Presentazione 
Pagina 9
corso 
2
. La tesi di questi autori scosse il pensiero accademico e la prassi come 
mai era successo in precedenza. Essi sostenevano che, in presenza de mercati 
finanziari perfetti ed efficienti, la politica finanziaria e dei dividendi non ha 
alcuna influenza sul valore globale di una società. Molte delle opere seguenti, 
furono tese ad identificare le imperfezioni del mercato che vanificavano le tesi 
di Modigliani e Miller.  
L’evento più importante degli anni settanta fu lo sviluppo della teoria del 
portafoglio e la sua possibile applicazione al management finanziario. Elaborata 
per la prima volta da Markowitz ne 1952 tale teoria fu ripresa e ampliata da 
Sharpe, Lintner, Mossin, Fama e molti altri 
3
. 
 
Il perfezionamento del modello del Capital Asset Pricing di Sharpe per la 
valutazione delle attività finanziarie ne rese possibile l’applicazione, nel corso 
degli anni settanta, alla finanza aziendale. Secondo il modello di Sharpe, parte 
del rischio di impresa è irrilevante per coloro che investono in titoli di quella 
impresa; si tratta della parte che può essere eliminata mediante la 
diversificazione del portafoglio. Negli anni seguenti il modello capital assets 
pricing fu oggetto di molte cririche, soprattutto per ciò che riguarda la sua 
validità pratica. 
 
Molto apprezzato è invece il modello arbitrage pricing (prezzo di arbitraggio) 
che costituisce un’alternativa molto ristretta al modello di Sharpe. 
 
Nel 1970 fondamentale fu il contributo di Black e Schole, che svilupparono il 
modello di options pricing (determinazione del prezzo delle opzioni, utile per 
valutare i diritti finanziari)
4
. L’applicazione dell’option pricing model alla 
finanza aziandale è tuttora in fase di espansione e costituisce un ricco filone 
della ricerca scientifica. Sino agli anni ottanta si è assistito a rilevanti progressi 
                                                                                                                                                           
1
 The Theory of Investment Value, Amsterdam North Holland Publishing, 1964. 
2
 F.Modigliani e M.H. Miller, The Cost of Capital, Corporation Finance and Theory of Investment, in “American 
Economic Review”, 48 (1958), pp 261-297; e Dividend Policy Growth, and Valuaation of Shares, Journal of Business, 
34 (1961), pp 441-443. 
3
 Si veda H.M. Markowitz, Portfolio Selection Efficient Diversification of Investmens, New York, Wiley 1959; W.F. 
Sharpe, Capital Asset Prices: A Theory of Market Equilibrium under Conditions of Risk, In journal of Finance, 19 
(1964), pp 425-442. 
4
 F. Black e M. Scholes, The Pricing of Options and Corporate Liabilities, in “Journal of Political Economy”, 81 
(1973), pp 637- 
Presentazione 
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nell’analisi del valore di una impresa in condizioni di incertezza, tenendo conto 
delle imperfezioni del mercato finanziario e dell’influenza esercitata dalla 
presenza delle imposte sul reddito e dell’imposta sulle società. Numerosi sono 
infine gli studi tesi a comprendere come l’ambiente esterno all’impresa 
recepisce ed interpreta il comportamento del manager finanziario. 
 
Da disciplina essenzialmente descrittiva, la finanzia aziendale è diventata teoria 
basata su analisi rigorose, utilizza strumenti di analisi sofisticati e, mentre prima 
si occupava solo dei problemi connessi all’ottenimento dei fondi, ora si occupa 
anche di gestione dell’attivo, di allocazione ottimale delle risorse finanziarie e di 
valutazione globale della società. Mentre il punto di osservazione era prima 
esterno, ora l’impresa è vista dall’interno, con particolare attenzione al momento 
decisionale. 
 
Il lavoro seguente parte dalla riclassifica delle principali grandezze patrimoniali, 
economiche e monetarie fino ad arrivare alla valutazione delle aziende basate 
sul flusso di cassa. Per la valutazione abbiamo usato alcuni dei modelli scritti 
dal professor Aswath Damodaran, professore di finanza aziendale alla Stern 
School Of Business University di New York. I modelli, tradotti italiano, sono 
stati per quanto possibile, adattati alla realtà italiana. I modelli sono inclusi nel 
dischetto allegato. Nello svolgimento del lavoro è stato indicato quale modello è 
stato usato. 
 
