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1. INTRODUZIONE
Lo scopo di questo lavoro di tesi è stato quello di approfondire le tematiche
relative al ruolo dell’eutrofizzazione nelle fioriture algali, alla tossicità di alcune
fioriture e agli effetti che possono avere sulla salute e sulle attività umane.
A tal fine si illustra il sistema lacustre in generale e le sue problematiche di
inquinamento, la normativa europea e italiana a riguardo della tutela dell’acqua
e l’ambito territoriale di riferimento (il lago di Occhito). Inoltre, viene analizzata
la dinamica di distribuzione superficiale della specie Planktothrix rubescens sia
su base bibliografica sia attraverso la realizzazione di campagne di rilevamento
mirate al censimento del fitoplancton superficiale in punti di campionamento
posti nel versante molisano del lago.
1.1 Il sistema lacustre
I laghi vengono definiti cavità del suolo all'interno delle quali si accumula
l'acqua raccolta dal bacino imbrifero attraverso sorgenti sotterranee oppure da
un fiume (immissario); il fiume che esce dal lago è chiamato emissario.
Schematicamente, l'origine dei laghi può essere ricondotta a una decina di
cause principali:
Laghi di origine tettonica e vulcanica
Laghi legati alle forme del paesaggio strutturale o laghi relitti
Laghi di escavazione e di sbarramento da ghiacciaio
Laghi in rocce solubili
Laghi dovuti all'azione dei fiumi
Laghi formati dall'azione del vento
Laghi legati alle variazioni delle linee di spiaggia o laghi costieri
Laghi originati da accumulo di materiale
Laghi prodotti dall'impatto sulla terra di meteoriti
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A questa lista di laghi di origine naturale si può aggiungere la ormai diffusa
tipologia di lago artificiale, realizzato dall'azione diretta dell'uomo che, tramite
sbarramenti e dighe, crea riserve d'acqua da utilizzare per scopi potabili, irrigui
e idroelettrici.
Un'altra classificazione, che meglio risponde alle esigenze di conoscenza
funzionale di un lago, è quella basata sul regime termico cui è soggetta la massa
d'acqua lacustre. Infatti, la temperatura delle acque di un lago, in un
determinato momento stagionale, dipende dal suo bilancio termico, cioè dalla
differenza fra gli apporti e le perdite di calore. Se si misura la temperatura di un
lago dalla superficie al fondo si ottengono, nel corso dell'anno, profili termici
molto differenti: vi sono periodi nei quali la colonna d'acqua ha la stessa
temperatura dal fondo alla superficie e altri nei quali vi è un elevato gradiente
termico. Numerosi sono i fattori che caratterizzano il ciclo termico di un lago,
primi fra tutti la latitudine e l'altitudine, che determinano la quantità di energia
termica disponibile; altri fattori quali piovosità, ventosità, forma e profondità
del bacino lacustre influenzano il trasferimento dell'energia termica agli strati
più profondi.
La classificazione che consegue a quanto detto viene riportata di seguito:
Laghi di tipo polare. Sono laghi nei quali la superficie è costantemente
gelata e la massa d'acqua sottostante ha sempre una temperatura
inferiore ai 4 °C. In questo tipo di laghi non si verifica mai la piena
circolazione.
Laghi di tipo subpolare. In questi laghi la superficie è libera dai ghiacci
solamente per un breve periodo estivo, durante il quale la temperatura
degli strati superficiali supera i 4 °C. Vi è dunque la possibilità di avere un
solo periodo di isotermia e quindi di piena circolazione.
Laghi di tipo temperato. Le temperature superficiali di questi laghi
sono, durante la stagione invernale, di qualche grado inferiori a 4°C
anche se la superficie può non gelare, mentre durante l'estate sono
superiori ai 4 °C. Verificandosi queste condizioni si hanno due periodi di
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isotermia e quindi due piene circolazioni l'anno: una primaverile e una
autunnale
1
.
Citando come esempio un tipico lago profondo della zona temperata, si avrà
in estate l'epilimnio caratterizzato da una temperatura elevata con acque poco
dense che galleggiano sull’ipolimnio costituito da acque più dense e fredde,
separati da un sottile strato metalimnico
2
. Questo profilo di densità,
determinato dalla differente temperatura, impedisce alle acque dei vari strati di
mescolarsi fra loro, limitando gli scambi di sostanze disciolte e particellate.
