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PREFAZIONE
Ad oltre dieci anni dal sisma che ha interessato la città di Assisi nell’ormai lontano 1997, la
presente trattazione ha l’obiettivo di capire come è stato elaborato il progetto di restauro urbano
post-sismico, quali aspetti sono stati affrontati con la dovuta scrupolosa precisione e qual è stata
l’immagine della città che ne è risultata, compresi quei piccoli elementi di dettaglio che
costituiscono il decoro urbano, con uno sguardo attento alle tonalità cromatiche che connotano la
città.
Infatti, il colore, come elemento storico-geografico proprio di ogni cultura architettonica, è stato
l’elemento meno preso in considerazione da tutti coloro che si sono occupati di pianificazione e
paesistica, mentre ogni elemento componente del paesaggio, urbano o territoriale, esiste con un
colore che non ha una consistenza autonoma, ma che può servire a distinguere e sottolineare le
diverse parti o elementi che formano l’insieme. Si può dire che il colore costituisce una specie di
“codice aggiuntivo” volontario o involontario che facilita l’individuazione e specifica i vari elementi
componenti l’insieme, quindi il colore deve essere considerato come un elemento integrante, un
legame tra tutti gli elementi del paesaggio.
In molte città, fra le quali anche Assisi, a questo codice silenzioso non viene sostituito attualmente
un altro codice, ma una serie di codici tanto numerosi quanto sono gli edifici: ad un codice è stata
sostituita di fatto la più totale deregulation , ma, nonostante questa tendenza, il tema del colore
degli edifici nelle zone urbane con caratteristiche storiche ed architettoniche di pregio è entrato a
far parte negli ultimi anni del dibattito sulla città, essendo molto legato al tema della salvaguardia
e dell’identità dei luoghi, alla tutela del linguaggio architettonico ed alla conservazione dei valori
ambientali appartenenti all’edilizia storica.
L’elaborato parte, inevitabilmente, dall’analisi della trasformazione dell’immagine della città nel
tempo, ricorrendo, a tale scopo, all’iconografia storica. I documenti d’archivio e quelli iconografici
hanno avuto grande importanza in questa fase, in quanto hanno permesso di individuare materiali
e/o lavorazioni oggi scomparsi, permettendo una più precisa ricostruzione storico-architettonica.
Lo spartiacque viene individuato nell’evento sismico del 1997. Il terremoto trova Assisi in una
condizione di staticità e rappresenta l’occasione per effettuare un recupero globale della città, sul
piano architettonico, urbanistico, economico, culturale e sociale.
Da qui deriva la grande importanza data all’evento in sé ed alla sua collocazione nella storia
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sismica della zona, ma anche al carattere innovativo della ricostruzione post-sisma che ha fatto
dell’esperienza di Assisi, come di tutta l’esperienza umbra, un esempio per la risposta ad eventuali
emergenze future, essendo da ogni parte riconosciuta come esito di sperimentazioni riuscite,
primo fra tutti lo strumento dei PIR.
Altrettanto importante per una corretta visione dei restauri di Assisi, oltre all’analisi delle diverse
tipologie di elementi architettonici e dei vari interventi realizzati, è la ricerca sui colori e sui
materiali impiegati (materiali lapidei a vista, intonaci e coloriture, ...).
Nel progetto di restauro urbano post-sisma possiamo assistere, nella maggior parte dei casi, ad un
ripristino delle situazioni precedenti, tramite il recupero dei materiali originari, compresi gli
elementi accessori che contribuiscono all’arredo urbano. Ne risulta un’immagine della città che
richiama lo spirito medievale.
Questo elemento risulta particolarmente evidente nell’analisi dei diversi interventi post-sismici:
dalla pavimentazione alle fontane, dalle mura e porte urbiche all’illuminazione, senza tralasciare le
operazioni più complesse che interessano interi edifici o interi quartieri, come nel caso di Mojano.
Dal punto di vista del colore, già da una visione generale, la città risulta dominata dai toni del
bianco e del rosa, caratteristici della Pietra di Assisi. Addentrandosi, poi, nei vicoli e nelle strade
del Centro Storico, questa percezione è ancora più evidente. Sono presenti, anche se in
percentuale minore, toni discordanti, come le tinte degli intonaci, che danno un tocco di terra alla
cromia globale. Si possono rilevare anche le diverse tipologie, i materiali e i colori che connotano
le facciate delle quinte edilizie.
