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Introduzione
Durante il periodo del mio tirocinio a Mosca presso l’Istituto italiano di cultura ho
partecipato a molti degli eventi che venivano organizzati. In particolare uno, Le parole
dell’arte, si svolgeva nell’anfiteatro presente all’interno del Museo Majakovskij. Al termine
dell’evento la direttrice Svetlana Efimovna Strižneva ci ha guidati all’interno della mostra
stabile. Come mi ha spiegato poi durante una delle nostre interviste, una delle mire della
mostra stabile è quella di stupire il visitatore, così da disporlo ad un atteggiamento più
aperto e attento nei confronti del significato e delle finalità dell’esposizione. Si può dire che
per me, lo scopo è stato raggiunto. Infatti, il motivo per cui ho scelto di prendere come
argomento della mia tesi proprio questo tema, è stato la sensazione di stupore e di
spaesamento che provato la prima volta che sono entrata nel Museo Majakovskij. L’aspetto
che ho trovato più interessante è stato proprio la novità delle scelte espositive che fanno
affidamento su installazioni di artisti post-moderni russi, i quali interpretano attraverso le
loro opere le varie fasi della vita del poeta. Nel complesso, la mostra trasmette allo
spettatore la sensazione di trovarsi a passeggio in una sorta di caos controllato.
Per poter godere appieno del “linguaggio associativo e figurato, denso di metafore
poetiche trasposte in un sistema di immagini plastiche”
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Nel secondo capitolo si espongono le tre fasi principali di sviluppo della mostra stabile
del Majakovskij oltre a riportare una descrizione delle varie sezioni che compongono
l’attuale disposizione museale. Partendo dalla fase embrionale della biblioteca-museo
situata nel vicolo Gendrikov, si prosegue con il trasferimento nei nuovi locali del palazzo di
passaggio Lubjanskij, giungendo poi, a seguito delle mostre sperimentali degli anni Ottanta
che viene sviluppato nella mostra,
è necessaria una notevole conoscenza della biografia del poeta. A questo proposito, nel
primo capitolo si ripercorrono i principali avvenimenti che hanno caratterizzato la vita, e
dunque anche l’opera, di Majakovskij.
1 TADINI, 1993 p. 148.
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del Novecento, alla sistemazione attuale. Si analizzano poi le similitudini riscontrate in
particolare con la mostra temporanea “Čechov” presentata nelle sale del museo di storia
contemporanea della Russia di Mosca. Infine, si riportano varie considerazioni su un
eventuale ulteriore sviluppo del museo e i dati riguardanti accessibilità, visitatori e fondi
dell’esposizione.
Considerate la rilevanza del ruolo che ha giocato il poeta in relazione col periodo
sovietico, nel terzo capitolo si analizzano i dubbi che hanno a lungo avvolto la morte del
poeta, e che hanno trovato nuova linfa in seguito all’uscita del libro del giornalista Valentin
Skorjatin durante gli anni Novanta del Novecento. Oltretutto proprio l’interesse ancora vivo
per la persona di Majakovskij (e dunque per la sua opera) rende interessante analizzare
anche a da un punto di vista storico quali siano stati i risvolti dell’evoluzione museale e
come di volta in volta siano stati marcati determinati aspetti della personalità del poeta a
scapito di altri. Il fatto che a distanza di più di Ottant’anni dalla morte, l’opera di
Majakovskij sia ancora al centro di scontri che investono anche il suo ruolo all’interno della
letteratura è allo stesso tempo indicativo del rapporto che la società mantiene con
un’epoca recente e discussa come la Russia sovietica ma anche dell’attualità di una mostra,
come quella del Museo Majakovskij, che propone un nuovo approccio allo studio e alla
rievocazione di personalità letterarie.
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Capitol o 1
1.1 Cenni biografici
Vladimir Vladimirovič Majakovskij nasce il 7 luglio 1893 nel villaggio di Bagdadi (oggi
Majakovskij), nel governatorato del Kutaisi, in Georgia. La famiglia era composta dal padre,
Vladimir Kostantinovič, nobile e guardia forestale, la madre, Aleksandra Alekseevna, e da
due sorelle, Ljudmila Vladimirovna e Olga Vladimirovna.
