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INTRODUZIONE
Nell'ambito della mia tesi di laurea magistrale in Direzione Aziendale ho voluto dare un
approccio diverso all’organizzazione aziendale e in particolar modo al comportamento
organizzativo, vedendoli in un’ottica sportiva.
Sin dal titolo dell’elaborato si capisce che l’argomento trattato è alquanto innovativo per
una tesi di economia; le aspettative di carriera verranno esaminate sia in ambito sportivo
che manageriale.
Ho scelto lo sport perché è dalla tenera età che dedico gran parte del mio tempo libero
all’attività fisica e anche perché lo sport è diventato, al giorno d’oggi, una realtà
economica che non può e non deve essere trascurata.
La mia esperienza in questo settore e le molte conoscenze maturate negli anni mi hanno
fatto scegliere il rugby, tra le diverse discipline, come gioco nel quale condurre le mie
ricerche. Bisogna sottolineare che questa disciplina negli ultimi anni sta riscuotendo
molto successo e, come tale, sta creando un ritorno economico notevole soprattutto nel
periodo in cui si svolge il “Six Nations” dove la nostra nazionale compete contro le
grandi squadre europee (Francia, Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda).
La zona in cui abito, il Veneto, mi ha aiutato nella decisione, in quanto, è la regione che
vive maggiormente di rugby. Nello svolgimento di questa indagine sono partito da dei
punti fermi; alcune delle ipotesi nel corso della lettura dei questionari, che presenterò
successivamente, sono state non confermate o addirittura smentite. Le supposizioni
dalle quali sono partito, e che con il Professor Morandin abbiamo molto discusso
riguardano: l’età della maturità sportiva; le fasi della carriera sportiva che non si
possono saltare, quasi come un iter scolastico; le aspettative differenti tra giovani e non
più giovani atleti; i diversi modi di essere legati ad una squadra o ad una società; ed
infine il locus of control e la personalità (spiegherò successivamente di cosa si tratta).
Tengo a precisare che il mio studio, ed in particolar modo il questionario elaborato con
il professor Morandin, è il primo nel suo genere che sia stato proposto a due squadre di
rugby professionistiche che militano in campionati differenti. Molti ne sono stati fatti in
questi anni: sulle tendenze di consumo, sugli infortuni, sui lavori pre-carriera ma
nessuno riguardante aspettative di carriera e le valutazione dei diversi item presenti nel
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questionario da me somministrato. Quindi ho voluto sottolineare l’importanza
dell’elaborato che ho compiuto proprio per fini statistici.
Il lavoro svolto si articola in poche ma importanti pagine, nelle quali ho inizialmente
cercato di spiegare tramite la teoria, molto difficile da reperire o comunque non di
comune utilizzo, la carriera manageriale e quella sportiva, mentre, nell’introduzione, ho
spiegato brevemente il comportamento organizzativo e le teorie principali che
supportano e spiegano il modus vivendi dei lavoratori. Nei capitoli successivi rivolgerò
la mia attenzione alle aspettative, alle tipologie di carriera, ai questionari che ho
elaborato e ai risultati che sono emersi.
Il comportamento organizzativo è un campo di studi interdisciplinare il cui fine è una
migliore comprensione e gestione del personale nel contesto lavorativo; è lo studio e
l'applicazione delle conoscenze su come le persone, gli individui e i gruppi agiscono in
organizzazioni. È orientato sia alla ricerca teorica sia all’applicazione pratica. Il
comportamento organizzativo attinge da un’ampia gamma di discipline tra cui la
psicologia, la sociologia, la statistica, l’etica e l’economia.
Il suo scopo è di costruire migliori relazioni con la realizzazione di obiettivi umani, di
obiettivi organizzativi, e di obiettivi sociali; esso sta diventando sempre più importante
nell'economia globale. Frederick Winslow Taylor (1856 – 1915) fu la prima persona che
ha cercato di studiare il comportamento umano sul posto di lavoro utilizzando un
approccio sistematico. Taylor studiò le caratteristiche umane, l'ambiente sociale e
l’ambiente fisico, le attività, la capacità, la velocità, la durata, il costo del lavoro e la
loro interazione reciproca. Fu il precursore della ricerca sui metodi per il miglioramento
dell'efficienza della produzione. Il suo obiettivo generale era quello di ridurre e/o
rimuovere la variabilità umana. Taylor ha lavorato per raggiungere il suo obiettivo di
trasformare i comportamenti di lavoro stabile e prevedibile, in modo che l'output
massimo potrebbe essere raggiunto. Si è concentrato sui sistemi di incentivo economico,
nella convinzione che gli esseri umani sono principalmente motivati dal denaro. Si
occupò inizialmente di un ambito prevalentemente produttivo: il suo metodo prevedeva
lo studio accurato dei singoli movimenti del lavoratore per poter ottimizzare il tempo di
lavoro. Ha affrontato alcuni forti critiche, tra cui essere stato accusato di dire ai dirigenti
di trattare i lavoratori come macchine, senza mente, ma il suo lavoro è stato molto
produttivo e di cui molti principi basi per i moderni studi di gestione.
