Fattori istituzionali e crescita economica
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Introduzione generale
La constatazione più importante che gli economisti hanno potuto
trarre dall’esame delle varie esperienze di crescita e di sviluppo vissute
dai paesi nel mondo è, certamente, la notevole differenza di reddito pro
capite, malgrado punti di partenza prossimi all’alba della rivoluzione
industriale.
Sulla base di tale diffusione delle performance economiche tra i
paesi, constatata negli ultimi anni, alcune anticipazioni considerano che
lo scarto assoluto tra il reddito reale medio pro capite tra i paesi più
ricchi e quello dei paesi più poveri raddoppierà entro il 2030
1
, e che nel
2120 il reddito reale medio dei paesi più ricchi passerà ad un livello 340
volte superiore a quello dei paesi più poveri
2
.
L’insieme di tali constatazioni e di tali previsioni ha incitato gli
economisti a fornire ulteriori ricerche al fine di spiegare tale disparità,
tra i paesi e le regioni del mondo, in termini di performance economica.
Una delle questioni centrali dell’economia dello sviluppo è quella
di comprendere perché il mondo è diviso tra paesi sviluppati e paesi in
via di sviluppo.
Si sono succedute varie spiegazioni fin dalla Seconda Guerra
Mondiale. Negli anni ’50 e ’60, infatti, le strategie erano orientate alla
1
Banca Mondiale, 2004.
2
PRITCHETT, 1997.
Fattori istituzionali e crescita economica
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pianificazione dell’economia con una sostituzione dei prodotti locali alle
importazioni.
Negli anni ’70, si sono progressivamente diffuse delle filosofie più
orientate al mercato, generando una liberalizzazione dei prezzi e
un’apertura commerciale.
Verso la fine degli anni ’80, le opinioni sono convertite in quello
che John Williamson (1990) ha chiamato ‚Consenso di Washington‛,
dottrina secondo la quale il settore privato poteva rimediare a tutti i
mali.
Malgrado importanti aggiunte e miglioramenti, i principi della
disciplina fiscale, della competitività della moneta, della liberalizzazione
commerciale e finanziaria e della privatizzazione e deregolamentazione,
costituiscono tuttora il preferibile quadro di politica per lo sviluppo e la
riduzione della povertà.
Gli anni ’90, dal canto loro, hanno condotto tutti i responsabili ad
interessarsi alle istituzioni e alla governance per quattro motivi:
- in primo luogo, il fallimento dei programmi di adeguamento
strutturale non è riuscito a lanciare la crescita in numerosi paesi
durante gli anni ’80;
- in secondo luogo, e forse il fatto più importante, alla fine della
guerra fredda e del crollo dell’Unione Sovietica, le popolazioni,
tanto dei paesi sviluppati quanto di quelli in via di sviluppo,
hanno cominciato a criticare la cattiva gestione degli affari
pubblici, considerata come un ostacolo allo sviluppo;
Fattori istituzionali e crescita economica
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- in terzo luogo, il difficile passaggio dalle economie dell’Europa
dell’est e dell’ex Unione Sovietica all’economia di mercato
all’inizio e nella metà degli anni ’90, ha sottolineato la
considerevole importanza dei fondamenti istituzionali per i
mercati e per l’adozione di politiche razionali;
- in quarto luogo, la crisi finanziaria dell’Asia dell’est nel 1997 ha
mostrato che, anche quando le politiche governative riescono a
favorire una crescita accelerata e un rapido regresso della
povertà, le defaillance istituzionali e la vulnerabilità della basi
della governance possono minacciare l’intero edificio dello
sviluppo.
Molto tempo dopo Smith, i diritti di proprietà ed altri aspetti delle
istituzioni economiche sono rimasti in secondo piano rispetto all’analisi
economica, benché tale economista abbia riconosciuto l’importanza di
tali diritti per il funzionamento dei mercati e degli scambi affermando:
‚In tutti i paesi dove le persone e le proprietà sono un po’ protette, ogni
uomo avente quello che viene chiamato senso comune, cercherà di impiegare il
fondo accumulato che ha a sua disposizione< In un paese che gode di una
qualche sicurezza, occorre che un uomo sia del tutto fuori dal proprio buon
senso affinché egli non impieghi, nell’uno o nell’altro di questi tre modi, tutto
il fondo accumulato che ha a sua disposizione‛.
È quindi solo recentemente che le istituzioni iniziano a suscitare
l’attenzione che meritano. Il ritorno all’interesse per le istituzioni, che è
stato constatato negli ultimi anni, deriva essenzialmente dall’esperienza
dei programmi di stabilizzazione economica e dagli effetti delle politiche
di sostegno ai paesi in via di sviluppo.
