2
1. Fotocatalisi
1.1 Introduzione
Attualmente lo smaltimento di inquinanti in matrice acquosa avviene soprattutto attraverso
metodi biologici e chimici. I trattamenti biologici si basano sull’uso di microrganismi in grado
di metabolizzare le molecole organiche. Tuttavia questi processi hanno il difetto di essere
inefficaci in presenza di sostanze tossiche. I trattamenti chimici come l’adsorbimento su
carboni attivi o i trattamenti diretti con sostanze chimiche (forti ossidanti o agenti coagulanti),
comportano notevoli costi e presentano rese basse. Poiché gli inquinanti organici refrattari ai
metodi convenzionali continuano ad aumentare nell’aria e nei corsi d’acqua di scarico, le
leggi e le norme ambientali diventano sempre più rigorose e severe. Perciò, diventa necessario
sviluppare nuovi metodi eco-compatibili per l’abbattimento di questi inquinanti. Le attività di
ricerca si sono concentrate su nuovi metodi di ossidazione denominati processi di ossidazione
avanzati (AOP), per la distruzione di specie organiche sintetiche resistenti ai metodi
convenzionali.
[1]
Gli AOP si basano sulla generazione in situ di specie radicaliche altamente reattive,
principalmente HO
•
, tramite energia solare, chimica o altre forme. La maggiore attrattiva di
tali processi è che i radicali altamente potenti e fortemente ossidanti permettono la distruzione
di un ampio range di substrati organici, senza selettività, ma con un’elevata efficienza;
[2]
infatti in condizioni opportune le specie da rimuovere vengono completamente convertite a
CO
2
, H
2
O e sali minerali innocui.
Tra gli AOP, la fotocatalisi eterogenea tramite l’utilizzo di ossidi semiconduttori è molto
efficiente nella degradazione di contaminanti organici ed inorganici in soluzione o in fase
gassosa, acquatici e atmosferici.
Essa si basa sull’accelerazione di fotoreazioni in presenza di un fotocatalizzatore
semiconduttore. Una delle maggiori applicazioni della catalisi eterogenea è l’ossidazione
fotocatalitica (PCO) che causa la parziale o totale mineralizzazione di contaminanti in fase
gassosa o liquida trasformandoli in sostanze innocue. Anche se la degradazione inizia con una
parziale decomposizione, di solito il termine “degradazione fotocatalitica” si attribuisce alla
completa ossidazione fotocatalitica o foto-mineralizzazione, essenzialmente a CO
2
, H
2
O,
NO
3
-
, PO
4
3-
e ioni alogenuri.
3
1.2 Conversione Foto-Elettrochimica dell’Energia Solare
Le piante catturano l’energia dalla luce solare, che permette loro di crescere. Durante tale
processo, esse producono ossigeno dall’ossidazione dell’acqua e dalla riduzione del diossido
di carbonio grazie all’energia solare:
[3]
6CO
2
+ 6H
2
O (C
6
H
12
O
6
) + 6O
2
( 1 )
Tramite l’analogia con la fotosintesi clorofilliana, nel 1972 Fujshima e Honda
[4]
si erano
prefissi di scindere l’acqua tramite l’azione dell’energia solare (fotoelettrolisi). A tale scopo,
hanno costruito un circuito elettrochimico, mostrato in Fig. 1, costituito da due elettrodi
immersi in acqua: un elettrodo costituito da un cristallo singolo di TiO
2
in fase di rutilo,
semiconduttore di tipo n, ed un contro-elettrodo di Pt. Dopo aver illuminato la superficie
dell’elettrodo di TiO
2
con una radiazione di lunghezza d’onda di circa 415 nm, inferiore al
suo band gap (3.0 eV), hanno notato il fluire di corrente dal contro-elettrodo di platino
all’elettrodo di TiO
2
attraverso un circuito esterno. Dalla direzione del flusso di corrente
hanno dedotto che la reazione di ossidazione (sviluppo di ossigeno) avviene all’elettrodo di
TiO
2
, mentre quella di riduzione (sviluppo di idrogeno) al contro-elettrodo di platino. Quindi,
secondo l’esperimento condotto da Fujishima e Honda,
[4]
l’acqua può essere decomposta in
ossigeno e idrogeno utilizzando luce UV-visibile e senza applicare un voltaggio esterno:
TiO
2
+ 2hν → 2e
–
+ 2h
+
( 2 )
H
2
O + 2h
+
→ ½O
2
+ 2H
+
(all’elettrodo di TiO
2
) (3)
2H
+
+ 2e
–
→ H
2
(al contro-elettrodo di Pt) (4)
La reazione generale è:
H
2
O + 2hν → ½O
2
+ H
2
( 5 )
Luce
4
Fig. 1 Diagramma schematico per una fotocella elettrochimica. (1) elettrodo di TiO
2
di tipo n; (2)
contro elettrodo di platino; (3) separatore di conduzione ionica; (4) buretta per lo sviluppo di gas; (5)
resistenza e (6) voltmetro.