I tre livelli base dell’analisi sono l’individuo, il gruppo e l’organizzazione.
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L’individuo è un concetto della filosofia, più precisamente dell'antropologia filosofica.
Si definisce “persona” un essere razionale dotato di coscienza di sé e in possesso di una
propria identità. Non è possibile dare una definizione statica e definitiva, ma il suo io è
di per sé relazionale nel senso che percepisce e comprende chi è solo in rapporto
all’altro che non è. La comunità è allora l’unico luogo in cui l’uomo può ritrovarsi ed
essere se stesso. E tale possibilità rappresenta il dovere peculiare dell’essere umano: un
essere vivente, che tra le sue caratteristiche più rilevanti ha quella di dover prendere
posizione circa se stesso; l'uomo è per definizione un essere da disciplinare.
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Per “gruppo”, invece, intendiamo un insieme di persone che interagiscono le une con le
altre, in modo ordinato, sulla base di aspettative condivise riguardanti il rispettivo
comportamento. È un insieme di persone i cui status e i cui ruoli sono interrelati. Dato
che gli esseri umani sono fondamentalmente animali portati a cooperare, i gruppi sono
una parte vitale della struttura sociale.
I gruppi si formano e si trasformano costantemente; non è necessario che siano
autodefiniti e spesso sono identificati dall' esterno.
Infine, l’organizzazione è definita da Mintzberg
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il complesso delle modalità secondo le
quali viene effettuata la divisione del lavoro in compiti distinti e quindi viene realizzato
il coordinamento fra tali compiti. Tale definizione identifica il coordinamento come una
funzione e non come una relazione tra figure professionali. Le organizzazioni sono unità
sociali o raggruppamenti umani deliberatamente costruite per il raggiungimento di fini
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Tale definizione e pensiero deriva dal filosofo e antropologo tedesco Arnold Gehlen (1904 – 1976) .
2 Accademico del Canada, studioso di scienze gestionali, ricerca operativa, organizzazione strategia.
Mintzberg individua cinque tipi di configurazioni: la struttura semplice, la burocrazia meccanica, la
burocrazia professionale, la soluzione divisionale, l'adhocraciza (si contrappone alla cultura burocratica ).
Tali configurazioni si differenziano, l'una dall'altra, soprattutto per i diversi organi che assumono
un'importanza fondamentale al loro interno, per i diversi criteri di coordinamento e per altri caratteri
organizzativi quali specializzazione dei compiti, formazione, formalizzazione dei comportamenti,
ampiezza del controllo, sistema di pianificazione e controllo adottato, decentramento, meccanismi di
collegamento, modalità di raggruppamento. Tuttavia Mintzberg sottolinea come le organizzazioni reali
sono di gran lunga più complesse di ciascuna di queste configurazioni: le configurazioni rappresentano
una teoria e ogni teoria necessariamente semplifica e quindi distorce la realtà. Pertanto, le configurazioni
esaminate devono essere considerate dei tipi puri: nella pratica, però, è facile notare che le forme assunte
dalle organizzazioni non coincidono mai pienamente con una di esse, ma si avvicinano maggiormente
all'una o all'altra. Secondo Mintzberg non esiste una forma organizzativa valida a priori.
Un'organizzazione è efficace, se si verificano due condizioni: • gli elementi dell'organizzazione (come
divisione del lavoro, coordinamento, raggruppamento delle posizioni di lavoro, decentramento, sistema di
pianificazione e controllo, dimensioni delle unità organizzative) sono coerenti tra loro. Si parla, in
questo caso, di coerenza interna; • gli elementi dell'organizzazione sono coerenti con fattori contingenti.
Questi ultimi non sono altro che alcuni elementi che contraddistinguono la situazione dell'impresa o
dell'ambiente in cui essa opera, come l'età dell'azienda, la sua dimensione, il sistema tecnico adottato,
l'ambiente di riferimento, il sistema di potere. Per questa ragione il modello elaborato dal Mintzberg viene
denominato modello della duplice coerenza.
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speciali. Le caratteristiche delle organizzazioni sono: divisione del lavoro, del potere e
delle comunicazioni, volutamente programmata per facilitare la realizzazione di
determinati fini; sostituibilità del personale e l’introduzione di nuove combinazioni di
personale per mezzo di promozione e trasferimenti. Secondo Simon
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le organizzazioni
sono collezioni di ruoli ed identità, assemblaggi di regole, mediante le quali il
comportamento viene combinato in modo appropriato a situazioni riconosciute. Anche
Daft
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è abbastanza coerente con quanto detto finora, sostenendo che un’organizzazione
è una entità sociale guidata da obiettivi, progettata come sistema di attività
deliberatamente strutturate e coordinate che interagisce con l’ambiente esterno.
