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Introduzione
L’interesse verso il tema del servizio idrico nasce dal dibattito in atto sulla
possibile privatizzazione dell’acqua. Mi sono trovato in breve coinvolto e
affascinato dalla tematica e, dopo aver passato settimane e mesi nel
tentativo di comprendere le caratteristiche ed il funzionamento del nostro
servizio idrico, mi sono accorto di quanto in realtà il dibattito sia basato,
da una parte e dall’altra, su basi ideologiche e poco concrete. Da qui è nato
il tentativo di capire e poi anche di spiegare, ad amici e parenti, quali siano
i reali problemi del settore, al di là delle mere preferenze su una gestione
pubblica o privata. Ho avuto la fortuna di essere accolto come ‚visiting
student‛ presso la University of Dundee in Regno Unito e più
precisamente presso lo Unesco Centre for Water Law, Policy and Science. Tale
è un centro di eccellenza in Europa per la ricerca in differenti campi legati
al tema dell’acqua, come ad esempio la regolazione, la protezione degli
ecosistemi, le questioni riguardanti le risorse idriche condivise da più Stati
o la governance delle risorse idriche. Qui ho collaborato alla redazione di
un progetto di ricerca dal titolo ‚Water and Sanitation Services in Europe:
Do Legal Frameworks provide for Good Governance‛, intrapreso per
conto della società Suez Environnement, e focalizzato sui temi della
partecipazione pubblica, accesso alla giustizia ed all’informazione: proprio
dalla scoperta di tali temi è nata l’ispirazione per quella la seconda parte
della tesi, ovvero il tema della partecipazione pubblica. Durante tale
esperienza ho avuto inoltre la possibilità di compiere ricerche personali
finalizzate alla stesura della tesi, legate alla comprensione del modello di
gestione idrica inglese, usufruendo della fornita biblioteca della Facoltà di
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legge della University of Dundee. Infine sono risultati utilissimi i consigli
ed interessanti gli scambi di opinione avuti con i ricercatori e gli amici
presenti in Università.
Riguardo al lavoro svolto, ho da subito notato come le relazioni fra la
risorsa acqua, il sistema legale e gli interessi, sia pubblici che privati, siano
di rara complessità. L’acqua è ovviamente un elemento naturale, ma con
caratteristiche particolari, soprattutto sul piano sociale, che coinvolgono
questioni etiche. Ѐ difficile dire, dal punto di vista legale, se l’acqua sia
una commodity, ovvero una merce, oppure un bene pubblico non
escludibile. La Legge Galli del 1994 afferma la proprietà pubblica delle
acque (a parte i depositi di acqua piovana), oltre al riconoscimento che
l’acqua è una risorsa che deve essere salvaguardata per le generazioni
future e deve essere gestita in maniera sostenibile. Dal mio punto di vista,
il dibattito attuale sulla privatizzazione, iniziato nel 2008 a seguito
dell’approvazione del ‚Decreto Ronchi‛, non è né esauriente né tocca i
punti salienti riguardo ai problemi che la gestione del servizio idrico
italiano si trova ad affrontare. Discutere se l’acqua debba essere trattata
come una merce oppure no, non coglie il problema del nostro sistema. La
proprietà, anche se è stata affermata come pubblica, non è rilevante se non
si tengono in considerazione le questioni riguardanti i poteri regolatori,
l’accessibilità alle risorse, il loro uso e la protezione dall’inquinamento. In
realtà, la proprietà pubblica delle acque si caratterizza come una forma di
proprietà comunitaria differente dagli tipi di proprietà: dire che la
proprietà delle acque è pubblica non significa che l’acqua non sia una
commodity, bensì un tipo particolare di commodity: questo perché la
gestione idrica non riguarda l’acqua in sé, ma il servizio idrico. Ad essere
trattato è il suo uso, non la risorsa. Credo che capire la distinzione tra
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acqua, in quanto risorsa, e servizio idrico sia fondamentale per capire il
discorso che intendo affrontare nella mia tesi. Ѐ ben nota una frase, molto
ben esplicativa, di Antonio Massarutto, uno dei massimi studiosi del
settore: <<l'acqua è un dono di Dio, tuttavia Dio o chi per lui ha donato
l'acqua, ma non i tubi e i depuratori: a quelli dobbiamo pensarci da soli>>
(Cianciullo, 2009). Proprietà pubblica e proprietà privata perdono i propri
caratteri distintivi quando si parla di acqua. La proprietà pubblica
significa essenzialmente la funzione pubblica esercitata dal Governo di
uno Stato. Ciò che intendo dimostrare è che tale funzione deve implicare
un ruolo di protezione e soprattutto di regolazione: il pubblico, nello
specifico l’autorità pubblica, dovrebbe garantire che l’uso che si fa della
risorsa venga destinato a quelli scopi sociali e di solidarietà che sono
universalmente riconosciuti e che sono alla base della vita di una
comunità. Quello che è rilevante è che il pubblico garantisca la protezione,
l’uso e la conservazione della risorsa secondo principi di sostenibilità, sia
che la gestione venga affidata in mano pubblica o in mano privata o
attraverso forme di partenariato pubblico-privato.
