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CAPITOLO I
Cenni storici sull’organizzazione e l’evoluzione istituzionale del
turismo in Italia
1.1 Evoluzione del settore turistico in Italia
Vasto e articolato è l‟insieme di soggetti pubblici attualmente operante sul mercato
turistico italiano. Si tratta di una presenza pubblica tanto variegata quanto anomala
rispetto agli altri comparti economici, che dipende in primo luogo dalla peculiare natura
del fenomeno turistico, caratterizzato da una molteplicità e intersettorialità genetica. Il
turismo
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è una realtà economica che si nutre di istanze sociali e culturali; una realtà
produttiva trasversale che sviluppa e distribuisce ricchezza entrando in stretto contatto
con tutti i comparti dell‟economia.
La specificità della vicenda storica in materia di turismo aiuta a comprendere anche le
difficoltà dello svolgimento di un‟azione legislativa continuativa e di lungo periodo nelle
politiche attive del settore.
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Paloscia F., Storia del turismo nell‟economia Italiana, Pedruzzi, Città di Castello, 1994.
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Presa coscienza della complessità della materia e dell‟importanza delle attività turistiche,
appare evidente che le istituzioni pubbliche abbiano ritenuto opportuno intervenire sul
mercato in via diretta o attraverso la creazione di organi ad hoc. Ciò appare ancor più
naturale in ragione della particolare vocazione turistica che l‟Italia dimostra di avere da
più di due secoli.
Per giungere ad una piena comprensione del fenomeno turistico e poter valutare
adeguatamente opportunità e risultati dell‟intervento pubblico, occorre tenere conto di
quei caratteri di poliedricità e trasversalità poc‟anzi ricordati e inserire nel particolare
contesto storico l‟azione del legislatore. Il compito del legislatore è infatti proprio quello
di interpretare le esigenze del suo tempo e prevederne i futuri sviluppi. Si tratta di un
compito di per se difficile che, di fronte alle sottili sollecitazioni del comparto turistico,
necessita di particolare sensibilità e lungimiranza.
In sostanza, per oltre un cinquantennio il turismo venne trattato dal legislatore statale
con sufficienza e distacco, sia per scarsa comprensione di questo settore sia per la
convinzione, alquanto diffusa, che l‟imponente flusso turistico verso le mete italiane non
si sarebbe mai esaurito e dunque sottostimando l‟importanza e la complessità del
comparto economico. Successivamente il legislatore iniziò a prendere coscienza del peso
delle attività turistiche e della necessità di intervenire sul mercato: il primo segnale
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significativo di questo rinnovato atteggiamento fu, come poi avanti vedremo, la
creazione, nel 1959, di un apposito Ministero
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La tranquillità del quadro giuridico istituzionale e la crescita esponenziale del
mercato turistico italiano, durarono a stento dieci anni con gli anni „70 l‟atmosfera mutò
radicalmente: il primo grande shock petrolifero fece sussultare il mercato e il quadro
istituzionale ebbe una trasformazione radicale con l‟attuazione del Titolo Quinto della
Costituzione. E così il turismo si ritrovò ad avere improvvisamente ben ventidue
legislatori in grado di emanare atti normativi in materia: diciannove legislatori regionali, i
due legislatori delle Province autonome di Trento e Bolzano e il nostro “vecchio”
legislatore statale. I rapporti fra loro non furono mai idilliaci e proprio, il turismo
divenne, ed è tuttora, uno dei terreni di confronto più aspri fra le istituzioni statali: le
materie assegnate dall‟originale versione dell‟articolo 117 della Costituzione sono
sempre state oggetto di scontro fra le Regioni e lo Stato. Il turismo, in particolare, è stato
oggetto di una politica statale altalenante: apparentemente disponibile verso il
decentramento, me nelle scelte cruciali, sempre improntata ad un accentramento deciso.
L‟apparizione delle Regioni sulla scena istituzionale e le loro pressanti rivendicazioni
hanno modificato l‟approccio del potere statale che ha preferito adottare una tattica più
difensiva, comunque rivolta “a mantenere le posizioni”, ovvero a concedere il meno
possibile agli interlocutori (Regioni e Province).
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Paloscia F., Storia del turismo nell‟economia Italiana, Pedruzzi, Città di Castello, 1994.
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Ad oggi, la cosiddetta questione istituzionale appare ben lungi dall‟essere definita; è
bene aver presente che le difficoltà non sono legate al periodo storico, ma provengono in
primo luogo dalla natura stessa del turismo. La corretta ed efficace gestione della “res
turistica” si basa su equilibri politici ed economici sofisticati che possono essere raggiunti
soltanto grazie ad una reale conoscenza del fenomeno e ad una profonda maturità
politica. Il turismo è in definitiva, la sintesi di fattori tanto numerosi quanto diversi fra
loro e tale sintesi si deve riflettere nella definizione e nella realizzazione dell‟intervento
pubblico, perchè questo possa apportare reali benefici al mercato.