Vi sono infinite tipologie di organizzazioni: un partito politico; un’impresa; una
qualsiasi attività commerciale ma anche una federazione sportiva; una società sportiva e
una squadra di rugby. Nell’ambito degli sport di situazione, consideriamo la squadra
come un’organizzazione volta al raggiungimento di un obiettivo comune. Un “team” è il
prodotto della combinazione delle risorse umane, tecniche, finanziarie e il loro
coordinamento ottimale per il raggiungimento degli obiettivi dell’organismo in una
logica di pianificazione: la squadra è, infatti, un insieme di funzioni coordinate (atleti,
staff tecnico, medico e dirigenziale, sponsor) che, attraverso lo sfruttamento di risorse
comuni (abilità motorie e competenza professionali) perseguono con un’attività
articolata (allenamenti e varie competizioni) un obiettivo comune cioè il successo nelle
diverse prestazioni.
Da quando gli atleti all’antica Grecia erano ricompensati finanziariamente per una
vittoria ai primi giochi olimpici, lo sport in generale ha vissuto profondi cambiamenti,
fino a diventare un vero e proprio settore produttivo.
Nel corso del 1900 le diverse discipline sportive si organizzarono in federazioni
nazionali e internazionali e diedero vita a calendari complessi di eventi agonistici. Con
il tempo la pratica sportiva divenne per l’atleta un’attività a tempo pieno. La
competizione e la ricerca continua di miglioramento delle proprie prestazioni
agonistiche comportarono sempre più una seria ed adeguata preparazione psico-fisica,
da perseguire attraverso metodologie scientifiche che non lasciavano più spazio al
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Herbert Alexander Simon (1916 – 2001) è stato uno studioso di economia, psicologia e informatica
degli USA. Ha analizzato in maniera sistematica l’atteggiamento decisionale degli individui all'interno
delle organizzazioni, osservando che costoro non si attenevano ai criteri imposti dalle teorie normative. In
particolare ha evidenziato come la scelta effettuata da un individuo non rispetta gli assiomi fondamentali
dell'approccio logico. Quindi, un individuo più che fare scelte ottimali, fa scelte soddisfacenti, vuoi per i
vincoli svolti dalle organizzazioni, vuoi per i limiti imposti dal sistema cognitivo umano.
4 Richard L. Daft ha dato contributi fondamentali allo studio dell’OB
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dilettantismo. In ogni disciplina si fece ricorso alla ricerca tecnologica, scientifica o
medica per migliorare la preparazione fisica degli atleti, elaborare nuove strategie e
tecniche di allenamento e di gioco, realizzare nuovi materiali destinati sia alla
formazione di strumenti sempre più performanti e specifici che agli impianti sportivi.
Nel secondo dopoguerra alcuni sport (calcio, golf, tennis e automobilismo) si
adeguarono ai principi del professionismo, gli altri minori che avevano un ritorno
economico esiguo continuarono ad essere praticati da atleti dilettanti. Già negli anni ’70
- ’80 tuttavia anche per questi sport la distinzione tra dilettanti e professionisti si fece
maggiore.
A dare una svolta al movimento sportivo in generale sono stati l’avvento di due
fenomeni economici: i diritti di trasmissione televisiva e la sponsorizzazione. Furono le
Olimpiadi del 1984 a Los Angeles a dare l’inizio alla nuova era dello sport interamente
sponsorizzato e con le reti televisive di tutto il mondo che pagavano i diritti di
trasmissione. Da quel momento lo sport è diventato un affare economico su scala
planetaria.
Contemporaneamente a questa evoluzione, negli stessi anni lo sport ha subito una
radicale trasformazione, grazie soprattutto alla diffusione dell’educazione fisica nei
programmi istituzionali d’insegnamento nelle scuole. La pratica dello sport, un tempo
riservata solo a pochi, si è diffusa tra tutte le classi sociali, affermandosi così lo sport di
massa come grande fenomeno di costume.
In questa rivoluzione un ruolo chiave l’ha avuto l’evoluzione intrinseca del
management. Lo sport, infatti, ha bisogno di manager poiché è un settore in continua
crescita: marketing e comunicazione sono in assoluta espansione, la gestione accurata
degli impianti sportivi anche per attività non riguardanti la pura pratica agonistica. Oggi
per gestire una società sportiva non basta più avere disponibilità economica e passione
ma servono delle competenze economiche, giuridiche, di marketing e di comunicazione.
E’ per tali motivi che più la società è ad alti livelli e più i singoli settori sono dati a
persone competenti specializzate in una singola attività (addetto stampa, promotore
finanziario per gli sponsor, responsabile marketing, ecc…).
Gli elementi costitutivi delle organizzazioni sportive in generale sono la tecnologia, le
risorse umane e l’ambiente.
Le tecnologie sono rappresentate dal patrimonio conoscitivo operativo specifico
dell’organizzazione, ossia dalle capacità specifiche dei singoli operatori, atte ad apporre
migliorie in qualsiasi campo.