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INTRODUZION INTRODUZION INTRODUZION INTRODUZIONE E E E
Una delle conseguenze che sono seguite
all’implosione dell’Unione Sovietica è stata
l’emergere della regione del Mar Caspio come
una significativa zona energetica per il
ventunesimo secolo, nonchØ come una delle aree
geopoliticamente piø importanti sullo scacchiere
internazionale.
Il potenziale delle sue enormi risorse di
petrolio e gas naturale la pone al centro degli
interessi delle piø grandi potenze mondiali, pronte
a battersi per assicurarsi sfere di influenza e
concessioni in quello che è uno dei piø grandi
bacini energetici del mondo. La vastità dei suoi
giacimenti è tale che potrebbe rifornire i mercati energetici mondiali per i prossimi cento anni,
ponendola quasi alla pari con la regione del Golfo Persico.
1
Lo sfruttamento di queste vastissime riserve è però tutt’altro che facile a causa
dell’instabilità dell’area, e della posizione geografica della stessa.
Il Mar Caspio è un’enorme massa d’acqua
2
completamente racchiusa fra gli stati
dell’Asia centrale (Kazakistan e Turkmenistan), la Russia, l’Azerbaijan e l’Iran, la cui unica via
verso un’area aperta è rappresentata da un sistema di fiumi e canali
3
che lo connettono con il Mar
Nero. Questa posizione chiusa complica e aumenta grandemente i costi per l’estrazione e per il
trasporto del gas e del petrolio verso i mercati mondiali.
La geografia umana della regione è poi delle piø varie: decine di gruppi etnici con
tradizioni, lingue e culture differenti hanno popolato le coste del Caspio sin da tempi
antichissimi, andando a creare quella complessità di rapporti, conflitti e rivalità che
caratterizzano tutt’oggi la regione e che sono una delle maggiori cause della sua instabilità.
Per tutto il periodo del regime sovietico la ricchezza di questa regione e le sue enorme
risorse energetiche rimasero poco sfruttate ed isolate dal resto del mondo occidentale. Il crollo di
1
GOKAY B., The politics of Caspian Oil, Palgrave Publishers Ltd, London, 2001, p. 53
2
Estendendosi per 1.120 Km da nord a sud e per 320 Km da est a ovest il Mar Caspio è la piø grande
massa d’acqua chiusa della terra
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Trattasi del canale artificiale Volga-Don che collega i fiumi Volga e Don nel punto in cui i loro corsi si
trovano alla minore distanza. Lungo 101 Km, 45 dei quali costituiti da corsi di piccoli fiumi, esso è l’unica via
navigabile che connetta il Mar Caspio al Mar Nero.
Fig. 1 - La regione del Mar Caspio
Figura tratta dal sito:
http://www.payvan.com/news/ , accesso: 02.08.2009
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tale regime nel 1991 portò ad un radicale cambiamento e all’apertura di un nuovo enorme
mercato dove le maggiori potenze economiche e politiche, insieme ai nuovi attori regionali,
avrebbero ingaggiato una lotta per l’accesso e il controllo di tali immense riserve.
I nuovi stati indipendenti
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compresero immediatamente l’importanza di garantirsi
esclusivi diritti sui giacimenti e sulle vie di accesso ad essi, che sarebbero poi diventate
geopoliticamente importanti tanto quanto le riserve stesse.
Le classi dirigenti di questi nuovi stati consistevano però, per la gran parte, di ex-ufficiali
sovietici poco esperti negli affari internazionali, incapaci di muoversi nei complessi gangli della
diplomazia internazionale e facilmente vulnerabili alle pressioni esterne.
Ne approfittarono le maggiori potenze mondiali, in particolare gli Stati Uniti, la
Federazione Russa, l’Unione Europea e la Cina, oltre che ai colossi economici privati, generando
immediatamente una corsa all’oro nero in cui nessuno voleva starsene fuori.
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Allo stesso tempo antiche rivalità etniche, e storici conflitti mai risolti, riemersero
insieme al desiderio di sviluppo economico di ciascuno stato, andando così a fomentare
l’instabilità dell’intera area.
Ai giorni nostri la regione del Mar Caspio è entrata di diritto nelle zone chiave degli
interessi delle grandi potenze e la sua stabilità sarà essenziale per il mercato energetico mondiale.
