3 Dal sistema nervoso a quello immunitario
Diversi anni fa Levi-Montalcini et al. [21] furono i primi a
suggerire che gli effetti del NGF non fossero limitati al sistema
nervoso, ma che si estendessero anche a diversi distretti del
tessuto corporeo. Nel corso dei decenni successivi infatti,
l'espressione così come la segnalazione delle neurotrofine
attraverso i loro specifici recettori è stata dimostrata al di fuori
del sistema nervoso. Particolare interesse ricadde sulle cellule del
sistema immunitario dimostratesi capaci di sintetizzare le
neurotrofine e di esprimere i recettori corrispondenti. Successive
evidenze suggerirono che le neurotrofine potessero influenzare
la risposta immunitaria, agendo come citochine. Dato che la
fisiopatologia delle malattie allergiche è caratterizzata dalla
progressione di reazioni infiammatorie, il potenziale ruolo delle
neurotrofine nel sistema immunitario è di grande interesse.
Evidenze scientifiche hanno portato alla conclusione che la
maggior parte delle cellule del sistema immunitario siano capaci
di produrre una o più neurotrofine e che esprimano anche il
recettore per le stesse. Di conseguenza, il trattamento delle
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cellule immunitarie con le neurtotrofine ha portato a risultati
biologici tangibili. Questi effetti includono la sopravvivenza
cellulare, la proliferazione così come la differenziazione di
specifiche cellule, ma anche il rilascio di specifici mediatori
come le citochine che hanno a loro volta un ruolo “funzionale”.
Così, il sistema immunitario è in grado di produrre la maggior
parte se non tutti i membri della famiglia delle neurotrofine e
non è escluso che il rilascio autocrino o paracrino da parte delle
cellule immunitarie sia direttamente coinvolto nella regolazione
della risposta immunitaria, come del resto fanno le citochine
classiche mediatrici del sistema stesso. Dato che le neurotrofine
sono prodotte all'interno e al di fuori del sistema immunitario,
n on sorprende che si registrino concentrazioni elevate in seguito
ad una risposta immunitaria locale o sistemica. Durante le
malattie allergiche (come l'asma allergico, rinite o dermatite
atopica), le neurotrofine sono intensamente prodotte dalle cellule
immunitarie locali e non e, inoltre, le cellule immunitarie
essendo in grado di esprimere i recettori per le neurotrofine e di
produrle, possono agire con meccanismo autocrino e paracrino.
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Data l'influenza sulle cellule del sistema immunitario,
il ruolo delle neurotrofine nelle varie malattie infiammatorie,
autoimmuni e allergiche è stato analizzato da Nocker e Renz
[22] in relazione ai livelli sierici e plasmatici di NGF. In
generale, i linfociti T helper , classificati in helper di tipo 1 (Th1)
e helper di tipo T 2 (Th2), in accordo con le differenti quantità di
citochine rilasciate da diverse popolazioni di cellule T helper,
sono cellule che mediano la risposta immunitaria. Mentre
l'immunità Th1 è fisiologicamente coinvolta nella difesa da
infezioni batteriche e virali, Th2 sviluppa l'immunità contro le
infezioni da elminti. Ma per quanto riguarda le alterate risposte
immunitarie, le cellule Th1 sono coinvolte nella promozione
dell'autoimmunità, mentre le cellule Th2 sono le cellule trigger
dell'infiammazione allergica. La maggior parte delle informazioni
sul coinvolgimento delle neurotrofine nel corso di un processo
infiammatorio è il risultato di malattie allergiche come l'asma
umana e quindi della classica immunità Th2. Tuttavia le
variazioni delle neurotrofine sono state descritte anche in corso di
malattie infettive. Pertanto è probabile ipotizzare che le
neurotrofine inneschino meccanismi di segnalazione più marcati
21
durante la risposta immunitaria
indipendentemnte dalla sua natura [23]. Inoltre essendo le
neurotrofine molecole di segnalazione sia per quanto riguarda il
sistema immunitario che per quello nervoso esse dovrebbero
essere in grado di mediare interazioni cellulari tra questi due
distretti.
3.1 Mastociti
I mastociti sono state le prime cellule del sistema immunitario
che si sono dimostrate sensibili al NGF, sia “in vivo” [9] che
“in vitro” (Bohm et al., 1986). Un esempio in tal senso sono i
ratti neonati che hanno ricevuto NGF per i primi 14 giorni di vita
mostrando una massiccia iperplasia mastocitaria caratterizzata sia
da un aumento di numero che di dimensioni con la partecipazione
dei mastociti del tessuto connettivo in diversi tessuti periferici e
con un effetto esteso in seguito anche ai mastociti della mucosa
(Stead et al, 1987;. Marshall et al, 1990). Mettendo insieme
questi dati con quelli ricavati da altre sperimentazioni sui topi,
che mostrarono dopo l' iniezione di anticorpi anti-NGF una
riduzione numerica dei
22
mastociti peritoneali [162] ,si può affermare che il NGF ha un
effetto sulla differenziazione e maturazione dei mastociti e / o dei
loro precursori. Ciò è supportato anche dal fatto che NGF può
indurre lo sviluppo di CTMC da cellule del midollo osseo di topo
(Matsuda et al. 1991) e da cellule della milza di ratti neonati
trattati con NGF[163]. Appare i nteressante notare che NGF
sembra agire come cofattore con l'interleuchina-3 nello sviluppo
di basofili o cellule mastocitarie provenienti da cordone
ombelicale umano [148] . Il fattore di crescita NGF è anche un
agente estremamente potente sulla degranulazione dei mastociti
peritoneali di ratto coltivati in presenza di fosfatidilserina o di
suoi derivati [164 ] . NGF induce una degranulazione mastocitaria
non citotossica che sembra richiedere la presenza di calcio
extracellulare (Mazurek et al., 1986) e non dipendente dalla
presenza del legame cellula-IgG o -IgE. Pertanto ciò si
differenzia dall'azione dei secretagoghi policationici (Pearce e
Thompson 1986) e può essere bloccato da composti antiallergici
che potrebbero anche inibire un'iperplasia indotta da NGF
(Marshall et al. 1990).
