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INTRODUZIONE
L'interesse per il destino degli animali domestici a seguito di separazioni o
divorzi nasce dalla lettura di un articolo di giornale che argomentava
l'aumento dei casi in Italia di coppie in conflitto, che richiedono una
consulenza legale per l'affidamento del proprio animale (Serra E., 2009).
Sembra infatti che, da settembre 2008 ad agosto 2009, le richieste siano
state 1.074, con particolare dimostrazione di un grande senso di
responsabilità e di empatia verso l'animale.
Le informazioni riportate nell'articolo mi hanno, infatti, permesso di
conoscere l'esistenza di una rete di servizi presenti sul territorio nazionale a
difesa dei diritti degli animali, non soltanto per quanto riguarda il
maltrattamento o l'abbandono, ma anche nell'ambito del diritto familiare.
Inizialmente, si è voluto prendere in considerazione il legame tra gli uomini e
gli animali, attraverso l'analisi dei diversi contesti nei quali questo rapporto si
è sviluppato e nei quali si è manifestato sin dall'antichità.
Alcuni autori (Castellani D.,2008; West J.,1985) spiegano infatti come il
legame tra gli uomini e gli animali sia presente sin dalle origini dell'umanità:
basti pensare all'adorazione della dea gatto nell'Antico Egitto o alla
cooperazione tra gli uomini e i cani, durante il Neozoico, nella caccia e nella
condivisione del territorio.
La ricerca sulla storia della relazione tra gli uomini e gli animali prosegue con
l'analisi delle implicazioni psicologiche e inconsce presenti, sottolineando
come l'animale sembri introdursi in meccanismi psicologici complessi e in
dinamiche forse connesse con il fenomeno “dell'attaccamento”, a
dimostrazione che l'animale domestico può assumere un significato profondo
per la vita degli esseri umani (Degl'Innocenti G., 2009).
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Un altro tema affrontato è la dimensione psicologica della relazione con gli
animali secondo un'ottica psicopatologica, per la quale gli animali possono
assumere il carattere di elemento di disturbo e di sofferenza per gli individui,
come nel caso delle fobie, nelle quali gli animali rappresentano uno stimolo
emotigeno in cui vi sono implicate dinamiche inconsce e profonde (Brustia,
P., 2001).
Il legame tra gli uomini e gli animali è anche analizzato attraverso
l'osservazione delle dinamiche che inducono le persone ad avere un animale
domestico (Bonomi A., 2006). Sembra, infatti, che la presenza di un animale
in casa, soprattutto se un cane o un gatto, permetta ai membri della famiglia
e, in particolare, ai bambini, di manifestare una serie di processi psichici
inconsci che favoriscono il benessere degli individui. I bambini hanno infatti la
possibilità di trovare negli animali domestici uno specchio che li accompagna
nello sviluppo e nell'affrontare i compiti evolutivi, specifici di ciascuna età.
Il significato psicologico che caratterizza il legame con gli animali è inoltre
dimostrato dagli studi sulla “Pet Therapy”, ovvero la terapia con gli animali
(Ballarini G., 1995).
La Pet Therapy è uno strumento psicoterapeutico che prevede la presenza di
animali per la riabilitazione e il raggiungimento del benessere psicologico: la
vicinanza con questi permetterebbe agli individui, soprattutto ai bambini, di
ridurre l'insorgenza dell'ansia, di diminuire la manifestazione di sintomi
depressivi e di migliorare le capacità comunicative (Fossati R., 2003).
Sin qui si può comprendere come il legame tra gli uomini e gli animali
comporti implicazioni psicologiche talmente profonde che gli studiosi hanno
da sempre cercato di studiare il comportamento animale e, in particolare,
l'analisi dell'evoluzione biologica dei comportamenti sociali, sia nell'uomo sia
negli animali, in modo da illustrare quali siano le cause dell'esistenza del
profondo legame tra le due specie (Poli M., 1981).
Si tratterà inoltre il ruolo della comunicazione nella relazione tra gli uomini e
gli animali nel favorire la convivenza tra questi e nel permettere l'instaurarsi
di un legame profondo, a volte causa di conflitti tra ex coniugi nel processo
decisionale per l'affidamento, attraverso l'osservazione del processo di
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addestramento cinofilo (Castellani D., 2008).
L'analisi della relazione tra gli uomini e gli animali termina con la descrizione
di nuove tendenze e di nuove ricerche, raccolte nello studio della “psicologia
canina”, il cui scopo è quello di individuare una mediazione tra le esigenze
degli uomini e quelle dei cani, attraverso uno studio approfondito delle
componenti del comportamento umano e di quello animale (Degl'Innocenti
G., 2005).
Questo nuovo campo di ricerca è caratterizzato da un oggetto di studio
complesso che può coinvolgere non soltanto gli studiosi, ma tutti coloro che
per diversi motivi si trovano a stretto contatto con gli animali.
