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PREFAZIONE
L‟elaborato vuole spiegare il tema dei derivati e il loro utilizzo da parte dei
comuni italiani. Il testo, però, in virtù del fatto che è stato sviluppato con la
cattedra di Storia della Moneta e della Banca, analizza il caso derivati negli
Enti territoriali, passando attraverso la descrizione di una delicata fase storica:
la deregulation dei mercati finanziari.
Conscio che la speculazione finanziaria (nelle varie forme assunte), è antica
quanto la storia dell‟uomo, ho, più nello specifico, passato in rassegna quasi
esclusivamente gli anni che vanno dalla metà dei „50 dello scorso secolo. È da
questo periodo, infatti, che sono nati gli strumenti di finanza derivata che sono
scambiati attualmente nei mercati mondiali. Dopo una congrua analisi dei
suddetti prodotti e dell‟iter legislativo (esclusivamente o quasi del nostro
Paese) che ne ha consentito utilizzo e diffusione, ho cercato di rendere il più
chiara possibile una situazione che ancora non lo è.
Ringrazio la Prof.ssa Maria Carmela Schisani per avermi dato la possibilità di
analizzare un problema di così scottante attualità.
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“Quando ho iniziato a Wall Street negli anni ottanta, le sale di trading erano
popolate di gente con un -orientamento al business-, priva cioè di qualsiasi
introspezione, piatta come una frittella e incline a lasciarsi giocare dal caso.
Il loro tasso di fallimento era molto alto, in particolar modo da quando gli
strumenti finanziari avevano cominciato a farsi più complessi. Si cominciò
ad usare prodotti non semplici, come le opzioni esotiche, le cui
caratteristiche erano troppo difficili da gestire per chi aveva una formazione
di quel tipo. Cadevano come mosche. (…) Gli anni novanta hanno visto
l’arrivo di persone dalla formazione più ricca e interessante, che hanno reso
le sale di trading di gran lunga più divertenti. (…) Molti scienziati, alcuni
dei quali di grandissimo successo nel loro settore, arrivavano col desiderio
di guadagnare meglio e, a loro volta, assumevano persone simili a loro. Per
quanto molte di queste persone non avessero un dottorato, la cultura e i
valori cambiarono improvvisamente, aprendosi a una maggiore profondità
intellettuale. Questo provocò un aumento della già alta domanda di
scienziati a Wall Street, a causa del rapido sviluppo degli strumenti
finanziari”.
Nassim Nicholas Taleb
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INTRODUZIONE
I contratti derivati sono una mina vagante che minaccia i conti del sistema
Italia. Sulla carta dovrebbero servire per ridurre rischi futuri, come una specie
di assicurazione: ad esempio per limitare i danni del rialzo dei tassi, del crollo
dell‟euro o di altri imprevisti. In pratica però funzionano come una
scommessa. E a vincere il gioco sono quasi sempre le banche.
Prima di poter introdurre il tema dei derivati e del loro utilizzo da parte dei
comuni italiani, bisogna necessariamente esaminare come questi prodotti si
siano potuti sviluppare ed evolvere nei mercati mondiali.
L'impulso iniziale, comunemente, all'inizio dell'innovazione finanziaria viene
ritenuto il collasso del regime di cambi fissi di Bretton Woods.
Nei primi anni 70 il governo americano, spinto dal forte impulso degli
economisti accademici, specialmente Milton Friedman, abbandonò il legame
esistente tra oro e dollaro. Si diede vita, con ciò, ad un regime di cambi
fluttuanti.
Altro determinante è stato il rendere mercato comune, o meglio
regolamentato, il Chicago Board of Trade. Ciò rappresentò un New Deal nel
mondo della finanza.
Altro fattore che incise in quel periodo è la rivoluzione informatica.
L'immenso volume di transazioni, che oggi vediamo con regolarità, non
sarebbe stato possibile senza i computer. Varie tipologie di prodotti, quali ad
esempio le option o i future, erano già trattate nella Borsa di Amsterdam (de
la Vega 1688), ma è solo dopo la rivoluzione reaganiana degli anni 80 che
iniziarono a proliferare in tutto il pianeta.
Nel secondo capitolo viene analizzato il termine derivato e alcune delle
principali fattispecie. Aspetti generali per la maggior parte; più nello specifico
(proporzionalmente al loro utilizzo nella finanza pubblica) per i prodotti in
uso agli Enti (soprattutto IRS).
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Non solo. Capire il funzionamento dei mercati permette di comprendere
alcuni aspetti di criticità del fenomeno derivati, trattato, poi, nei successivi
capitoli.
Il terzo capitolo, riportando in ordine cronologico dal 1990 fino al 2009 le
leggi emesse dal Ministero dell‟Economia e delle Finanze, consente di
renderci conto di come sia stato possibile per gli Enti utilizzare i prodotti
derivati. Riguarda, infatti, tutta la legislazione che disciplina la gestione del
debito pubblico. Non solo derivati, ma anche mutui e obbligazioni.
