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I Capitolo
Brevi cenni storici. La fine dell‟Imperialismo britannico.
Inizio del processo di decolonizzazione
La Prima guerra mondiale fu traumatica per la politica estera britan-
nica mettendo in luce debolezze internazionali e coloniali che già si erano
velatamente manifestate anni addietro. Tra le due guerre dunque non vi
fu un‟ulteriore espansione, avendo come obiettivo solo quello di preser-
vare le colonie già esistenti. Alcune insurrezioni erano già scoppiate tra il
1914 e il 1915 in Africa meridionale dimostrando che le ostilità presenti
nella guerra dei Boeri del 1899-1902 non erano prive di significato. I mo-
ti nazionalistici anticoloniali nel XX secolo, presenti ovunque
nell‟impero, ebbero un ruolo molto rilevante nel definire il futuro pro-
cesso di decolonizzazione. Come lo era stato il colonialismo, anche la de-
colonizzazione era un fenomeno globale. Il processo ebbe luogo in tre
periodi diversi: alla fine degli anni ‟40 quando le colonie soprattutto
nell‟Asia del Sud si resero indipendenti; dal 1950 agli anni 60 e infine dal
1970 in poi quando la Gran Bretagna levò le tende dalle ultime colonie a
est di Suez, maggiormente come il risultato di un debole potere econo-
mico. L‟immobilismo di questi anni era causato soprattutto dal non ac-
corgersi che l‟impero si stava inesorabilmente avviando al tramonto e la
fine della II guerra mondiale concretizzò questa ipotesi. Alla fine della
seconda guerra mondiale la Gran Bretagna poteva ancora definirsi un
grande Impero ma i decenni successivi ne decretarono il declino. Fra il
1945 e il 1992 la politica estera britannica fu sicuramente condizionata
dalla perdita del potere economico, imperiale e militare. Nel 1945 molti
territori erano ancora colorati di rosso (colore per distinguere i possedi-
2
menti inglesi); circa trenta anni dopo, si erano notevolmente ristretti.
Gli anni sessanta furono il periodo emblematico della ritirata: dai
tempi dell‟impero romano non si era più assistito a un‟abdicazione così
repentina e estesa. Nel periodo tra le due guerre non era stato mai piani-
ficato come dovesse attuarsi il processo di decolonizzazione futura.
Lo scopo principale della politica coloniale britannica era quello di guida-
re i territori coloniali verso l‟autogoverno responsabile ma effettivamente
non fu mai attuato un piano coerente. E la Gran Bretagna evitò sempre
di generare attrito con le altre potenze coloniali su come gestire le tra-
sformazioni che oramai erano in atto. I disordini nazionalisti generati dal-
le popolazioni locali, molto spesso accelerarono il processo, anche se non
lo si poteva assolutamente paragonare a come si impugnassero le armi
contro le popolazioni inermi nel secolo scorso; sembrava che il desiderio
di gestire un impero coloniale fosse svanito nel nulla.
Nell‟India
Nel caso dell‟India, già negli anni precedenti la prima guerra mondia-
le, il sentimento nazionalista serpeggiava tra la popolazione, il concetto di
Swaraj (autogoverno) era un concetto basilare degli attivisti indiani dei
primi anni del XX secolo. Il movimento di protesta noto come Satyagra-
ha (vera-forza o fermezza nella verità) prese piede nel 1917. Il promotore
fu Mohandas Mahatma Gandhi
1
che era tornato in India nel 1915 dopo
1
P.Levine, The British Empire- Sunrise to Sunset, Pearson, 2007, p. 176; Mohandas Karamchand
Gandhi, (Porbandar, 2 ottobre 1869 – Nuova Delhi, 30 gennaio 1948), è stato un politico india-
no. Importante guida spirituale per il suo paese, lo si conosce soprattutto col nome di Mahatma
("grande anima"), appellativo che gli fu conferito per la prima volta dal poeta Rabindranth Tago-
re. Gandhi è stato uno dei pionieri e dei teorici del satyagraha, fondato sulla satya (verità) e
sull'ahimsa (non violenza). In India Gandhi è stato riconosciuto come Padre della nazione e il gior-
no della sua nascita (2 ottobre) è un giorno festivo. Questa data è stata anche dichiarata Giornata
internazionale della nonviolenza dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
3
vent‟anni. Tra il 1915 e il 1917 Gandhi aveva diffuso i principi della lotta
non violenta, della disobbedienza passiva dei civili, e un rigetto dei valori
occidentali. L‟India Act in seguito istituì una diarchia, nella quale britan-
nici e indiani potevano servire in cariche ministeriali; tre dei sette ministri
sarebbero dovuti essere indiani, e gli indiani avrebbero servito come mi-
nistri nelle assemblee provinciali. Le modifiche erano solo apparenti e i
nazionalisti lo sapevano. La legislazione dalle province potrebbe essere
resa invalida dal governatore generale e ai nuovi i ministri indiani furono
assegnati portafogli leggeri, tipo educazione, sanità e agricoltura invece di
assegnare materie complesse quali Fisco o ordine pubblico.
