un deterrente massimo ad un costo sopportabile, convinzione ampiamente
testimoniata dagli stessi slogan della nuova strategia: “maximum effectiveness at minimum
cost”, “bigger bang for the buck” (Bagby W. M., op. cit., p.200).
40
Nuti L., op. cit. 1992, p.42.
9
prospettiva di una serie indefinita di guerre convenzionali dopo aver
subito l’esperienza coreana”
41
.
Per questi motivi, dopo numerosi dibattiti all’interno
dell’amministrazione, il Consiglio Nazionale di Sicurezza nell’ottobre
1953 produsse il noto documento NSC 162/2, destinato a divenire la
pietra miliare del “new look”: le principali conclusioni contenute in esso
erano che 1) l’esercito statunitense avrebbe dovuto adottare il concetto
della “long haul”, abbandonando perciò l’idea di riuscire a prevedere
uno specifico anno di massimo pericolo proveniente dalle forze
comuniste 2) le truppe americane stanziate nel mondo avrebbero
dovuto essere notevolmente ridotte, e la difesa nazionale avrebbe
dovuto essere assicurata senza mettere in pericolo la sua stabilità
economica o indebolendo i suoi significati e le sue istituzioni 3) gli Stati
Uniti avrebbero dovuto fare uso della sua forza nucleare per
scoraggiare l’aggressione comunista, ed essere preparati ad usare o a
pretendere di usare in caso di necessità il proprio arsenale nucleare
per eliminare il nemico 4) gli Stati Uniti avrebbero dovuto in futuro fare
maggiore affidamento sulla sicurezza collettiva
42
. Sebbene con il
documento NSC 162/2 non si fosse arrivati ad una “definitiva
conclusione di un’esaustiva revisione della sicurezza condotta
dall’amministrazione”
43
, esso rappresentava l’inizio dell’applicazione
della nuova dottrina del New Look basata sulla deterrenza nucleare.
L’impatto iniziale della nuova strategia non fu affatto facile, dal
momento che fin da subito gli alleati NATO la interpretarono come un
segnale della volontà statunitense di ridurre il loro impegno militare in
Europa
44
. In realtà, sebbene Eisenhower avesse effettivamente
intenzione di ridurre il numero dei soldati americani di stanza
41
Nuti L., op. cit. 1992, p.40.
42
Dockrill S., Cooperation and Suspicion – The United States’ Alliance Diplomacy for the
Security of Western Europe 1953-1954, in Diplomacy and Statecraft 5/1 del marzo 1994, p.153.
43
Dockrill S., op. cit. 1998, p.16.
44
Dockrill S., op. cit. 1998, p.18.
10
oltreoceano, il suo obiettivo rimaneva quello di mantenere sul suolo
europeo una forza convenzionale comunque efficiente
45
, con
l’intenzione di creare una “sorta di divisione del lavoro tra gli Stati Uniti
e le forze europee”
46
:
la principale innovazione apportata dal New
Look sarebbe infatti consistita in un progetto secondo il quale, da una
parte gli Stati Uniti avrebbero continuato a proteggere il cosiddetto
mondo libero mediante il deterrente della loro forza nucleare
(continuando il loro impegno per il rifornimento militare e tecnologico),
dall’altra gli alleati avrebbero dovuto preoccuparsi della sicurezza
locale
47
. Con questa strategia l’amministrazione repubblicana non
intendeva rinnegare la responsabilità americana per la sicurezza
globale, semplicemente intendeva svincolare gli Stati Uniti dal ruolo
onnicomprensivo di “poliziotti del mondo”
48
.
Le reali conseguenze che il New Look avrebbe comportato per
l’Europa occidentale erano perciò due: innanzitutto con esso si
affermava che gli alleati europei avrebbero dovuto sopportare la
responsabilità principale riguardo la difesa del suolo locale
eventualmente sostituendo le forze di terra americane, e in secondo
luogo si stabiliva che il ruolo fondamentale degli Stati Uniti sarebbe
stato primariamente quello di scoraggiare (e se necessario di aiutare a
difendere) un’aggressione con la minaccia o l’uso di armi nucleari
strategiche e tattiche
49
. Il primo e immediato effetto del New Look fu
quello di incrementare la grandezza e la capacità nucleare
dell’aviazione e di ridurre le forze convenzionali americane di terra e di
45
La qualità degli effettivi in Europa durante gli anni di Eisenhower aumentò significativamente
in termini di prontezza al combattimento e di equipaggiamento, anche grazie alla disponibilità di
ufficiali qualificati e mezzi dopo la fine della guerra di Corea (Dockrill S. op. cit. 1994, p.170).
