Introduzione a.
L’elaborato esamina la posizione della città di Ripatransone nei
confronti degli apparati amministrativi e fiscali di Roma, sede del
governo Pontificio, e di Macerata, capoluogo della Marca d’Ancona, in
special modo per quanto riguarda le cosiddette tasse dei cavalli vivi e morti ,
in un lasso di tempo compreso approssimativamente tra il 1520 e il
1620. Queste due date individuano infatti i due estremi cronologici dei
documenti inerenti l’esenzione dalle suddette tasse conservati all’interno
dell’Archivio storico comunale di Ripatransone.
È stato ovviamente necessario esaminare anche fonti e studi medievali,
inerenti in particolare i secoli dal XIII al XV, al fine di determinare le
linee di sviluppo della città, esporre la situazione di perenne rivalità e
guerra tra municipi caratteristica del Piceno (le odierne province di
Ascoli e Fermo) ancora all’inizio dell’età moderna, nonché tentare di
individuare l’origine, pochissimo nota, delle due imposizioni, oggetto di
ripetute controversie tra la comunità di Ripatransone, la Camera
apostolica, e la Tesoreria della Marca.
b.
L’elaborato si articola in due capitoli.
Il primo, intitolato “Tra Ascoli e Fermo” , tratta per l’appunto dei rapporti
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tra la Comunità di Ripatransone e le due città majores del sud della
Marca , nemiche mortali e a capo di “Stati” formati da municipi di
piccole e medie dimensioni, impegnati nel corso di tutto il Medioevo, e
ancora fino alla metà del secolo XVI, in un’infinita serie di conflitti
armati, saccheggi, sobillazioni, e destabilizzate al loro interno, come del
resto accadeva in molte altre realtà dello Stato Pontificio, dalla lotta tra
fazioni e dal banditismo. La posizione di Ripatransone è caratterizzata,
fin dall’origine del Comune castrense, dallo sforzo continuo di
svincolarsi dalla giurisdizione di Fermo, che nella figura dapprima del
Vescovo, e poi delle Magistrature cittadine che ne ereditano le
prerogative, ingaggia con i ribelli una lunga sfilza di dispute, e militari, e
giuridiche. In tale contesto s’inseriscono dunque i rapporti amichevoli
con Ascoli, interessata ad aumentare la propria influenza sul maggior
numero di castelli all’interno del territorio rivale. Tale stato di cose
giunge al parossismo alla fine del XV secolo, che vede la comunità
ripana, dopo una lunga serie di conflitti armati tra le milizie dei tre
Comuni, svincolarsi dall’influenza della dominante, e raggiungere un
buon livello di sviluppo politico ed economico. Di qui l’ambizione della
classe al governo, che si va progressivamente assestando secondo un
modello patriziale, a vedere riconosciuta de iure la propria indipendenza.
L’obiettivo diventa dunque che la Terra sia elevata a Città e quindi a
centro di una diocesi, aggregando e assumendo la leadership dei quindici
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comuni situati tra il Fermano e l’Ascolano, e nominalmente sottoposti
da secoli alla giurisdizione del Presidato Farfense. Tali aspirazioni
vengono espresse a Roma per buona parte del Cinquecento, tramite
l’invio di ambasciatori incaricati di impegnarsi nelle lunghe trattative
necessarie a convincere i pontefici a rompere i molti indugi e rompere le
molte resistenze provenienti da Fermo, da Farfa, e a volte anche dalla
stessa, “amica” Ascoli.
I due processi ordinati da Roma da Pio V per verificare l’effettiva
consistenza delle richieste ripane, affidati a Congregazioni cardinalizie,
oltre a presentare uno spaccato alquanto attendibile della situazione
cittadina, culminano infine con la concessione della tanto sospirata
civilità.