 
 
 
Capitolo1: La determinazione dei flussi di cassa 
 
Pagina 11
Capitolo 1 
 
 
 
La determinazione dei flussi di cassa 
 
 
Preliminare a qualsiasi analisi delle grandezze aziendali e in particolare alla 
determinazione dei flussi di cassa, è senza dubbio la riclassifica dei dati 
dell’impresa. Spesso, infatti, il bilancio di esercizio (sia esso consolidato oppure 
riferito alla sola capogruppo), pur essendo redatto in ossequio alla dicliplina 
aziendalistica e fiscale, non presenta le caratteristiche di sintesi utili allo scopo 
di evidenziare le diverse grandezze aziendali oggetto di analisi. 
 
1.1 La riclassificazione delle Stato Patrimoniale 
Lo schema di stato patrimoniale contenuto nell’art. 2424 del codice civile non 
consente una corretta analisi storica e prospettica dei flussi di cassa della 
società. Questo perché, come noto, lo schema ottempera a numerose esigenze 
conoscitive relative ai diversi destinari del bilancio stesso. Appare quindi 
fondamentale riclassificare le diverse voci che compongono lo stato 
patrimoniale con lo scopo di evidenziare alcune gradezze, frutto di aggregazioni, 
fondamentali ai fini della valutazione dell’azienda stessa. Gli schemi di 
riclassifica che presentiamo, elaborati dalla disciplina classica, tendono a 
mettere in rilievo alcune di queste caratteristiche fondamentali. 
 
1.1.1 L’importanza della riclassifica 
La prima riguarda la distinzione tra attività operative della gestione caratteristica 
(o in senso stretto) e le attività riferibili a gestioni accessorie (chiamate spesso 
surplus assets). Nonostante si tratti di impieghi estranei all’attività caratteristica 
Capitolo1: La determinazione dei flussi di cassa 
 
Pagina 12
dell’impresa, tali assets spesso assumono dimensioni ragguardevoli in rapporto 
al totale dell’attivo. La loro individuazione consente di meglio cogliere la 
dimensione del capitale impiegato nella gestione dell’impresa e, quindi, di 
rapportare il più correttamente possibile i flussi economici, ottenuti dalla 
gestione stessa, alle risorse investite. 
Di seguito indichiamo lo stato patrimoniale di un’impresa industriale (Gewiss) 
per gli esercizi 1997 e 1998 sia non riclassificato che riclassificato. Lo schema 
sarà in seguito utile per calcolare il valore del capitale economico della società, 
attraverso diversi metodi finanziari solitamente usati dagli analisti in sede di 
valutazione; sia quest’ultima riferita ad un investimento di minoranza o di 
maggioranza, oppure ad operazioni straordinarie, quali fusioni o scorpori 
d’attività aziendali. Sia per lo stato patrimoniale che per il conto economico, 
abbiamo usato il bilancio consolidato di gruppo. 
 
Gruppo Gewiss: Stato Patrimoniale  
 
ATTIVO (dati in milioni di lire) 1997 1998
 
IMMOBILIZZAZIONI
Immobilizzazioni immateriali
Costi di impianto ed ampliamento 85.3 1598.1
Diritti di brevetto industriale 947.1 649.9
Concessioni, licenze e marchi 107.7 0.0
Avviamento 0.0 7733.5
Diferenza di consolidamento 16250.6 14600.3
Altro 471.1 597.7
TOTALE 17861.8 25179.5
Immobilizzazioni materiali
Terreni e fabbricati 110094.5 148460.0
Impianti e macchinari 150398.5 202499.0
Attrezzature industriali 34550.5 38048.1
Altri beni 15376.6 17688.1
Immobilizzazioni in corso 2615.6 13337.9
Fondo ammortamento -139483.0 -166518.0
TOTALE 173552.7 253515.1
Immobilizzazioni finanziarie
Partecipazioni in imprese controllate 0.0 101.5
Parteipazioni in imprese collegate 0.0 738.4
Partecipazioni in altre imprese 89.9 89.9
Crediti esigibili oltre l'esercizio successivo 0.0 30.0
Crediti verso altri esigibili entro l'esercizio successivo 98.9 267.8
Crediti verso altri esigibili oltre l'esercizio successivo 656.2 1531.0
TOTALE 845.0 2758.6
TOTALE IMMOBILIZZAZIONI 192259.5 281453.2
Capitolo1: La determinazione dei flussi di cassa 
 
