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Introduzione
Nel seguente lavoro introdurremo il concetto di sincronicità e come questo sia stato
oggetto di studio negli anni a seguire. La sincronicità, vista nella realtà dei fenomeni
psichici, è una delle idee più controverse dell’opera di Jung. Questa è quindi definita:
“Nell'accezione speciale di coincidenza temporale di due o più eventi non legati tra loro
da un rapporto causale, che hanno uno stesso o un analogo contenuto significativo” (Jung
1976, p. 471).
Una caratteristica specifica della sincronicità, è che comprende sia i
fenomeni non fisici che quelli fisici, e li percepisce quindi in un rapporto reciproco non
causale ma significativo (Progoff 1975, p. 9). La sincronicità rappresenta un cambiamento
epocale all’interno della psicologia analitica e non solo, in quanto possiamo azzardare che
rivesta un ruolo importante anche nella psicologia contemporanea in virtù delle recenti
ricerche effettuate nell’abito dei fenomeni psi ed extrasensoriali. Entreremo nello specifico
descrivendo l’idea di partenza di Jung, il perché la sincronicità sia stata oggetto di interesse
dei suoi studi e come i fenomeni sincronistici abbiano trovato riscontro nel suo lavoro con
alcuni suoi pazienti. Quest’ultima rivelazione diede il via ad un’ analisi più approfondita
del fenomeno il quale era in stretta connessione con altri due concetti alla base della sua
psicologia analitica: l’inconscio collettivo e gli archetipi. In seguito mi è sembrato giusto
parlare del motivo della separazione tra Jung e il suo maestro Freud poiché Jung era legato
alla dimensione spirituale della psicoanalisi, Freud a quella più oggettiva dei fenomeni
psichici che non ammetteva intromissione di spirito e materia nella pratica clinica. Nella
seconda parte analizzeremo lo sviluppo del concetto di sincronicità in merito alla
collaborazione tra Jung e il fisico quantistico Wolfgang Pauli, premio Nobel per la fisica.
Vedremo come il sodalizio tra i due, partito inizialmente da un’esigenza di Pauli di
intraprendere una terapia psicoanalitica a causa di problemi di natura psichica, si sia
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trasformata in una vera e propria collaborazione che ha portato ad un’evoluzione del
concetto di sincronicità, divenuto il collante tra realtà fisica e realtà psicologica. Fisica e
psicologia all’epoca non potevano avere nessun apparente legame poiché rappresentavano
due dimensioni della realtà, non connesse; Pauli e Jung dimostrarono, invece, che,
attraverso la sincronicità, vi poteva essere una connessione tra fisica e psiche nella
descrizione del mondo fenomenico. Tale connessione è il risultato di straordinarie ricerche
fatte dai teorici della fisica quantistica e dal lavoro di Albert Einstein sulla teoria delle
relatività e, congiuntamente, della scoperta dell’inconscio freudiano e dell’inconscio
collettivo junghiano, serbatoio di energia psichica che accomuna l’intera umanità per
mezzo di strutture pre-determinate e dinamiche, da sempre esistite nella mente degli
individui di tutto il mondo, gli archetipi. Nella terza e ultima parte avremo modo di vedere
i nuovi contributi apportati alla sincronicità dai post junghiani i quali cercano di dare una
spiegazione dei fenomeni sincronistici unitamente alla pratica clinica con i pazienti,
riprendendo la modalità inizialmente adottata da Jung e in seguito abbandonata a
vantaggio di una visione più olistica del fenomeno <<sincronicità>>. Passeremo poi in
rassegna una serie di studi effettuati di recente sul concetto moderno di sincronicità, sul
fenomeno psi e sul suo uso all’interno della pratica terapeutica con i relativi vantaggi e
pericoli. Illustreremo un recente studio sulla possibilità di percepire il futuro attraverso il
fenomeno psi. Infine avremo modo di vedere i fenomeni connessi alla sincronicità, la loro
valenza sociale e la loro significatività per molte persone che li considerano indicatori di
una trasformazione sociale e culturale.
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Capitolo 1
1.1 - La sincronicità, l’idea di partenza di Carl G. Jung
La sincronicità è definita secondo Jung: “Nell'accezione speciale di coincidenza temporale
di due o più eventi non legati tra loro da un rapporto causale, che hanno uno stesso o un
analogo contenuto significativo” (Jung 1976, p. 471). La sincronicità quindi avviene come
una: “Coincidenza di eventi nello spazio e nel tempo come qualcosa che va ben oltre il
puro caso; si tratta di una peculiare interdipendenza di eventi obiettivi sincronici con lo
stato soggettivo dell’osservatore” (Teodorani 2006, p. 18). Questo concetto introdotto da
Jung indicava la correlazione tra fatti interiori ed esteriori che sfuggono alla spiegazione
causale. Le spiegazioni causali di fenomeni tramite il <<principio di causalità>> nasce
dall’idea che i fenomeni si susseguano in un processo di causa - effetto e dove non si riesce
ad individuare, esplorare e dimostrare il nesso causale, ossia l’effettivo legame tra causa ed
effetto, dove si ricorre semplicisticamente al caso. Questo modo di vedere sarebbe inesatto
e sviante secondo Jung poiché vedere una relazione di causa – effetto tra due fattori che
determinano una sincronicità significherebbe affermare che un evento è la causa di un
altro. Guardare così ai fenomeni sarebbe ricadere nel pensiero magico medievale, il quale
era nettamente basato sul principio di causalità, ma anche nello stesso modo di procedere
della scienza sperimentale tradizionale. Bisogna quindi accettare che due accadimenti,
specie quelli dove l’osservatore possa intravedere un profondo messaggio simbolico, non
sono connessi casualmente, ma piuttosto presentano un significato comune. Questi eventi
simultanei non sono caratterizzati da un principio causativo ma da uno puramente creativo
e arcano. Le sincronicità non possono essere spiegate con le comuni leggi fondate sulla
razionalità che si basano sul principio di causalità giacché sono esse stesse la
manifestazione di leggi che rivelano un mondo di simboli, forme e connessioni che
trascendono ogni divisione tra il mentale e il materiale (Teodorani, 2006).
