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Introduzione.
“ N essu n at t o c o n t ro l’ o rd in a mento Laico, D e mo c rat ic o e c o n t ro lo st at o d i d irit t o stabiliti dalla costituzione può essere in alcun modo tollerato. ”
Così comincia lo storico documento con cui, il 28 Febbraio 1997 lo Stato Maggiore delle
TSK ( Fo rz e Arm at e T u rch e) d à in iz io alla su a c ampagna “p o st m o d e rn a” c o n t ro il governo
presieduto d al Ref ah P art isi ( p ar t it o d el b e n e ssere , RP) d el “ rad ic ale ” mu su lma n o
Necmettin Erbakan. Nel documento ricorre per tre volte il termine irtica , “Reaz io n e p o lit ic a” . “Reazione Islamica ”.
Il documento del 28 febbraio doveva essere, nelle intenzioni delle TSK, una medicina a
questo reazionarismo tanto minaccioso nei confronti della loro identità di garanti e
difensori dello status quo ideologico kemalista, laico e repubblicano.
Nella mente dei militari, il matrimonio tra Islam e Democrazia che caratterizza la storia
della Repubblica Turca, ha dato alla luce un figlio, il Laicismo, che ogni tanto si ammala,
e ha bisogno di cure.
A seconda dei casi, questa medicina – il Colpo di Stato Militare, o Darbe – può essere
più o meno forte, più o meno traumatica la somministrazione: nel 1960, contro un
sist em a d i d em o c ra z ia au t o ri t aria , la c u ra f u l’imp ic c agion e d el p rimo min ist ro e la
stesura di una nuova costituzione – p i ù lib e ra le. N el 19 7 1, all’in i z io d egli “ann i d i
p iom b o ” t u rch i, l’eser c i t o dichiarò illegali tutti i partiti estremisti ed impose un nuovo
esecutivo. Nel 1980, tre anni di governo militare, misure a favore dell ’ed u c az io n e
religiosa – il sostrato culturale inevitabilmente comune ai Turchi di destra e di sinistra – e
una costituzione assai più rigida furono lo shock che pose fine al tragico periodo
d ell’a t o miz z az i o n e partitica e del terrorismo politico (per lo meno, a certi tipi di
terrorismo politico).
L’in t erve n t o d el 1 99 7 f u , a suo modo, la cura di una cura, sempre ovviamente dal punto
di vista dei militari: impose misure antitetiche a quelle imposte dalla giunta golpista di
diciassette anni prima, diminuendo il supporto statale alle organizzazioni islamiche,
penalizzando gli studenti delle scuole per imam e predicatori (le imam-hatip okullari,
IHO), ribaltando il fronte del proprio impegno politico contro il nuovo nemico interno:
l’islam politico.
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Il Memorandum del 28 Febbraio è un argomento che ha riempito, e continua a riempire,
le colonne dei giornali e i discorsi dei comuni cittadini in Turchia, nonostante siano
p assat i 13 an n i: d ie t ro l ’az ione d ei milit ari so n o st at i ip o t i z z a t i c o mp lo t t i in t er n i – di
cerchie di cospiratori occulti contro il ministro degli esteri, vicepremier e capo del DYP
(Dogru Yol Partisi, Partito della Retta Via) Tansu Çiller, o internazionali – L’et er n o n em ic o Sio n ist a al l’o p era c o n t ro il pio Erbakan. Rimane il fatto che, quali che ne fossero le cause
o i mandanti, il Postmodern Darbe, con la sua rimozione di un primo ministro, del suo
partito e della sua idea , la p erse c u z i o n e d ell’a sso c iaz ion ismo islamico e l’i mp o siz i o n e di
u n rigi d o K em alismo “ milit ar e” nelle strutture educative, non solo ha costretto
l’in t ellig h e n z ia d e l p ae se a c o n f ro n t arsi c o n gli in t err o ga t ivi d i u n a p o ssib i le c o esist en z a di Islam Politicizzato e Democrazia Parlamentare, ma ha dato vita, tra scissioni e fusioni,
ad u n o d ei mo d elli p ar t it ic i meglio riu sc i t i d i t u t t a l’are a me d io rientale e, nel complesso,
islamica: l’Ad ale t ve Ka l k in ma Pa r t isi ( Pa r t i t o per la giustizia e lo sviluppo, AKP, detto
an c h e Ak p art i, Pa rt i t o Can d id o , c o n u n ’acc e z i o n e p i ù o men o iro n ic a ), guidato dal
tenace e multiforme Recep Tayyip Erdogan.
