Introduzione.
Lo scenario economico attuale è, a causa della crisi finanziaria mon-
diale, in totale cambiamento. Come sottolineano diversi economisti
dalla crisi si esce “cambiati” o non si esce.
Di difficoltà ce ne sono state, e ce ne saranno tante. In un certo senso
si avverte una situazione di panico condiviso che porta le imprese in
generale ad avere difficoltà soprattutto nell’ambito finanziario: per
intenderci l’accesso al credito.
Nel presente lavoro ho voluto considerare una tipologia di “impresa”
in particolare, quella cooperativa, la quale si differenzia sostanzial-
mente dalle altre per avere uno scopo-fine diverso: non ha scopo di
lucro. Essenzialmente la cooperativa è impresa ed allo stesso tempo
società: poiché ha un fine economico, ma la sua attività è data anche
dalla gestione comune del lavoro, individuando nella figura del socio
il perno attorno al quale ruotano aspetti di natura economico-finanzia-
ria.
Nel primo capitolo oltre alle definizioni generali, i principi, le tipolo-
gie di cooperative, ho voluto fissare l’attenzione anche sul Terzo Set-
tore.
Quest’ultimo rappresenta quell’area “economica sociale” capace di
coniugare qualità ed efficienza meglio di quanto sappiano fare Stato e
Mercato.
La non presenza, dunque di Istituzioni pubbliche e Mercato, spinge i
cittadini ad iniziative autonome, quali – associazionismo volontariato
cooperazione sociale organizzazioni non governative -.
Nel capitolo secondo mi sono focalizzato sugli aspetti peculiari di una
cooperativa; richiamando l’attenzione sulla governance, sulla struttura
finanziaria, accennando anche a strumenti finanziari da poter mettere
in pratica, la cosiddetta “finanza innovativa”, per contrastare l’attuale
crisi. Nella parte finale del capitolo, inoltre, ho richiamato l’importan-
za del sistema di budgeting in un’impresa cooperativa, soprattutto sot-
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to il profilo morale, ed in ultimo soffermandomi sull’istituto del ri-
storno e del Valore aggiunto. Il primo rappresenta l’aspetto principale
di differenziazione rispetto ad un’impresa for profit; considera la ridi-
stribuzione della ricchezza prodotta tenendo ben presente lo scopo
principale della cooperativa, ovvero la mutualità.
Il secondo mette in rilievo l’importanza di creare una riclassificazione
del conto economico secondo lo schema del Valore aggiunto (V AG),
per rendere visibile la qualità sociale, per esplicitare il valore sociale
prodotto, per effettuare un’analisi comparativa storica delle loro per-
formance.
Il terzo capitolo invece è interamente dedicato allo studio di una co-
operativa, che è considerata il fiore all’occhiello del Mezzogiorno: la
Edil Atellana.
La Edil Atellana è la prova che è possibile fare cooperativa andando a
competere con realtà imprenditoriali private, anche in territori “diffici-
li”. Tale Cooperativa oggigiorno ha raggiunto dimensioni notevoli,
andandosi ad insinuare su tutto il territorio Nazionale, ed è attualmen-
te affascinata dall’idea di dare uno sguardo anche al mercato Estero.
Da questo capitolo inoltre è possibile estrapolare alcuni stralci dell’in-
tervista che ho proposto al Direttore Amministrativo della Edil Atella-
na, Antonio Sigismondo, che mi ha spiegato le “strategie” economico-
finanziarie messe in pratica dalla cooperativa sin dalla sua nascita, fo-
calizzandoci principalmente sulla recente crisi, che come tutto il mon-
do economico ha invaso anche la Edil Atellana.
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CAPITOLO 1: COOPERATIVA E TERZO SETTORE
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CAPITOLO 1
COOPERATIVA E TERZO SETTORE
1.1 Che cos’è una cooperativa: principi fondamen-
tali.
Cooperare. Vuol dire scegliere di operare insieme, unire idee,
lavoro, iniziative, risparmi, nel tentativo di raggiungere un ri-
sultato comune.
La cooperativa è una società costituita tra persone fisiche (ne
bastano 3) e giuridiche che condividono un obiettivo e che uni-
scono le loro forze per affrontare assieme le sfide competitive
ed innovative del mercato senza dimenticare i concetti di soli-
darietà, collaborazione sul lavoro e mutualità che sono i princi-
pi ispiratori di una cooperativa.
Essenzialmente la cooperativa è impresa ed al tempo stesso so-
cietà: poiché ha un fine economico, ma la sua attività è data an-
che dalla gestione comune del lavoro, individuando nella figura
del socio il perno attorno al quale ruotano aspetti di natura eco-
nomico-finanziaria.
La cooperativa è dunque un’impresa nella quale la persona-
socio prevale sull’elemento economico. Alla base della coope-
rativa sta infatti la comune volontà dei suoi membri di tutelare i
propri interessi di consumatori, lavoratori, agricoltori, operatori
culturali, ecc.
La comune gestione dell’impresa permette di collocarsi in una
situazione di concorrenza nei confronti di chi, come i grandi
gruppi, detiene una posizione di forza sul mercato.
Fare cooperativa è un modo coinvolgente per realizzare insieme
ad altri un’idea imprenditoriale. È un’impresa in cui i Soci, in
modo paritario, partecipano alle decisioni imprenditoriali. È
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una società in cui i soci sono gestori pro tempore di un patri-
monio che viene affidato alle nuove generazioni.