23
NGF può quindi agire come un immuno-modulatore nella
risposta infiammatoria, regolando il rilascio di mediatori dai
mastociti. Un'azione di innesco da parte del NGF sul rilascio di
istamina è stata osservata in basofili maturi umani (Bischoff e
Dahinden, 1992). In linea con tali risultati l'iniezione
sottocutanea di NGF produce stravaso di plasma (Otten et al.,
1984), mentre la somministrazione per via endovenosa induce
ipotensione (Yan et al. 1991). Entrambe le risposte sono coerenti
con il rilascio di istamina causato o favorito dal NGF. I mastociti
esprimono il recettore Trk ad alta affinità per il NGF, ma non per
gli altri membri di questa famiglia di recettori tirosin chinasici
(Horigome et al., 1993). Pertanto il NGF sembra essere l'unica
neurotrofina in grado di innescare il rilascio di mediatori
cellulari. Un aumento della sopravvivenza per effetto del NGF
sui mastociti “in vitro” può comportare la prevenzione di un
meccanismo di morte apoptotica (Horigome et al., 1994). In linea
con le altre azioni (Marshall et al. 19.901), questo effetto del
NGF ha suggerito di essere mediato dall'aumentata espressione e
dal rilascio di uno o più fattori di crescita autocrini. E' stato anche
osservato che i mastociti peritoneali di ratto sintetizzano,
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immagazzinano e rilasciano NGF biologicamente attivo in
quantità fisiologicamente rilevanti (Leon et al. 1994), inducendo
un aumento della sopravvivenza dei mastociti e una loro
sensibilizzazione. La capacità dei prodotti di degranulazione dei
mastociti, NGF compreso, di indurre iperplasia ha chiare
implicazioni sugli stati della malattia atopica o altre patologie
caratterizzate da infiammazione cronica, dove la ripetuta sfida tra
antigeni e fattori della degranulazione mastocitaria può
contribuire all'iperplasia e alla cronicizzazione della malattia.
3.2 Linfociti
La possibilità che le neurotrofine agiscano sui linfociti
fu riportata da Dean et al. [165], che osservarono
un'aumentata risposta blastogenica nelle cellule della milza di
topo, indotta da NGF. Questa osservazione, suggeriva che i
linfociti esprimessero i recettori delle neurotrofine. Si ebbe
infatti in seguito la dimostrazione di come queste cellule fossero
anche in grado di sintetizzare e rilasciare le neurotrofine,
portando così alla conclusione che ci fosse anche in questo caso
un'azione autocrina e paracrina delle neurotrofine anche su
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queste cellule. È interessante notare che l'espressione di entrambi
i recettori delle neurotrofine da parte dei linfociti è spesso
dipendente con dall' attivazione di suddette cellule [166 , 167].
L'Espressione di NGF e TrkA è indotta da un'attivazione
mitogena nelle cellule T CD4+ [168] . Questo recettore TrkA
sembra essere funzionale perché la somministrazione di NGF a
Cellule T CD4 stimolate dall'antigene induce l'espressione dei
CFO [169]. Sia le cellule CD4 + che CD8 + T sono in grado di
produrre NGF e la sua concentrazione risulta aumentata dopo
stimolazione antigenica nel sottoinsieme Th2 [170] . Anche le
cellule umane CD4 + Th1 e Th2 non stimolate, escludendo Th0,
esprimono NGF e TrkA [171]; le cellule Th1 esprimono TrkB e
bassi livelli di TRKC [172] , le cellule CD4 + e CD8 + T invece
trascrivono l' mRNA di BDNF e producono BDNF bioattivo [173
166] , NT-3 e NT-4 / 5 [167]. Per contro, l 'espressione di p75
NTR da parte delle cellule T è controversa [174,168] , in quanto
n elle cellule B TrkA, [175,176,177 ] , p75 e NTR vengono
espressi secondo Brodiee et al [178] . Tuttavia, secondo
Schenone et al. [179] , le cellule B non esprimono mRNA o
proteine per p75 o per TrKA. Le d iscrepanze tra questi risultati
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possono essere dovute allo stato di attivazione di queste cellule.
La presenza di TrkB sulle cellule B è stata confermata in seguito
[172,177] . Per quanto riguarda la produzione di neurotrofine, le
cellule B producono NGF [170,176] e NT-3 [172,] mentre le
cellule T attivate , producono BDNF [166]. Risulta inoltre
evidente come il NGF sia coinvolto nella sopravvivenza delle
cellule B perché è in grado di salvare queste cellule dall'apoptosi
indotta [180] . In sintesi, NGF / TrkA, e altri complessi NT /
recettore, sembrano avere un ruolo cruciale nella fisiologia delle
cellule T e B. Inoltre, ogni sottoinsieme di linfociti sembra
esprimere una matrice caratteristica di neurotrofine e dei loro
recettori.
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