Manifesto del Congresso
I principi indiani furono portati nel nuovo sistema attraverso una ca-
mera dei principi, che gli inglesi videro come una contromossa conserva-
trice al nazionalismo radicale. Il malcontento e l‟attivismo nazionalista,
ben lungi dall‟essere soffocati da queste riforme crebbero negli anni venti
e trenta, e forzò il centro imperiale ad affrontare l‟ormai reale natura
4
dell‟impresa coloniale.
Nel continente asiatico e africano
Nel 1946 in Giordania era stato creato il Regno indipendente della
Giordania e il conflitto arabo-israeliano in Palestina incoraggiò i britanni-
ci ad abbandonare il territorio celermente. La rapida ritirata cessò nel
1948. Dimostrazioni e tumulti anti-inglesi erano scoppiati anche in Egit-
to rivolte soprattutto contro le guarnigioni militari che portarono alla fu-
ga nel 1945. Una situazione simile avvenne in Sudan che ottenne
l‟indipendenza nel 1956. Fu la volta della questione di Cipro: con la per-
dita della Palestina e dell‟Egitto l‟isola divenne di estrema importanza per
il collegamento petrolifero con il Medio Oriente. Gli Inglesi rafforzarono
così la loro presenza militare sull‟isola ma ciò generò una guerra basata
su attentati, resa peraltro più ardua dal conflitto in orso tra comunità gre-
ca e comunità turca; gli inglesi abbandonarono Cipro nel 1960 (Cyprus
Act). Con l‟indipendenza dell‟isola di Cipro si pensò di sfruttare l‟Africa
centro orientale come ponte verso il Medio Oriente. Nacque allora la
problematica della sorte del Kenya, del Tanganica, dell‟Uganda, della
Rhodesia settentrionale e meridionale e del Niassa
2
. Le soluzioni che si
dispiegavano erano due: l‟istituzione di due federazioni e la spartizione
multirazziale del potere. Si teneva in considerazione nella maggioranza di
coloni bianchi in Kenya e in Rhodesia
3
. Nel 1953 fu creata una federa-
zione che comprendeva le due Rhodesie e il Niassa, ma il potere politico
conferito alla popolazione nera fu molto limitato.
2
Nuova Enciclopedia Universale Rizzoli Larousse, Fabbri Rizzoli Grandi opere Spa, 1992, p. 78;
Il Niassa, attualmente Malawi, grande lago dell‟Africa Orientale, che separa la Tanzania e il Mo-
zambico dal Malawi; è anche il nome della provincia del Mozambico Nord-occidentale, a est del
lago Niassa.
3
R.Oliver&A. Atmore, Africa since 1800, Cambridge University Press, 2004, p. 279; Rhodesia, già
Rhodesia del Sud, dal 1980 ha assunto il nome di Zimbabwe.
5
Nel 1952 scoppiò in Kenya una ribellione nazionalista, la crisi dei
Mau Mau
4
, e nella Federazione dell‟Africa Centrale crebbero proteste e
rivendicazioni nazionaliste. Nel 1954 Kwame Nkrumah
5
, che nel 1949
aveva fondato il partito nazionalista nella Costa d‟Oro nell‟Africa Occi-
dentale, emise delle “Dichiarazioni alle popolazioni locali del Mondo”.