Pagina 13
  
ATTIVO CIRCOLANTE  
Rimanenze
Materie prime 18171.1 25365.2
Prodotti finiti in corso di lavorazione 1019.9 2489.2
Prodotti finiti e merci 23860.0 31454.0
Acconti 209.7 132.4
Fondo obsolescienza magazzino -1910.0 -2422.0
TOTALE 41350.7 57018.8
Crediti
Verso clienti: esigibili entro l'esercizio successivo 121127.1 117019.7
Verso imprese controllate: esigibili entro l'es. succ. 0.0 296.9
Verso imprese collegate: esigibili entro l'es.  succ. 1289.6 2801.7
Verso altri: esigibili entro l'es. successivo 4197.9 9170.9
TOTALE 126614.6 129289.2
Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni  
Altri titoli 0.0 590.0
TOTALE 0.0 590.0
Disponibilità liquide
Depositi bancari e postali 10033.7 16878.9
Denaro e valori in cassa 70.4 138.8
TOTALE 10104.1 17017.7
  
TOTALE ATTIVO CIRCOLANTE 178069.4 203915.7
 
Ratei e risconti attivi 1245.3 736.4
 
TOTALE ATTIVO 371574.2 486105.3
 
 
 
PASSIVO (Dati in milioni di lire) 1997 1998
 
Patrimonio Netto
Capitale sociale 40000.0 40000.0
Riserva sovrapprezzo azioni 6000.0 6000.0
Riserva legale 6956.1 8000.0
Riserva art. 55 dpr 917/86 159.4 159.4
Riserva di consolidamento 141.0 141.0
Riserva di traduzione 169.0 69.0
Riserve straordinarie 76202.6 101735.3
Utili/Perdite portati a nuovo 16251.5 21877.3
Utile dell'esercizio 42202.8 38788.0
TOTALE PATRIMONIO NETTO DI GRUPPO 188082.4 216770.0
 
Capitale e riserve di terzi 0.0 5401.1
Utile/perdita di pertinenza di terzi 0.0 -255.5
Totale patrimonio di terzi 0.0 5175.6
TOTALE PATRIMONIO NETTO 188082.4 221945.6
Capitolo1: La determinazione dei flussi di cassa 
 
Pagina 14
  
Fondi per rischi ed oneri
Per trattamento di quiescienza ed obblighi simili 905.2 760.1
Per imposte 13352.7 13717.9
Altri 3390.1 4054.8
TOTALE FONDI RISCHI ED ONERI 17648.0 18532.8
 
Trattamento di fine rapporto di lavoro
Variazione area di consolidamento 0.0 4343.0
Utilizzi -911.0 -1996.8
Accantonamenti netti dell'esercizio 2195.1 2592.0
TOTALE 11936.2 16874.4
  
Debiti
Debiti verso banche esigibili entro l'esercizio successivo 21327.1 81050.6
Debiti verso banche esigibili oltre l'esercizio successivo 23845.7 5204.9
Debiti verso altri finanziatori esigibili entro l'es. successivo 0.0 9287.1
Acconti esigibili entro l'esercizio successivo 31.8 277.7
Debiti verso fornitori esigibili entro l’esercizio successivo 82598.1 111061.4
Debiti verso imprese controllate esigibili entro l'es. 
successivo 
0.0 80.7
Debiti verso imprese collegate esigibili entro l'es. 
successivo 
128.9 405.4
Debiti tributari esigibili entro l'esercizio successivo 10618.9 3318.9
Debiti verso istituti di previdenza esigibili entro l'es. succ. 4802.9 3704.4
Altri debiti esigibili entro l'esercizio successivo 9596.5 14020.6
TOTALE DEBITI 152949.9 228411.7
 
Ratei e risconti passivi 957.8 340.8
 
TOTALE PASSIVO 371574.3 486105.3
 
 
 
 
Di seguito indichiamo lo stato patrimoniale riclassificato. In appendice 
riportiamo invece la tabella con le singole voci non riclassificate che hanno 
concorso a determinare quelle riclassificate. I diversi schemi sono contenuti nel 
dischetto allegato, leggibile tramite il programma Excel (FILE: RICL.XLS). 
Lo schema di riclassifica proposto e quello seguente, che evidenzia il capitale 
circolante commerciale e il capitale circolante netto, sono particolarmente usati 
nelle elaborazioni connesse alle valutazioni di carattere finanziario. 
 