Uno dei primi materiali semiconduttori utilizzati per l’elettrodo è stato il TiO
2
, poiché esso ha
il margine della banda di valenza sufficientemente positivo per ossidare l’acqua ad ossigeno;
inoltre è un materiale estremamente stabile anche in presenza di elettroliti in soluzione
acquosa, molto più di altri semiconduttori che sono stati provati.
[3]
1.3 Definizione
La fotocatalisi è il fenomeno nel quale una sostanza, il fotocatalizzatore, modifica la velocità
di una reazione chimica attraverso l'azione della luce. Viene definita come la catalisi di una
reazione fotochimica che avviene su una superficie solida, di solito un semiconduttore.
Avvengono due reazioni simultaneamente: la prima riguarda l’ossidazione dalle lacune
fotogenerate, mentre la seconda coinvolge la riduzione dagli elettroni fotogenerati. Entrambi i
processi devono essere bilanciati per non far subire dei cambiamenti al catalizzatore, requisito
fondamentale per essere tale.
[5]
I materiali fotochimici sono divenuti importanti dal punto di vista ambientale poiché
decompongono le sostanze tossiche presenti nell’aria ed in acqua ed hanno proprietà
autopulenti, sfruttate nei prodotti commerciali.
[6]
5
1.4 Fotocatalisi Eterogenea
La fotocatalisi eterogenea include una grande varietà di reazioni e applicazioni: sintesi
organiche, scissione d’acqua, foto-riduzione, trasferimento di idrogeno, scambio isotopico
O
2
18
-O
2
16
e deuterio-alcano, deposizione di metalli, disinfezione, terapia anti-cancro,
disintossicazione dell’acqua, rimozione degli inquinanti gassosi. In particolare, l’ossidazione
fotocatalitica eterogenea assistita da biossido di titanio è un metodo alternativo per la
purificazione di aria e di corsi d’acqua. Essa coinvolge anche sistemi complessi multifasici
fino a cinque diverse fasi.
[7]
1.5 Semiconduttore Catalizzatore
Nei materiali solidi il legame e la distribuzione elettronica vengono descritti tramite la teoria
delle bande, come mostrato in Fig. 2.
[8]
Durante l’interazione degli atomi, la combinazione
degli orbitali atomici dà luogo ad una serie di orbitali molecolari la cui sovrapposizione risulta
nella formazione della banda di valenza (VB), riempita dagli elettroni, e della banda di
conduzione (CB), vuota, ad energia maggiore.
[9,10]
Nei metalli, la banda di valenza può essere parzialmente piena, e quindi fungere anche da
banda di conduzione, o piena e la CB si sovrappone ad essa. Perciò gli elettroni di valenza
possono essere eccitati termicamente dagli orbitali di valenza pieni a quelli vuoti: la banda
continua contiene il cosiddetto “gas di elettroni” che muovendosi liberamente nel reticolo del
metallo dà luogo alla conduzione elettrica.
[9]
Invece nei semiconduttori, le due bande distano
di un certo intervallo di energia, noto come band gap (E
bg
), e la sua ampiezza varia a seconda
del semiconduttore.
[11,12]
Perciò in essi c’è una minor probabilità di eccitare gli elettroni
termicamente dalla banda di valenza a quella di conduzione, da cui implica una minor
conduttività elettrica. Tuttavia, l’eccitazione di un semiconduttore tramite luce può
promuovere gli elettroni dalla VB alla CB se viene assorbita una radiazione con energia
maggiore del band gap del semiconduttore. Appena il fotone viene assorbito, si generano
fotoelettroni e fotolacune. L’esistenza di un intervallo di energia nei semiconduttori impedisce
una rapida disattivazione delle coppie eccitate elettrone/lacuna (e
-
/h
+
) che può avvenire
soltanto tramite la ricombinazione. Ciò garantisce che il tempo di vita di una coppia (e
-
/h
+
) sia
sufficientemente lungo da partecipare alle reazioni redox interfacciali.