Due eventi incontrollabili, tuttavia, nel giro di pochi anni pongono il
patriziato ripano da una situazione di crescita , ad una subitanea perdita
di prestigio e ad un’impotenza pressoché totali. In primo luogo
l’elezione a Pontefice di Felice Peretti, con il nome di Sisto V, causò per
la dirigenza di Ripatransone la perdita di una cospicua porzione delle
libertà tanto faticosamente acquisite: beneficiando le proprie “patrie”,
con l’istituzione del Presidato di Montalto prima, e poi con l’elevazione
della Sede di Fermo ad Arcidiocesi, Sisto V sottopose, di fatto, la città di
Ripatransone a nuovi centri di potere, lasciando in pratica alla classe
dirigente ripana soltanto la curatela dell’ordinaria amministrazione
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fiscale.
A questa situazione si aggiunsero gli eventi drammatici degli anni a
cavallo tra la fine del secolo XVI e l’inizio del XVII, che videro carestie
e pestilenze falcidiare la popolazione, sprofondando la città, pochi
decenni prima in buon momento economico, in una crisi irreversibile.
Nel secondo capitolo, intitolato “ Tra Macerata e Roma ”, la prima parte è
dedicata ad una panoramica sui mutamenti occorsi nell’organizzazione
amministrativa, fiscale e militare dello Stato pontificio, dalle Riforme
sistine all’istituzione della Congregazione Cardinalizia del Buon
Governo, al potenziamento del sistema e del prelievo tributario, ai
tentativi di creazione di uno stabile esercito territoriale. Sono inoltre
presi in considerazione i riflessi di tali mutamenti sulla particolare
condizione della Marca Anconetana.
Nella seconda parte sono invece analizzati i documenti, conservati
nell’Archivio storico comunale di Ripatransone, riguardanti le tasse dei
cavalli. Preso atto della scarsa bibliografia sull’argomento, si è dunque
tentato di rintracciare l’origine delle due imposizioni in due contributi
d’epoca feudale, il fodro (il dovere di foraggiare le cavalcature del re, dei
suoi emissari e dei suoi soldati) e il restaur (il rimborso in caso di perdita
del cavallo dovuto ai cavalieri, che in Italia assumeva il nome di mendum
equorum ). Si mostra come le tasse dei cavalli vivi e quelle dei cavalli morti
appaiano per lungo tempo sentite come distinte e separate tanto
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all’interno dei brevi e delle costituzioni pontificie quanto nella
corrispondenza fiscale degli Anziani di Ripatransone, e come
gradualmente vengano svuotate dei caratteri originari formalizzandosi in
un’unica composizione, non più pretesa dai soldati sul campo, ma
riscossa regolarmente dai Tesorieri provinciali tramite loro emissari
mandati da Macerata. Di fronte alla continuata opposizione delle
magistrature cittadine a versare il contributo di cui vanta l’esenzione, è
invece a Roma che vengono composte le dispute, dapprima dal
Commissario della Camera e dal Camerlengo, in seguito dai Cardinali
della Congregazione del Buon governo.
c.
Per quanto riguarda il capitolo relativo alla storia del Piceno, ho cercato
di seguire le linee guida di coloro che se ne sono occupati in lavori di
ben più ampio respiro, primo fra tutti Giacomo Bandino Zenobi, la cui
intera ricerca storiografica, focalizzata principalmente sulla Marca
Pontificia, rimane imprescindibile, per chiunque abbia a occuparsene.
Ho ricavato un prezioso supporto anche dalle numerose opere di storici
locali, da Giuseppe Fabiani a Giovanni Papa, e dalle fonti edite, quali ad
esempio gli Statuti cittadini di Ascoli e Ripatransone, le Cronache fermane
edite da Gaetano De Minicis, il De Rebus ripanis edito da Rolando
Perazzoli.