Nel quarto capitolo, finalmente, mi immetto in medias res, per parlare del
caso derivati di credito negli enti locali. Questi ultimi, a fronte
dell‟espansione dei compiti loro attribuiti, hanno visto ridursi le disponibilità
finanziarie in termini reali, mentre gli equilibri finanziari sono stati messi in
tensione dai ritardi nell‟attuazione del federalismo fiscale. La situazione
finanziaria, come vedremo, riscontrabile a livello locale mostra negli ultimi
anni una marcata crisi di liquidità, generata anche dallo slittamento di
erogazioni da parte del bilancio dello Stato, con conseguente scopertura di
cassa. Ha contribuito a ciò la stessa legislazione nazionale con la maggior
apertura accordata a nuove fonti di indebitamento, tra cui operazioni di
finanza innovativa. I vari problemi sono derivati soprattutto dalla scarsa
conoscenza dei mercati finanziari nell‟ambito delle amministrazioni
pubbliche.
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CAPITOLO 1
LA DEREGULATION DEI
MERCATI FINANZIARI
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1.1 LA REGOLAMENTAZIONE DEGLI ANNI 30
Per ben analizzare il mondo della finanza e i suoi cambiamenti bisogna
seguire di pari passo quello della banca e le regolamentazioni che ne sono alla
base.
Dopo le varie crisi degli anni 20, e in seguito alla grande recessione post crisi
del 29, vengono enormemente implementati i metodi di controllo del sistema
bancario.
In America, come in Italia, si riscopre il ruolo dell'operatore pubblico dopo un
periodo di completo liberismo. Di fronte alla crisi del 29 la protezione
pubblica del risparmio diviene un argomento politico centrale. Si tratta di un
fenomeno comune a molti paesi, ma che riveste particolare peso in queste due
nazioni.
Al sistema fondato sulla banca mista si viene perciò a sostituire un modello
incentrato sullo stato, in cui quest'ultimo funge da garante di ultima istanza e
finisce per assumere una responsabilità diretta nella supervisione finanziaria.
In America, a tutela della stabilità del sistema, il Banking Act del 1933, noto
anche come Glass Steagal Act, separa formalmente l'attività di emissione e
distribuzione di strumenti finanziari, l'investment banking, dall'attività
finanziaria tradizionale, come l'erogazione del credito
1
. Alle banche di
investimento è vietata l'assunzione di depositi.
In Italia, con la legge bancaria del 36, che è chiaramente ispirata al precedente
americano, si va oltre. La raccolta dei depositi e l'esercizio del credito sono
1
Il Glass Steagal Act trae origine da una serie di audizioni presso il Banking Commitee del Senato, note come
Pecora Hearings, nelle quali vengono ascoltati numerosi esponenti del mondo bancario americano, tra cui J.
P. Morgan (Francesco Giordano, Storia del sistema bancario italiano, Milano, 2007) .
Il coinvolgimento delle banche nel mercato delle securities subì un attento scrutinio dopo il crollo azionario
del 29. Le audizioni che si focalizzarono sulle cause del crollo e sulla seguente crisi bancaria, evidenziarono
un ampio spettro di abusi da parte delle banche. Le varie rivelazioni accrebbero la preoccupazione sul ruolo
che le banche avevano svolto nel periodo di “febbre speculativa” degli anni venti (Francesco Giordano,
Storia del sistema bancario italiano, Milano, 2007, p. 43).
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dichiarate funzioni di diritto pubblico. Le banche, quindi, vengono sottoposte
a un indirizzo centrale di politica economica, che include anche indicazioni
sui settori produttivi nei quali concentrare l'erogazione del credito
2
.
Da questo impianto normativo, volto a imbrigliare il ruolo speculativo
esercitato dalle banche negli anni precedenti, si arriva alla creazione di “un
nuovo ordine economico”.
1.2 BRETTON WOODS EL IL SISTEMA DEI CAMBI FISSI
I capisaldi del sistema furono posti nel 1944 quando i rappresentanti delle
potenze economiche mondiali si incontrarono a Bretton Woods, nel New
Hampshire. I vari capi di governo si accordarono in maniera tale da fissare le
valute in rapporto al dollaro, che veniva dichiarato convertibile in oro a 35
dollari l'oncia. Ogni paese doveva dichiarare la parità della propria moneta
con l'oro e difenderla sul mercato dei cambi, consentendo oscillazioni dell'un
per cento in più o in meno rispetto alla parità.
Venne inaugurato così un periodo di cambi fissi che andasse a vantaggio della
stabilità dell'intero sistema economico - finanziario mondiale, a scapito, però,
della libertà di utilizzo da parte dei singoli paesi della politica monetaria.
Il modello Mundell-Fleming sintetizza in modo perfetto il funzionamento del
sistema dei cambi fissi.
Il premio Nobel Robert Mundell, professore della Columbia University, e
Marcus Fleming, ricercatore presso il Fondo Monetario Internazionale,
svilupparono questo modello negli anni 60, cioè prima che i tassi di cambio
flessibili entrassero in vigore.
In condizioni di perfetta mobilità di capitali la benché minima differenza dei
tassi d'interesse provoca flussi illimitati di capitali. Ne consegue che, quando i
capitali sono perfettamente mobili e vige un regime di tassi di cambio fissi, le
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Francesco Giordano, Storia del sistema bancario italiano, Milano, 2007