Il primo capitolo della tesi affronta in generale il tema del servizio idrico,
descrivendo le proprietà di monopolio naturale che lo caratterizzano ed i
vari modelli di proprietà e gestione del servizio. Inoltre, viene descritto da
un punto di vista teorico che cosa si intende per regolazione, ovvero
l’azione di regolare, e per regolamentazione, ovvero il complesso di norme
che regolano un’attività. A tal proposito sono stati determinanti per la mia
comprensione del tema gli scritti di Baldwin, Cave e Cowan.
Il secondo capitolo affronta il tema della gestione del servizio idrico in
Italia analizzando i principali atti legislativi che negli ultimi due decenni
hanno riformato il modello di gestione del servizio. Particolare attenzione
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viene riposta sulla Legge Galli del 1994 e sul suo stato di
implementazione, nonché sulla più recenti legge di riforma dei servizi
pubblici locali. Vengono presentati i dati della Commissione Nazionale di
Vigilanza sulle Risorse Idriche (Co.N.Vi.Ri.) sulla cui base vengono
evidenziati i problemi di finanziamento e le difficoltà di realizzazione
degli investimenti: inoltre, a fronte di un importo degli investimenti
necessari nei prossimi 30 anni nell’ordine dei 66 miliardi di euro (Anea-
Utilitatis, 2008), viene evidenziato come il bilancio dello Stato non sia in
grado di sobbarcarsi da solo la cifra richiesta: la ricerca del privato e del
suo supporto finanziario si configura dunque come una necessità ed una
realtà già da diversi anni e che non nasce in seguito all’approvazione del
‚Decreto Ronchi‛.
Il terzo capitolo esamina la gestione del servizio idrico in Inghilterra,
scelto come modello su cui basare una comparazione: sebbene diverso, in
quanto soggetto a privatizzazione totale dal 1989 e distante anche per
questioni legate alla cultura e alla storia dei due Paesi, sulle questioni
riguardanti l’indipendenza dell’autorità di regolazione, i metodi di
coordinazione fra tali autorità ed il metodo tariffario, ho riscontrato un
margine utile di comparazione, anche per trarre insegnamento da come
un altro Paese ha risolto gli stessi problemi che affliggono il nostro
sistema.
Il quarto capitolo esamina nel dettaglio le criticità del modello di
regolazione del servizio idrico italiano, facendo un confronto con le
modalità adottate dal sistema inglese riguardo specifiche questioni. Gran
parte dell’ispirazione proviene dagli scritti del Professor Massarutto, per
quanto riguarda la regolamentazione economica e dal Professor Lugaresi,
per la parte relativa all’assetto istituzionale del servizio idrico ed alla sua
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regolamentazione ambientale. Basandosi sulla situazione economico-
finanziaria delle imprese, derivante dagli ultimi dati Co.N.Vi.Ri. e
Utilitatis, le maggiori criticità del sistema italiano sono individuate essere:
il problema dell’indipendenza delle autorità di regolazione, l’insufficiente
allocazione dei rischi tra pubblico e privato, il metodo tariffario antiquato
e non incentivante l’efficienza, la scarsa coordinazione tra regolazione
economica ed ambientale.
Il quinto capitolo è focalizzato sulla governance del servizio idrico ed in
particolare sul tema della partecipazione pubblica quale possibile
strumento innovativo per le politiche idriche e di gestione del servizio
idrico. Dopo un’introduzione al tema, viene analizzato l’utilizzo della
partecipazione pubblica in Italia ed il progressivo coinvolgimento del
consumatore nella regolazione del servizio idrico in Inghilterra.