Con questa trattazione si cerca di arrivare a dettare delle prescrizioni generali, circa i caratteri
formali, i materiali e le tecniche di esecuzione riferite agli elementi che caratterizzano i fabbricati
della cittadina.
L’obiettivo è una prima stesura di un Piano del Colore per Assisi, il cui fine ultimo è quello di
realizzare uno strumento utile alla tutela delle peculiarità storiche e tradizionali delle facciate degli
edifici di un insediamento. Infatti, il Piano del Colore regola il corretto svolgimento delle
operazioni di coloritura, pulitura e restauro delle facciate, o di parte di esse, e di manufatti di
arredo urbano nel territorio comunale, attraverso precise indicazioni sulla selezione delle tonalità
applicabili, sulle tecniche di colorazione e sui materiali utilizzati, insiti nella tradizione del luogo.
Questi obiettivi ad Assisi sono stati sempre perseguiti mediante Regolamenti Comunali e
consuetudini accettate e fatte proprie da abitanti ed operatori del settore, ma con questo lavoro si
vuole tentare di dare al tema un carattere strutturato, senza però allontanarsi dalla naturalità con
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cui è stato affrontato finora.
L’obiettivo ultimo di questo lavoro, quindi, è il completamento formale del restauro post-sisma
della città di Assisi, mediante la definizione di un Piano del Colore che tenda a garantire il più
ampio rispetto degli elementi architettonici, dei colori e dei materiali costituenti le facciate e
l’ambiente, riservando il cambiamento ai soli casi di evidente contrasto, senza alcuna preconcetta
volontà correttiva o di ripristino, ma con una particolare attenzione ai materiali tradizionali
utilizzati ed alla loro compatibilità con i preesistenti.
Il Piano del Colore per Assisi è sicuramente di impostazione conservativa: sia nella fase di analisi
che di progetto, un’attenzione particolare deve essere riservata alle stratificazioni, ai materiali ed
alle tecniche tradizionali utilizzate e ancora leggibili sulle superfici. Il Piano tende ad una forma di
ripristino critico, nella quale si attribuisce analogo ruolo di riferimento tanto alle cromie originali
quanto alle situazioni consolidate nel tempo. Le reintegrazioni, dove necessario, sono ammesse
solo con materiali tradizionali e solo nei casi in cui gli attuali colori entrano in contrasto
esteticamente e storicamente con le regole fondamentali della struttura architettonica. Dove è
possibile e opportuno si replica la cromia originaria; in altre situazioni in cui il contesto si è
trasformato, si sceglie una cromia per adattamento alla mutata situazione ambientale; in altre
circostanze ancora di indeterminatezza si usano cromie rispecchianti i materiali da costruzione
tradizionali.
Il Piano è molto attento alla storicità dei luoghi: non viene considerata una presunta condizione
originale complessivamente urbana, ma la condizione ritenuta originaria per ogni singolo edificio,
desunta da indagini dirette o da fonti archivistiche.
Con l’elaborazione di un Piano del Colore per Assisi, si vuole riproporre la necessità di ritornare ad
operare nei Centri Storici, nel sostanziale rispetto delle tecniche tradizionali e dei materiali
preesistenti, dando ai professionisti norme chiare e linee guida a cui attenersi ed offrendo la
necessaria formazione alle maestranze che, ormai da tempo, hanno dimenticato le antiche
tecniche costruttive che di norma impiegavano materiali e procedure proprie del posto.
L’obiettivo primario del Piano del Colore che si delinea attraverso questo lavoro è il recupero e la
valorizzazione dell’immagine urbana. Caratteristica importante del Piano è che non si tratta di
piano vincolistico, che agisce in modo ferreo, ma vuol essere un’attenta analisi delle condizioni
conservative e dei fattori di degrado, con il fine di creare una nuova coscienza del decoro urbano.