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«La causalità è solo un principio, e la psicologia non può venir esaurita soltanto con
metodi causali, perché lo spirito vive ugualmente di fini » (Jung 1915).
Gli studi di Jung sui <<fenomeni sincronistici>> iniziarono nel 1902 con il suo studio
sulla psicologia dei fenomeni occulti con una connessione archetipica al concetto della
sincronicità. Gli eventi di sincronicità veri e propri invece furono l’apice delle sue ricerche,
dove ebbe modo di studiarli in maniera accurata sia a livello teorico sia a livello empirico.
Secondo Jung, in tutti i casi da lui studiati, sembra esistere una conoscenza a priori, non
spiegabile con argomenti causali, di una situazione di fatto che non poteva essere nota in
quel determinato momento. Esempi di sincronicità li possiamo vedere in alcuni casi
studiati da Jung nel suo lavoro con i suoi pazienti come il caso dello <<Scarabeo d’oro>> ,
dove una giovane donna che Jung aveva in analisi fece uno sogno decisivo nella
evoluzione della terapia. Nel sogno essa riceveva uno scarabeo d’oro e mentre raccontava
questo sogno Jung udì e vide alle sue spalle un insetto alato che dall’esterno urtava contro
la finestra chiusa. Aprì la finestra e lo prese al volo. Questo insetto era l’analogia più
prossima a uno scarabeo d’oro, una <<Cetonia aurata>>, il comune coleottero delle rose
(Jung 1976, p. 470). Un altro esempio tipico che simbolizza una certa categoria di eventi fu
quello della moglie di uno dei suoi pazienti che aveva ormai passato cinquant’anni: una
volta gli raccontò che alla morte della madre e della nonna vide che s’era radunato davanti
alle finestre della stanza delle due moribonde un gran numero di uccelli. La cura cui si era
sottoposto il marito stava per concludersi visto che la sua nevrosi era stata eliminata,
quando vennero alla luce sintomi inizialmente lievi che attribuì a una malattia di cuore
incipiente. Mandato da uno specialista, ad un primo esame non era riuscito ad individuare
nulla di preoccupante. Tornando a casa con il referto medico in tasca stramazzò a terra.
Quando fu portato a casa morente, sua moglie era inquieta e angosciata, perché subito dopo
che il marito s’era recato dal medico un intero stormo di uccelli s’era posato sulla sua casa.
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Naturalmente le tornarono in mente alla memoria gli eventi analoghi che s’erano verificati
alla morte dei suoi parenti. (ibidem). Jung quindi nell’esposizione della sincronicità mirò a
dare un’idea del modo in cui si presentano di solito nella vita pratica le coincidenze
significative. Nel primo caso si tratta di un rapporto significativo illuminante dato dalla
coincidenza significativa dei due <<scarabei>>, nel secondo caso invece morte e stormo di
uccelli appaiono incommensurabili. Ma mentre nel primo caso lo scarabeo è un simbolo
egizio di rinascita e Jung lo sapeva dal momento che per comprendere meglio il modo
della psiche umana aveva studiato i miti presenti i tutte le culture, nel secondo caso invece
l’analogia era più difficile, ma se si pensa che già nell’Ade dei Babilonesi le anime portano
<<abiti di piume>> e nell’antico Egitto l’anima è immaginata a forma di uccello dice Jung
che non siamo molto lontani da un simbolismo archetipico (ivi, p. 468). Queste sincronicità
dunque avevano uno scopo, ovvero quello di dimostrare, come per il caso dello scarabeo
d’oro, che la radice dei malesseri psichici della paziente risiedeva in un eccessivo
razionalismo della donna di cui doveva assolutamente liberarsi, per lasciar emergere quella
componente intuitiva che aveva represso e che era stata la causa dei suoi disturbi fino a
quel momento (Teodonani 2006, p. 23).
Quindi possiamo affermare con molta certezza che l’intento di Jung nello studio dei
fenomeni sincronistici non era solo di dare una trattazione teorica ma bensì di dimostrare
che la stessa sperimentazione della realtà di tutti i giorni a volte può dar luogo a
coincidenze non causali. Si tratta di esperienze altamente significative per le persone che le
vivono il cui scopo è quello di tracciare un cammino chiaro nel proprio destino. L’unico
modo per percepire e accorgersi di queste esperienze è lasciare abbassare il livello di
coscienza razionale per lasciare spazio al potere di intuizione che scaturisce dall’inconscio
(ibidem).