Capitolo1: La determinazione dei flussi di cassa 
 
Pagina 15
Stato Patrimoniale riclassificato 
 
Dati in milioni di lire 1997 1998
Attivo fisso netto 192259.5 281453.2
Attivo corrente 169210.6 187634.4
  rimanenze 41350.7 57018.8
  Crediti commerciali 121127.1 117019.7
  Crediti verso imprese controllate e collegate 1289.6 3098.6
  Altri crediti 5443.2 10497.3
 
Passivo corrente 108734.9 142497.0
  Debiti commerciali 82598.1 111061.4
  Debiti verso imprese controllate e collegate 128.9 486.1
  Altri debiti 26007.9 30949.5
 
Disponibilità liquide -11223.0 -64032.9
 
Attivo corrente netto 49252.7 -18895.5
 
TOTALE ATTIVO 241512.2 262557.7
 
 
Passivo a medio - lungo termine 53429.9 40612.1
  Mutui a medio - lungo termine 23845.7 5204.9
  Trattamento di fine rapporto 11936.2 16874.4
  Fondi per rischi ed oneri 17648.0 18532.8
 
Patrimonio netto 188082.4 221945.6
 
TOTALE PASSIVO 241512.3 262557.7
 
 
 
1.1.2 Il Capitale Circolante Commerciale 
L’opportuna aggregazione di alcuni valori consente di evidenziare grandezze 
fondamentali, quali per esempio il capitale investito netto ed il capitale 
circolante commerciale. Allo scopo di mettere in risalto la natura degli impieghi 
collegati alla gestione, è utile riferirsi allo schema connesso all’inizio di 
un’attività industriale: 
 
Uscite monetarie per acquisto struttura 
produttiva 
Costi relativi alla produzione (personale, 
meterie prime, servizi, costi generali) 
Costi per il mantenimento del magazzino 
Vendite: sfasamento temporale rispetto al 
sostenimento dei costi ⇒  
Prolungamento esposizione finanziaria 
connesse alle spese di carattere operativo. 
 
 
Lo schema ci permette di cogliere le classi fondamentali di impieghi all’origine 
Capitolo1: La determinazione dei flussi di cassa 
 
Pagina 16
dei fabbisogni finanziari. In particolare quello connesso agli impieghi che 
riguardano le immobilizzazioni al servizio dell’attività dell’impresa e quelli 
netti originati dalle diverse operazioni di gestione (acquisto di materie prime) 
che viene detto in altro modo capitale circolante commerciale, da non 
confondersi con il capitale circolante netto. Il capitale circolante commerciale 
misura esclusivamente le risorse impegnate nel ciclo delle operazioni correnti di 
gestione. Più elevato è il circolante commerciale rispetto al fatturato, maggiori 
saranno i fabbisogni finanziari connessi allo sviluppo dell’attività dell’impresa 
e, viceversa. 
 
1.1.3 Il Capitale Circolante Netto 
Il capitale circolante netto, essendo la differenza tra le attività e le passività 
correnti, misura il grado di solvibilità dell’impresa oggetto di analisi. Il capitale 
circolante commerciale misura invece esclusivamente le risorse impiegate nel 
ciclo delle operazioni correnti di gestione. Infatti, più elevato è il capitale 
circolante commerciale rispetto al fatturato, maggiori saranno i fabbisogni 
finanziari connessi allo sviluppo dell’attività dell’impresa.  
Tra le classi fondamentali all’origine del fabbisogno finanziario, si usa 
distinguere quelle che riguardano le immobilizzazioni al servizio dell’attività 
operativa dell’impresa da quelle (nette) originate dalla sequenza delle operazioni 
ripetitive di gestione, generalmente chiamato appunto fabbisogno di capitale 
circolante commerciale. 
 