Epilimnio e ipolimnio si comportano quindi come due laghi distinti e
sovrapposti. In inverno, se la temperatura delle acque superficiali scende al di
sotto dei 4 °C, arrivando a formare del ghiaccio, si avrà una stratificazione
termica inversa, con l'epilimnio più freddo, ma comunque più leggero per via
dell'anomalia della curva di densità, che galleggia su un ipolimnio più caldo ma
più pesante. Tuttavia, non è corretto parlare in termini assoluti di laghi che
presentano una situazione di piena circolazione quando sono isotermi
(olomittici) rispetto a quelli nei quali l’acqua di fondo non entra mai in
circolazione (meromittici). Poiché esistono numerosi casi per cui la piena
circolazione può coinvolgere o meno le acque più profonde in funzione, anno
per anno, delle vicende meteorologiche e storiche (es. Lago Maggiore).
Lo studio delle raccolte d'acqua dolce disseminate sulla superficie terrestre
non è da considerare fine a se stesso. Bisogna, infatti, valutare un lago come un
elemento geografico che si inserisce in un territorio nel quale la presenza del
bacino imbrifero ha notevoli conseguenze. Si giunge dunque al concetto che un
lago è un sistema ecologico (ecosistema) cioè un insieme inseparabile delle
comunità biologiche naturali e dell'ambiente fisico e chimico nel quale gli
organismi vivono.
Lo studio empirico dei fenomeni relativi ai corpi d’acqua e alle vicende a essi
legate si chiama Limnologia.
1
www.ise.cnr.it/ebooks/eConoscere_lago.pdf
2
www.ise.cnr.it/ebooks/e-tonollino.pdf
5
L’ecosistema lago è uno dei più complessi; oltre che non omogeneo in tutte le
sue parti, in esso le comunità biologiche assumono differenti configurazioni e
funzioni nelle diverse zone del lago. In maniera del tutto schematica, in un
ambiente lacustre si possono fondamentalmente riconoscere una zona litorale
e una zona pelagica. Quest'ultima può essere a sua volta suddivisa in uno strato
eufotico e uno strato afotico, mentre la zona bentonica è quella a diretto
contatto col fondo (Giussani, Bertoni, 2003).
Figura 1 - Classificazione schematica dell’ambiente lacustre (Giussani, Bertoni, 2003).
In ultima analisi, i laghi possono essere, a seconda dell’arricchimento in
nutrienti, così classificati
3
:
oligotrofico: povero di nutrienti e quindi con basso livello di produttività
algale;
mesotrofico: con presenza equilibrata dei nutrienti (né ricco, né povero);
distrofico: ricco di un nutriente e povero di un altro;
eutrofico: ricco di nutrienti e quindi con alta produttività algale.
Possono poi essere classificate due situazioni estreme: ultraoligotrofico da un
lato e ipertrofico dall’altro.
L’ecosistema è soggetto a continue modificazione sia dell'ambiente fisico che
dei flussi energetici. Questo significa che le comunità dei produttori tenderanno
3
www.unifi.it/off_form/.../Lez%2029%20Eutrofizzazione%2009-10.pdf
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a ottimizzare lo sfruttamento di: luce, acqua, anidride carbonica, sali nutritivi,
mentre le comunità dei consumatori e decompositori tenderanno ad acquisire
una complessità tale da sfruttare al meglio le risorse energetiche rese
disponibili. Si può comprendere, a questo punto, come una particolare vicenda
climatica, fisica, naturale o indotta possa incidere sulla stabilità del sistema.
1.2 Che cos’è l’eutrofizzazione?
Tra i vari processi degenerativi della risorsa acqua, l’eutrofizzazione risulta
essere sempre più ricorrente.
Secondo il Survey of the State of the World's Lakes, un progetto promosso
dall'International Lake Environment Committee nel 1971, il 54% dei laghi
asiatici, il 53% di quelli europei e il 48% di quelli nord-americani soffrono
dell’eutrofizzazione provocata dalle attività umane. Per descrivere questo
problema, si prende spunto dalla sua etimologia. Il termine eutrofizzazione
deriva dal greco eutrophia (eu = buono, trophòs = nutrimento) e, se in passato
indicava semplicemente una condizione di ricchezza in sostanze nutritive
dell’ambiente acquatico, oggi indica un processo degenerativo indotto da
apporti eccessivi di sostanze organiche (in particolare di nitrati e di fosfati
provenienti da scarichi urbani, industriali e agricoli, oltre che dagli eccessi della
fertilizzazione delle coltivazioni). Tutto ciò comporta squilibri ambientali che
possono portare anche a uno sviluppo abnorme di macro- e microalghe con
conseguenze spesso deleterie per l’ecosistema (Fig. 2).