La Costa d‟Oro divenne poi nel 1957 il Ghana, la prima colonia africana
a ottenere l‟indipendenza. La presenza economica inglese in Africa aveva
particolarmente alimentato i risentimenti nazionalistici. La Gran Breta-
gna sfruttava le ricchezze delle colonie africane per migliorare la propria
condizione economica. Inoltre furono imposte regole stringenti sulle va-
lute locali a vantaggio della sterlina e dell‟Inghilterra, invece che diffon-
dere il benessere in modo più equo. Alle valute locali fu richiesto di man-
tenere un tasso di cambio fisso con la sterlina, per vendere i propri gua-
dagni alla Gran Bretagna in cambio della sterlina e permettere liberi tra-
sferimenti. Era un piano per risolvere i problemi economici della Gran
Bretagna alle spese dell‟Impero, nonostante molto colonie avessero sof-
ferto perdite economiche e politiche come quelle sofferte dalla stessa du-
rante gli anni della guerra.
4
Ibidem, p. 254-256. Mau-Mau è il nome di un movimento politico nazionalista sorto nel Kenya
nell'immediato dopoguerra tra le popolazioni kikuyu e poi estesosi a tutte le tribù del Paese.
Fu sconfitto militarmente ma ha altresì fornito figure che, dopo la concessione dell'indipendenza,
avrebbero poi guidato il Kenya: primo fra tutti Jomo Kenyatta, per anni presidente della Repub-
blica.
5
P. Levine, The British Empire- Sunrise to Sunset, Pearson, 2007, p. 195; Francis Nwia-Kofi Ngon-
loma, noto come Kwame Nkrumah e talvolta indicato con lo pseudonimo di Osagyefo, “il re-
dentore” (Nkroful-Costa d‟Oro, 1909 –Romania, 1972), è stato un rivoluzionario e politico gha-
nese, figura di spicco nella storia della decolonizzazione e del panafricanismo. Fu il primo presi-
dente del Ghana indipendente e il primo leader dell'Africa nera a far ottenere al suo paese l'auto-
governo.
6
Nel 1949 la sterlina fu svalutata senza consultare i paesi del Com-
monwealth; ma i risentimenti nei confronti della Gran Bretagna furono
esacerbati anche dalla sua condotta prima e durante il periodo bellico, la
lealtà delle colonie nei riguardi della Gran Bretagna non fu in alcun mo-
do premiata. Intanto nel luglio del 1956 il presidente egiziano Nasser a-
veva nazionalizzato il canale di Suez. Accordandosi segretamente con i
francesi e gli israeliani, i britannici decisero di pianificare un‟invasione per
il Novembre dello stesso anno. Per svariate motivazioni l‟iniziativa termi-
nò nel disonore. L‟accaduto fu vantaggioso per Nasser e per i nazionalisti
arabi e soprattutto mise in luce l‟incapacità e la mancanza di coerenza
nell‟agire. La crisi del canale di Suez fece indebolire il valore della sterlina
nei mercati di scambio. Fu solo quando la Gran Bretagna decise di ar-
rendersi che gli Usa e il Fondo monetario internazionale accettarono di
salvarla dalla tempesta valutaria. In questi anni comunque la politica bri-
tannica è stata filo-israeliana, anche se si erano compiuti passi in avanti
verso un avvicinamento ai paesi arabi più conservatori. Dopo la seconda
guerra mondiale qualcuno ancora sperava nella possibilità di tornare a
una specie d‟impero informale, ossia di poter generare un qualche influs-
so in senso lato. Si cercava prioritariamente di salvaguardare gli interessi
economici britannici soprattutto quelli petroliferi. Ci si diresse verso gli
stati arabi più conservatori ricchi di materie prime. Così alcuni contin-
genti britannici rimasero in Medio Oriente, principalmente nel golfo per-
sico e presero parte nei combattimenti nell‟Aden
6
.
6
P. Levine, The British Empire- Sunrise to Sunset, Pearson Longman, ed. 2007, p. 206; L‟ Aden è una
delle principali città dello Yemen. Eretta sul cratere di un vulcano spento, la città si affaccia sul
porto naturale che si apre sull'omonimo golfo.