Rappresentazione dello Stato Patrimoniale Riclassificato 
 
Crediti Debiti Verso Fornitori 
Commerciali
Magazzino Debiti finanziari
Immobilizzazioni  
Operative Nette Fondo Trattamento di Fine Rapporto 
TFR 
Attività Accessorie Patrimonio Netto 
Liquidità Crediti 
Finanziari 
 
 
 
 
Scorporando idealmente dallo schema precedente le aree legate all’attività 
Capitolo1: La determinazione dei flussi di cassa 
 
Pagina 17
operativa, è possibile giungere alla definizione di capitale investito netto (CIN). 
Esso è formato dalle immobilizzazioni operative nette e il capitale circolante 
commerciale. La dimensione del capitale circolante commerciale è correlata 
direttamente alla durata del ciclo finanziario delle operazioni di gestione. La 
durata del ciclo finanziario è a sua volta funzione della durata delle varie fasi del 
processo di produzione e delle politiche aziendali relative alla condizioni di 
incasso e di pagamento dei crediti e debiti di natura commerciale. 
 
La dimensione delle immobilizzazioni tecniche rispetto al volume di affari 
dipende invece dall’indice di intensità di capitale dell’attività svolta e quindi 
dalle caratteristiche tecnico-economiche del processo produttivo. Di seguito 
indichiamo, con lo stesso schema utilizzato per la riclassificazione dello stato 
patrimoniale, il capitale investito netto. 
 
 
Capitale Investito Netto (CIN) 
 
Crediti Debiti Verso Fornitori CA CAPIT 
Commerciali PI CIRC 
Magazzino TA COMM 
  LE IMPI 
Immobilizzazioni IN EGHI 
Operative Nette  VES NET 
TITO TI
NETTO  
 
 
 
Gli impieghi netti, siano essi di carattere operativo che extraoperativo, sono 
generalmente coperti dai debiti finanziari (a breve, medio e lungo termine), dal 
fondo TRF e dal suo patrimonio netto. Il mix tra queste diverse grandezze 
economiche individua la struttura finanziaria dell’impresa.  
 
Capitolo1: La determinazione dei flussi di cassa 
 
Pagina 18
Il Capitale Investito Netto e le sue coperture 
 
Dati in milioni di lire 1997 1998
 
Attività commerciali 167921,0 184535,8
Passività commerciali -108606,0 -142010,9
Capitale circolante commerciale 59315,0 42524,9
 
Attivo fisso netto 192259,5 281453,2
Fondo TFR -12841,4 -17634,5
Capitale investito netto operativo 238733,1 306343,6
 
Attività non strumentali nette 1160,7 2612,5
 
Capitale investito netto complessivo 239893,8 308956,1
 
Coperture 
Posizione fiscale netta 13352,7 13717,9
Posizione finanziaria netta 35068,7 69237,8
Patrimonio netto 188082,4 221945,6
Altro 3390,1 4054,8
Totale coperture 239893,9 308956,1
 
 
 
1.1.4 Il TFR 
Nello schema semplificato 
5
 appare come fonte di copertura anche il TFR. Il 
meccanismo di funzionamento del fondo può essere interpretato in due modi. Il 
primo intendendo il TFR come elemento che concorre alla formazione del costo 
complessivo del lavoro, la cui liquidazione è differita nel tempo. Il secondo, 
come finanziamento accordato dai dipendenti contestualmente alle retribuzioni 
periodiche e indicizzato nel capitale. In tutti i tipi di elaborazioni abbiamo 
seguito la prima alternativa la quale consente di semplificare la riclassificazione 
del conto economico e la rappresentazione della dinamica finanziaria. 
 
1.1.5 Il Fondo Imposte 
Un’altra ambiguità di classificazione (che non abbiamo riportato nello schema) 
è quella relativa al Fondo Imposte. Ambigua perché il pagamento delle imposte 
non segue di pari passo la formazione del reddito tassabile. Se così fosse lo stato 
patrimoniale non evidenzierebbe nell’attivo e nel passivo, crediti e debiti 
tributari. Le imprese versano invece le imposte in due momenti nell’anno (a 
                                                           
5
 Nell’ambito delle attività legate al ciclo acquisti, trasformazione e successive vendite, andrebbero inclusi anche i ratei 
ed i risconti riferibili alla gestione commerciale, agli anticipi a fornitori per l’acquisto di materie prime ecc. 
Capitolo1: La determinazione dei flussi di cassa 
 
Pagina 19
novembre l’anticipo e nel maggio successivo il saldo). La soluzione del 
problema sarebbe quella di disaggregare il debito (credito) fiscale complessivo, 
nelle componenti riferibili a ciascuna area gestionale. Nelle elaborazioni, per 
semplicità, è stata adottata la soluzione di rappresentare il debito (credito) 
fiscale netto in una specifica sezione dello stato patrimoniale, denominata 
“posizione fiscale netta”. 
 