Fattori istituzionali e crescita economica
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Infatti, negli spettacolari successi dei paesi dell’Asia dell’est, ad
eccezione di Hong Kong, il ruolo dello Stato è stato decisivo.
Tuttavia, l’intervento attivo dello Stato ha avuto dei risultati ben
meno importanti per altri Stati, quali i paesi dell’Africa o dell’America
Latina, il che ha sollevato la questione di sapere perché politiche simili
non hanno condotto a risultati simili.
Il ritorno all’attenzione per le istituzioni è stato accompagnato da
una nuova ondata di lavori empirici sulle condizioni della crescita nelle
quali le variabili politiche e le altre variabili istituzionali sono al centro
dell’analisi, e ciò per due motivi: da una parte, il ricupero derivante dal
modello di crescita di Solow è stato constatato solo in parte; dall’altra,
l’accumulo di capitale poteva spiegare solo una piccola parte delle varie
divergenze di livello di vita tra i paesi, il che significava che altri fattori
sono in grado di provocare o di bloccare la produttività e la crescita
economica.
Tali fattori dovevano essere collegati, in ultima istanza, all’ambito
istituzionale, dato che gran parte dei paesi ha compiuto considerevoli
progressi sul piano della stabilità macroeconomica condizione essenziale
di una crescita sostenuta.
In questi lavori empirici, che mirano allo studio del rapporto tra
quadro istituzionale e crescita economica, un ambiente istituzionale
sano, nel senso che consente: la protezione dei diritti di proprietà, il
rafforzamento della libertà politica e civica, le pari opportunità per tutti i
cittadini senza discriminazione, il rafforzamento della partecipazione dei
cittadini nella presa di decisioni (in particolare, quelle che li coinvolgono
di più), la trasparenza di regolamentazioni, il mantenimento del primato
Fattori istituzionali e crescita economica
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della norma legislativa, la stabilità politica e la lotta contro la corruzione,
l’abuso di potere e il favoritismo.
Un quadro istituzionale avente queste caratteristiche è in grado di
assicurare un clima favorevole che inciti gli economisti, tanto nazionali
quanto stranieri, ad investire maggiormente nelle attività a forte valore
aggiunto, da cui una crescita economica sostenibile e sostenuta.
Al contrario, istituzioni di cattiva qualità possono aumentare
l’incertezza, l’imprevedibilità, l’instabilità, i costi di transazione e la
corruzione.
In un tale ambiente istituzionale, l’iniziativa privata è scoraggiata
soprattutto in termini di investimento materiale e immateriale.
Il risultato è certamente costituito da performance economiche
vulnerabili, visto che i vari meccanismi della crescita sono bloccati e le
potenzialità del paese sono limitate.
Da tutto ciò, ne consegue che le istituzioni sono fondamentali per
la crescita economica, così come per il suo mantenimento.
Così, secondo le ‚Prospettive dell’Economia Mondiale‛ dell’aprile
2003, se le istituzioni africane potevano recuperare il livello di quelle di
paesi in via di sviluppo dell’Asia, il PIL pro capite dell’Africa potrebbe
quasi raddoppiare a lungo termine.
È proprio in questo ambito che si situa il nostro oggetto di ricerca,
che è centrato su una problematica principale generata da una domanda
fondamentale:
In quali misure e tramite quali meccanismi le istituzioni possono
influenzare la crescita economica?
Fattori istituzionali e crescita economica
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Per riuscire, nel presente studio, a risolvere tale problematica e a
sviluppare l’essenza degli argomenti che legano le istituzioni alla
crescita economica, cercheremo di adottare la metodologia seguente:
studiare i fatti stilizzati, definire i concetti, determinare una relazione
teorica, che testeremo alla fine.
A tale scopo, il lavoro è organizzato in quattro capitoli:
Il primo capitolo sarà dedicato all’analisi dei fatti stilizzati. Si tratta
di un tentativo di stesura di un bilancio rapido della diffusione mondiale
dei redditi e di spiegare i fatti essenziali osservati in riferimento al
quadro istituzionale nel corso dell’ultimo decennio (1990-2000) nel corso
del quale viene constatato un ritorno all’attenzione per le istituzioni.
Il secondo capitolo sarà dedicato agli approcci teorici riguardanti il
rapporto tra istituzioni e crescita economica (sezione I) e allo sviluppo di
alcuni modelli teorici che trattano, in modo diverso, tale relazione
(sezione II).