L’ultimo capitolo è dedicato alle conclusioni e riassume i principali
risultati del lavoro svolto.
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Capitolo 1. Il servizio idrico: gestione
e regolazione
1.1 R I S O R S E I D RI C H E E G O V E RN A N C E
L’acqua è vita e non tutti hanno l’accesso garantito a questa risorsa
esauribile. Circa 1,1 miliardi di persone al mondo non hanno accesso
all’acqua potabile e circa 2,6 miliardi non hanno accesso ad adeguati
servizi igienici. (Unesco, 2000)
Attualmente, tale crisi globale dell’acqua è largamente considerata come
una crisi di gestione della risorsa o di governance e non come una di
scarsità: l’insufficienza di acqua, particolarmente per quel che riguarda la
fornitura di acqua potabile, è causata primariamente da inefficienze di
gestione, corruzione e mancanza di adeguate istituzioni piuttosto che dalla
carenza della risorsa (Plummer e Slaymaker, 2007), la quale anch’essa
diverrà comunque un problema nei prossimi decenni.
Le Nazioni Unite denunciano la mancanza di governance come uno degli
ostacoli per il miglioramento dell’accesso all’acqua potabile e ai servizi
igienici (UNDP, 2004).
Miglioramenti nella governance sono essenziali per una miglior fornitura
del servizio idrico specialmente nel corrente contesto di popolazione
crescente, aumento della domanda di acqua e cambiamento climatico. La
Global Water Partnership definisce la governance dell’acqua come
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l’insieme di sistemi politici, sociali, economici e amministrativi in atto per
sviluppare e gestire le risorse idriche, e la fornitura dei servizi idrici, a
diversi livelli della società (Rogers e Hall, 2003).
Quindi, il termine allude, in primo luogo, a tutte le misure per
regolamentare, assegnare e controllare la qualità delle risorse idriche in un
paese. Ma, in aggiunta, si riferisce anche ai meccanismi per gestire
l'erogazione dei servizi idrici - approvvigionamento idrico e servizi
igienico-sanitari. Pur consapevole dei forti legami tra gestione delle risorse
idriche e fornitura di servizi idrici, il lavoro qui presente si occupa
esclusivamente dei meccanismi di governance e regolazione della
distribuzione idrica in quanto servizio e non come gestione dell'acqua in
quanto risorsa naturale.
1.2 I L S E R V I Z I O I D R I C O C O M E M ON O P O L I O N A T U RA L E:
P R O P R I E T À E G E ST I O N E
Le caratteristiche della fornitura del servizio idrico sono state oggetto di
intenso dibattito nel corso delle ultime due decadi (Jordana e Levi-Faur,
2004): la partecipazione del settore privato e l'internazionalizzazione dei
servizi di fornitura d’acqua sono diventate oggi caratteristiche comuni del
settore idrico e ciò ha reso necessaria una più complessa rete di attori con
preferenze ed interessi in conflitto, fatto che reso la regolazione e la
fornitura del servizio due attività impegnative.
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L'acqua ha particolari caratteristiche di utilità che giustificano una
particolare attenzione. In primo luogo, l'acqua non è una risorsa ordinaria:
lo sviluppo e il benessere della popolazione di un Paese si basa su un
adeguato approvvigionamento di acqua potabile e sulla fornitura di
un’adeguata rete fognaria. Inoltre, l’acqua come risorsa ha determinate
caratteristiche che la rendono soggetta a fallimenti del mercato. Gli elevati
costi non recuperabili per l'estrazione, la distribuzione e la raccolta e la sua
mancanza di omogeneità fisica richiedono una regolamentazione per
rendere efficiente l’allocazione e l’uso delle risorse. La fornitura del
servizio idrico è un caso di monopolio naturale, definito come una
situazione in cui nessuna combinazione di diverse imprese è in grado di
fornire l’ output del settore a buon mercato come può essere fornito da un
unico fornitore. Questa situazione si verifica in genere in settori che
richiedono investimenti di grandi infrastrutture e grazie alle economie di
scala, si trovano ad affrontare costi marginali decrescenti per ogni unità in
più del bene o servizio prodotto. Se due o più società fornissero il servizio,
il costo della duplicazione delle infrastrutture sarebbe superiore ai
potenziali benefici derivanti dall'esistenza della concorrenza nel mercato
dei servizi idrici (Yarrow et al., 2008). Per questo motivo il servizio idrico
tende ad essere fornito da un unico operatore monopolista. L'esistenza di
un monopolio naturale ostacola la possibilità di fornire il servizio in modo
efficiente. Infatti il monopolista naturale, essendo l'unico fornitore del
servizio, si trova nelle condizioni di poter aumentare il proprio profitto a
scapito dei consumatori. In assenza di concorrenza e di regolamentazione,
i consumatori rischiano di dover pagare prezzi più elevati per servizi
analoghi ed essendo vincolati ai fornitori monopolistici, essi non hanno la
possibilità di passare ad un altro operatore. Per questa ragione, i Governi
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dei vari Paesi hanno sviluppato diversi modi di regolamentazione per
affrontare le tendenze monopolistiche del servizio di fornitura idrico.
