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Introduzione:
Con questo mio lavoro mi sono posto di analizzare e verificare le relazioni
esistenti tra gli elementi tangibili ed intangibili che legano a doppio filo il
punto di vendita con il consumatore finale.
Soffermandoci su quelli intangibili li definiamo come appartenenti a quel
marketing mix esperienziale – emozionale proprio dell’in-store selling il
quale passa da freddo luogo di vendita ad emotion place dove la sollecitazione
multisensoriale accompagna il consumatore coccolandolo fino al momento
dell’acquisto.
Le tematiche trattate relative ai seguenti quesiti: il consumatore recandosi
nel punto di vendita ha un fine utilitaristico o edonistico? Quanto tempo ha e
come lo gestisce all’interno del punto vendita? Come vive l’esperienza del
negozio? Ed ancora tale evocazione sensoriale fà preferire l’effettuazione di
acquisti online o offline?
Queste sono solo alcune delle motivazione che hanno attirato la mia
attenzione sull’analisi di questo argomento ampiamente trattata nella
letteratura specifica di settore.
Nel primo capitolo si analizzano le differenze tra la visione neoclassica del
consumatore e quella esperienziale. I prodotti che dapprima venivano
acquistati per soddisfare dei bisogni, passano a comunicare valori e simboli e
si vendono calati nel contesto della brand experience, dove tutto e pensato a
misura del cliente finale.
Nel secondo capitolo si analizzano le variabili polisensoriali dell’atmosfera
tenendo ben presenti le leve utilizzate dalle imprese divenute ormai di vitale
importanza nella logiche di progettazione ed implementazione del service
scape quale “casa dei consumi” ovvero quel luogo che incentivi e stimoli
tutte le attività di vendita e di creazione del valore per il consumatore finale,
un valore che vada aldilà della mera acquisizione di beni utili ad accrescere il
patrimonio ma che cementifichi una relazione duratura tra cliente, service
scape e insegna.
Nel terzo capitolo viene presentato il caso aziendale Ikea, ovvero il contesto
aziendale scelto per inserire questo filone di studi; il “colosso” scandinavo
difatti caratterizza la sua offerta in vere e proprie “cattedrali” esperienziali
laddove tutto è stato ideato a misura del cliente finale, in modo da non
bombardarlo di input d’acquisto ma di lasciare ad essi libertà di movimento
ed interazione, stimolando il consumatore a passare anche intere giornate nei
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negozi Ikea, incentivandolo a fuggire dalla routine quotidiana, offrendo ad
essi ed alla sua famiglia un entertainment globale che passa dall’area dei
bambini “smaland” a punti di ristoro a libero servizio e non, fino ad arrivare
ad una serie di servizi aggiuntivi complementari pre e post-vendita in grado di
ampliare il valore percepito dal cliente.
Per confutare tutte le assunzioni dei capitoli precedenti, nel quarto capitolo
viene presentato il questionario che costituisce la parte empirica del progetto
di tesi, ed è un utile strumento per verificare quanto scritto in letteratura con
delle indagini sul “campo”.
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CAPITOLO 1: In store behaviour
1.1 Dall’economia neoclassica all’approccio esperienziale
A livello economico il consumatore è visto come l’essere razionale che dati i
prezzi ed il reddito disponibile sceglie la combinazione che meglio
massimizza la sua utilità. Per l’economia le scelte del consumatore vertono
solo sul tipo di prodotto e sulle quantità da acquistare.
Per l’economia neoclassica le scelte dell’individuo sono marginali, l’accento
viene posto sulle scelte di un aggregato di individui.
L’approccio neoclassico è incentrato principalmente sulle dinamiche di
mercato che portano alla formazione e determinazione del prezzo.
Figura 1: Visione economica
Orientamento livello operativo analitico
normativo aggregato
Fonte: mia elaborazione da Petruzzellis & Chebat, 2010
L’applicazione della visione economica porta con sé dei limiti e con il tempo
ha dovuto modificare la definizione di consumo, il quale dapprima viene visto
come un bisogno, misurato in termini di utilità per la teoria economica; poi
come uno strumento di attribuzione sociale, fino a divenire distinzione sociale
con la definizione di stili di vita (Petruzzellis & Chebat, 2010). Nel contesto
attuale alla luce dei cambiamenti occorsi nella “moderna” società dei
consumi, all’aumentare del tempo a disposizione dei consumatori vi è un
associazione delle componente esperienziale al processo di acquisto.
Negli anni ottanta le teorie circa la razionalità del consumatore e la visione di
questi quale freddo edonista logico orientato a massimizzare la sua utilità solo
in funzione del suo vincolo di bilancio viene messa in crisi, in favore di un
approccio esperienziale. L’attenzione si sposta sui contenuti valoriali che i
VISIONE
ECONOMICA
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consumatori assegnano ai prodotti aldilà dell’utilità che questi vanno a
soddisfare. L’approccio neoclassico rimane valido per quei prodotti valutati in
base a performance tecniche (Petruzzellis & Chebat, 2010) ; il consumo viene
visto sotto la lente della valenza relazionale che ha per l’individuo, sempre
più animale sociale rispetto al passato. Il prodotto può essere valutato in base
alla funzione d’uso, o nella prospettiva simbolica ed identitaria che
rappresenta per chi lo acquista.