Anche la Tavolozza dei Colori a corredo del Piano ha valore orientativo per la corretta
impostazione cromatica e tonale delle tinte: la cartella colori è lo strumento di progettazione da
utilizzare fin dalla fase di valutazione preventiva degli effetti cromatici e tonali ottenibili, senza
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cercarne un’applicazione assoluta, per mantenere quella caratteristica di naturalezza che ha
sempre individuato la trattazione del tema del colore urbano nella storia urbanistica di Assisi.
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Capitolo 1. INTRODUZIONE
Assisi si trova proprio nel cuore dell’Umbria, su una propaggine a mezza costa del Monte Subasio,
a circa 400 metri d’altezza. Le sue infinite bellezze artistiche e storiche gelosamente custodite dalla
gente del luogo attirano visitatori da tutto il mondo e, grazie alla sua posizione particolarmente
favorevole ed alle moderne vie di comunicazione, è il posto ideale dal quale partire per andare alla
scoperta delle altre località della Regione.
Le suggestive terzine della Divina Commedia in cui Dante delimita la posizione geografica di Assisi
suggeriscono un paesaggio dolce e fertile e un’atmosfera serena, caratteristiche che ancora oggi, a
distanza di secoli, contraddistinguono la cittadina.
Intra Tupino e l’acqua che discende
del colle eletto del beato Ubaldo,
fertile costa d’alto monte pende,
onde Perugia sente freddo e caldo
da Porta Sole; e di retro le piange
per grave giogo Nocera con Gualdo.
Di questa costa, là dov’ella frange
più sua rattezza, nacque al mondo un Sole
come fa questo talvolta di Gange.
Però chi d’esso loco fa parole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto,
ma Oriente, se proprio dir vole.
(Dante, Paradiso , XI, 43-54)
Ancora oggi il segreto del fascino di Assisi risiede soprattutto nella sua grande spiritualità, si
nasconde nella bellezza dei suoi paesaggi, delle sue viuzze strette, dei suoi splendidi panorami
sulla Valle Umbra, che ne fanno il luogo ideale per chi apprezza atmosfere cariche di suggestione,
pace e serenità.
Persino il tessuto urbanistico ad Assisi è permeato dello spirito francescano, tanto che ad Assisi
non è possibile definire itinerari preferenziali: Assisi non è soltanto una città da «visitare», ma da
«vivere».
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Carichi di un’antica poesia sono certi suoi vicoli, certe sue piazzette ed i viali contornati da secolari
cipressi. D’una dolcezza indicibile appaiono i suoi mattini e pieni di fascino i tramonti che
restituiscono il naturale colore alla pietra rosa del Subasio con cui sono costruite le case e le
chiese. I campanili, visti dall’alto, assumono un aspetto particolare: sembrano sentinelle della fede,
alcune solenni, altre quasi disarmate. Dalla Rocca le macchie di verde fra i tetti di un colore
indefinibile tra il rosso e il grigio evidenziano l’esistenza di una moltitudine di orti e giardini. Le
case sono state scolpite come alloggio e laboratorio per tante piccole comunità: restano le
abitazioni medievali con la porta grande del fondaco per la bottega e quella più stretta per
l’abitazione e l’orto per prolungare il lavoro e per stare a contatto con la natura e portare un po’ di
campagna in paese.
Assisi è una città che vive la propria storia con semplicità, proiettata verso il futuro senza perdere
d’occhio il passato, soprattutto per non dimenticare ciò che di buono c’era anche nei secoli bui.
Le origini di Assisi sono incerte. Molte sono le leggende che vogliono dare nobili origini alle città.
Di certo si può affermare che in origine era abitata dagli Umbri, una popolazione insediata nel
centro Italia, ed in seguito subì l’influenza etrusca. Entrata a far parte della confederazione
romana, Assisi, con il nome di Asisium , diventò municipio ricco e fiorente e trascorse un florido
momento economico e socio-culturale. Tra la fine del II secolo e la metà del I secolo a.C. fu cinta di
poderose mura. Agli inizi del III secolo la città fu evangelizzata ad opera di S. Rufino, suo primo
Vescovo. Dopo la caduta dell’impero e fino all’anno Mille visse un periodo di profonda decadenza:
fu rasa al suolo dai Goti di Totila (545), rioccupata dai Bizantini, conquistata dai Longobardi e fu a
lungo sotto il Ducato di Spoleto.