Vengono analizzate due diverse serie di soluzioni, una relativa alla
titolarità del servizio (proprietà pubblica o proprietà privata con
regolamentazione economica) ed un’altra relativa alla gestione del servizio
(fornitura diretta del servizio o delegata). Queste soluzioni mirano a
risolvere il problema del monopolio naturale: a seconda di chi è
responsabile della fornitura di servizi idrici - siano essi autorità pubbliche
od operatori privati - diversi meccanismi regolano i potenziali eccessivi
profitti concessi ai fornitori del servizio.
1.3 P R O P R I E T À D E L M O N OP O L I O N A T U R A L E
Due alternative, conosciute come proprietà pubblica e regolamentazione
economica, sono convenzionalmente previste per affrontare il problema
del monopolio naturale. Queste alternative danno soluzioni differenti al
problema del monopolio naturale mediante l'assegnazione di diritti di
proprietà per l'acqua rispettivamente alle autorità pubbliche ed alle società
private. La proprietà pubblica è stata la soluzione più frequentemente
utilizzata per risolvere il problema del monopolio. Esso comporta la
proprietà del governo degli asset del servizio idrico. L'ipotesi dietro la
decisione di adottare il modello di proprietà pubblica è che il settore
pubblico persegue l’interesse pubblico. Pertanto, le imprese pubbliche non
guadagnano utili e possono eventualmente operare in perdita, una
circostanza che può riflettere il raggiungimento di altri obiettivi sociali
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come, ad esempio, l'accesso all'acqua indipendentemente dalla capacità di
pagamento. La proprietà pubblica è stata la soluzione prevalentemente
adottata per far fronte alle inefficienze del monopolio e il 95% dei servizi
idrici in tutto il mondo adotta questa struttura (Techneau, 2007).
Tuttavia, il modello di proprietà pubblica è stato messo in discussione:
alcuni autori ritengono che la mancanza di profitti sia un problema per il
raggiungimento di un servizio efficiente. La proprietà pubblica, viene
suggerito, rende il sistema di prezzi meno efficiente, tende a
sovvenzionare il servizio attraverso il bilancio pubblico e, di conseguenza,
i prezzi tendono a non coprire i costi (Newbery, 1999). Inoltre, la
mancanza di concorrenza all'interno delle amministrazioni pubbliche
aumenta l'inefficienza del servizio, in quanto non esistono incentivi per il
miglioramento delle loro prestazioni. Agenzie internazionali, come la
Banca Mondiale e l'Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo
Sviluppo (OCSE), hanno sostenuto l'inserimento del settore privato nella
fornitura del servizio idrico come un modo per introdurre un certo grado
di competizione (Klein, 1996). La competizione, viene sostenuto, disciplina
le aziende idriche inefficienti e dà la scelta ai consumatori. Secondo la
Banca Mondiale, società pubbliche di proprietà del governo, in media,
svolgono il servizio in maniera peggiore di aziende private (Klein, 1996).
Il maggior grado di partecipazione del settore privato nel settore idrico si
ottiene attraverso il disinvestimento: esso può essere definito come la
cessione della proprietà di beni infrastrutturali in mani private, oltre che
della responsabilità delle operazioni di manutenzione e delle manovre di
investimento. In tutto il mondo si è verificato solo un esempio di cessione
completa del servizio idrico, in Inghilterra e Galles nel 1989. La
responsabilità di fornire il servizio ricade qui su società private. Altri tipi
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di partecipazione del settore privato non hanno comportato la dismissione
dei beni statali, ma esclusivamente la delega delle responsabilità per la
gestione del servizio ad operatori privati. Considerate le difficoltà di
introduzione della concorrenza in un settore di monopolio naturale, il
disinvestimento è stato accompagnato da una regolamentazione
economica, che ha l'obiettivo di ricreare meccanismi di mercato e quindi di
evitare comportamenti abusivi da parte delle imprese private. Tale
regolamentazione economica di un utility privata consiste nel garantire
che i prezzi del servizio riflettano il costo della fornitura, come accadrebbe
in un mercato concorrenziale (Baldwin e Cave, 1999).