Questa tesi cercherà di analizzare la vita di questo partito, il Refah Partisi, descrivendone
le p o li t ic h e i n re la z io n e ad alcu n e t e mat ic h e p re sen t i lu n go t u t t o l’arc o d ella s t o ria recente della Cumhurriyet: la p o lit ic a es t era , il p r o b lem a c u r d o , le r ela z i o n i c o n l’Eu r opa
e le forze armate, ed alcune questioni più pertinenti alle loro radici islamiche. Si proverà
in o lt r e a d eli n ea r n e c er t i c arat t eri t ip ic i, q u a li l’o rgan iz z az i o n e, il discorso ideologico, la
leadership, cominciando con una breve biografia dello stesso Erbakan e con una storia
dei partiti nati dal movimento religioso del Milli Goruş.
Il capitolo conclusivo sarà dedicato infine ad analizzare alcune delle possibili cause del
postmodern darbe, cercando di vedere oltre le semplici giustificazioni di tipo ideologico,
per capire quali fossero gli interessi in ballo, economici e politici, sia dal lato delle MGK
sia di quelle frange della società civile e quei partiti che si sono mobilitati contro il RP, e
il suo immediato successore appena ne hanno avuto la possibilità.
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Dal Milli Goru ş all’AKP: brevissima storia dei partiti di matrice islamica.
Nonostante sia un paese di 80 milioni di abitanti, per la maggior parte musulmani
dichiarati e praticanti, la Turchia, prima del partito nato dal movimento Milli Goruş
( esp re ssion e t raducib ile c o n “ p u n t o d i vis t a n az i o n ale ”), il Partito di Ordine Nazionale,
poi ribattezzato Partito di Salvezza Nazionale
1
, non ha mai avuto forze politiche che
utilizzassero un discorso islamico e si richiamassero ad un elettorato religioso, e per di
più le posizioni fattuali di questi due partiti erano, nella realtà, decisamente smorzate
d all’alle a n z a ele t t o rale c o n il laicis simo CH P.
I singoli capi partito potevano mostrare tendenze religiose più o meno marcate, come
nel caso di Turgut Ozal, ma le formazioni politiche di successo non hanno mai avuto la
possibilità – o forse il coraggio- di dichiararsi apertamente islamici. Il Partito della
Madrepatria (ANAP) e il Partito della Retta Via (DYP), pur con i loro ammiccamenti ai
fedeli – quasi esclusivamente sunniti, essendo la minoranza sciita degli Alevi da sempre
feudo elettorale della sinistra repubblicana – hanno costantemente rinunciato a sfidare
le forze armate, cane da guardia del secolarismo Kemalista, rifiutandosi di proporre
tematiche apertamente religiose o antieuropeiste. Inserendosi in questo vuoto, man
mano p iù acc e n t u at o d al l’allo n t an am en t o gra d u a le d ei p a rtiti dalla loro base elettorale,
e beneficiando di un efficiente quanto radicato sistema di reclutamento, il Refah ha
avuto gioco facile ad aumentare la propria percentuale di elettori, quasi triplicandola in
otto anni, dal 1987 (7.2%) al 1995 (21.4%)
2
, conquistando le due grandi municipalità del
paese (Istanbul e Ankara, marzo 1994) ed infine prendendo le redini di un governo,
1
Già con il nome dei due primi partiti di Erbakan, il Milli Nizam e poi il Milli Selamet Partisi, siamo di fronte ad un lessico
d all e s f u matu r e is l amich e : “ Mi l l e t” , te rmi n e u ti l i z z ato c o mu n e me n te in tu rco p e r r i f e ri r s i all a n az i o n e , p u r i n d i c an d o p i ù p ro p ri amen te u n a “co mu n i tà e t n i c o - n az i o n ale ” , in s e n s o re l i g i o s o , c o me c o n fer ma l’us o fatto di questo termine in epoca
ottomana per definire le amministrazioni divise su base religiosa dei Balcani in epoca Ottomana, in luogo del più laico
“ Ul u s ” , p ri vi l e g i ato o g g i n e l l i n g u ag g i o u ff i c i ale c o l s i g n i fica to d i n a z i o n e in s e n s o e tn o l i n g u i s ti c o . Pe r “ N i z am” e “ S e l amet ” , lo sbilanciamento in senso religioso del significato dei due termini è ancora più forte.