46
Dockrill S., op. cit. 1998, p.18.
47
Dockrill S., op, cit. 1994, p.153-154. Questa “divisione del lavoro” avrebbe perciò permesso
agli Stati Uniti di ridurre le proprie forze stanziate oltreoceano, come del resto volle sottolineare
lo stesso Eisenhower il 25 marzo 1953 ad un incontro per la Sicurezza Nazionale: “ Il costo di
mantenimento di un soldato americano sul campo è fantasticamente più alto del costo di
mantenimento di un soldato straniero” (Eisenhower D., citato in Dockrill S., op. cit. 1994, p.153).
48
Dockrill S., op, cit. 1994, p.154.
49
Dockrill S., op, cit. 1994, p.154.
11
mare
50
, all’interno di un più generale processo di riduzione del
personale delle forze armate; a dispetto dei timori europei circa un
disimpegno statunitense, però, i temuti tagli al personale militare in
Europa non furono mai eccessivi: al termine del 1960 le riduzioni
dovute al New Look ammontavano a circa 40000 unità (riduzioni tra
l’altro raggiunte con una velocità e una gradualità molto più moderati di
quanto originariamente annunciato), mentre il numero delle divisioni in
Europa si assestava comunque al numero di sei
51
.
I leaders della NATO accettarono la strategia proposta dal New
Look nel dicembre 1954 e approvarono la politica nucleare proposta
dagli Stati Uniti come piano di difesa dell’Europa occidentale
52
; due
anni dopo, nel dicembre 1956, il Consiglio Nord Atlantico adottò
formalmente il nuovo concetto strategico, il Documento della
Commissione Militare MC 14/2, popolarmente noto come “massive
retaliation”
53
.
La decisione di insistere sulla minaccia dell’uso delle armi
nucleari, nelle intenzioni di Eisenhower, aveva, come detto, lo scopo
primario di evitare le gigantesche spese che un apparato di forze
convenzionali come quello previsto da NSC 68
54
avrebbe comportato;
questa linea di interpretazione rispondeva a quel criterio di economicità
50
Ambrose S. E., op. cit., p.171.
51
Dockrill S., op, cit. 1994, p.170.
52
Stromseth J. E., op. cit., p.14. Fu il Maresciallo di Campo M. Montgomery, Comandante
Supremo Delegato della NATO a chiarire esplicitamente in pubblico la nuova posizione della
NATO: “Voglio chiarire definitivamente che noi allo SHAPE (Quartier Generale Europeo delle
Forze Alleate) stiamo fondando tutti i nostri piani operativi sull’uso delle armi atomiche e
termonucleari per la nostra difesa. Per noi non si tratta più di potrebbero essere usate, si tratta
senza alcun dubbio di saranno usate, se saremo attaccati.”.
53
Stromseth J. E., op. cit., p.14.
54
Lo studio del Consiglio Nazionale di Sicurezza effettuato nella primavera del 1950
(amministrazione Truman) con cui si sosteneva che “dopo l’acquisizione dell’arma nucleare da
parte dell’URSS non era più possibile contenere l’espansionismo sovietico basandosi soltanto
sulla supremazia atomica americana, ma si rendeva necessario dotare l’Alleanza di un
dispositivo militare convenzionale tale da fermare un’eventuale avanzata sovietica in Europa”
(Nuti L., op. cit. 1992, p.30).
12
dei mezzi e di flessibilità che costituiva l’elemento distintivo della linea
Eisenhower
55
.
In realtà, sebbene il contenimento delle spese fosse l’obiettivo
prioritario, la scelta di un armamento nucleare comportò comunque un
considerevole aumento degli investimenti per la difesa: la spesa per
l’ottenimento e la produzione di missili aumentò rapidamente dai 21
milioni di dollari del 1952 ai 2500 milioni del 1957, mentre le spese per
i sistemi missilistici per gli ICBM (missili balistici intercontinentali) e gli
IRBM (missili balistici a raggio intermedio) aumentarono ben otto volte
tra 1954 e il 1957
56
. Sul finire degli anni cinquanta, a causa dei sempre
più intensi aumenti di budget per la ricerca e lo sviluppo di tali armi
nucleari, sembrava dunque collassare
uno degli aspetti più importanti
per cui era stato ideato il New Look
57
, tanto che lo stesso Eisenhower,
riferendosi alla straordinaria escalation delle spese, non poté
trattenersi dall’esclamare: “ma quante volte la dobbiamo distruggere
questa Russia?”