Una sintesi riguardante i principali lavori realizzati in materia di
definizione e di misura di variabili istituzionali, sarà oggetto della prima
sezione del terzo capitolo, mentre la seconda sarà dedicata ad una
presentazione di alcuni tentativi in materia di esame dell’associazione
istituzioni-crescita economica.
L’ultimo capitolo sarà dedicato a prove di stima della suddetta
relazione; a tal fine, cominceremo con la scelta di variabili e con la
determinazione delle relative fonti in una prima sezione, per passare in
seguito alle stime di ogni modello.
Fattori istituzionali e crescita economica
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Dedicheremo così una sezione ai modelli di dati di panel statico e
dinamico e un’altra al modello VAR.
I due modelli di dati di panel riguardano un campione di 37 paesi,
sviluppati e in via di sviluppo per sei periodi quinquennali successivi
dal 1975 al 2000, diviso in seguito in due gruppi: 17 paesi sviluppati e 20
paesi in via di sviluppo.
Quanto al modello VAR, esso copre cinque paesi sviluppati e in
via di sviluppo nel periodo 1976-2003
3
. Le stime saranno eseguite con il
software Eviews 5.1.
Da questi dati empirici, cercheremo successivamente di:
- Testare il rapporto tra i fattori istituzionali e la crescita
economica;
- Testare l’ipotesi dell’interazione tra le istituzioni e la
produttività del capitale umano;
- Identificare e valutare il contributo di vari shock che
influenzano le economie di alcuni paesi sviluppati e in
via di sviluppo, alla crescita economica;
- Valutare il contributo di shock istituzionali alla crescita
economica di tali paesi;
- Valutare il contributo di shock di offerta alle fluttuazioni
di variabili istituzionali.
3
Le variabili utilizzate nel modello VAR sono annuali.
Fattori istituzionali e crescita economica
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Capitolo I
Istituzioni e crescita economica:
Fatti stilizzati
Introduzione
Gli anni ’90 – che hanno segnato la fine di un secolo e di un
millennio – rappresentano un periodo di inventario dei progressi in
materia di sviluppo.
Vari studi hanno riaffermato il ruolo cruciale della crescita
economica sostenuta nella realizzazione dello sviluppo economico
sostenibile.
I risultati in materia di sviluppo hanno confermato l’efficacia di
alcune riforme nel mantenimento della crescita sia nei paesi in via di
sviluppo che nei paesi industrializzati: investire di più e in modo più
efficace nell’istruzione e nella sanità, ridurre le barriere al commercio e
agli investimenti, porre fine al controllo dei prezzi domestici nel settore
agricolo e industriale e ridurre i deficit fiscali.
Passeremo quindi, in quel che segue, ad un’analisi dei risultati in
termini di crescita, realizzati su scala nazionale, e all’evoluzione delle
riflessioni che ne deriva.
Le riflessioni che tentano di spiegare in altro modo le performance
economiche dei paesi, basandosi essenzialmente sui risultati anteriori di
Fattori istituzionali e crescita economica
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alcune economie, e soprattutto le politiche che ne hanno consentito la
realizzazione.
In questa analisi, insisteremo sul ruolo delle istituzioni in questo
cambiamento di riflessione indotto dalle esperienze di alcuni paesi.
A tal fine, una prima sezione sarà dedicata ai risultati dello
sviluppo e, in particolare, il ruolo delle istituzioni, in tali risultati, per
alcuni paesi, soprattutto nel corso degli anni ’90
4
, mentre una seconda
sarà dedicata all’evoluzione della riflessione sullo sviluppo e centreremo
lo studio sul ruolo delle istituzioni in tale evoluzione.
Sezione I – Risultati in materia di sviluppo
Negli anni ’90, un gruppo di paesi dell’Asia dell’est ha registrato
tassi di crescita molto elevati e, in seguito, recessioni brutali e riprese
folgoranti alimentando così il dibattito sulla liberalizzazione dei mercati.
Gli elementi di prova di questi anni arricchiscono la storia dello
sviluppo, soprattutto per quanto riguarda il carattere indispensabile
delle riforme istituzionali, e forniscono tutta una serie di ipotesi da
confrontare alla realtà economica.
Passeremo ad un’analisi dei risultati in termini di sviluppo su scala
internazionale.
4
Preferiamo riferirci ai risultati di sviluppo relativi a tale periodo. Nel corso
degli ultimi anni, è stato constatato un ritorno all’interesse per le istituzioni
ed è apparsa la nozione di governance.
Fattori istituzionali e crescita economica
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I-1 – La crescita accelera, ma non in tutti i paesi
*
La crescita economica è, in modo quanto mai evidente, un primo
indicatore del progresso economico. Conviene quindi cominciare con
un’analisi della sua evoluzione.