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All’inizio del secondo capitolo, sui rapporti tra Roma e la Marca, mi
sono avvalso del supporto di testi ormai classici, quali la sintesi di Mario
Caravale e Alberto Caracciolo, la Storia dei Papi di Von Pastor, le opere
di Giampiero Carocci, Paolo Prodi e Jean Delumeau, e di ricerche più
recenti quali quelle di Stefano Tabacchi e Giampiero Brunelli.
Oltre al De bono regimine del Vecchi, nella sezione finale sono stati
utilizzati principalmente documenti d’archivio, editi (le lettere di
Guicciardini e Gheri, le bolle papali) come inediti (brevi e missive
indirizzati alla comunità di Ripatransone).
È infine doveroso rivolgere un particolare ringraziamento alla Prof.ssa
Angela De Benedictis, che mi ha guidato e indirizzato all’inizio di questa
ricerca, e al Prof. Valerio Marchetti, che ha per me rappresentato un
costante punto di riferimento durante l’intero percorso universitario.
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Nota delle abbreviazioni - ASCR : Archivio Storico Comunale di Ripatransone v. E. Tassi, Fondo diplomatico dell’Archivio Storico Comunale di
Ripatransone, Fermo, A. Livi, 2008.
- ASA : Archivio di Stato di Ascoli Piceno (http://www.archiviodistatoap.it )
v. Archivio di stato di Ascoli Piceno e sezione di archivio di stato di Fermo ,
Roma, 1981, estr. dal Vol. I della Guida generale degli Archivi di
stato italiani.
- ASCA : Archivio Storico Comunale di Ascoli Piceno Ora Fondo in ASA, denominato “Comune di Ascoli Piceno”.
v. Archivio di stato di Ascoli Piceno e sezione di archivio di stato di Fermo , cit.
- ASV : Archivio Segreto Vaticano ( http://asv.vatican.va )
- AVR : Archivio Vescovile di Ripatransone - SASF : Archivio di Stato di Ascoli Piceno, Sezione di Fermo v. Archivio di stato di Ascoli Piceno e sezione di archivio di stato di Fermo , cit.
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Capitolo I
TRA ASCOLI E FERMO 1. Il Piceno all’inizio dell’Età Moderna Il presente lavoro ha come oggetto la città di Ripatransone, sita “ quasi
frontiera dello stato pontificio, in luogo fortificato dalla natura e dall’arte, distante 4
leghe da Fermo, 5 da Ascoli e più di una dal mare Adriatico, ove hanno foce i fiumi
Menocchia e Tesino che ne bagnano il territorio ” 1
; una comunità in delicato
equilibrio tra l’ambizione a una maggiore libertas comunale e la difesa dei
privilegi conquistati, che nel XVI secolo arrivò a contare, al netto delle
carestie e delle pestilenze, anche 1600 fuochi 2
; costretta, come del resto
molte altre fragili realtà comunali della Marca Anconitana (e non solo), a
far cammino tra vasi di ferro: dapprima bellicose “potenze” regionali
come Ascoli e Fermo; poi, con l’avanzare della spinta accentratrice e
della riorganizzazione dello Stato Pontificio, città di governo come
Macerata e Roma.
I paletti degli anni 1520 e 1620 sono le date entro cui si rinvengono,
all’interno dell’Archivio storico comunale di Ripatransone 3
, documenti
1
G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, specialmente
intorno ai principali Santi, Beati, Martiri, Padri , Venezia, Tip. Emiliana, 1840-1861, Vol. LVIII
p. 15.
2
Secondo il Memoriale del 1567, trasmesso al Cardinale Protettore G.B. Cicada, trascritto
in Archivio Storico Comunale di Ripatransone, Consigli 1567-1568, f. 46r-47r.
3
D’ora in poi ASCR; sull’Archivio, recentemente riordinato, v. E.Tassi, Fondo diplomatico
dell’Archivio storico comunale di Ripatransone , Fermo, A. Livi, 2008; notizie statistiche in E.
Lodolini, Gli Archivi storici dei Comuni delle Marche , Roma, Sovrintendenza archivistica per il
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