Chiarito il contesto generale lo scopo del mio lavoro sarà di dare una visione la piø
possibile completa sull’intera regione, analizzando i diversi attori ed interessi coinvolti, nonchØ
le sfide e le minacce che tale teatro internazionale ha per il mondo occidentale.
In primis verrà fatto un breve excursus storico della produzione petrolifera della regione,
seguirà poi un’analisi sulla complessa geopolitica dei giacimenti e degli oleodotti. Mi soffermerò
poi sulle controversie relative allo status legale del Caspio, nonchØ sulle problematiche
ambientali che affliggono questo unico ecosistema.
Il terzo e il quarto capitolo saranno invece dedicati allo studio rispettivamente degli
interessi e delle prospettive regionali, e degli interessi e delle sfide internazionali.
4
Trattasi delle ex-repubbliche sovietiche dell’Azerbaijan, dell’ Armenia, della Georgia, del Kazakhstan e
del Turkmenistan
5
GOKAY B., The politics of Caspian Oil, Palgrave Publishers Ltd, London, 2001, p. 20
5
Capitolo 1
CENNI STORIC CENNI STORIC CENNI STORIC CENNI STORICI I I I
Il millenario legame della regione con il petrolio
Sin da tempi immemorabili la regione del Caspio, in particolare il Caucaso, è legata al
petrolio e al gas naturale, gli abitanti di queste zone furono tra i primi al mondo a scoprire le
eccezionali qualità e le enormi potenzialità del cosiddetto oro nero.
Per secoli il petrolio fu di fatto visto ed utilizzato piø come una sorte di pozione magica
che come prodotto industriale. L’estrazione avveniva da sorgenti e fonti poco profonde, il
petrolio veniva poi trasportato nelle aree limitrofe tramite ceste e botti portate dai cammelli. Esso
veniva usato per scopi medici e curativi, per cuocere, per riscaldare e come fonte di
illuminazione.
6
Storie degli “eterni fuochi” di Baku sono narrate da piø di tremila anni e vi si trovano
testimonianza ben documentate già a partire dal sesto secolo a.C. Si dice che anche il profeta
Zoroastro
7
abbia visitato questi luoghi con l’intento di vedere coi propri occhi i famosi fuochi.
L’antica letteratura greca e romana contiene molti riferimenti al petrolio e al gas del
Caspio
8
, anche se la maggior parte dei quali non sono molto precise e non ci danno grosse
informazioni sull’estrazione e l’uso di queste risorse.
Gli autori bizantini narrano di produzione di petrolio nella regione nord occidentale della
Persia e addirittura di templi dedicatati ai magici fuochi.
Gli esploratori europei arrivarono a Baku alla fine del tredicesimo secolo d.C. e il primo
di essi fu Marco Paolo che attraversò la Persia tra il 1271 e il 1273, seguendo l’antica Via della
seta
9
, e riportò di sorgenti naturali da cui sgorgava un liquido non commestibile, ma ottimo per
essere bruciato.
Dagli inizi del Settecento i resoconti e le testimonianza di campi petroliferi da cui veniva
estratto e poi commercializzato il petrolio di Baku furono numerosissime; si riportava che esso
era usato principalmente come combustibile per illuminare e come solvente per eliminare
macchie dai tessuti.
6
GOKAY B., The politics of Caspian Oil, Palgrave Publishers Ltd, London, 2001, pp. 2-3
7
Zoroastro fu un profeta persiano vissuto tra il sesto e il quinto secolo a.C. fondatore dello Zoroastrismo. Si
ritiene che le sue idee possano essere state influenzate dagli eterni fuochi di Baku.
8
Erodoto nel 450 a.C. lamentandosi per il puzzo degli abitanti della Persia del nord descrisse la loro abilità
nell’estrarre petrolio da sorgenti e pozzi.
9
La Via della seta, il lungo itinerario che si snodava tra l’Occidente e la Cina, passava solo qualche
centinaio di km a sud dell’Azerbaijan generando quindi ottimi opportunità per i commercianti della regione.
6
Il primo boom petrolifero sotto la Russia imperiale
Nonostante la conoscenza e lo sfruttamento del petrolio del Caspio risalga a tempi
antichi, e pozzi scavati a mano abbiano rifornito di petrolio le zone limitrofe per secoli, i grandi
campi petroliferi di Baku erano troppo isolati dai grossi centri di consumo per giocare un ruolo
fondamentale nella emergente industria petrolifera
Da quando l’intera regione passò sotto il controllo della Russia imperiale il quadro
cominciò rapidamente a cambiare.