2
T h e P o l i ti c al E c o n o my o f I s l amic R e s u rg e n c e i n T u rk e y: T h e R i s e o f th e W e l fare P art y i n P e rs p e c ti ve A u th o r(s ) : Zi ya Ö n i ş , p.1 Source: Third World Quarterly, Vol. 18, No. 4 (Sep., 1997), pp. 743-766 Published by: Taylor & Francis, Ltd.
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come partner di maggioranza relativa, affiancando quel DYP cui aveva sottratto buona
p art e d ell ’ele t t o r at o . Fu presto chiaro a tutti, elettori ed eletti, che nonostante la vittoria
del RP non fosse un trionfo in piena regola (ricordiamo che circa l’ 80 % d egli ele t t o ri h a votato contro Erbakan) si era affacciato sulla scena turca un nuovo partito, e
soprattutto, un nuovo linguaggio politico, ecumenicamente panislamista, sbandieratore
di u n c ara t t ere “o rie n t ale ” t an t o q u a n t o i vec c h i p a rt i t i er an o o st i n at am en t e filoccidentali, pronto a parlare ad un elettorato di contadini, piccoli proprietari e
proletariato urbano con quel linguaggio economico di derivazione musulmana
rap p r ese n t at o d alla p ia t t af o rma d el “Gi u st o Ord i n e” , d ic h iara t ame n t e b a sat a su d et t ami morali religiosi
3
.
Come scritto, non fu una landslide victory , e il go vern o d e t t o “R efah yol” ( Ref ah Pa r t isi +
Dogru Yol Partisi) fu formato in seguito a durissime contrattazioni elettorali, che
arrivarono a coinvolgere anche il potere giudiziario, quando Erbakan arrivò a ventilare
l’ip o t esi d i u n ’in d agin e p er c o rru z io n e c o n t r o il l ea d er d el DYP, Tansu Çiller, e la stessa
arrivò a promuovere indagini sulle finanze familiari del leader del RP, giungendo infine
ad accordarsi per un esecutivo di compromesso, sotto la stretta sorveglianza
d ell’e serci t o , in c u i p o st i c h iave sare b b ero stati gestiti dal DYP (difesa, esteri e
stranamente ma non troppo, il ministero degli affari religiosi), mentre al RP sarebbero
t o c c at i le f in a n z e, l’agri c o lt u r a ed i lavori pubblici. Inoltre, la carica di primo ministro
sarebbe dovuta toccare, dopo due anni, alla Çiller
4
.
Fattori simili limitarono la libertà di manovra del RP, che si vide costretto a fare marcia
indietro rispetto a certe sue posizioni considerate troppo radicali: le infuocate
dichiarazioni di uscita dalla NATO, di chiusura degli accordi doganali con l ’Eu ro p a e d ella collaborazione militare con Israele e con gli Stati Uniti, oltre che originali proposte per
l’ist it u z io n e d i u n mer c at o c o mu n e islamico f u n z i o n an t e t ra mit e u n ’ u n ic a valu t a, il dinar,
furono sostituite da accordi con gli USA e il tintinnar di sciabole fu sostituito dalla
3
Pragmati s ts o r i d e o l o g u e s ? T u rk e y’ s W e l fare P art y in p o w e r. Author: White, Jenny B. Source: Current History; Jan. 1997;
96,606; Academic Research Library pg. 27
4
La coalizione, oltre che “ R e fay o l ” , fu s o p ran n o min a ta “ h ac i - b ac i ” , d u e p a ro l e in fo rmal i li b e ram e n te in te r p re ta b i l i c o me “ mari to e mo g l i e ” . W h i te , Je n n y B. , o p . c i t.