Alcuni rilevamenti tendono a indicare che il miglioramento delle
politiche economiche e l’aumento degli investimenti nelle risorse umane
hanno effetti positivi.
Il PIL pro capite dei paesi in via di sviluppo è progredito del 30%
tra il 1981 e il 2001. Per tutto questo periodo, la crescita media del PIL nei
paesi in via di sviluppo (ma non la crescita pro capite) è stata superiore a
quella dei paesi sviluppati, tranne durante gli anni della crisi del 1998 e
1999.
Nei periodi di forti fluttuazioni consecutive a shock maggiori,
alcuni indici fanno pensare che il tasso tendenziale di crescita del PIL nei
paesi in via di sviluppo ha seguito una pendenza ascendente dall’inizio
degli anni ’80.
Il tasso di crescita del PIL pro capite dei paesi in via di sviluppo è
aumentato in modo considerevole dal 1981 grazie al rallentamento della
crescita demografica.
Il quadro di insieme sarebbe nettamente meno incoraggiante se
venissero inclusi gli anni ’60, che sono stati caratterizzati da una crescita
assai rapida nei paesi in via di sviluppo, così come gli anni 70, che sono
stati caratterizzati da un brusco crollo dei tassi di crescita provocata da
*
Fonte: Sviluppo e riduzione della povertà. Rivedere il passato, pensare al
futuro, Assemblee annuali della Banca Mondiale e del Fondo Monetario
Internazionale (FMI), ottobre 2004.
Fattori istituzionali e crescita economica
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recessioni mondiali e da crisi di indebitamento vissute essenzialmente
dai PED.
Queste buone performance registrate dai paesi in via di sviluppo
mascherano considerevoli disparità regionali.
Infatti, l’accelerazione è dovuta, in buona parte, al peso crescente
delle economie fortemente dinamiche della Cina e dell’India nel calcolo
del PIL del mondo in via di sviluppo.
Se si escludono tali paesi, l’accelerazione è meno pronunciata,
poiché il tasso di crescita si comincia a raddrizzare soltanto nell’ultimo
decennio, dopo il grande passaggio a vuoto dell’inizio degli anni ’90.
La recente storia della crescita è contrastata:
Il reddito pro capite dell’Asia dell’est e del Pacifico (al di
fuori della Cina) è fortemente progredito in media negli
anni ’90 e negli anni ’80.
Questa forte crescita regionale rifletteva non solo i progressi
dei « nuovi paesi industrializzati » dell’Asia dell’est, che si erano
installati negli anni ’70 e ’80, ma anche il dinamismo della crescita
in altri paesi e, in particolare, in Vietnam.
Nell’Asia del sud (India non compresa) anche i redditi sono
aumentati ad un ritmo sostenuto negli anni ’90, ma molto meno
che nell’Asia dell’est.
In Africa subsahariana, il reddito medio pro capite non è
progredito negli anni ’90, malgrado la crescita rapida di
alcuni paesi.
Fattori istituzionali e crescita economica
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Le economie dinamiche includono il Botswana e le isole
Mauritius, che hanno tradizionalmente beneficiato di una crescita
rapida, ma anche il Mozambico (tasso di crescita annuale vicino
all’8% negli anni ’90) e l’Uganda (vicino al 7%).
Negli ultimi anni, il livello medio dei redditi è aumentato.
Grazie a tale risanamento, la crescita è accelerata in Africa
nel periodo 1981-2000, accelerazione più forte rispetto a quella del
mondo in via di sviluppo nel suo insieme.
Tuttavia, l’interpretazione delle tracce di tale risanamento
deve essere prudente, a causa della considerevole fluttuazione dei
tassi di crescita di anno in anno.
Nella regione dell’Europa e dell’Asia centrale, il reddito
medio è crollato in modo considerevole negli anni ’90,
durante il passaggio dal socialismo di Stato all’economia
del mercato.
Se l’economia polacca si è risanata assai rapidamente per
raggiungere un tasso di crescita medio del 4,5% nel decennio, la
maggior parte degli altri paesi e, più in particolare, i paesi dell’ex
Unione Sovietica, ha conosciuto recessioni prolungate durante il
periodo di transizione.
L’attività economia della regione si è tuttavia risollevata,
registrando un robusto tasso di crescita del 4% nel 2001-2003.
Nelle regioni dell’America Latina e dei Caraibi, Medio
Oriente e dell’Africa del nord, i redditi pro capite sono
Fattori istituzionali e crescita economica
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aumentati nel corso degli anni ’90, ma più lentamente
rispetto all’Asia dell’est e del sud.