Ma nel corso dell’XI secolo la diffusione del Monachesimo Benedettino e la nascita di numerosi
monasteri incisero positivamente sulla vita della cittadina, che ebbe una notevole ripresa
economica, demografica e politica.
In questo contesto, nel 1182 nacque S. Francesco, il suo cittadino più illustre.
Costituitasi in libero comune alla fine del XII secolo, Assisi raggiunse tra il XIII e gli inizi del XIV
secolo il massimo splendore e il numero dei suoi abitanti aumentò in modo significativo. Le mura
furono ampliate nel 1260 e nel 1316. L’economia assisiate in questo periodo divenne piuttosto
florida. Grazie al nuovo clima di relativa tranquillità politica, l’agricoltura poté progredire e
l’inurbamento di nuovi piccoli proprietari terrieri determinò la ripresa dell’attività edilizia e del
commercio. Inoltre, dopo la morte e la beatificazione di S. Francesco, la città cominciò ad essere
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meta di molti pellegrini. Nel 1237 Gregorio IX confermò al Comune di Assisi l’elezione della
magistratura. Alla città, ormai guelfa, venne affidata addirittura la custodia del patrimonio
pontificio, ma nuove lotte per il predominio cominciarono a funestare la città già dal secondo
decennio del XIV secolo e non si placarono fino alla metà del Cinquecento. I partiti che si
contendevano il governo della città presero, nel tempo, i nomi di Parte de Sopra e Parte de Sotto : il
primo capitanato dalla famiglia dei Nepis, il secondo da quella dei Fiumi. Nelle alterne vicende i
partiti della città si appoggiarono a forze esterne per conquistare il predominio e Assisi subì
saccheggi ed eccidi, trovandosi soggetta di volta in volta a Gian Galeazzo Visconti, ai Montefeltro,
a Braccio Fortebraccio e a Francesco Sforza, sino ad arrivare alla metà del ‘500, quando, con la
conquista dell’Umbria da parte di Paolo III, la città recuperò finalmente tranquillità e pace.
Nel 1860, con plebiscito unanime, aderì al nascente Stato italiano. L’unificazione permise alla città
di aprirsi progressivamente all’esterno, grazie anche alla costruzione dello scalo ferroviario, che
favorì il diffondersi del turismo religioso seguito al ritrovamento dei corpi di San Francesco (1818)
e Santa Chiara (1850). Assisi divenne meta privilegiata di pellegrinaggi e questo diede un forte
incremento alla rinascita dell’economia locale, soprattutto nel 1926, quando ebbero luogo
importanti celebrazioni francescane e con la proclamazione di San Francesco “Patrono di Italia” nel
1939. Da questo momento Assisi fu riproposta all’attenzione del mondo intero, divenendo un
importante centro di spiritualità ed una delle maggiori mete turistiche del nostro Paese.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel periodo seguente l’8 settembre 1943 e l’occupazione
tedesca, Assisi è letteralmente invasa dai profughi, tra i quali oltre 300 ebrei. Il Vescovo Mons.
Giuseppe Placido Nicolini trasforma Assisi in uno dei centri principali della resistenza civile italiana
all’Olocausto. Travestiti da frati e suore, nascosti nei sotterranei e nelle cantine, mimetizzati tra gli
sfollati, provvisti di documenti falsi, gli ebrei rifugiatisi ad Assisi sono protetti da una vasta rete di
solidarietà che si estende anche ad altre zone dell’Umbria. Tra i rifugiati ci sono donne, bambini,
vecchi e ammalati che necessitano di cure ed assistenza per le necessità quotidiane. Si organizza
persino una scuola dove i bambini ebrei possano ricevere istruzione religiosa ebraica. Grazie anche
alla complicità dell’ufficiale tedesco Valentin Müller, che dichiarerà la città una zona franca
ospedaliera, nessun ebreo sarà deportato da Assisi. Nel 1985 il film “The Assisi Underground” di
Alexander Ramati ricostruisce le vicende ed i protagonisti di quegli anni e nel 2004 la Medaglia
d’oro al Valor Civile conferita alla città di Assisi riconosce formalmente l’impegno civile dimostrato
dall’intera popolazione in questo difficile frangente.