Il regolatore deve garantire che il fornitore privato non abusi della sua
posizione monopolistica. Con questo scopo, egli raccoglie ed analizza le
informazioni sulle prestazioni degli operatori privati, e fissa i prezzi
massimi e gli standard per il servizio. Ad esempio, la yardstick competition
è stata proposta come meccanismo di riproduzione della concorrenza del
mercato dei capitali e dei prodotti, in assenza della concorrenza di mercato
(Cowan, 1997).
Essa mira a produrre una "concorrenza per confronto", in cui il regolatore
fissa gli standard di regolamentazione dopo la misurazione e il confronto
delle prestazioni dei diversi operatori.
L'intervento di operatori privati nella fornitura del servizio idrico è stata
causa di attriti politici, sia a livello nazionale e internazionale. L'acqua è un
bene meritorio ovvero un bene che vale la pena produrre anche se gli
individui non sono disposti o in grado di pagare (Rees, Winpenny et al.,
2008). Sono state sollevate preoccupazioni circa gli impatti negativi della
prestazione del settore privato sulle famiglie a basso reddito, a causa del
rialzo dei prezzi e dei maggiori tassi di disconnessione che si sono
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succeduti a seguito della privatizzazione. Alcune ricerche hanno
dimostrato che i prezzi aumentano con la gestione privata e che le
inefficienze possono essere mascherate con prezzi più elevati (Martínez-
Espiñeira, García-Valiñas, and González-Gómez, 2006). Di fatto, non vi è
evidenza certa della superiorità dei regimi privati nella gestione del
servizio idrico.
Inoltre, le utility private hanno affrontato notevoli difficoltà
nell’introdurre la concorrenza e prezzi rispecchianti i costi a causa delle
caratteristiche intrinseche biofisiche, spaziali e socio-culturali dell’acqua
come risorsa. In particolare, Bakker (2005) ha evidenziato i limiti della
"mercificazione" dell’acqua. Il suo esame della cessione ai privati del
servizio idrico in Inghilterra e Galles evidenzia le difficoltà di sviluppo di
diritti di proprietà privata utilizzando i mercati come meccanismi di
assegnazione incorporanti le esternalità ambientali attraverso prezzi di
una risorsa come l'acqua.
Per far fronte a queste difficoltà, nel febbraio 2008 il governo britannico ha
commissionato al Professor Martin Cave, uno dei maggiori esperti in
materia di regolazione del settore idrico, un riesame della concorrenza e
dell'innovazione nel mercato idrico. L'obiettivo della revisione era quello
di "raccomandare modifiche alla legislazione e regolamentazione del
settore in Inghilterra e Galles a garantire vantaggi ai consumatori,
soprattutto i più vulnerabili, e l'ambiente attraverso una maggiore
concorrenza ed innovazione"( Cave, 2009. Pag.5).
Il rapporto Cave, pubblicato nel aprile 2009, compie una revisione globale
del mercato dell'acqua in Inghilterra e dà raccomandazioni sui modi
possibili per promuovere la concorrenza nei ‚water markets‛. La relazione
esamina le situazione attuale e la regolamentazione delle licenze di
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estrazione, delle autorizzazioni di scarico e della fornitura al dettaglio del
servizio idrico. Il rapporto Cave ha valutato le misure esistenti per la
concorrenza nel settore, ed ha formulato proposte di miglioramento per
aumentare la presenza di strumenti di mercato per l'allocazione dei diritti
dell’uso di acqua. Nel complesso, tali proposte hanno dimostrato che,
considerando che è possibile introdurre misure per la concorrenza nel
mercato del servizio idrico, una regolamentazione forte è necessaria per
renderle possibili.