Inoltre, in seguito alla crisi finanziaria argentina, un leggero
calo dei redditi è stato registrato in America Latina e nei Caraibi
nel periodo 2001-2003.
Nonostante un’ascendente tendenza della crescita economica a
livello mondiale, numerosi paesi si sono quindi lasciati distanziare e, in
particolare, i paesi poveri in partenza.
Infatti, è nei paesi più poveri che la crescita è stata più lenta nel
corso degli ultimi vent’anni ma, a mano a mano che i redditi pro capite
progrediscono, il tasso di crescita aumenta.
La crescita è particolarmente scoraggiante nella maggior parte dei
paesi poveri: essi non hanno potuto ridurre lo scarto che li separa dai
paesi ricchi, ma il peggio è che il loro reddito medio pro capite è calato.
Dal punto di vista economico, i redditi mondiali divergono molto
rapidamente, tanto in valore relativo quanto in valore assoluto.
Se ci si preoccupa della situazione degli individui, il quadro è un
po’ più incoraggiante, poiché si constata che la parte dei redditi dei 70%
più poveri del mondo è nettamente aumentato.
Malgrado tale progresso, le disparità di reddito a livello mondiale
rimangono molto marcate. In cifre ponderate dal numero di abitanti, il
40% dei paesi più poveri percepiscono un po’ più del 10% del reddito
mondiale, e la parte del 20% dei più ricchi è superiore a 60%.
Fattori istituzionali e crescita economica
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I-2 – Lo sviluppo umano
Una robusta crescita economica è accompagnata da miglioramenti
nelle misure dello sviluppo umano, come ad esempio un aumento del
tasso di alfabetizzazione oppure un allungamento della speranza di vita
(Banca Mondiale, 2002).
Globalmente, i progressi realizzati negli ultimi quaranta anni nello
sviluppo umano sono notevoli in alcuni settori (ad esempio, la mortalità
infantile e l’analfabetismo degli adulti) e modesti in altri.
Sulla base dei dati e delle stime disponibili, è necessario constatare
che i vari risultati in materia di aumento del reddito e di riduzione della
povertà sono piuttosto mitigati.
Nel mondo in via di sviluppo, l’indice numerico di povertà – che è
definito come la proporzione dei soggetti che dispongono di un reddito
giornaliero inferiore a 1 dollaro sulla base dei prezzi PPA del 1993 – è
calato, passando dal 39,5% nel 1981 al 21,3% nel 2001.
Fattori istituzionali e crescita economica
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Tabella I-1: proporzione di individui con meno di un dollaro al
giorno (in %)
Regione 1981 1984 1987 1990 1993 1996 1999 2001
Asia dell’est e Pacifico
Cina
Europa e Asia centrale
America Latina e Caraibi
Medio Oriente e Africa del nord
Asia del sud
Africa subsahariana
55,6
61,0
0,3
9,7
5,1
51,5
41,6
38,6
40,6
0,3
11,8
3,8
46,8
46,3
27,9
28,3
0,4
10,9
3,2
45,0
46,8
29,6
33,0
0,5
11,3
2,3
41,3
44,6
25,0
28,4
3,7
11,3
1,6
40,1
43,7
16,6
17,4
4,2
10,7
2,0
35,1
45,3
15,7
17,8
6,2
10,5
2,6
34,0
45,4
15,6
16,6
3,7
9,5
2,4
31,3
46,5
Totale
Cina non compresa
39,5
31,5
32,7
29,8
28,4
28,4
27,9
26,1
26,2
25,5
22,3
24,0
22,2
23,7
21,3
22,8
Fonte: CHEN e RAVALLION, 2004.
È la regione dell’Asia dell’est e del Pacifico che ha i miglioramenti
più sensibili, soprattutto la Cina della metà degli anni ’90.
I progressi in Medio Oriente e in Africa del Nord, così come nella
regione dell’Asia del sud, sono piuttosto modesti. I tassi di povertà sono
rimasti incredibilmente elevati in Africa subsahariana e in Africa del sud
e sono aumentati in Europa, in America Latina e nei Caraibi e in Asia
Centrale.
In generale, il calo del tasso di povertà non arriva a compensare la
crescita demografica, così che nel mondo in via di sviluppo (Cina non
compresa) il numero di poveri è aumentato di circa 106 milioni tra il
1987 e il 1998 (Banca Mondiale, 1999c).
Alla fine del XX secolo, l’incidenza della povertà è aumentata in
numerose regioni del mondo.