10
Sin da subito i russi cercarono di aumentare lo sfruttamento degli enormi pozzi
petroliferi, autorizzando nuove esplorazioni ed investendo enormi risorse. Fu solo però a partire
dagli anni settanta dell’Ottocento che lo sfruttamento conobbe il vero boom grazie alle nuove
invenzioni tecnologiche, in particolare alle scavatrici meccaniche, e alla montante domanda
mondiale di petrolio.
Il boom petrolifero che seguì in quegli anni non sarebbe comunque mai potuto accadere
se la Russia zarista non avesse preso l’importante decisione di aprire l’area a investimenti privati.
Ciò comportò l’arrivo di petrolieri ed imprenditori da tutto il mondo portanti ingenti capitali, e
decisi ad impadronirsi delle maggiori concessioni possibili in quella che fu una selvaggia corsa
all’oro nero
11
.
Tra gli investitori stranieri coloro che piø di ogni altro contribuirono allo sviluppo
dell’industria petrolifera della regione furono senza dubbi i due fratelli Robert e Ludwig Nobel
12
.
Essi mossero i primi passi nel 1875 quando Robert, che aveva appena comprato un paio di
concessioni vicino a Baku, acquistò una piccola raffineria. Fu subito raggiunto dal fratello e in
pochi anni grazie a brillanti invenzioni
13
ed un’organizzazione moderna ed efficiente posero le
basi di quella che a fine Ottocento fu una delle piø potenti e sviluppate industri petrolifere di quei
tempi.
Subito dopo i fratelli Nobel, a Baku fece la sua comparsa la famiglia Rothschild
14
che con
la propria società finanziò la costruzione della ferrovia Baku-Bitumi
15
aprendo cosi una nuova
via per il petrolio del Caspio verso l’occidente.
10
L’intera regione del Caucaso passò alla Russia nel 1813 alla fine della guerra russo-persiana.
11
AKINER S., The Caspian, politics, energy and security, RoutledgeCurzon, New York, 2004, p. 4
12
Essi erano figli del chimico svedese Alfred Nobel (1833-1896), l’inventore della dinamite e l’ideatore del
premio Nobel.
13
Una dei maggiori contribuiti dei fratelli Nobel all’industria di Baku fu il miglioramento dei trasporti per
le esportazioni. Fin ad allora la maggior parte del petrolio veniva esportato in sacche di pelle caricate su cavalli o
cammelli. Ludwig ebbe l’idea di spedire invece il petrolio nelle stive delle navi. Fece costruire navi cisterne adatte a
ciò ed il successo di questo nuovo tipo trasporto ebbe un successo non solo nel Caspio, ma in tutto il mondo.
14
I Rothschild sono una dinastia di banchieri di origne ashkenazi, che durante l’Ottocento divennero uno
dei piø grandi potentati nel mondo della finanza europea.
15
Completata nel 1883 collegava i giacimenti di Baku al porto georgiano di Bitumi sul Mar Nero.
7
Grazie agli investimenti di queste due famiglie, e in seguito di altri colossi come la
Samuel & C e la Royal-Duth Shell Group, la produzione di petrolio della regione continuò ad
aumentare a livelli esponenziali e raggiunse il suo culmine nel 1901 quando quasi metà del
petrolio mondiale proveniva dai 1900 pozzi del Caucaso, localizzati in un’area di meno di dieci
Km quadrati.
16
Agli inizi del ’900 Baku era ormai diventato uno dei piø ricchi e popolosi distretti
industriali dell’impero russo, dai 13.000 abitanti della metà del Ottocento era passato ai quasi
250.000 intorno al 1907.
Le esportazione andavano a gonfie vele, le infrastrutture erano in continuo
miglioramento, i capitali stranieri continuavano ad arrivare e l’industria dell’estrazione stava
diventando sempre piø tecnologica e meglio amministrata.
In realtà al di sotto della cortina sfavillante del boom petrolifero vi erano già agli inizi del
Novecento forti contraddizioni e tensioni sociali che sarebbero scoppiate di lì a poco. In
particolare a Baku lo sviluppo velocissimo della città aveva provocato il sorgere di enormi
baraccopoli di lavoratori che vivevano in condizioni disumane e che avevano formato un
proletariato multietnico
17
che divenne terreno fertile per le infiltrazioni bolsceviche
18
. Agitazioni,
scontri e rivolte divennero sempre piø frequenti e culminarono nella distruzione e messa a fuoco
di diversi campi e nell’uccisione di vari dirigenti petroliferi. Chiaramente ciò ebbe enormi
conseguenze sull’industria, e in particolare distrusse la fiducia degli investitori stranieri che
cominciarono a vedere la regione come troppo instabile e pericolosa per rischiare grossi
capitali.