1.4 G E S T I ON E D E L L A F O R N I T U RA D E L S E R V I Z I O I D R I C O
La gestione del servizio idrico non deve necessariamente essere effettuata
dagli organismi responsabili per il servizio. Le autorità pubbliche possono
decidere di nominare un operatore responsabile dei processi e delle
attività necessarie per la fornitura del servizio. In questi casi, considerando
che la responsabilità di fornire il servizio continua a risiedere presso le
autorità competenti, il gestore si impegna ad intraprendere alcune
funzioni stabilite quali il prelievo di acqua, la distribuzione, la raccolta, il
trattamento o lo smaltimento delle acque reflue. I termini del rapporto tra
l'operatore e l'organismo responsabile di solito sono stabiliti da un
contratto di licenza. Comunemente, possono essere stabiliti cinque tipi di
coinvolgimento del settore privato o ‚public-private partnership‛ (OECD,
2003): il contratto di concessione, che dura mediamente tra 20 e 30 anni,
impegna il gestore alle spese operative di manutenzione, agli investimenti
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capitali e alla riscossione delle tariffe mentre gli asset rimangono in mano
pubblica; il contratto di build-operate transfer, valido per 15-25 anni, è
simile ma non prevede la riscossione delle tariffe; il contratto di leasing, di
solito valido per 8-15 anni, impegna il gestore alle sole spese operative ed
alla compartecipazione nella riscossione delle tariffe; il contratto di
gestione, valido mediamente per 3-5 anni, richiede al gestore la sola
manutenzione delle infrastrutture; il contratto di servizio è uguale al
contratto di gestione ma solitamente ha una validità più breve compresa
tra uno e tre anni.
Oltre a tale modalità, vi è la possibilità che siano imprese di proprietà
pubblica a fornire il servizio idrico. Tale soluzione è storicamente preferita
in Italia, Spagna e Francia mentre nei Paesi Bassi, ad esempio, la fornitura
è totalmente in mano agli enti pubblici (Barraqué, 2003). In questi casi, il
rapporto tra l'autorità competente e l'operatore pubblico può assumere
diverse forme: può essere regolato da contratto tra le autorità locali e gli
operatori (come in Italia, Spagna, e Francia) o dalla legge nazionale (come
in Scozia e Paesi Bassi ad esempio).
Un organo competente, quale un ente locale, può decidere di delegare il
servizio ad un soggetto terzo per molte ragioni. In primo luogo, delegando
la fornitura, ha il vantaggio di introdurre competenze tecniche nella
gestione di un servizio. I governi possono scegliere di fare affidamento su
imprese per ampliare o rinnovare la rete, per eseguire il servizio e per
introdurre nuove tecnologie, operazioni per le cui si rendono necessarie
conoscenze tecniche specializzate. Delegare il servizio ad un operatore
specializzato può aiutare a fornire un servizio migliore e più efficiente. Più
in generale, eliminando i servizi idrici dalle funzioni governative, viene
garantito che la prestazione dei servizi venga eseguita indipendentemente
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dagli interessi politici di consenso a breve termine, secondo criteri tecnici e
di specializzazione; inoltre, la delega del servizio ad un operatore genera
guadagni di efficienza e ‚cost-savings‛ (Keefer, 1998).
Secondo i sostenitori della delega del servizio, i potenziali risparmi di
costo possono derivare da economie di scala del fornitore d’acqua. Infatti,
le imprese di grandi dimensioni possono essere in grado di acquistare
prodotti e materiali a prezzi inferiori, così come possono avere accesso a
prodotti finanziari più vantaggiosi. Infine, la competizione per i contratti
genera "concorrenza per il mercato" : le aste per i contratti di servizio
offrono alle aziende degli incentivi per razionalizzare le spese operative e
capitali, cosa che porta ad un maggior risparmio.
La delega di un servizio può anche rispondere ad una logica non
economica. Alcune comunità possono optare per il servizio privato perché
riflette la loro visione sul ruolo del Governo. Da questa prospettiva, i
sostenitori del ‚contracting out‛ preferiscono ridurre le responsabilità del
governo per ragioni ideologiche e non necessariamente per i guadagni
economici. Un governo con meno funzioni può essere considerato
migliore per la società, indipendentemente dall'impatto economico del
trasferimento di funzioni statali tradizionali a entità private. (Bel e
Warner, 2008)
Inoltre, delegare un servizio può essere politicamente attraente per le
autorità competenti in quanto consente lo spostamento della
responsabilità in caso di problemi relativi alla prestazione dei servizi.
Attraverso la concessione in delega di un servizio, l’operatore, e non
l'autorità competente, viene reso responsabile di eventuali deficit nella
prestazione del servizio idrico . Sebbene il gestore non detenga gli asset,