6
Fig. 2 (a) In alcuni metalli la banda di valenza è parzialmente piena e funge anche da banda di
conduzione. (b) In altri metalli la banda di valenza è piena, ma la banda di conduzione si sovrappone
ad essa. (c) In un semiconduttore la banda di valenza è piena, mentre quella di conduzione vuota. Il
band gap (ΔE) è però sufficientemente piccolo da permettere ad alcuni elettroni di transitare verso la
banda di conduzione acquistando energia termica. (d) In un isolante la banda di valenza è piena e un
grande band gap ( ΔE) la separa dalla banda di conduzione vuota. Pochissimi elettroni possono
transitare tra le due bande e gli isolanti non conducono elettricità.
Quando un catalizzatore semiconduttore, SC, (ossido o solfuro) viene illuminato da fotoni con
energia pari o maggiore all’energia del band gap E
g
(hν≥E
g
), c’è un assorbimento di tali
fotoni e la creazione di coppie elettroni-lacune elettroniche. Tali coppie dissociano in
fotoelettroni liberi nella banda di conduzione e in fotolacune nella banda di valenza. In
presenza di una fase fluida (gas o liquido) si verifica spontaneamente un adsorbimento e, in
accordo con il potenziale redox (o livello energetico) di ogni adsorbato, avviene un
trasferimento elettronico verso le molecole accettrici, mentre le fotolacune positive si
trasferiscono verso le molecole donatrici. Successivamente ogni ione formatosi reagisce
trasformandosi negli intermedi e nei prodotti finali. L’eccitazione fotoionica del catalizzatore
è lo step iniziale di attivazione dell’intero sistema catalitico. Perciò bisogna considerare il
fotone come un reagente, mentre il flusso fotonico come una speciale fase fluida, la “fase
elettromagnetica”.
[7]
1.6 Semiconduttori Nanocristallini
I solidi di dimensioni nanometriche possono presentare caratteristiche anche molto differenti
dai corrispondenti solidi di volume. Infatti, riducendo le dimensioni di un solido di volume,
lasciando inalterata la sua composizione chimica, si notano delle variazioni nelle sue proprietà
chimico-fisiche in dipendenza dalle dimensioni, come è possibile dimostrare prendendo in
considerazione le leggi di scala.
7
Gli atomi superficiali sono caratterizzati da valenze non sature, le quali danno un contributo
diverso all’energia libera del cristallo rispetto agli atomi presenti all’interno del reticolo, che
invece hanno tutte le valenze saturate. Nei solidi di volume gli atomi superficiali
rappresentano solo una piccola frazione del totale rendendo tale effetto trascurabile. Nel caso
dei materiali nanostrutturati, invece, la frazione di atomi presenti sulla superficie non è
trascurabile rispetto al totale rendendo le proprietà chimico-fisiche dipendenti dalle
dimensioni.
[12,13]
Quando il diametro di un semiconduttore diventa confrontabile con il diametro eccitonico
(ossia la distanza fra l’elettrone e la buca fotogenerati), insorgono degli effetti, detti di
confinamento quantico, che fanno sì che i semiconduttori nanostrutturati abbiano proprietà
intermedie fra quelle dei semiconduttori di volume e quelle delle molecole. In queste
condizioni sarà possibile descrivere il comportamento dei portatori di carica nel
semiconduttore tramite l’utilizzo del modello quanto-meccanico della particella nella scatola,
per cui gli elettroni nel cluster sono confinati da barriere di energia potenziale rappresentate
dal limite fisico del cristallo. Il principale effetto di questo confinamento quantico è la
discretizzazione dei livelli energetici agli estremi delle bande di valenza e conduzione (Fig.
3).
[14]
Tutto ciò si riflette nella strutturazione degli spettri di assorbimento ed emissione dei
semiconduttori (Fig. 4; Fig. 5).
Fig. 3 Discretizzazione dei livelli energetici nei semiconduttori nanocristallini al variare delle
dimensioni.
8
Fig. 4; Fig. 5 Dipendenza del colore della luminescenza emessa dalle dimensioni dei nanocristalli di
CdSe passivati per mezzo della ricopertura con ZnS. La più piccola particella ( ≈1,7 nm) di CdSe
emette nel blu, la più grande ( ≈5 nm) nel rosso. I nanocristalli nelle soluzioni in foto hanno la stessa
composizione chimica e l'accordabilità della lunghezza d'onda di emissione è ottenuta per effetto del
confinamento quantistico nella struttura.