Il secondo capitolo è dedicato alla descrizione della tutela giuridica degli
animali: la ricerca è proceduta principalmente attraverso la collaborazione
dell'avvocato Francesca Mandarini, uno dei legali della sede di Torino del
Tribunale degli Animali di Aidaa, l'Associazione Italiana per la Difesa di
Animali e Ambiente.
L'avvocato Mandarini ha, infatti, partecipato alla raccolta delle informazioni,
illustrandomi le funzioni e le attività proposte dal Tribunale degli Animali,
permettendomi di creare una rappresentazione degli strumenti di cui
disponiamo per la difesa degli animali, in un ambito che rappresenta tutt'oggi
una novità.
Dalla ricerca ne è emerso che il Tribunale degli Animali offre la possibilità di
risolvere delle controversie che riguardano gli animali, ed è rivolto anche a
coloro che si trovano coinvolti in liti e dispute per l'affidamento dell'animale
domestico, a seguito di separazioni o divorzi. Questo è infatti un ambito nel
quale il Tribunale degli Animali trova maggiore applicazione, considerando il
fatto che la consulenza legale con un avvocato di Aidaa offre la possibilità di
utilizzare uno strumento conciliativo stragiudiziale e gratuito evitando così
talvolta di dover fare una vera e propria causa con notevoli vantaggi: costi
decisamente inferiori, celerità, riduzione del carico giudiziario, attenuazione
del contenzioso.
La consulenza di un legale del Tribunale degli Animali permette, infatti, di
potersi giovare di un servizio di sportello di conciliazione, che permette di
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trovare una soluzione bonaria alla questione attraverso il quale trovare una
soluzione stragiudiziale e conciliativa della vertenza.
Nel terzo capitolo si è deciso di focalizzare l'attenzione sul confronto tra le
implicazioni psicologiche correlate all'affidamento dei figli con quelle correlate
all'affidamento degli animali domestici (Degl'Innocenti G., 2009).
Si è voluto quindi delineare un quadro generale sulla situazione attuale
relativa agli affidamenti, spiegando quale significato psicologico possa
assumere il fenomeno del divorzio per gli individui e quali conseguenze
possano presentarsi dinnanzi ad una sentenza di affidamento (Gulotta G.,
2002).
La collaborazione della dottoressa Gessica Degl'Innocenti, esperta di
psicologia canina, è stata fondamentale per la comprensione del fenomeno
dell'affidamento degli animali domestici, in quanto mi ha permesso di
individuare la complessità delle dinamiche psicologiche coinvolte.
Dalle ricerche è emerso quindi come la legislazione italiana offra diversi
strumenti per la soluzione di conflitti legati all'affidamento degli animali
domestici ma come, in realtà, gli individui sembrano manifestare un
atteggiamento poco considerevole che li conduce a non sfruttare le
opportunità presenti, come l'attività del Tribunale degli Animali.
In conclusione, obiettivo del lavoro è stato quello di offrire un'ampia visione
sul tema dell'affidamento degli animali domestici a seguito di separazioni e
divorzi, analizzandone le implicazioni pragmatiche e psicologiche che
emergono dalle prospettive offerte dai vari autori, affinché possano essere
elaborate nuove riflessioni e nuove considerazioni su di un argomento che
necessita di ulteriori studi ed analisi.
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CAPITOLO I
UOMINI E ANIMALI: UN ANTICO LEGAME
SOMMARIO: 1.1 Legame tra uomini e animali: un'ottica psicopatologica-1.2
Legame tra uomini e animali: un'ottica “socio-psicologica”-1.3 Legame tra
uomini e animali: un'ottica psicoterapeutica-1.4 Legame tra uomini e animali:
un'ottica “psico-etologica”-1.5 Legame tra uomini e animali: un'ottica “psico-
cinofila”-1.6 Legame tra uomini e animali: un'ottica di ricerche e di nuove
tendenze
L'antico legame tra uomini e animali è ,oggi, un argomento di interesse
diffuso, soprattutto in relazione alla nuova sensibilità che gli Stati mondiali
dimostrano nei confronti del benessere e dei diritti degli animali (Tacchi P.,
2007).
L'attenzione generale sembra, però, focalizzarsi sugli animali d'affezione,
ovvero “quella categoria di animali che vengono trattati dall'uomo con affetto
e tenerezza e sono tenuti più per piacere che per utilità; con questi si gioca e
di esso ci si prende affettuosamente cura” (Webster, J. 1999).
La storia dell'umanità è, infatti, pervasa dal fenomeno dell'amicizia con cani e
gatti, legame che, spesso, si è trasformato in adorazione religiosa, come la
dea Bastet dell'Antico Egitto raffigurata, intorno al 1000 a. C., con il corpo di
donna e testa di gatto: il suo culto si diffuse in tutto l'Egitto, sino alla
creazione di leggi severe che proibivano il maltrattamento dei gatti e il loro
trasferimento al di fuori del regno dei faraoni, pena la morte (West, J.