7
Divenne un quartier generale britannico alla fine egli anni 50 per
sostenere il regime Giordano nel 1958 e il Kuwait per arginare le ostilità
irachene nel 1961 e yemenite nel 1962. Sempre alla fine degli anni 50 il
Regno Unito si era anche cimentato in tentativi clandestini e fruttuosi per
8
restaurare l‟autorità dello Shah in Iran (ex-Persia) e nel 1955 fu firmato il
patto di difesa di Baghdad con la Turchia, l‟Iraq e il Pakistan.
La dinastia della Giordania, era legata culturalmente al Regno Unito, che
inviò le sue truppe nel 1958 per sostenere il regime. Il Kuwait ottenne
l‟indipendenza nel 1961 e contava sull‟aiuto britannico contro l‟Iraq.
In seguito la guerra del golfo del 1991, caratterizzata da una consistente
partecipazione dell‟esercito britannico, è stata l‟espressione dell'asse an-
glo-americano, oltre ovviamente a un tentativo palese di prevenire il con-
trollo d‟importanti fonti di petrolio da parte dell‟Iraq. Il conflitto si è ri-
velato anche l‟esemplificazione di un‟intesa velata fra Regno Unito e mo-
narchie del deserto che si affacciano sul Golfo Persico. Negli anni sessan-
ta molti degli Stati africani ottennero l‟indipendenza: la Nigeria e la So-
malia Britannica nel 1960, nel 1961 la Sierra Leone, il Sudafrica che per
tanto tempo non aveva fatto parte dell‟aerea governata dai britannici fu
proclamata repubblica nel 1961. Nel 1962 fu il turno dell‟Uganda, nel
1963 la Tanzania, nel 1964 Zambia e Malawi, nel 1965 il Gambia, nel
1966 il Botswana
7
e il Lesotho
8
e infine nel 1968 lo Swaziland. Nel 1967
in Nigeria scoppiò una guerra civile, e nonostante la richiesta d‟aiuto del
Biafra
9
, il Regno Unito dovette sostenere il governo nigeriano.
7
Roland Oliver & Anthony Atmore, Africa Since 1800, Cambridge University Press, 2004, p. 296;
Ex-Bechuanaland
8
Ibid. Ex-Basutoland.
9
Roland Oliver & Anthony Atmore, Africa since 1800, Cambridge University Press, 2004, p. 307;
Biafra(repubblica democratica indipendente) formatosi dalla secessione del sud-est del-
la Nigeria. Esistette dal 30 maggio 1967 al 15 gennaio 1970. Prese il nome dal golfo di Biafra,
baia del golfo di Guinea , a est del delta del Niger.E‟ abitata dalla popolazione Ibo.
9
Per quanto riguarda la Rhodesia meridionale, la popolazione di ori-
gine europea aveva mire di autogoverno e indipendenza e così nel 1965 i
coloni guidati da Ian Smith
10
sottoscrissero una dichiarazione unilaterale
d‟indipendenza; in seguito furono poi avviati dei negoziati tra il governo
britannico e quello di Smith ma non si arrivò ad alcun risultato positivo
meritevole di nota e furono imposte sanzioni commerciali poco efficaci.
La posizione del governo Rhodesiano, che doveva anche fronteggiare
una guerriglia combattuta da due gruppi tribali, lo ZAPU e lo ZANU
11
,
fu svilita dal ritiro dei portoghesi dall‟Angola e dal vicino Mozambico
negli anni settanta. Nel Gennaio del 1968 il primo ministro Harold Wil-
son annunciò la fine della presenza militare britannica a est di Suez.
Nel 1971 i contingenti britannici si sono ritirati dagli Emirati Arabi Uniti,
dal Bahrein, dal Qatar e dall‟Oman. Negli anni 80 con l‟accordo di Lan-
caster House, le elezioni libere e la vittoria di Robert Mugbe, nasceva lo
Zimbabwe. Spostandosi lungo le rotte dell‟impero britannico anche in
Malesia nel 1948 era scoppiata una guerra contro i guerriglieri comunisti,
avvenimento che non fu mai citato dagli storici data la susseguente tra-
gedia del Vietnam. Nel 1955 i britannici si resero conto che la loro deci-
sione di indurre la guerra nella giungla li aveva favoriti ma questa espe-
rienza portò a un cambiamento politico e così il potere fu dato a un go-
verno filo-britannico.