La discretizzazione degli estremi di banda è sempre più evidente al diminuire delle
dimensioni del nanocristallo poiché, come descritto dal modello della particella nella scatola,
la differenza di energia tra i livelli permessi aumenta al diminuire delle dimensioni della
scatola. Inoltre, si osserva un aumento progressivo dell’ampiezza del band gap. Questo
comportamento si spiega con il principio di indeterminazione di Heisenberg: riducendo le
dimensioni del cristallo fino alla scala nanometrica, l’incertezza sulla posizione dell’elettrone
si riduce provocando un aumento dell’incertezza sull’energia che, a sua volta, determina
l’allargamento del band gap. Tutto ciò si traduce nello spostamento dell’onset di
assorbimento dei nano-semiconduttori nel blu (blue-shift), cioè a frequenze maggiori rispetto
a quelle attese per i solidi di volume. L’onset di assorbimento corrisponde alla prima
lunghezza d’onda utile per dar vita alla transizione dalla banda di valenza a quella di
conduzione.
Un’altra delle principali caratteristiche dei nanomateriali è il loro elevato rapporto
superficie/volume, che aumenta esponenzialmente al diminuire delle dimensioni del
nanocristallo, conferendo loro un’elevata area superficiale.
Molti lavori
[15]
presenti in letteratura mostrano come i nanocristalli possano assumere forme
regolari, con ben definite fasi cristalline. La possibilità di controllare la forma e le dimensioni
dei nanocristalli e, di conseguenza, di modulare l’ampiezza del band gap consente la
variazione dei potenziali redox permettendo un maggior numero di reazioni che possono
avvenire tramite le buche e gli elettroni fotoindotti. Per dar luogo ad un processo di riduzione
il potenziale dell’accettore di elettroni dovrà essere più positivo di quello della banda di
9
conduzione; mentre per un processo di ossidazione il potenziale del donatore di elettroni
dovrà essere più negativo di quello della banda di valenza.
L’elevato valore del band gap presente nei materiali nanostrutturati tuttavia riduce la porzione
di radiazione solare utilizzabile dal semiconduttore per formare il sistema buca-elettrone.
La possibile presenza di impurezze e difetti sulla superficie del reticolo nanocristallino può
introdurre stati discreti all’interno del band-gap, i quali riducono la ricombinazione buca-
elettrone, o intrappolare l’elettrone in stati a più bassa energia, non rendendo possibili i
processi redox. La presenza di stati discreti all’interno del band gap rappresenta un fattore
determinante per ottenere fotocatalizzatori efficaci. Per questo motivo è importante disporre
di tecniche di sintesi in grado di controllare opportunamente le proprietà dei nanocristalli.
1.7 Fotocatalizzatore
L’utilità dei semiconduttori nanocristallini in fotocatalisi è stata già testata nella degradazione
di numerosi composti organici come alcool, ammine, acidi carbossilici, aldeidi e erbicidi.
Affinché un semiconduttore sia un buon candidato per la fotocatalisi deve avere ben precise
caratteristiche:
Foto-stabilità
Inerzia chimica e biologica
Elevata fotoattività
Atossicità
Disponibilità
Economicità
Sono stati studiati ed usati come fotocatalizzatori per la degradazione di contaminanti organici
molti semiconduttori calcogenuri come TiO
2
, ZnO, ZrO
2
, CdS, MoS
2
, Fe
2
O
3
e WO
3
.
[1]
Tra questi, il TiO
2
è uno dei più utilizzati perché è un potente ossidante, atossico ed
economico, ha buone stabilità chimica, termica e fotochimica, un alto potenziale di
ossidazione ed un’elevata attività fotocatalitica nell’ossidare gli inquinanti dell’aria e
dell’acqua, grazie alla sua elevata stabilità in mezzi acquosi e alle variazioni di pH.
[6]
Il biossido di titanio è un solido cristallino ionico che esiste in tre strutture polimorfe
principali: rutilo, anatasio e brookite. Le fasi di interesse per la fotocatalisi sono l’anatasio ed
il rutilo, anche se, per molti autori, l’anatasio è il fotocatalizzatore più efficace, a causa della
sua migliore attitudine a catturare le lacune fotogenerate.
[16]
10
hc
Tuttavia, le sue applicazioni tecnologiche sono limitate per vari fattori, come ad esempio la
necessità di una sorgente UV di eccitazione. Infatti il TiO
2
è fotoattivo solo al di sotto di una
lunghezza d’onda, calcolabile tramite l’equazione (6), ( λ ≤ 388 nm, se è nella forma di
anatasio, o λ ≤ 413 nm, se è nella fase di rutilo) a causa del suo grande band gap (E
bg
≈ 3.2
eV, E
bg
≈ 3.0 eV, rispettivamente).