L’esperienza e l’immagine ecumenica di Assisi si rafforza nell’ottobre 1986 quando, su invito di
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Giovanni Paolo II, si raccolsero i rappresentanti di tutte le religioni per pregare per la pace,
offrendo al mondo una straordinaria testimonianza di impegno comune a favore dell’uomo e
mettendo in luce ancora una volta lo “spirito di Assisi” che continua a suscitare sempre nuove
energie di pace.
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Capitolo 2. TRASFORMAZIONE DEL TESSUTO URBANO
La storia di una città si Legge nelle sue vie e nelle sue piazze, nel duomo e nel palazzo municipale,
nei conventi e nelle chiese, nei porti e nei mercati, nelle fortezze e nei quartieri popolari, nella sua
topologia e nella trasformazione o snaturamento dell’ambiente naturale. Ma la storia della città
non può essere solo storia urbanistica, deve essere storia urbana: deve interessarsi oltre che alle
pietre, al loro unirsi agli uomini che sono gli attori della scena, poiché il modificarsi della struttura
urbana non è altro che lo specchio del modificarsi delle strutture mentali.
Per affrontare la ricerca storica preliminare a questo studio, un fondamentale punto di riferimento
è l’iconografia storica che documenta, non solo la conformazione globale delle strade e dei vicoli,
ma anche il decoro del Centro Storico di Assisi, attraverso immagini concrete (dipinti, disegni,
stampe e foto d’epoca).
L’iconografia di epoca novecentesca è essenzialmente costituita da foto in bianco e nero e a colori
del Centro Storico.
Pur affidate ai toni di grigio, le facciate che compaiono nelle foto d’epoca sono interessanti perché
mostrano le tipologie di finestre, le insegne dipinte, le targhe viarie sulle bugne angolari degli
isolati, ecc. Anche queste immagini, infatti, riescono a rendere l’idea della diversa trattazione degli
edifici in pietra a facciavista e di quelli intonacati.
Le foto a colori degli anni ‘70-’80 del Centro Storico, anche se di difficile reperimento perché
disperse negli archivi privati, mostrano il modello cromatico ancora esistente fino ad oggi. Infatti,
l’esistenza di una iconografia storica più recente conferma la sostanziale unitarietà architettonica e
cromatica del Centro Storico.
2.1. LA SACRALITÀ DI ASSISI
Assisi, fin dall’antichità, non ha mai rappresentato il semplice spazio in cui sono radunati i cittadini,
ma un ambito ben più vasto connesso soprattutto ad un’immagine di sacralità e di percezione
della stessa, pur nel mutare del concetto nel corso dei secoli. Assisi e il suo territorio sono stati
segnati dal ruolo di spazio sacro che sono stati chiamati a ricoprire. Questo ha fatto sì che il
paesaggio assumesse quel diffuso senso di misticismo, tranquillità e dolcezza che l’ha resa famosa
nel mondo, pur non essendo stato il modo di vivere degli Assisani, per anni travolti da lotte interne
alla città e con i centri confinanti.
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Il cerchio delle mura, anche nelle fasi di maggiore splendore, non è mai stato particolarmente
ampio, ma le Pietre di Assisi hanno assunto un ruolo che non può ridursi a quello attribuito loro
dagli Assisani, ma che anzi raggiunge un valore simbolico universale. Gli habitatores di Assisi non
sono solo coloro che vivono ad Assisi, ma anche e soprattutto coloro che in Assisi riconoscono un
comune stato d’animo, una comune forma culturale, un comune modo di pensare, credere e
vivere. La sacralità è l’elemento che caratterizza la struttura urbana di Assisi, ma non banalmente
come luogo natale di Francesco e del Francescanesimo, bensì come elemento presente fin
dall’antichità.
In epoca romana ad Assisi non è il foro, centro della vita civile, il fulcro della città, bensì il Tempio
di Minerva, struttura religiosa su cui si aprono grandi terrazzamenti che consentono prospettive
scenografiche su di esso e che generano l’intera struttura urbana.