A.,1985).
Vi era un vero e proprio culto del gatto, manifestazione terrena della dea
Bastet, protettrice della fertilità e manifestazione benefica della dea Sekhmet,
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simbolo femminile del fuoco creativo, della forza che creò la vita e l'universo.
Durante gli scavi archeologici furono inoltre rinvenuti milioni di gatti
mummificati, come avveniva per i faraoni e per le alte cariche del regno, a
dimostrazione che i gatti, per loro natura divina, dovessero affrontare il
viaggio per il mondo sotterraneo: segno incontestabile della venerazione
attribuita a questi felini nell'antico Egitto.
Il legame tra uomo e cane si manifesta probabilmente 12000 anni fa, durante
il Pleistocene (Castellani D., 2008). Sono state infatti rinvenute in una grotta
in Iraq delle raffigurazioni pittoriche di un cane, che sembrano confermare la
datazione: è lecito quindi pensare che l'antenato dell'uomo e quello del cane
condividessero territori e, probabilmente, cibo nel Neozoico. Le motivazioni di
questa convivenza sono da cercare nella somiglianza delle strutture sociali e
di caccia di entrambi: gli uomini vivevano in tribù e comunicavano con la
mimica e atteggiamenti mostrati attraverso le diverse posizioni del corpo,
come i cani che vivevano in branchi e comunicavano attraverso tecniche
simili a quelle dei nostri antenati. Inoltre, entrambi cacciavano spesso prede
di grandi dimensioni, sfruttando il lavoro di squadra e la cooperazione tra i
membri del gruppo.
Con il passare dei secoli e lo sviluppo delle grandi civiltà, il cane assume un
ruolo sociale sempre più delineato e significativo. Testi antichi e raffigurazioni
indicano che l'animale era coinvolto non soltanto nella guerra o nelle
manifestazioni ricreative, ma anche nella vita domestica nel ruolo di
guardiano (Castellani D., 2008).
Nei manoscritti Medioevali appare la dicitura “cane da pastore” e “cane da
guardia”, indice di maggior interesse da parte dell'uomo per le attitudini
comportamentali dell'animale. Sembra che, ad esempio, il molosso ovvero il
mastino fosse ampiamente utilizzato per la caccia e per la guerra sin dai
romani e dagli assiri, per giungere sino al Medioevo: il manoscritto
magliabechiano, una delle migliori traduzioni toscane dell'originale franco-
italiano, recita : “Egli (i Tibetani) hanno grandissimi cani mastini grandi come
asini, che sono buoni da pigliare bestie selvatiche [...] Ora vi conterò della
buona abbondanza di grandi cani ch'ha e lo gran sire. Egli è vero che 'l Gran
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Cane hae due baroni chiamati Tinuci, cioè a dire quegli che tengono gli cani
mastini... E quando il gran sire va alla caccia mena seco l'un di questi due
fratelli con diecimila uomini, e con ben cinquantamila cani dall'una parte, e
l'altro fratelli si è dall'altra coll'altra sua gente e cani... ed io vi dico che,
quando il gran signore va co' suoi baroni uccellando, vedesi venire attorno di
questi cani cacciando orsi, porci e cevriuoli e cerbi e altre bestie, si che è
bella cosa a vedere” (Gandolfi S., Casolino F., 1996).
A partire dal XV secolo, le espressioni pittoriche mostrano come il cane sia
ormai presente nella maggior parte delle abitazioni: nasce così la corrente
dell'”arte animalier” che raffigura i nobili signori in compagnia dei loro cani, in
scene di vita quotidiana (Degli'Innocenti G., 2009).
Tra settecento ed ottocento, gli artisti cominciano a descrivere la vita del
popolo: i cani non vengono più rappresentati in scene di caccia o in posa con
i loro padroni, ma sono ritratti all'interno della famiglia, di cui fanno
pienamente parte.
Come si può notare, l'inserimento del cane nelle opere d'arte, al di là del
semplice gusto estetico, è prova di un atteggiamento sociale e psicologico
che fa di questo animale una parte essenziale della vita sociale e privata.
A partire dal Rinascimento, infatti, le dinamiche relazionali tra uomo e cane
cambiano, in quanto l'animale non è più elemento fondamentale per
l'economia della società umana ma, al contrario, il cane sembra introdursi in
meccanismi psicologici più complessi che potrebbero rimandare alle
dinamiche “dell'attaccamento”, a dimostrazione che il cane investe un ruolo
psicologicamente rilevante per l'uomo (Degl'Innocenti G., 2009).