E
bg
= hν = = (6)
Nella equazione (6), h rappresenta la costante di Planck, ν la frequenza della radiazione
incidente e c la velocità della luce nel vuoto; il prodotto hc, termine costante, è espresso in
[eV×nm] e la lunghezza d’onda λ in nm.
Attualmente tramite TiO
2
si ha una fotoattivazione nel range 300-388 nm. Perciò l’efficienza
fotocatalitica di tale catalizzatore è bassa se irradiato con luce del visibile, poiché la luce UV è
circa < 5% dell’intensità solare totale. Per aumentare l’assorbimento della regione visibile
dello spettro elettromagnetico da parte di materiali di TiO
2
si possono addizionare metalli di
transizione al catalizzatore (doping), così da migliorare l’attività fotocatalitica, diminuendo il
band gap o impedendo la ricombinazione delle coppie (e
-
/h
+
).
[8]
Rispetto al TiO
2
, l’ematite mostra un’attività fotocatalitica inferiore, nonostante assorba nella
regione del visibile; il CdS e lo ZnO, oltre ad essere meno fotoattivi del TiO
2
, presentano lo
svantaggio di rilasciare in soluzione, rispettivamente, ioni Cd
2+
e Zn
2+
:
[17]
CdS + 2h
+
→ Cd
2+
+ S ( 7 )
ZnO + 2h
+
→ Zn
2+
+ ½O
2
( 8 )
La reazione fotocatalitica inizia quando un elettrone foto-eccitato viene promosso dalla banda
di valenza piena del fotocatalizzatore semiconduttore (SC) alla banda di conduzione vuota
grazie all’energia di un fotone assorbito, hν, uguale o maggiore al band gap del SC, lasciando
una deficienza di elettroni o una lacuna nella banda di valenza. Perciò si genera
contemporaneamente una coppia elettrone/lacuna (e
-
/h
+
).
Sulla superficie del catalizzatore semiconduttore fotoeccitato possono avvenire sia
l’ossidazione che la riduzione (Fig. 6).
[1]
In generale, però, la resa quantica dei processi
ossidoriduttivi presenta percentuali molto basse essendovi molti fenomeni competitivi come
1240
λ λ
11
le ricombinazioni tra buca ed elettrone che dissipano l’energia fotoelettrica acquisita in
calore.
[18]
Fig. 6 Rappresentazione schematica dei processi fotofisici e fotochimici sui cluster del semiconduttore
fotone-attivato come (p) fotogenerazione delle coppie elettrone/lacuna, (q) ricombinazione superficiale
buca-elettrone, (r) trasferimento all’interno del cristallo portando ad una ricombinazione interna, (s)
diffusione di accettori e riduzione sulla superficie di SC e (t) ossidazione di donatori sulla superficie
delle particelle di SC.
Il trasferimento fotoindotto di elettroni, che avviene con le specie adsorbite sul
fotocatalizzatore, dipende dalla posizione del confine della banda del semiconduttore e dai
potenziali redox degli adsorbati. Il diagramma schematico delle posizioni delle bande per i
vari semiconduttori è riportato in Fig. 7.
12
Fig. 7 Posizioni delle bande di valenza e di conduzione di semiconduttori di ossidi metallici a pH 0. La
scala sulla sinistra rappresenta le energie interne in condizioni di vuoto. La scala sulla destra è la scala
normale di un elettrodo di idrogeno che permette di effettuare previsioni sulle riduzioni ed ossidazioni.
Nonostante i costanti studi di ricerca per un fotocatalizzatore ideale, il biossido di titanio nella
sua forma polimorfa di anatasio rimane un punto di riferimento nei confronti del quale viene
valutato ogni materiale emergente. La forma di anatasio del biossido di titanio permette la
migliore combinazione di fotoattività e fotostabilità. Quasi tutti gli studi hanno focalizzato la
loro attenzione sulle forme cristalline di biossido di titanio denominate anatasio e rutilo.
Tuttavia, Zhang e Maggard
[1]
hanno scoperto la preparazione di una forma idrata del biossido
di titanio amorfo con un intervallo energetico di banda più ampia e un’attività fotocatalitica
significativa.
1.8 Rutilo come Fotocatalizzatore
Sebbene la maggior parte dei lavori scientifici
[19,20]
indichi nell’anatasio l’unica fase
fotocataliticamente attiva, recenti lavori
[21-24]
dimostrano che anche il rutilo contribuisce
all’attività fotocatalitica. Ne è la prova la polvere Degussa P25, citata in molti lavori e
considerata uno dei migliori fotocatalizzatori attualmente in commercio, costituita da ~80% di
anatasio e ~20% di rutilo.
[25]