58
; il costo per la costituzione di una eventuale forza
convenzionale si stava ormai sempre più avvicinando, a quello
effettivamente sostenuto per le difese nucleari (basti pensare che se il
programma missilistico “Titan ICBM” costò alle casse americane circa
55
Nuti L., op. cit. 1992, p.43. A tal riguardo L. Nuti cita una brillante sintesi di D. Calleo, la quale
affermava che “il problema della nuova amministrazione era di riconciliare una politica fiscale
conservatrice con una politica estera internazionalista, e la tecnologia fornì la soluzione,
permettendo il mantenimento di un’egemonia a basso costo” (D. P. Calleo, Beyond American
Hegemony – The Future of the Western Alliance, New York, Basic Book Publisher 1987, citato in
Nuti L., op. cit., pp.43-44). La scelta della rappresaglia massiccia e quindi di un poderoso arsenale
nucleare, secondo l’amministrazione Eisenhower, sarebbe comunque risultato meno costoso del
gigantesco apparato convenzionale altrimenti previsto: “la strategia militare espressa dal New Look
era vista come una formidabile occasione per ridurre le spese militari pur mantenendo la sicurezza
nel caso di un attacco sovietico” (Ambrose S. E., op. cit., pp.224-226).
56
Dockrill S., op. cit. 1998, p.21. Solo nel 1957, come immediata reazione allo shock dello
Sputnik, l’amministrazione Eisenhower decise di accelerare lo sviluppo del programma Polaris
con lo stanziamento di circa 1260 milioni di dollari; ma già dalla metà degli anni cinquanta, per
riguadagnare le posizioni perdute nei confronti della missilistica sovietica, lo sviluppo dei sistemi
missilistici aveva raggiunto il primo posto tra le priorità della difesa americana.
57
Dockrill S., op. cit. 1998, p.21.
58
Eisenhower D., esclamazione che si può far risalire al 9 dicembre 1958, citato in Dockrill S.,
op. cit. 1998, p.22..
13
454 milioni di dollari, mentre il mantenimento degli uomini per la crisi in
Libano del 1958 richiese “appena” 200 milioni di dollari
59
).
Inoltre, mentre cresceva in questo modo la spesa bellica
statunitense, paradossalmente si diffondeva nel paese il malcontento
popolare per un presunto “missile gap” nei confronti dell’Unione
Sovietica, convinzione che si sarebbe rivelata poi determinante per
l’esito delle elezioni del 1960
60
.
Negli ultimi anni dell’amministrazione Eisenhower la dottrina del
New Look subì importanti revisioni a causa del crescente desiderio
delle nazioni europee di dotarsi di un proprio arsenale nucleare
61
:
venne infatti deciso di dotare di testate nucleari le forze tattiche
europee, allo scopo di placarne i dubbi circa l’affidabilità della difesa
statunitense, in un modo tale che mentre i sistemi di lancio sarebbero
stati controllati dai governi europei, le testate nucleari sarebbero
rimaste sotto il controllo del presidente americano
62
. Gli Stati Uniti
situarono perciò missili balistici a raggio intermedio in Italia, Turchia e
Inghilterra, seguendo appunto questa formula, in seguito definita
“nuclear sharing”
63
. In questo modo l’obiettivo di una riduzione delle
forze convenzionali fu alla fine raggiunto non tanto con la semplice
adozione della tattica della rappresaglia massiccia quanto con la
crescente diffusione delle armi nucleari, “trovando una sorta di
compromesso tra il concetto di deterrenza e quello di difesa
convenzionale”
64
.
La dottrina del New Look, con la relativa enfasi nucleare, fu perciò
responsabile del consolidamento della dipendenza della NATO
59
Dockrill S., op. cit. 1998, p.22.
60
Vedi paragrafo 1.3 Le elezioni del novembre 1960.
61
Winand P., Eisenhower, Kennedy and the United States of Europe, Londra, Macmillan Press
1993, p.204.
62
Winand P., op. cit., p.204. “Il presidente statunitense aveva il potere di concedere l’utilizzo
delle testate, mentre il SACEUR (Comandante Supremo Alleato in Europa) avrebbe avuto
l’autorità di lanciarle”.
63
Winand P., op. cit., p.204.
64
Nuti L., op.cit.1992, pp.57-58.
14
riguardo le armi nucleari
65
: furono le scelte politiche di Eisenhower a
spingere in questa direzione e a creare quella solida convinzione
europea circa la necessità della difesa nucleare che avrebbe nel
decennio successivo seriamente ostacolato gli sforzi per modificare la
politica atlantica
66
. Gli assunti strategici del New Look furono criticati
sin dall’inizio, particolarmente il fatto che una rappresaglia massiccia
potesse essere un deterrente sufficiente per ogni possibile
aggressione sovietica
67
; ciononostante, malgrado parziali modifiche
all’enfasi della forza deterrente della rappresaglia massiccia
68
, l’idea
basilare della difesa nucleare assegnata agli europei intesa da
Eisenhower era destinata a sopravvivere fino alla fine del suo secondo
mandato
69
, supportata com’era dall’ormai sicura accettazione degli
alleati europei (particolarmente dalla Francia e dalla Gran Bretagna)
70
.