All’età di sette anni Majakovskij scopre l’elettricità e ricorda l’avvenimento nella sua
autobiografia Ja sam (Io stesso), sostenendo che “dopo l’elettricità smisi del tutto di
interessarmi alla natura. Cosa imperfetta”.
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Per frequentare il ginnasio Majakovskij, accompagnato dalla madre, si trasferisce nella
vicina cittadina di Kutaisi. Nel 1904 la sorella maggiore Ljudmila a sua volta si trasferisce a
Mosca per approfondire la propria istruzione. Al ginnasio, gli studi di Volodja
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vanno
inizialmente molto bene: “Sono il primo. Tutti cinque”.
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È in questo periodo che iniziano
anche a manifestarsi le attitudini del giovane Majakovskij per la pittura e dunque inizia a
prendere delle lezioni. Il 1904 è anche l'anno in cui scoppia la guerra russo-giapponese e
“aumenta in casa il numero delle riviste.[...] Leggo tutto. Mi eccitano senza che me ne
renda conto”.
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Dalla sorella Ljudmila, di ritorno da Mosca, ottiene dei libri politici e poesie
di agitazione socialista: “poesia e rivoluzione si associarono nella mia testa”.
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In campo letterario in quel periodo dominano i realisti, con Gorkij e Blok, che appartiene
al popolare movimento “surrealista”. Majakovskij anche in seguito sarà molto legato a
2 L’autobiografia Ja sam (Io stesso), benché estremamente interessante, tende a non essere del tutto
oggettiva. Si nota, infatti, che a singoli episodi, analizzati a posteriori, viene attribuita un’importanza
decisiva nella propria formazione, fornendo dunque, una visione d’insieme tendenziosa.
MAJAKOVSKIJ, in Lili Brik con Majakovskij, 1978 p.124
3 V olodja è il diminutivo di Vladimir.
4 Si ricorda che “cinque” nella scuola russa è il voto massimo. Ivi.
5 MAJAKOVSKIJ, in Lili Brik con Majakovskij, 1978 p. 125.
6 Ibidem.
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proprio a Blok, che, nonostante la notevole lontananza in campo poetico, manterrà sempre
una certa influenza nel suo immaginario.
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Nel 1905 scoppia la Rivoluzione. Proprio in quel periodo la condotta scolastica di Volodja
cola a picco: “Smisi di studiare. Piovvero i due. Passai solo perché ebbero compassione di
me”.
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Alle manifestazioni e ai comizi a cui partecipa con entusiasmo, resta molto
impressionato e da queste prime esperienze di piazza, ne ricava delle vere e proprie
percezioni pittoriche,
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che si dimostreranno particolarmente opportune ed efficaci durante
il suo periodo di attività propagandistica presso la ROSTA.
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In questo periodo nasce la voglia di conoscere il socialismo, e più in generale di seguire
da vicino le vicende che stavano scuotendo il Paese.
Nel 1906 muore il padre di
setticemia. Per il resto della sua vita Majakovskij avrà una vera e propria fobia delle
infezioni, degli aghi e anche durante i suoi viaggi in giro per il mondo la pulizia sarà sempre
un’ossessione per lui. È un grosso colpo per il tredicenne Vladimir, che a questo punto
sente il peso della famiglia sulle spalle. Le condizioni economiche familiari ormai sono
alquanto precarie e, ora che vivono a Mosca, sono costretti a subaffittare l’appartamento in
cui abitano e a dare ognuno il proprio contributo al reddito familiare.
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7 “Nel 1915, Majakovskij subiva ancora il fascino di Blok […] e spesso ne declamava a memoria i
versi” (BENEDETTI 1978, p. 80).