1.1.6 La Posizione Finanziaria Netta 
Dallo schema di riclassifica dello stato patrimoniale proposto nelle pagine 
precedenti, emerge un’altra figura estremamente importante e spesso usata dagli 
analisti finanziari: la Posizione Finanziaria Netta. Essa è data dalla differenza tra 
crediti e debiti di natura esclusivamente finanziaria. Il concetto di posizione 
finanziaria netta è particolarmente utile per misurare l’effettivo grado 
d’indebitamento delle imprese che fanno parte di gruppi e che intrattengono con 
le consociate rilevanti rapporti finanziari. Ovviamente la posizione finanziaria 
netta va sempre messa in relazione con la normale struttura del circolante 
commerciale. Un allungamento dei pagamenti verso i fornitori ad esempio, 
libera liquidità e di conseguenza riduce i debiti finanziari. Il fenomeno contrario, 
ovvero il ritardo negli incassi da clienti, peggiora il debito finanziario. 
 
Anche il livello delle scorte incide sulla posizione finanziaria. Un andamento 
stagionale delle vendite particolarmente favorevole riduce il fabbisogno di 
finanziamento. Così come è esattamente vero il contrario. 
La “normale” posizione finanziaria non può quindi prescindere dall’esame dei 
giorni di pagamento ai fornitori, dai giorni di incasso dai clienti e dall’esame del 
livello di scorte medio desiderato dall’azienda nel medio – lungo periodo. 
 
1.2 Il Conto Economico 
Di seguito indichiamo, così come per lo stato patrimoniale, lo schema di conto 
economico (sempre del gruppo Gewiss) non riclassificato e quello riclassificato. 
La tabella di raccordo tra i due schemi è contenuta in appendice. Lo schema di 
riclassifica del conto economico proposto è quello maggiormente usato dagli 
analisti finanziari al fine di valutare il capitale economico di una società, con la 
Capitolo1: La determinazione dei flussi di cassa 
 
Pagina 20
sola eccezione del risultato della gestione non caratteristica, utile al fine di 
agevolare la predisposizione dei dati necessari per la valutazione dei surplus 
assets. 
 
Gruppo Gewiss: Conto Economico 
Dati in milioni di lire 1997 1998
 
Ricavi delle vendite e prestazioni a clienti 412302,2 437195,5
Premi su vendite -19298,4 -17262,4
Variazione delle rimanenze di prodotti in corso di lav. e finiti 2259,7 3924,2
Incrementi di immobilizzazioni per lavori interni 2356,3 3655,1
Contributi in conto esercizio 558,6 0,0
Altri ricavi e proventi 1736,2 1754,8
TOTALE VALORE DELLA PRODUZIONE 399914,6 429267,2
 
Costi della produzione  
Per materie prime, sussidiarie di consumo -121126,7 -125052,3
Per servizi -66341,0 -80306,2
Compensi per lavorazione di terzi -27673,2 -40594,0
Per godimento di beni di terzi -3879,7 -3272,7
Salari e stipendi -38760,7 -47368,7
Oneri sociali -13697,8 -14218,1
Trattamento di fine rapporto -2315,0 -2712,8
Trattamento di quiescienza e simili -11,6 0,0
Altri costi -17,5 -75,5
Ammortamento delle immobilizzazioni immateriali -3130,3 -3601,6
Ammortamento delle immobilizzazioni materiali -24858,5 -27648,3
Altre svalutazioni delle immobilizzazioni -2079,5 -2347,4
Svalutazioni dei crediti compresi nell'attivo circolante -768,0 -1130,2
Variazioni delle rimanenze di materie prime -2310,4 5426,6
Altri accantonamenti -392,9 -214,4
Oneri diversi di gestione -596,1 -530,0
Imposte e tasse indirette -2193,0 -1681,8
TOTALE COSTI DELLA PRODUZIONE -310151,9 -345327,4
 