1.3 LE ELEZIONI DEL NOVEMBRE 1960
Le elezioni del 1960 chiusero il periodo di otto anni di governo
repubblicano sotto la guida di Eisenhower e sancirono il ritorno alla
presidenza di un democratico, il quarantatreenne J. F. Kennedy; con
questo passaggio di consegne gli Stati Uniti iniziarono un deciso
cambiamento di rotta, sia sul piano degli affari interni, sia sul piano dei
rapporti internazionali.
65
Stromseth J. E., op. cit., p.12.
66
Stromseth J. E., op. cit., p.19. Vedi il paragrafo 4.6 Partecipazione e proliferazione nucleare –
La strategia francese vs. la flexible response.
67
Bagby W. M., op. cit., p.200.
68
Stromseth J. E., op. cit., p.19-20: fu in particolare Dulles a proporre uno spostamento verso
l’accettazione di una strategia più flessibile che potesse prevedere l’utilizzo di una forza
convenzionale in alternativa all’utilizzo di armamenti nucleari. Ma la convinzione di Eisenhower
circa il declino del valore della presenza di forze convenzionali lo portò a “sottovalutare
l’importanza della presenza delle truppe americane come parte della complessa strategia della
deterrenza” (Dockrill S., op. cit. 1998, p.25).
69
Stromseth J. E., op. cit., p.19
70
Stromseth J. E., op. cit., p.23.
15
Il punto centrale su cui ruotò tutta la campagna elettorale fu la
politica estera, divenuta verso la fine degli anni cinquanta la principale
preoccupazione dell’opinione pubblica americana
71
.
Almeno fino al 1957, anno del lancio dello Sputnik e dell’inizio
negli Stati Uniti di una recessione economica destinata a far sentire i
propri effetti durante tutto il 1958
72
, aveva infatti prevalso nel paese
un’atmosfera di relativo ottimismo e sicurezza
73
; a partire da
quell’anno, però, a causa soprattutto dei successi spaziali e missilistici
dell’Unione Sovietica e della graduale evoluzione in senso comunista
della rivoluzione Cubana, quella fiducia cominciò a venire intaccata e
prese forma un serio processo di autocritica della società americana
sulle scelte di tutta la politica del decennio
74
. Khrushchev aveva infatti
lanciato una sfida agli americani “proprio in quei settori che erano alla
base dell’american way”
75
, avendo ottenuto ottimi risultati nel campo
dell’educazione-istruzione e in quello economico, nonostante il divario
tra le due superpotenze rimanesse ancora enorme.
La popolazione americana si sentiva perciò in dovere di rivalutare
l’operato dell’amministrazione repubblicana, alla luce della sempre
maggiore influenza dell’Unione Sovietica conquistata nel mondo negli
ultimi anni e alla contemporanea incertezza della situazione dei
rapporti tra Washington e alcuni suoi alleati
76
.
71
Bagby W. M., op. cit., p.219.
72
Vedi paragrafo 2.7 L’economia americana.
73
Vedi paragrafo 1.1 La presidenza Eisenhower, in particolare la nota n.7.
74
Nuti L., Gli Stati Uniti e l’apertura a sinistra, Bari, Laterza 1999. Furono soprattutto le linee di
fondo che gli Stati Uniti avevano seguito per contenere la penetrazione politico-strategica
dell’Unione Sovietica nei paesi extra-europei ad essere sottoposte ad un’attenta analisi: “Il
continuo sviluppo della potenza sovietica sia sul piano produttivo sia sul piano militare, e i
consensi che l’URSS stava incontrando tra i paesi di nuova indipendenza, stavano producendo
un grosso spostamento negli equilibri mondiali” (Mammarella G., op. cit. 1996, p.217).
75
Mammarella G., op. cit. 1996, p.217.
76
Mammarella G., op. cit. 1996, p.218. A rivelare l’instabilità di alcuni degli alleati statunitensi
furono soprattutto le difficoltà francesi per la rivolta in Algeria, i contrasti tra ciprioti greci e turchi,
che inevitabilmente si ripercuotevano sui rapporti tra i governi della Grecia e della Turchia e
sulla efficienza della NATO nel Mediterraneo orientale, e la costituzione in Corea e in Turchia di
governi meno politicamente legati alla politica americana.