L’esperienza di consumo pone al centro l’interazione tra il consumatore ed il
sistema di offerta al punto da personalizzarla in base alle sue preferenze e
renderla unica ed indimenticabile.
1.2 Utilitarismo vs. edonismo
La teoria economica neoclassica riconosce l’uomo quale essere razionale, e lo
definisce quale edonista logico, il quale acquista beni solo in base all’utilità
che può ricavare da questi, e le decisioni d’acquisto variano solo in base a
prezzo e reddito (Busacca, 1990).
La teoria postmoderna invece riconosce la proliferazione di nuove classi
sociali e di nuove tipologie di consumatori che a differenza delle sole due
variabili neoclassiche sono inseriti in un contesto tale da essere il target di
diversi stimoli ai quali risponodono con atteggiamenti diversi .
Il consumatore post moderno si caratterizza per avere a disposizione maggiore
tempo e maggiore reddito rispetto a quello neoclassico, e in aggiunta a questo
egli si trova nell’epoca dell’informazione digitale accessibile a tutti pertanto
dispone di un flusso informativo tale da poter selezionare attentamente
l’offerta e scegliere quella più conveniente senza recarsi necessariamente nel
punto vendita (Petruzzellis & Chebat, 2010).
Con la proliferazione degli acquisti online, e l’implementazione del web 2.0
gli acquisti possono essere effettuati in remoto senza bisogno di dover
sostenere costi di inutilità citando il modello di Hotelling (Calzolari, 2008),
pertanto l’unico modo per richiamare tali consumatori nel negozio è offrire
loro delle esperienze invitanti dal punto di vista affettivo, emozionale e
cognitivo che li stimoli dapprima alla permanenza in negozio e
successivamente all’acquisto.
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Ci troviamo quindi dinanzi ad un capovolgimento dell’offerta che assieme ai
prodotti ed ai servizi deve mettere sul mercato anche esperienze per legare a
doppio filo il brand al consumatore ed instaurare una relazione tale da creare
un coinvolgimento emotivo nella mente del consumatore ogni qualvolta abbia
bisogno della marca. (Gallucci,2005).
1.3 Dal processo di acquisto all’esperienza di acquisto
È lampante al giorno d’oggi osservare l’eccesso di offerte accessorie che ci
vengono proposte all’atto dell’acquisto, soprattutto quando stiamo per
acquistare beni ad elevato coinvolgimento emotivo :
Processo di risposta
Figura 2: Modello feel - learn – do
Apprendimento intellettuale Apprendimento emotivo
(think)
(feel)
Forte
Apprendimento
Affettività
Coinvolgimento
(learn-feel-do)
(feel-learn-do)
Debole
Routine
Edonismo
Coinvolgimento
(Do-learn-feel)
(Do-feel-learn)
Fonte: Lambin, 2004
I punti vendita esperienziali tendono a coccolare il consumatore nell’intero
processo di acquisto senza enfatizzare troppo l’acquisto ma provando a fare
vivere un’esperienza unica .
Il driver che muove questo consumatore è il valore emotivo - esperienziale
che egli attribuisce a determinati prodotti ad alto tasso di coinvolgimento, che
supera la mera utilità economica.
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Nel consumare il soggetto soddisfa bisogni sia utilitaristici che edonistici, ma
non và dimenticato dagli uomini di marketing che tale processo sociale serve
anche a creare o intrattenere relazioni .
In tale scenario si calano i cosiddetti prodotti esperienziali, ovvero quelli che
si vendono meglio in contesti che ammiccano al consumatore, quindi si può
tranquillamente passare dal concetto di processo di acquisto a quello di
esperienza di acquisto.
Il processo di acquisto(tradizionale) del consumatore si articola in 5 fasi:
I. individuazione di un problema
II. ricerca delle informazione
III. valutazione alternative
IV. decisione di acquisto
V. comportamento post-acquisto
Tale processo viene messo in atto poiché il consumatore razionale vive
l’acquisto come la risoluzione di un problema, ed in base al grado di
coinvolgimento ogni consumatore ha un comportamento risolutorio
differente che può essere distinto in: estensivo, limitato o di routine.
L’esperienza d’acquisto invece si rifà al filone del postmodernismo
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,
riconoscendo nel processo del consumo non la risoluzione di un problema,
bensì una forma di espressione individuale dell’ io caratterizzato ancora una
volta dalla fitta rete di relazioni intraprese da questo consumatore.
Assume più importanza non il bene o il servizio ma tutto quello che c’è
intorno, e il momento dello shopping diventa una vera e propria fuga dalla
routine investendo il tempo a disposizione in tempo per ricrearsi nelle vie
dello shopping dei modernissimi shopping mall, i quali rivestono un ruolo di
contenitore delle relazioni ed interazioni e che devono essere in grado di
offrire al loro interno quanto cerca il consumatore.
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Per postmoderno si intende quella frammentazione della realtà in favore delle valenze simboliche
estetiche per gli individui.