10
Matthew, Fforde, Storia della Gran Bretagna (1832-2002), ed. Laterza, 2002, p. 372; Ian Douglas
Smith (Selukwe, Matabeleland, Rhodesia, 1919 – Città del Capo, Sudafrica, 2007) è stato Primo
Ministro della Rodesia indipendente dall'11 novembre 1965 al 1º giugno 1979.
11
Ibidem, p. 372; Zimbabwe African People's Union era un‟organizzazione militante e un partito
politico che combatteva per la liberazione dello Zimbabwe, si unì in seguito allo Zanu
(Zimbabwe African National Union) nel Dicembre del 1987.
10
Sempre nella stessa parte dell‟emisfero, gli inglesi si ritirarono da
Singapore, dal Borneo Settentrionale e dal Sarawak
12
nel 1963, anche se
dal 1963 al 1966 le truppe britanniche furono impegnate a difendere la
Malesia dagli attacchi indonesiani.
Gli ultimi baluardi coloniali
Gli altri paesi che ottennero l‟indipendenza sono: Giamaica, Trini-
dad e Tobago nel 1962, Malta nel 1964, la Guyana e Barbados nel 1966,
le isole Sottovento e Sopravento
13
nel 1967, le Mauritius nel 1968, le Fiji
nel 1970, le Bahamas nel 1973, Grenada nel 1974 e il Belize nel 1981.
Anche altre isole e arcipelaghi ottennero l‟indipendenza tra il 1970 e
1985; in quell‟anno gli unici possedimenti britannici di una certa impor-
tanza erano Hong Kong, Gibilterra e le isole Falkland.
Nel 1982 l‟Argentina invase le Falkland. Per quanto riguarda i meccani-
smi di consegna del potere durante la decolonizzazione l‟Inghilterra ha
sempre posto l‟accento sul governo indiretto, sull‟esigenza di rispettare le
strutture del potere esistenti in seno alle popolazioni sottomesse impo-
nendo in maniera accorta la cultura britannica; questo però non è sempre
coinciso con la realtà dei fatti:ad esempio prima dell‟esplosione della ri-
volta dei sepoys in India erano stati attuati dei tentativi di riforma della
società, mentre gli antichi modelli di possedimenti fondiari furono di-
strutti dai colonizzatori bianchi in Kenya e Rhodesia. Anche in Sudafrica
dopo il 1945 i boeri avevano sviluppato un‟ingegnosa impalcatura
dell‟apartheid. Ma furono trascurati i capi, i re e i principi. Sotto forma
12
P.Levine, The British Empire- Sunrise to Sunset, Pearson, 2007, p. 127; Il Sarawak è uno dei due
stati malesiani nell'isola del Borneo ed è localizzato nella parte nord-occidentale dell'isola.
13
Nuova Enciclopedia Universale Rizzoli-Larousse, 1989 RCS Rizzoli Libri Spa, p. 673 e 705; In molte
varianti dell'inglese sono chiamate Leeward Islands, che vuol dire "isole sottovento”, perché i venti
soffiano spesso da est a ovest e verso sud in contrapposizione alle Windward (le isole Sopraven-
to) in spagnolo Sobre Viento, settore orientale delle Piccole Antille, esposte agli Alisei.
11
costituzionale scritta, le istituzioni della democrazia parlamentare britan-
nica erano state adottate e adattate; infatti, il potere imperiale si era inte-
ressato a stabilire le future forme di governo e, anche se per secoli la
mancanza di una costituzione scritta non aveva causato alcun problema
per la nazione madre, esso aveva generato molti documenti formali.
La storia della maggior parte dei paesi dell‟ex impero dopo
l‟indipendenza fu caratterizzata da un percorso verso la dittatura e un
cattivo governo. L‟India però si rivelò un‟eccezione. Come l‟araba fenice
rinacque dalle sue ceneri, così dalle ceneri di un grande impero emerse il
Commonwealth. L‟idea di stati sovrani uniti da speciali vincoli economici
e che condividevano lo stesso capo di stato, aveva assunto una forma
concreta dopo il 1918 e trovò espressione nella maggiore indipendenza
dei dominions: un processo coronato dallo statuto di Westminster nel
1931. Durante il periodo compreso fra le due guerre, si tennero quattro
conferenze imperiali, che dal maggio del 1941 furono sostituite dalle
“Riunioni dei primi ministri del Commonwealth”, sostituite poi nel 1971
dalle “Riunioni dei capi dei governi del Commonwealth” e tali incontri
sono stati l‟espressione formale dell‟intero concetto di Commonwealth.
