Premessa L’ esperienza da cui nasce questa tesi parte un giorno di aprile del 2009, il mio primo
giorno da tirocinante all’Ufficio Walser di Alagna Valsesia, un piccolo comune della
provincia di Vercelli situato in Valsesia, ai piedi del Monte Rosa. La decisione di
intraprendere questo lavoro risale invece alla primavera precedente, quando ascoltando le
lezioni del corso di Antropologia Sociale del professor Pier Paolo Viazzo mi sono tornati in
mente luoghi, persone, odori di un paese a me molto familiare, dove ho trascorso tutte le
estati della mia infanzia e della mia adolescenza e dove improvvisamente avevo voglia di
tornare, per cercare di dare una spiegazione all’incredibile fascino che esercita su di me.
La conoscenza, seppur superficiale, di questo villaggio di montagna mi ha dato la
possibilità di potervi effettuare un fruttuoso tirocinio di ricerca. Credo che una persona
totalmente estranea al contesto non avrebbe potuto addentrarsi efficacemente, nel poco
tempo disponibile, all’interno del territorio e della cultura di questa comunità walser. Il mio
ruolo di osservatore è stato quindi in qualche modo privilegiato, anche nel rapporto con le
persone: non sono visto come un “forestiero” e non sono trattato con la diffidenza che ai
forestieri è spesso riservata in un paese di poche centinaia di abitanti. Allo stesso tempo,
però, non sono un membro della comunità con cui si vive la quotidianità e tutto ciò che ne
viene: simpatie e antipatie, litigi e dispute.
Questa condizione mi ha offerto la possibilità di aprirmi ad un rapporto molto confidenziale
con le persone delle quali volevo raccogliere una testimonianza riguardante la loro
appartenenza culturale, ma mi ha dato anche la possibilità di chiudermi in una certa
riservatezza ogni volta che nascevano problemi tra i membri della comunità, in quanto il
mio compito là era unicamente quello di spettatore di una piccola realtà sociale.
Per intraprendere il mio lavoro ho dovuto fornirmi di un bagaglio di conoscenze di base
senza le quali non avrei potuto confrontarmi con gli abitanti di questa località: la sua
particolarità sta infatti nell’ essere un insediamento walser, ovvero una colonia fondata da
una popolazione di origine germanica, proveniente dal cantone svizzero del Vallese, alla
ricerca di nuove terre da coltivare e nuovi pascoli da sfruttare. I Walliser, Vallesi (o
Vallesani), arrivano in questa località presumibilmente negli ultimi decenni del Duecento
da due colonie precedentemente formatesi, Macugnaga e Gressoney. Migrando a sud
delle Alpi i Vallesani verranno variamente identificati dalle popolazioni vicine alle nuove
colonie come Alamanni o Theutonici , o Alamans in Valle d’Aosta; e quando, partendo da
queste prime colonie, alcuni si sposteranno ulteriormente verso regioni alpine orientali di
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lingua tedesca, fondando altre colonie, il nome con cui verranno più spesso conosciuti
sarà quello di Walser, che poi a partire dalla fine dell’Ottocento sarà sempre più usato per
designare tutta questa diaspora alpina. Walser è quindi, oggi, il nome che indica tutti i
coloni che a partire dal XIII secolo emigrano dalla Valle di Goms per creare nuovi
insediamenti in zone alpine non ancora antropizzate, formando decine di villaggi nelle
vallate a sud delle Alpi (oggi territorio italiano diviso tra Valle d’ Aosta, Valsesia e Verbano-
Cusio-Ossola) e poi in altri attuali cantoni svizzeri come il Ticino e i Grigioni, arrivando
infine a toccare luoghi lontani come il Vorarlberg e il Tirolo in Austria.
La mia tesi si gioca essenzialmente su due momenti: il primo di ricerca bibliografica alla
scoperta del passato di questa comunità e della cultura walser, il secondo di ricerca sul
campo finalizzato a capire la realtà odierna di Alagna, mediante dialoghi con i suoi abitanti,
giovani e anziani, e con alcuni organizzatori delle attività culturali legate alla riscoperta
dell’identità di questo villaggio.