19
Due eventi internazionali di enorme portata come la prima guerra mondiale e la
rivoluzione sovietica segnarono poi, in maniera definitiva, la fine della prima fase d’oro
dell’industria del petrolio del Caspio e portarono la regione, e le sue immense risorse, ad un
nuovo lungo isolamento dal resto del mondo occidentale.
16
GOKAY B., The politics of Caspian Oil, Palgrave Publishers Ltd, London, 2001, p. 6
17
La cosiddetta Black Town, contrapposto alla White Town dei ricchi magnati del petrolio.
18
Diversi leader bolscevichi erano clandestinamente stabiliti a Baku, tra i quali vi era Stalin stesso.
19
AKINER S., The Caspian, politics, energy and security, RoutledgeCurzon, New York, 2004, p. 6
8
L’era sovietica
Quando i bolscevichi presero il potere nel 1917, la Russia possedeva 28 campi petroliferi
e di gas, la maggior parte dei quali localizzati nel Caucaso. Il nuovo regime confiscò tutte le
tenute e le concessioni private e di fatto isolò le immense riserve di grezzo dal resto del mondo.
L’industria petrolifera rimase nel caos per i dieci anni seguenti e l’intera regione del
Caspio durante la guerra civile russa (1918-1920) sperimentò una fase di completo disastro
economico e disordine politico. L’Azerbaijan, l’Armenia e la Georgia dichiararono
l’indipendenza nel 1918 e subito dopo le forze ottomane occuparono Baku, scalzate poi a loro
volta dai britannici alla fine della prima guerra mondiale.
20
Il nuovo governo dell’Azerbaijan e il controllo della Gran Bretagna ebbero vita breve in
quanto i bolscevichi conquistarono l’intera regione, scacciando ogni forza occupante, e
stabilendo nuove repubbliche socialiste sovietiche intorno a tutto il Mar Caspio.
Per un po’ di anni la produzione petrolifera continuò ad aumentare anche sotto il regime
sovietico grazie all’apertura di nuovi pozzi, a enormi investimenti statali e all’introduzione di
nuove piattaforme e palafitte in acciaio
21
.
Con l’adozione dei piani quinquennali di Stalin nel 1929 il governo centrale volle aver il
totale controllo di ogni dettaglio della filiera produttiva del petrolio, dall’esplorazione,
all’estrazione, alla raffinazione. Nonostante le nuove scoperte di giacimenti nella zona tra il
Volga e gli Urali, il distretto di Baku continuò a contare alla fine degli anni trenta per l’80%
dell’intera produzione petrolifera russa.
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Le cose cambiarono con l’inizio della seconda guerra mondiale e con la relativa minaccia
tedesca ai campi petroliferi del Caucaso che portarono la Russia sovietica a concentrare
l’estrazione in altre zone al suo interno, ritenute geopoliticamente piø sicure, come appunto il
distretto Volga-Urali. Il risultato fu la perdita della centralità del petrolio del Caspio e il suo
inarrestabile declino che proseguì, e aumentò ancor di piø, nei decenni del dopoguerra.
La Russia sovietica del dopoguerra continuò comunque ad essere uno dei piø grandi
esportatori al mondo di petrolio e gas
23
, e le sue immense risorse riuscivano a bilanciare la
carenza di infrastrutture e il crescente deficit di tecnologia rispetto al mondo occidentale. Di fatto
però un sistema troppo inefficiente, mancante della moderne attrezzature ed eccessivamente
20
I britannici imposero la legge marziale e presero il controllo della linea ferroviaria Baku-Bitumi in modo
da tenere le mani sulla principale via di trasporto del greggio.
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Nel 1925 gli ingegneri sovietici costruirono la prima piattaforma off-shore del Caspio.
22
GOKAY B., The politics of Caspian Oil, Palgrave Publishers Ltd, London, 2001, p. 9
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Nel 1974 l’Unione Sovietica era il piø grande paese produttore di petrolio al mondo. L’unico che potesse
considerarsi completamente indipendente nell’energia.