Dopo la decadenza conseguente alla caduta di Roma, Assisi risorge intorno ai miti e alle leggende
dei suoi martiri, tutti periti nell’acqua o nei pressi dell’acqua, che diventa elemento predominante
della vita assisana. Il risveglio completo si ha in età medievale quando, nonostante le dispute
politiche, tutta la vita di Assisi si concentra intorno a Francesco, a Chiara e al loro mondo.
Dalla morte di Francesco e dalla costruzione della Basilica fino ad oggi, Assisi è stata ed è un
crogiuolo di ideologie, culture e forme di vita religiosa e civile che convergono verso la cittadina e
che da qui si espandono in tutto il mondo, facendo veramente divenire Assisi Patrimonio
dell’Umanità.
Nel tempo, malgrado pestilenze, incendi e saccheggi, la città mantiene sempre il legame con l’idea
di pace e purezza propria dei suoi santi: nascono un’ Assisi degli abitanti, dura e violenta, ed
un’ Assisi religiosa, mistica e pacifica di coloro che vivono lontani e la percepiscono solo come
patria del Francescanesimo.
Il legame con il sacro con il tempo diventa legame con il Cristianesimo-Francescanesimo: sorgono
sempre più chiese e monasteri, anche solo per soddisfare il bisogno terreno di monacazione per
non suddividere troppo l’eredità terriera. Questo stretto legame con il Francescanesimo si rivolta
anche contro la città, rendendola marginale e poco interessante per i viaggiatori, come per Goethe
che visita Assisi per il sacro antico, per il Tempio di Minerva, ma mal sopporta il sacro più recente,
tanto da affermare: “Le enormi costruzioni della babelica sovrapposizione di chiese in cui riposa
San Francesco le lasciai a sinistra con antipatia”.
Intorno agli anni dell’Unità si rivaluta l’ideologia francescana e il medioevo, quindi Assisi riacquista
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valore, anche perché si iniziano a venerare i corpi dei santi e arriva la ferrovia. Questi due elementi
favoriscono l’afflusso di visitatori, pellegrini, religiosi e studiosi ed impongono l’esigenza di creare
strutture ricettive che nella maggior parte dei casi diventano occasione per lo scempio della scena
urbana per lo sregolato uso e rimaneggiamento delle strutture urbane e delle architetture.
2.2. L’ EVOLUZIONE URBANISTICA DI ASSISI DAGLI INIZI ALL ’EPOCA R OMANA
Il territorio assisano era popolato fin dal tardo eneolitico (1900 – 1800 a.C.): nell’area del centro
sono stati rinvenuti elementi databili VI secolo a.C. che testimoniano la presenza nella zona
dell’ Arco dei Priori di un’area sacra collegabile a divinità terapeutiche-taumaturgiche.
Questa stessa sacralità si rinviene nell’assetto romano: il fulcro della città romana è il Tempio di
Minerva ed il piazzale sottostante, spesso letto come il foro, ma in realtà con funzioni prettamente
religiose. Il Tempio è stato sempre centrale nella vita di Assisi: prima tempio per il culto di
Minerva, poi chiesa benedettina di San Donato, poi carcere comunale, poi di nuovo chiesa di San
Donato ed oggi chiesa di Santa Maria sopra Minerva. Per evitare eccessivi sbancamenti per la
costruzione del tempio, si fa terminare la scala di accesso all’interno del pronao, le cui colonne
scanalate di ordine corinzio appoggiano su basamenti attici collocati direttamente sulle scale. I
muri della cella sacra sono eseguiti con piccoli blocchi di pietra rosa del Subasio uniti da malta. Il
risultato che si ha è “qualcosa di composto, d’amabile, che appaga l’occhio e l’intelletto” (Goethe).
La dedicazione del Tempio a Minerva è stata dedotta dal ritrovamento nelle vicinanze di una
statua femminile seduta, ma potrebbe essere stato dedicato ad Ercole o, più probabilmente, ai
Dioscuri, divinità con ruolo terapeutico i cui templi erano sempre collocati nelle vicinanze di
elementi riconducibili all’acqua ed Assisi è sempre stata legata all’acqua: sia in ambito urbano che
nell’immediata periferia sono presenti tracce di cisterne, fontane, ninfei, terme.