A soli 15 anni viene ammesso nel
partito socialdemocratico con la carica di propagandista, sotto il nome di “compagno
Konstantin”. Majakovskij si accosta al circolo socialdemocratico studentesco, legge la
stampa clandestina e si interessa all’opera di Lenin. Iniziano le sua vicissitudini giudiziarie:
trovato in possesso di materiale propagandistico illegale viene arrestato una prima volta e
poi rilasciato; di nuovo, trovato in possesso di una rivoltella, viene fermato e poco dopo
rilasciato; infine, accusato di aver fatto evadere alcune prigioniere politiche dal carcere,
viene messo a sua volta in prigione. Qui, spostato da un posto all’altro, trascorre undici
mesi di reclusione, dei quali cinque passati in cella di isolamento. Per quanto si tratti di una
prova durissima, considerata anche la giovane età, lo stesso Majakovskij ne parla come di
8 MAJAKOVSKIJ, in Lili Brik con Majakovskij, 1978 p.125.
9 “In nero gli anarchici, in rosso i socialisti-rivoluzionari, in azzurro i social-democratici, con altri
colori i federalisti” ( MAJAKOVSKIJ, in Lili Brik con Majakovskij, 1978 p.126).
10Russian Telegraph Agency. State news agency in Soviet Russia, 1918-1935
(http//en.wikipedia.org/wiki/Russian_Telegraph_Agency).
11 “Leggo fino a stordirmi. […] Molte cose non le capivo. Mi informo.” E ancora: “nessun’opera
d’arte m’appassionava quanto la prefazione di Marx” (Ivi).
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un “periodo per me importantissimo”.
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Questo periodo di fermo coatto, il giovane recluso
lo dedica alla lettura e allo studio dei classici e dei contemporanei, soprattutto dei
simbolisti. Risalgono ad allora anche le prime prove poetiche: in un quadernino che in
seguito andrà perso, tenta di scrivere di temi diversi in uno stile di ispirazione simbolista,
ricavandone quelle che poi definirà rime “enfatiche e riv-lacrimose”.
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Una volta uscito dal carcere Volodja decide di uscire anche dal Partito. Non per
mancanza di fede nella causa, ma perché capisce che, se non si forma, se non ha esperienza
dell’arte “vera”, avrà sempre, come prospettiva solo quella di “redigere manifestini,
esporre idee prese dai libri giusti ma non inventati da me”.
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Prende lezioni dal pittore realista Kelin: “buon disegnatore. Ottimo insegnante. Solido.
Versatile”.
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In seguito, entra all’Istituto di pittura scultura e architettura, dove però resta
stupito dal fatto che “gli imitatori venivano coccolati, gli indipendenti espulsi”.
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All’istituto incontra per la prima volta David Burljuk. Di poco più grande di Volodja,
Burljuk partecipava già da alcuni anni alle mostre di pittura moderna. Nel 1910, insieme col
fratello, Chlebnikov, Kamenskij ed altri era stato uno dei redattori dell’almanacco “Il vivaio
dei giudici” (Sadok Sudej), primo nucleo di quello che diventerà in seguito il gruppo
cubofuturista. Burljuk sarà il primo ad avere realmente fiducia nelle capacità poetiche di
Volodja, e a spronarlo a scrivere. Non appena gli recita dei versi, fatti passare per quelli di
un amico, Burljuk lo definisce “geniale” e inizia a presentarlo come “il celebre poeta
Majakovskij”.
Partecipa a
svariate mostre collettive, e questo periodo di studio della pittura, assume una rilevanza
determinante anche nella formazione del poeta.
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Una sera durante un concerto al Circolo dei nobili, in cui veniva eseguita L’isola dei morti
di Rachmaninov (“noia melodicizzata”), entrambi scappano prima della fine dello
spettacolo. Secondo l’autobiografia è in questa notte che nasce il futurismo russo.
Naturalmente si tratta di una semplificazione, tuttavia poco dopo, nel dicembre del 1912,
12 MAJAKOVSKIJ, in Lili Brik con Majakovskij, 1978 p. 129.
13 MAJAKOVSKIJ, in Lili Brik con Majakovskij, 1978 p.130.
14 Ibidem.
15 MAJAKOVSKIJ, in Lili Brik con Majakovskij, 1978 p.131.
16 Ibidem.
17 MAJAKOVSKIJ, in Lili Brik con Majakovskij, 1978 p.132.