Il legame tra i due momenti sta nella scoperta di luoghi che non avevo mai esplorato e che
costituiscono una testimonianza importante per la comprensione di questa cultura perché
mi permettono di immaginare una realtà sociale viva nei suoi gesti: ne sono un esempio i
mulini ad acqua della frazione Uterio, che erano utilizzati per macinare la segale e
trasformarla in farina per il pane, i forni per la cottura di quest’ultimo, come quelli che ho
potuto osservare nelle frazioni San Nicolao e Reale, e la segheria della frazione Resiga,
azionata grazie alla canalizzazione dell’acqua della cascata del torrente Otro sotto la quale
è stata costruita.
Un’altra circostanza che mi ha permesso di legare lo studio del presente e del passato
etnografico della comunità è stata la partecipazione alla conferenza del professor Davide
Filiè nell’ambito della “Festa del Piemonte” nel mese di giugno del 2009, dove si è parlato
di problematiche linguistiche riguardanti l’origine della lingua dei Walser, il titzschu , oggi
argomento di forte dibattito vista la presenza di opinioni discordi di cui parlerò.
Il mio lavoro è quindi strutturato in due parti che richiamano i due momenti di ricerca sopra
citati:l a prima, che chiamerò “Alagna ieri”, è centrata sulla ricerca delle origini degli
insediamenti dovuti all’emigrazione dei coloni dalla Valle di Goms, sulla storia delle prime
comunità a sud delle Alpi e sulle loro caratteristiche socio-economiche, sul diritto di
insediamento e sulla gestione delle attività agro-pastorali, con particolare riferimento alla
storia e alla demografia di Alagna nel corso dei secoli, ai cambiamenti sociali che l’ hanno
attraversata e alla sua lingua.
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La seconda parte, che chiamerò “Alagna oggi”, è invece finalizzata alla raccolta di
testimonianze e progetti che rappresentano la contemporaneità di questo villaggio: essa
comprende la descrizione di progetti di rivitalizzazione linguistica nelle scuole e uno studio
anagrafico dei parlanti per classi di età. A questi due studi seguono delle riflessioni sul
Walsertreffen di Alagna del 2007 e un esame delle attività dell’Ecomuseo nel 2009.
In conclusione, pubblico integralmente otto brevi interviste a quattro giovani e quattro
anziani del paese che costituiscono le classi di età agli antipodi di questa comunità. La
finalità di questo piccolo progetto di ricerca è stata quella di capire la percezione che
hanno di sé stesse e della propria cultura queste due generazioni, il livello di
consapevolezza sulle proprie origini e il sentimento di identità che oggi vivono all’interno
della comunità e in relazione con le altre comunità walser.
Riguardo a queste tematiche, il professor Pier Paolo Viazzo, nel corso di un incontro di
presentazione a Torino del documentario sulla cultura Walser “Figli dei Figli” 1
nella tarda
primavera del 2008, disse che le varie comunità di questa etnia “sono sparse per tutto
l’arco alpino attraverso stati nazionali divisi dalle montagne” e che per questa particolare
caratteristica del territorio non è stato facile per loro mantenere i contatti nel corso dei
secoli. “Come molti gruppi etnici in Oceania”, disse, “hanno vissuto a lungo
nell’inconsapevolezza di radici e tratti culturali comuni, ma l’incontro, mediante il
Walsertreffen , di queste comunità ha favorito la riscoperta di un patrimonio culturale
condiviso”.
E’ in questo senso molto rilevante la necessità, sollevata da Luigi Zanzi nel suo libro I
Walser nella storia delle Alpi , di creare una storia delle regioni alpine che si opponga alle
arbitrarie divisioni imposte dagli stati nazionali. Con questa considerazione lo studioso ha
sottolineato che le Alpi vivono una storia che accomuna diverse popolazioni con proprie
specificità culturali e invita a non considerarle come unità isolate e chiuse ma aperte alla
comunicazione e allo scambio sociale.