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partecipazione al summit di Dublino nel 1996. Nonostante il necessario pragmatismo,
però, Erbakan firmò un accordo per 20 miliardi di dollari di gas naturale con il governo
rivoluzionario d ell’Iran, un tentativo di aggirare le san z i o n i ONU all’Ira q ( c au sa, p er la Turchia, di una perdita di 27 miliardi di dollari). Durante il breve periodo di premierato,
inoltre, visitò quasi esclusivamente paesi islamici – spiccano Egitto, Singapore, Malesia,
Indonesia, Libia
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e Pakistan.
Mentre la coalizione rimaneva in piedi per la paura della Çiller (su cui continuavano a
p en d ere acc u se d i c o rru z i o n e) e p er l’a t t e ggiamen t o p a z ien t e d i Erb ak an , c h e continuava a vedere aumentare il proprio elettorato (che raggiunse il 30% nelle elezioni
locali del 1995), il senso di sicurezza dei membri del partito, specie della media-dirigenza
più giovane e più ideologicamente radicale continuava a crescere, sotto lo sguardo
at t e n t o e p r eo c c u p a t o d ell’e serci t o . B ast aro n o t re settimane perché la situazione
cominciasse a degenerare: durante la Jerusalem Night del 4 febbraio 1997, organizzata a
f avor e d ei Pa les t in esi d al Sin d aco d i Sin c an , vic in o An k ara, l’o sp it e d ’o n o re , ambasciatore Iraniano, si profuse in un infuocato discorso anti-occidentale. Lo stesso
am b asc iat o r e ricevet t e l e p ro t est e f o rma li d el govern o , me n t r e c o lonn e d ell’e serci t o p assavan o o s t en t a t ame n t e a t t r averso Sin c a n , u f f ic ialm en t e p er u n ’es ercit az i o n e. N el
frattempo, la tensione cresceva. Dichiarazioni del sindaco di Istanbul Erdogan sulla
possibile costruzione di una Moschea in piazza Taksim ad Istanbul, centro simbolico di
u n a T u rc h ia Oc c id en t al e e M o d er n a si af f ia n c aro n o all’ist i t u z ion e , d a p art e d ell’e sercit o , di un “Batı Çalışma Grubu”, ( “Gru p p o d i lavo ro p er l’Oc c id e n t e” ) , c o n lo sc o p o d i in vest igare su p o ssib ili m in acc e re ligiose all’o r d in e secolare d ello st a t o . Si arrivò in f i n e al 28 Fe b b raio 1 99 7, q u a n d o lo st a t o maggio r e re c ap it ò al gov ern o u n a lis t a d i “Con sigli”
p er rid u rre l’i n f l u en z a d e ll’Is lam n ell’E c o n o mia, n ell’E d u c a z io n e e n ella macchina statale.
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In Egitto Erbakan fu accolto freddamente, per il suo supporto alla Fratellanza Islamica, mentre durante la sua visita alla
Libia, fu fatto pubblicamente bersaglio di critiche dal Colonnello Gheddafi, per la gestione del conflitto Curdo. Gheddafi
sosteneva la necessità della creazione di uno stato nazionale in Kurdistan, e fece presente al primo ministro Turco una
l i s ta d i q u e l l i c h e c o n s i d e rava “e r ro ri ” d e l l a su a p o l i ti c a es t e ra “ d al l a A all a Z” , n o n o s ta n te fo s s e u n o d e i p o c h i l e ad e r
mondiali che avesse offerto la propria amicizia alla Libia. Erbakan sopravvisse miracolosamente ad una mozione di
sfiducia nel parlamento di Ankara, in seguito a questo terremoto diplomatico(cfr. infra). (Pragmatists or ideologues?
T u rk e y’ s W e l fare P art y in p o w e r; Cu rr e n t His to ry 1997, p g . 29)