L'eutrofizzazione di origine naturale avviene in tempi molto lunghi, su scala
geologica, con variazioni progressive dello stato trofico dei bacini interessati e
costituisce un processo irreversibile. Può avere luogo come risposta di un
ambiente acquatico all'aumento degli apporti di materia organica o di composti
di azoto e fosforo per fenomeni di erosione, dilavamento, percolazione. Mano a
mano che gli elementi nutritivi arrivano, la successione ecologica fa sì che il
bacino diventi palude, quindi prateria finché, infine, si instaura la foresta.
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Figura 2 - Schema semplificato del fenomeno eutrofizzazione: i sali di fosforo e azoto
comportano un incremento di nutrienti nei sedimenti e quindi un eccessivo sviluppo algale.
L’elevata produzione di biomassa induce un maggior consumo di ossigeno per la
decomposizione aerobica portando così all’instaurarsi di un ambiente anossico, specialmente
nell’ipolimnio. Ciò causa forti cambiamenti dei prodotti del metabolismo fino ad arrivare alla
degradazione generale delle acque
4
.
L’eutrofizzazione artificiale, di origine antropica, avviene su una scala
temporale più breve, anche pochi decenni, con modificazioni dell'ambiente
dovute ai conseguenti processi di decomposizione della massa algale, con
modificazioni del corpo idrico che pregiudicano, lo vedremo, la sua
utilizzazione. Il processo può essere recuperabile nel caso di condizione dovute,
per esempio, a scarichi civili e zootecnici non depurati o depurati male, acque
drenate da terreni altamente fertilizzati che creano una situazione patologica
ma ancora modificabile, oppure irrecuperabile quando nel mezzo limnico si
creano le condizione che porteranno poi al fenomeno della successione.
L’eutrofizzazione interessa qualsiasi bacino idrico a debole ricambio tra cui si
identificano, oltre ai laghi, anche bracci di mare relativamente chiusi (baie e
lagune) e anse di fiumi.
4
http://www.provincia.va.it/ente/energia/1.%20CENNI_TEORICI_L%27EUTROFIZZAZIONE.pdf
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1.3 Fioriture algali: ruolo dell’eutrofizzazione
Le alghe sono organismi prevalentemente unicellulari, autotrofi, che si
sviluppano tramite scissione binaria e che accumulano energia attraverso il
meccanismo della fotosintesi clorofilliana:
aCO
2
+ bH
2
O +cNO
3
+dPO
4
3-
+ λ → C
a
H
2b
N
c
P
d
O
b
+ z6O
2
dove λ rappresenta l’energia solare, indispensabile per il processo di crescita.
Il fabbisogno dei tre elementi fondamentali (carbonio, azoto e fosforo) è
stimato, per le alghe più diffuse, come segue
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:
alghe azzurre (cianoficee): C/N/P = 61/9/1 in peso
alghe verdi (cloroficee): C/N/P = 138/10/1 in peso
In acqua è sufficiente la carenza di uno solo dei tre elementi perché la crescita
cellulare risulti limitata.
Il carbonio non costituisce praticamente mai un fattore limitante, perché è
largamente sovrabbondante in tutte le acque naturali data la cospicua presenza
di CO
2
disciolta dall’aria, di bicarbonati, di CO
2
prodotta da reazioni di
biodegradazione naturale in acqua.
Relativamente all’assorbimento degli altri 2 elementi (azoto e fosforo):
il fosforo viene assimilato dalle alghe solo come ortofosfato (PO
4
3-
);
l’azoto viene assimilato sia come nitrato (NO
3
-) che come ione ammonio
(NH
4
+).
Nel semplificare il naturale andamento di questi elementi organici si fa ricorso
allo schema delle catena trofica. Come è noto, in un lago le alghe costituiscono
il primo anello della catena alimentare e quindi alimento per lo zooplancton
(consumatore primario) che a sua volta costituisce il cibo per il necton (i pesci).
Tutti i vari organismi indicati, una volta esaurito il proprio ciclo vitale, decadono
sul fondale. I microrganismi presenti nei sedimenti degradano la sostanza
organica rendendo in tal modo disponibili N e P. Ciò determina una maggiore
5
http://www3.uninsubria.it/uninsubria/allegati/pagine/5114/eutrofizzazione.pdf