Fino al 1971 si tenevano a Londra, poi si tennero altrove a testimonianza
del declino britannico. Nel 1965 fu istituita una Segreteria formale del
Commonwealth e una nuova figura: il segretario generale. Gli Stati che
avevano ottenuto recentemente l‟indipendenza potevano scegliere libe-
ramente di aderire o no al Commonwealth. Inoltre in seguito sono anche
stati riconosciuti propri capi di stato. L‟azione del Commonwealth effet-
tivamente rimaneva un‟illusione. Nel 1948 fu anche stabilito che tutti i
cittadini potevano entrare nel Regno Unito, poi però respinto nel 1962.
In realtà l‟avvicinarsi della Gran Bretagna all‟Europa ha inevitabilmente
causato l‟indebolimento dei legami con l‟ex impero.
12
II Capitolo
Vita e opere di V . S. Naipaul
Gli albori
Nel Natale del 1894 una nave approdò nel porto della capitale di
Trinidad, Port of Spain. Vi erano a bordo, uomini, donne e bambini,
molti erano indù condotti dalla fame, dall‟estrema povertà o a causa di
debiti contratti; erano disperati. Ignoravano dove fossero giunti, cono-
scevano solo il nome del posto dove sarebbero giunti che trasposto in
indù è Chinitat, per loro era l‟ultima spiaggia. Un uomo tra tutti, comu-
nemente conosciuto come Kopil era un bramino
14
, proveniente da una
famiglia di pundit
15
in un villaggio vicino a Gorakhpur sul lato nepalese
che confina con l‟India. Fingeva di provenire da un ambiente diverso ma
non sarebbe stato mai ammesso come lavoratore se avesse detto di pro-
venire da una casta più prestigiosa. Kopil dunque sfruttò le sue cono-
scenze per leggere le Scritture grazie all‟aiuto di un Sirdar proveniente dal
Bengala di nome Govinda. Govinda decise di dare la sua giovanissima fi-
glia di quindici anni a Kopil. Con la futura moglie, Sogee, Kopil gestirà
un negozio generale. L‟attività prosegue bene e il tempo intanto scorre,
Kopil modifica il proprio nome facendosi chiamare Capildeo Maharaj.
14
French, Patrick, The Authorized Biography of V.S. Naipaul, Picador, 2008, p. 7; Il bramino detto anche
bramano è un membro della casta sacerdotale del Varnasrama dharma, la tradizionale divisione in
quattro caste della società induista. I bramini rappresentano la casta sacerdotale e costituiscono la pri-
ma delle quattro caste, a loro spetta la celebrazione dei rituali religiosi più rilevanti.
15
Ibidem; Pundit è un titolo onorifico col quale in India si indica uno studioso o un insegnante
dalla conoscenza particolarmente approfondita della lingua sanscrita, della religione, della musica
o della filosofia. Il termine in sanscrito significa "dotto” o “maestro”.
13
E‟ conosciuto come un pundit, spiega i testi sacri e organizza puja
16
e
cerimonie. Talvolta conduce la propria congregazione in pellegrinaggio
per le abluzioni nell‟Atlantico, come se fosse il Gange.
Nel 1926 decide di salpare per l‟India per ritornare nei luoghi della
sua infanzia ma viene stroncato da un‟infezione allo stomaco e decede.
Non molto tempo dopo un tale Seepersad Naipaul, un bramino di umile
famiglia lavora come pittore d‟insegne nel negozio generale di Anand
16
Ibid. Puja (dal sanscrito “reverenza”) nella religione induista, è un termine che genericamente
indica un atto di adorazione verso una particolare forma della Divinità, che può esprimersi in
un‟offerta, un culto, una cerimonia o un rito. Esistono molti tipi di Puja. Le sacre scritture (tra
cui i Veda e le Upanishad) contengono istruzioni molto precise, rigide e dettagliate su come
compiere rituali di adorazione rivolti a ognuno dei deva che compongono l'articolato pantheon
induista.