DIFFERENZA TRA VALORE E COSTI DELLA 
PRODUZIONE 
89762,7 83939,8
  
Proventi ed oneri finanziari  
Proventi finanziari 1418,6 1411,7
Oneri finanziari -8533,6 -13303,6
TOTALE PROVENTI ED ONERI FINANZIARI -7115,0 -11891,9
 
Rettifiche di valore di attività finanziarie  
Rivalutazione di immobilizzazioni finanziarie 16,9 29,4
Svalutazioni di partecipazioni 0,0 -80,0
TOTALE RETTIFICHE DI VALORE DI ATTIVITA 
FINANZIARIE 
16,9 -50,6
Proventi ed oneri straordinari  
Proventi 1262,9 0,0
Capitolo1: La determinazione dei flussi di cassa 
 
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Oneri -241,8 -170,3
TOTALE DELLE PARTITE STRAORDINARIE 1021,1 -170,3
 
RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE 83685,7 71827,0
Imposte sul reddito dell'esercizio -43582,1 -32899,9
Imposte differite 2099,2 -364,6
 
UTILE/PERDITA PRIMA DEGLI INTERESSI DI TERZI 42202,8 38562,5
Utile/Perdita di pertinenza di terzi 0,0 225,5
 
UTILE/PERDITA DELL'ESERCIZIO 42202,8 38788,0
 
 
 
Gruppo Gewiss: Conto Economico riclassificato 
 
Dati in milioni di lire 1997 1998
 
Fatturato totale 412302,2 437195,5
 
Premi su vendite -19298,4 -17262,4
Consumi di materiali e lavorazioni esterne -148850,6 -156295,5
Capitalizzazioni interne 2356,3 3655,1
 
Valore aggiunto 246509,5 267292,7
 
Costo del lavoro -54802,6 -64375,1
Costo per servizi -66341,0 -80306,2
Altri proventi / costi operativi -2181,0 -2047,9
Altri accantonamenti e svalutazioni -3240,4 -3692,0
 
Margine operativo lordo 119944,5 116871,5
 
Ammortamenti -27988,8 -31249,9
  
Margine operativo netto 91955,7 85621,6
 
Proventi / oneri finanziari -7115,0 -11891,9
Proventi / oneri straordinari e rettifiche di attività finanziarie 1038,0 -220,9
 
Utile ante imposte 85878,7 73508,8
 
Imposte -45775,1 -34581,7
Imposte differite 2099,2 -364,6
Risultati di pertinenza di terzi 0,0 225,5
 
Utile netto 42202,8 38788,0
 
Capitolo1: La determinazione dei flussi di cassa 
 
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1.3 I collegamenti tra lo stato patrimoniale ed il conto economico 
Diversi sono i pregi di uno schema di riclassifica. Tra questi, una rilevante 
importanza è assunta dal più agevole collegamento fra i valori aggregati (quali il 
Capitale Circolante Commerciale, il Capitale Investito Netto ecc.) individuati 
dallo schema di riclassifica dello stato patrimoniale e i flussi generati da tali 
grandezze che figurano nel conto economico, anch’esso riclassificato. Le 
grandezze di conto economico riclassificate devono ovviamente essere 
compatibili con quelle relative allo stato patrimoniale. Viceversa il confronto 
non sarebbe omogeneo e farebbe perdere di efficacia all’analisi. 
 
Lo schema seguente fornisce una visione di sintesi dei flussi, misurati in termini 
economici, riferibili alle principali aree dello stato patrimoniale individuate in 
precedenza. Lo schema costituisce il più efficace punto di partenza per la 
dimostrazione di alcuni importanti principi della teoria della finanza aziendale e 
per la valutazione delle aziende e degli investimenti. 
 
 
Aree dello stato patrimoniale e dei flussi ad esse riferibili (in termini economici) 
 
CIN PN
RO x (1-T
x
) - IRAP RN= (RO- I
p
 +RAA) x (1-T
x
) - IRAP 
 DF 
ATTIVITA’ ACCESSORIE I
p
 x (1-T
x
) 
RAA x (1-T
x
) - (IRAP/RAA)  
 
 
Dove: 
 
RO Risultato operativo 
I
p
Interessi passivi
T
x
 Aliquota dell’imposta sulle persone giuridiche (IRPEG) 
RN Reddito netto 
RAA Risultato delle attività e gestioni accessorie 
IRAP Imposta regionale sulle attività produttive