Naturalmente, trasformare questo semplice enunciato in interventi concreti non è
facile, anzi, pone i responsabili istituzionali di fronte al vero problema: le politiche del
turismo dei vari attori pubblici della scena turistica devono dare vita ad un prodotto
unitario che sappia valorizzare le diversità. Appare evidente che, se la valorizzazione
delle specificità territoriali porta a preferire politiche improntate al decentramento, la
creazione e la pianificazione turistica di un prodotto unitario può indurre ad enfatizzare
logiche d‟accentramento. In tale logica, certamente non, prende corpo un‟azione unitaria
del “sistema paese” che è certamente più efficace e immediata, potendo offrire un‟offerta
turistica nazionale complessiva, certamente più autorevole e variegata, che può spaziare
sulle specificità e le peculiarità dell‟intero territorio nazionale, attraverso le innumerevoli
meraviglie storico-artistiche e naturali del nostro paese. Un‟offerta turistica complessiva
certamente più “spendibile” sul mercato turistico internazionale, che si traduce
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indubitabilmente in un volano economico senza precedenti per il settore turistico
nazionale e la bilancia dei pagamenti del nostro paese. L‟evoluzione dell‟intervento
pubblico nel mercato turistico è stata dettata dagli esiti alterni del confronto fra queste
due opposte dinamiche istituzionali che, di volta in volta, hanno attinto la loro energia dal
particolare contesto storico e sociale, dalla compagine politico-culturale che ha
influenzato le istanze di gruppi d‟interesse e le scelte della classe politica.
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1.2 Il turismo in Italia sino al secondo dopo guerra
Il turismo
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inteso come vero comparto dell‟economia nasce alla fine dell‟Ottocento.
Gli ultimi decenni del XIX secolo vedono l‟apparizione dei primi flussi di turisti
“forestieri” organizzati da agenzie straniere. Non meno significativa fu la costituzione di
associazioni italiane dedicate al turismo: il Club Alpino Italiano nel 1864, l‟Automobil
Club d‟Italia 1898
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e soprattutto nel 1894, il Touring Club Italiano, associazione destinata
a svolgere, più di ogni altra, il ruolo di opinion maker. Il fenomeno cominciò ad attirare
l‟attenzione del mondo accademico: Luigi Bodio, stimato docente di statistica, negli
ultimi anni dell‟Ottocento, si pose il problema di stimare, l‟apporto di valuta determinato
dai viaggi italiani dei forestieri e il primo dato ottenuto si riferiva al 1897.
In quel anno i turisti arrivati in Italia in nave e in ferrovia avrebbero speso almeno
306 milioni di lire. Si tratta di una cifra fortemente approssimata per difetto, ma da sola
superava abbondantemente le nostre uscite valutarie. Fino alla fine del primo conflitto
mondiale il flusso turistico verso l‟Italia crebbe costantemente, attestandosi fra i 600.000
e i 700.000 arrivi. Contemporaneamente aumentò il lavoro degli antesignani degli studi
turistici i cui risultati, seppure di dubbia attendibilità, attirarono l‟attenzione dello Stato. I
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Franca Indovino Fabris, Legislazione Turistica, Padova, 2004
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Paloscia F., Storia del turismo nell‟economia Italiana, Pedruzzi, Città di Castello, 1994.
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benefici economici derivanti dai viaggi dei forestieri nella penisola erano evidenti e
andavano incrementati.
Lo Stato diede inizio ai suoi interventi in materia turistica con un provvedimento che
oggi definiremmo in linea con i principi della devolution: con la legge 11 dicembre 1910,
lo Stato consentiva ai Comuni di percepire una percentuale sui conti alberghieri. Le
risorse così raccolte sarebbero state impiegate nella realizzazione di opere di
conservazione e miglioramento del territorio urbano. Il primo conflitto mondiale azzerò
l‟arrivo dei flussi turistici, ma subito dopo la fine della guerra, lo Stato italiano si
preoccupò di stimolare il ritorno dei turisti stranieri e di incrementarne il numero. Per
ottenere questo risultato con il Regio Decreto 10 dicembre 1919 n. 2099 (convertito in
legge il 7 aprile 1921, n. 610) lo Stato creò un organismo apposito: l‟Ente Nazionale per
l‟Incremento dell‟Industria Alberghiera. In questo caso ci troviamo di fronte ad un
intervento nettamente accentratore delle attività in favore del mercato turistico
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In senso nuovamente orientato verso la valorizzazione delle autonomie locali è
l‟istituzione delle Aziende Autonome delle stazioni di Cura Soggiorno e Turismo
(AACST), entità locali di base rivolte al sostegno delle località turistiche. Istituite dal
Regio Decreto 10 luglio 1926, n. 1380, AACST erano dotate di reale autonomia
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Paloscia F., Storia del turismo nell‟economia Italiana, Pedruzzi, Città di Castello, 1994.