I miei ringraziamenti per questa tesi vanno in primo luogo a tutta la mia famiglia, ai miei
genitori Massimo e Luisa che mi hanno fatto apprezzare per primi questo splendido
villaggio portandomi nella baita del Goreto dai primi anni dell’infanzia, a mia sorella
Arianna e allo zio Gianfranco che nel 1974 decise di comprare una antica baita walser
1
Figli dei figli , prodotto da Associazione Culturale Mano d’Opera, Associazione Culturale Place du Marché, Regen
Produzioni e Gambarotta Comunicazione, 2007.
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nella località in cui lui stesso aveva scritto la sua tesi di laurea e di cui si era certamente
innamorato. Ringrazio inoltre il professor Viazzo per la sua pazienza e disponibilità, Paola
Leonoris, che è stata mio tutor nel periodo di tirocinio presso il Comune di Alagna, tutte le
ragazze del Comune di Alagna, Fernanda, Barbara, Valeria, la signora Silvana Micheletti
dell’ufficio anagrafe, gli organizzatori delle attività dell’Ecomuseo Anna Gualdi, Norma
Pescio, Francesco e Giovanni Enzio, tutti coloro che si sono prestati per le interviste,
Viviana Degasperis, Elisa Walzer, Lorenzo Cumbo, Leonardo Enzio, Ugo Guala, Caterina
Rimella, Emilio Stainer, Gian Piero Viotti e tutti gli amici con cui ho condiviso delle
esperienze tra quelle montagne.
Torino, 26 gennaio 2010
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PRIMA PARTE – ALAGNA IERI LA NASCITA DI ALAGNA E DELLE COMUNITA’ WALSER
MERIDIONALI: STORIA, LINGUA E CULTURA
CAPITOLO 1
Le origini delle prime comunità a sud delle Alpi •
I Walser sono una popolazione di origine germanica migrata in varie zone delle Alpi tra
l’VIII e il XIII secolo. In Italia comunità Walser sono presenti in Piemonte (Valsesia e Val
d’Ossola) e in Val d’ Aosta (Valle del Lys e Val d’ Ayas).
Testi di riferimento:
E. Rizzi, Storia dei Walser dell’ovest: Vallese, Piemonte, Cantone Ticino, Valle d’Aosta, Savoia, Oberland Bernese,
(“Atlante delle Alpi Walser II”), Anzola d’Ossola, Fondazione arch. Enrico Monti, 2004.
E. Ronco, I maestri prismellesi e il tardogotico svizzero (1490-1699) , Magenta, Edizioni Zeicsiu, 1997.
M. Bodo, P. Viazzo, Note di demografia storica valdostana: la valle del Lys tra il XVIII e XIX secolo, in La Valle
d’Aosta e l’Europa, a cura di Sergio Noto Leo S. Olschki editore, 2008.
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La storia dei Walser comincia quando nell’Alto Medioevo popolazioni germaniche
colonizzarono parte della regione nord-alpina, favorite da un momento climatico molto
mite, alla ricerca di terreni agricoli non ancora utilizzati. Uno di questi popoli erano gli
Alemanni. Il loro nome significa “insieme di diverse tribù di popoli”, come se fossero un
popolo senza un identità culturale precisa. Sono descritti come appartenenti alla famiglia
dei popoli germanici da Tacito nel De Germania , uno scritto che risale al 98 d.C. e
costituisce la prima testimonianza della loro esistenza. Sono qui evidenziati molti tratti
culturali specifici delle popolazioni germaniche: Tacito dice che non costruiscono
agglomerati urbani ma costituiscono piccole frazioni con ampi spazi circostanti ovunque
siano attirati da un agente naturale come una sorgente, un campo coltivabile o una buona
esposizione al sole; dice che sono incolti ma che hanno dei buoni costumi come la
monogamia e la tendenza a formare famiglie molto numerose. Riguardo all’ alimentazione,
si dice mangino prodotti naturali, cacciagione e che abbiano la tendenza ad eccedere con
le bevande alcoliche tanto che “facendoli ubriacare, sarà più facile vincerli con il vino che
con le armi” 2
Non sono commercianti e non acquistano oggetti da forestieri, sono fieri,
individualisti e rifiutano il concetto di stato: le poche decisioni collettive sono prese da
libere assemblee di uomini. Sono assidui agricoltori e tendono a procurarsi più terra di
quanto sono in grado di coltivare.