La cooperativa risulta essere una forma organizzativa peculiare,
diversa non solo dalle imprese tradizionali, ma anche da altri
soggetti non profit operanti nell’ambito dei servizi sociali.
I principi cooperativi sono linee guida mediante le quali le coo-
perative mettono in pratica i loro valori, vediamo quali sono:
I. Adesione libera e volontaria.
L’adesione ad una cooperativa deve essere volontaria e
non deve essere oggetto di restrizioni artificiose, né di
discriminazioni sociali, politiche, razziali o religiose.
II. Controllo democratico da parte dei Soci.
Le cooperative sono organizzazioni democratiche: gli
affari devono essere amministrati da persone scelte dai
Soci. I Soci devono avere uguali diritti al voto (un Socio
un Voto).
III. Partecipazione economica dei Soci.
L’eventuale interesse sul capitale sociale deve essere
limitato; gli avanzi di gestione devono essere utilizzati
in modo che nessuno sia favorito, secondo le seguenti
finalità:
Sviluppo della cooperativa, possibilmente creando
delle riserve;
Benefici per i Soci in proporzione alle loro tran-
sazioni con la cooperativa stessa;
Sostegno ad altre attività approvate dalla base so-
ciale.
IV. Autonomia ed indipendenza.
Le cooperative sono organizzazioni autonome, basate
sull’auto aiuto e gestite dai loro membri. Se esse stipu-
lano accordi con altre organizzazioni, compresi i gover-
ni o raccolgono capitale dalle fonti esterne, fanno ciò a
condizioni che assicurano comunque il controllo demo-
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cratico da parte dei loro Soci e mantengono inalterata la
loro autonomia cooperativa.
V. Educazione formazione e informazione.
Le cooperative devono fornire ai loro soci, dirigenti,
amministratori e dipendenti l’educazione e la formazio-
ne necessarie per poter contribuire efficacemente allo
sviluppo delle cooperative stesse.
Devono inoltre curare la diffusione presso l’opinione
pubblica dei principi, dei metodi e dei benefici della co-
operazione.
VI. Cooperazione tra cooperative.
Ogni cooperativa al fine di soddisfare più i propri Soci e
di rinforzare l’intero movimento cooperativo, deve ope-
rare attivamente ed in modo coordinato assieme alle al-
tre cooperative su scala locale, nazionale ed internazio-
nale.
VII. Impegno verso la collettività.
Le cooperative lavorano per lo sviluppo sostenibile del-
la collettività di cui sono espressione ed alla quale ap-
partengono attraverso politiche approvate dai loro Soci.
1.2 La mutualità e il vantaggio mutualistico.
Per mutualità deve intendersi la capacità di fornire ai Soci beni,
servizi o occasioni di lavoro a condizioni più vantaggiose ri-
spetto a quelle di mercato, ottenendo quindi un vantaggio eco-
nomico diretto (risparmio di spesa per beni e servizi o maggiore
remunerazione del proprio lavoro).
Quella sopra riportata è la definizione contenuta nella Relazio-
ne al codice civile del 1942, la quale si fonda sulla valorizza-
zione del rapporto di reciprocità delle prestazioni tra i soci e la
società, per cui i soci cooperatori figurano contemporaneamen-
te nella doppia veste di fornitori, quantunque attraverso la me-
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diazione di una società dotata di personalità giuridica, e di uten-
ti delle prestazioni. La mutualità si traduce quindi nella sintesi
di un elemento strutturale (coincidenza soggettiva di soci e u-
tenti) e di un elemento funzionale (l’impresa di servizio opera a
favore dei soci stessi).
Lo scopo che si propongono i soci di una società di capitali è
quello di produrre utili con l’attività economica che svolgono
per poi distribuirli ai soci, mentre lo scopo dei soci cooperatori,
quello cosiddetto mutualistico, consiste in una reciprocità di
prestazioni.
Sotto questo profilo mentre le società ordinarie debbono conse-
guire (lucro oggettivo) e ripartire (lucro soggettivo) utili patri-
moniali, derivanti dall’esercizio di una attività economica rivol-
ta al mercato, le cooperative debbono invece svolgere tale atti-
vità direttamente con i propri soci, e a condizioni di favore ri-
spetto a quelle praticate sul mercato.
Una cooperativa organizzata in termini mutualistici può confi-
gurarsi come uno strumento di accesso diretto al mercato dei
soggetti che singolarmente sarebbero impossibilitati (lavoratori
consumatori, piccoli produttori, risparmiatori), realizzando un
vero e proprio mezzo in grado di superare le cosiddette barriere
d’ingresso, destinate a scoraggiare l’ingresso di nuovi competi-
tori sul mercato. In questo senso, mutualità, significa per i soci,
cooperare per soddisfare le proprie esigenze a seconda dei pro-
pri bisogni, ma cooperare significa anche che l’unità cooperati-
va, nel suo agire, opera al contempo per il soddisfacimento di
bisogni o interessi diffusi imputabili a determinati gruppi o ca-
tegorie sociali di cui quella stessa cooperativa costituisce
un’emanazione.
Lo scopo mutualistico è un riconoscimento definito anche
nell’articolo 45 della costituzione secondo cui: “La repubblica
riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di
mutualità e senza fini di speculazione privata”.