14
Bahvan. S‟invaghisce di una ragazza, Droapatie Capildeo, vista nel nego-
zio non potendo minimamente immaginare chi fosse e si dichiara con
una lettera. Il 28 Marzo del 1929 Seepersad e Droapatie si sposano a
Chaguanas. Danno alla luce una figlia, Kamla, e l‟anno dopo nasce Vi-
dyadhar. Prende il nome da un re Chandela, la dinastia che costruì un
magnificente tempio indù a Khajuraho nel nord dell‟India. Il nome signi-
fica “portatore di conoscenza” e il re Vidhyadar era colui che aveva scon-
fitto Mahmud di Ghazni
17
, il primo degli infami invasori musulmani
dell‟India. Lo stesso Naipaul ha sempre gradito questo nome affermando
che “Mi piace …Credo che si prospettino grandi cose per me”.
18
Quando nacque
Vidhiadar, la popolazione di Trinidad era di poco più di 400000, di cui un
terzo, indiani, impiegati come lavoratori agricoli, mercanti, commercianti
e venditori di bevande alcoliche. Pochi erano gli avvocati, gli insegnanti o
al servizio del Governo. Sia il tasso di nascita che quello di mortalità era
molto alto tra gli indiani che diversamente dai cinesi non erano per i ma-
trimoni misti, infatti, il numero di “indiani creoli”era minimo in Port of
Spain. Il tasso di alfabetizzazione era del 57%, e solo i convertiti al Cri-
stianesimo presentavano un livello leggermente superiore. Secondo le
leggende popolari, gli indiani erano ritratti come poveri, crudeli, rurali,
aggressivi e illetterati; questo era quindi il mondo nel quale era nato Nai-
paul. I giorni trascorrevano tra Chase Village, dove il padre aveva
l‟attività lavorativa, e Chaguanas dove vivevano tutti in un piccolo rudere,
che per la presenza di alcune sculture bestiali presenti sulla facciata fron-
tale, era stato denominato the Lion House. All‟età di cinque anni, Vido
(vezzeggiativo di Vidyadhar) fu mandato nella scuola, dove studiava an-
che la sorella maggiore Kamla. Seepersad e Droapatie ebbero anche altri
figli, tra cui due sorelle: Sati e Mira.
17
French, Patrick, The Authorized Biography of V.S. Naipaul, Picador, 2008, p. 8; Mahmud di Gha-
zni o Mahmud Ghaznawi (971-1030), è stato un sovrano afghano della dinastia Ghaznavide.
18
Ibidem.
15
Il Clan dei Capildeo
Ma il padre era molto angosciato e tormentato dal suo fallimento di
non essere stato capace di diventare giornalista e con il suo lavoro era
difficile mantenere la famiglia. Era intelligente e ambizioso ma aveva per-
so la bussola della ragione. Diversamente dalla coniuge, Droapatie, egli
proveniva da una famiglia di tagliatori di canne. La tradizione di famiglia
vuole che sua nonna avesse portato suo padre a Trinidad nel 1870.
Si diceva che provenisse da una famiglia di bramini con il nome di Parray,
Panday o Parain. Il ragazzo noto come Naipaul Maraj era un apprendista
pundit nel villaggio di Diego Martin. Era un uomo rude e teneva sua
moglie e i loro tre figli-Ramparsad, Seepersad e Prahabaran- secondo
uno stretto regime alimentare. Il sogno di Seepersad era di diventare
giornalista e cominciò a scrivere qualche articolo di poco conto sull‟East
Indian Weekly. Nel 1929, l‟anno in cui si sposò, era un reporter free-lance
sul Guardian Trinidad. Per i primi sei anni di formazione del piccolo Vido
il padre fu assente mentalmente e fisicamente, quindi le figure forti alle
quali rivolgersi erano tutte donne: la nonna materna, la madre, le zie,
l‟insegnante e la sorella maggiore. La madre soprattutto aveva una forte
personalità: orgogliosa e vanagloriosa e con idee abbastanza rigide per