Le prime istituzioni comuni risalgono al VII secolo e ne è un esempio la Lex
Allemannorum; risale a questo periodo anche la conversione al cristianesimo per opera di
San Colombano, tratto culturale che rimarrà solido nei secoli.
Le incursioni degli Alemanni verso sud a ridosso delle Alpi sono un tentativo di ricerca di
terreni coltivabili partendo dai luoghi di provenienza del sud dell’ odierna Germania, vicino
alle sorgenti del Danubio e alla Selva Nera. Da qui si muovono già verso il VI secolo verso
il Lago di Costanza e la catena alpina e nel IX secolo abbiamo insediamenti nella regione
dei laghi di Zurigo, Lucerna, Thun. E’ in questo stesso secolo che il clima favorevole
spinge gli Alemanni alla scoperta delle Alpi e delle sue valli, solcate da grandi fiumi
provenienti dal massiccio del San Gottardo: il Reno, Il Ticino, il Reuss e il Rodano. Proprio
la valle del Rodano si apre con una conca pianeggiante lunga più di dieci chilometri
chiamata valle di Goms (“conca”), che sappiamo abitata nell’ antichità grazie a ritrovamenti
dell’ età del ferro, e che nei primi 500 anni di storia cristiana non è stata luogo di
insediamenti ma adibita solo a pascoli estivi ad uso delle popolazioni stanziate più a valle.
2
Tacito, De Germania, XXIII
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La Valle di Goms è il più antico insediamento stabile di alta montagna con i suoi 1500
metri di quota e ha costituito un laboratorio di adattamento delle popolazioni alemanne a
condizioni di vita molto dure che esse affrontarono grazie al patrimonio di conoscenze
culturali di un popolo semi-nomade quali erano e sviluppandone altre: la trasformazione di
luoghi selvaggi in villaggi organizzati prevedeva operazioni di dissodamento e irrigazione
campi, la costruzione di baite, ponti, strade.
Dopo il loro arrivo nel Goms, i primi secoli della loro permanenza sono oscuri, sappiamo
però che godevano del Diritto dei Coloni che concedeva loro un tribunale indipendente,
l’assenza di capi imposti dal signore, la libertà di tutti i cittadini e l’autonomia
amministrativa. Questo diritto tra il XII e il XV secolo è applicato in tutta Europa per le
popolazioni che svolgono lavori di dissodamento per la creazione di nuove aree agricole
nelle zone alpine. E’ in questo periodo che ha luogo la straordinaria migrazione degli
Alemanni dell’ alto Vallese, che d’ora in poi chiamerò Walser, alla volta di nuove valli da
ridurre a coltura propagando la propria cultura in altre zone alpine in modo indipendente e
autonomo. Riguardo all’ organizzazione sociale delle comunità Walser vi fu a Binn nel
1429 un avvenimento che portò alla formazione di un vero e proprio tratto culturale,
essendo poi stato tramandato ed attuato in vari insediamenti walser in luoghi e tempi
diversi: 34 uomini della comunità si trovarono per giurare solennemente che nessuno
avrebbe mai venduto un pezzo di terra ad una persona estranea alla comunità walser; il
divieto si riferiva in particolare alle quote degli alpeggi e dei boschi.
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Dalla Valle di Goms i coloni raggiunsero per prime le località di Binn, Sempione, Saas, St.
Niklaus e Lötschental nel bernese, poi si propagarono ovunque i conti lombardi, feudatari
di ampi territori del Vallese, avevano appezzamenti da coltivare.
A ovest del Sempione troviamo insediamenti nella Valle di Visp, che a sua volta si ramifica
nelle valli di Saas e in quella di Zermatt e St. Niklaus; in queste vallate ritroviamo toponimi
di origine latina che non attestano però con sicurezza insediamenti permanenti ma più
facilmente alpeggi estivi. I primi documenti della comunità di Saas risalgono al XIII secolo
quando i coloni ottennero un cappellano che badasse alla chiesa.
3
E. Rizzi, Storia dei Walser dell’ ovest , p. 18.
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