1.1 Legame tra uomini e animali: un'ottica psicopatologica
La presenza costante di animali, prevalentemente cani e gatti, nella maggior
parte delle nostre abitazioni, rivela la potenziale peculiarità del legame
psicologico tra uomini e animali (Bonomi A., 2006).
Nella maggior parte dei casi, questo è stato considerato principalmente da
un’ottica legislativa, di regolamentazione dei comportamenti da osservare e
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di quelli vietati.
La dimensione psicologica della relazione con gli animali è stata analizzata in
un’ottica psicopatologica da Sigmund Freud, nella descrizione dell’”isteria
d’angoscia”, quadro psicopatologico nel quale l’angoscia non si trasforma in
sintomo organico come avviene nella”isteria di conversione”, ma permane in
qualità di affetto, assumendo essa stessa il ruolo di sintomo (Brustia, P.,
2001).
L’ansia ha un andamento tendenzialmente incostante e variabile, per cui
l’individuo non riesce ad attribuire a tale stato ansioso delle ragionevoli cause
esterne: l’ansia aumenta o diminuisce senza che il paziente sia in grado di
individuarne delle motivazioni. L’ansia si fissa, quindi, su determinati oggetti
o situazioni che, nonostante siano valutati razionalmente come non
pericolosi, suscitano un'irrazionale sentimento di angoscia, causando così
l'insorgenza di una forma di “fobia isterica” (Freud S., 1892-95).
Vi sono diverse situazioni ed oggetti che possono essere fobici come, ad
esempio, gli spazi aperti (agorafobia) e ristretti (claustrofobia), fenomeni
naturali (temporali), condizioni del proprio corpo (malattie, lo sporco,
l’arrossire) e gli animali, sia piccoli (insetti) sia grossi (cani, gatti, cavalli).
In tutte le fobie, Freud individua i meccanismi di proiezione, di spostamento e
di simbolizzazione (Freud S., 1892-95).
La proiezione è un meccanismo di difesa arcaico attraverso il quale si
attribuiscono ad altri desideri, tendenze, rappresentazioni pulsionali che non
si vuole riconoscere come propri.
Lo spostamento prevede, invece, il trasferimento dell’energia pulsionale da
una rappresentazione all’altra, in modo tale da investire sentimenti
inaccettabili in un oggetto sostitutivo. Attraverso questo meccanismo la
rappresentazione disturbante è separata dal suo affetto, il quale è così
spostato su un'altra rappresentazione meno disagevole, rimanendo
comunque legata alla prima da una catena associativa (Brustia P., 2001).
La simbolizzazione è una forma particolare di spostamento, al quale Freud
delega parte del “lavoro onirico” di trasformazione del contenuto dei sogni
manifesto in quello latente. Attraverso questo meccanismo, gli elementi
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rimossi dal contenuto onirico latente sono rappresentati da altri elementi
concreti nel sogno manifesto, che assumono così il ruolo di simbolo.
Persone, oggetti e situazioni che si presentano nei sogni hanno quindi in
realtà un significato differente da quello che sembrerebbero rappresentare
(Freud S., 1892-95).
In un caso classico studiato da Freud, il caso del piccolo Hans, un bambino
manifestava una fobia per i cavalli (Freud S., 1909).
Alla base di tale fobia sembrava vi fosse una forte angoscia di castrazione,
riflessione che Freud elabora soprattutto in relazione all'età del bambino, il
quale si trovava a vivere la fase edipica, dati i suoi cinque anni.
Dall’analisi risultò che l’aggressività che il bambino provava nei confronti del
padre era spostata sul cavallo generando una forte angoscia alla vista
dell’animale. Il piccolo Hans si era, quindi, difeso dalla primitiva angoscia di
castrazione cambiando l’oggetto ansiogeno.
Questo meccanismo permise al bambino di non dover percepire il padre
come minaccioso e gli permise, inoltre, di esperire l'ansia in occasioni ridotte,
vedendo con minor frequenza i cavalli piuttosto che il genitore.
Il cavallo, quindi, era stato scelto come sostituto del padre in quanto
rimandava al bambino l'immagine della forza e dell'onnipotenza, immagine
suscitata anche dal padre. Attraverso questo meccanismo, il bambino è
riuscito ad allontanare l'angoscia poiché il pericolo interno nato
dall'introiezione della figura castrante è stato sostituito con un pericolo
esterno e perciò evitabile (Brustia P., 2001).
1.2 Legame tra uomini e animali: un'ottica “socio-psicologica”
Il legame tra uomini e animali può essere anche analizzato attraverso
l'osservazione delle dinamiche psicologiche che inducono le persone ad
avere un animale domestico (Bonomi A., 2006).
Vi sono, infatti, diversi motivi che inducono gli individui a tenere un animale:
alcuni prendono questa decisione per provvedere alla solitudine o per moda,
rischiando, però, di trascurare le necessità e l'impegno che un animale