Intorno al Tempio la città si articola su terrazzamenti a ventaglio di stampo ellenistico che hanno
funzioni di contenimento e di apertura scenografica.
L’ Assisi romana era cinta da mura, il cui tracciato si conserva per lunghi tratti, dimostrando come
non presentasse uno schema simmetrico, bensì seguisse la morfologia del monte. Le mura della
città che, nonostante distruzioni e rifacimenti, si sono conservate per lunghi tratti, sono quasi
completamente costruite con il calcare rosaceo del Subasio, tranne alcuni blocchi di travertino
derivanti dal riuso di strutture precedenti. Le pietre che costituiscono le mura sono disposte in
filari pressoché regolari e poggiano su fondamenta costituite da blocchi di notevole dimensione
aggettanti circa 30 cm rispetto all’alzato sovrastante. Le pietre presentano una lavorazione
accurata e sono accostate per contatto sulla faccia esterna, mentre i vuoti interni sono riempiti
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con terra e scaglie pietrose, nonostante compaia anche della malta, probabilmente aggiunta nel
corso del tempo. L’area racchiusa dalle mura romane è di circa 550.000 mq, anche se quella
urbanizzata al suo interno è solo 300.000 mq, cioè la porzione più meridionale, caratterizzata da
quote meno elevate e dal succedersi di terrazzamenti paralleli. La struttura della cinta muraria ne
evidenzia il carattere militare e difensivo: consente di avere buone visualizzazioni verso le zone
degradanti e verso il colle a nord-est della città. Nonostante questa connotazione, dal modo in cui
è eseguita l’opera si nota come non sia stata realizzata in un momento di necessità difensiva, ma in
un periodo di sviluppo e pace: i blocchi usati sono lavorati con cura, le postierle e le porte sono
rifinite bene.
Il tracciato murario nella zona meridionale segue le curve di livello con brevi tratti sghembi di
raccordo, mentre nella zona settentrionale è posto sulla linea di sommità del colle con andamento
spezzato che segue le modificazioni del suolo. Il fronte occidentale è costituito dal succedersi di
brevi tratti obliqui che seguono il rapido calare delle quote di livello, mentre quello orientale
maggiormente esposto ad attacchi ha le mura impostate a cuneo. Ne deriva un “muro […]
costruito a scale [che] si eleva insieme [alla città] sino al suo punto più alto” (A. Salvatore). Nel
complesso dall’epoca romana ad oggi i varchi alla città e la struttura viaria interna sono rimasti
sempre gli stessi: oggi restano le tracce di cinque varchi della cinta muraria, ma si può ipotizzare
che siano stati molti di più, tenendo conto dei tracciati viari e della lunghezza delle mura.
2.3. L’ EVOLUZIONE URBANISTICA DI ASSISI NEL M EDIOEVO
Le mura cittadine sono parte integrante della storia di Assisi: permettono una strenua resistenza
all’assedio dei Goti, pur finendo per essere distrutte, ma riuscendo comunque a colpire Carlo
Magno che ordinò di riedificare e restaurare la città. In questo periodo diminuiscono gli abitanti di
Assisi, ma riprende vigore la sua sacralità: in particolare il Cristianesimo si afferma per tramite
dell’acqua come elemento sacro. I primi martiri di Assisi sono legati all’acqua: Rufino viene fatto
morire nel Chiascio, Vittorino viene decapitato nei pressi del Tescio, i diaconi Marcello ed
Esuperanzio vengono annegati nel Chiascio. L’acqua diventa fonte della vita ultraterrena nei
martiri che ricordano il battesimo, tolgono il peccato e restituiscono purezza.
Fra l’XI e il XIV secolo la ripresa economica e demografica comporta la modifica dell’ambiente
urbano. La vita della città si articola intorno a quattro aree: piazza del Mercato, area di Murorupto,
area di Santa Maria Maggiore e area di San Rufino. La Piazza del Mercato è l’attuale Piazza del
Comune, che però dopo gli splendori romani aveva perso la sua centralità nella vita cittadina,
tanto da non essere vissuta come spazio pubblico e da non avere edifici pubblici. L’unico punto