Alle elezioni presidenziali, svoltesi nel febbraio
del 1946, Perón aveva riportato una mediocre
vittoria sul candidato dell'opposizione José
Tamborini (1.479.517 voti contro 1.220.822). Ma
per effetto della legge costituzionale allora in
vigore, i partiti peronisti (partito laborista e partito
radicale peronista, formato quest'ultimo da
dissidenti dell'antico partito radicale) si
assicurarono 26 seggi su 30 al Senato e 109 seggi
su 157 alla Camera dei deputati. Tale maggioranza
si sarebbe ulteriormente rafforzata in seguito agli
accordi con l'opposizione per consentire ad alcuni
membri influenti della stessa di entrare a far parte
del governo Perón (come l'ex socialista e poi
Ministro degli Esteri Atilio Bramuglia).
Sul piano delle relazioni internazionali politiche
ed economiche l'Argentina godeva di una posizione
di eccezionale favore.
Durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale
il Paese era stato oggetto di una continua pressione
politica da parte degli Stati Uniti, culminata il 27
giugno 1944 con il richiamo dell'ambasciatore
americano Norman Armour e con il blocco dei
depositi valutari argentini negli Stati Uniti. Sulla
stessa strada, ma con notevole riluttanza e
prudenza, si era posta la Gran Bretagna,
preoccupata dei suoi rifornimenti alimentari, che in
misura notevole provenivano dall'Argentina.
Dopo che il paese latinoamericano ebbe dichiarato
guerra alla Germania ed al Giappone, il 27 marzo
1945, il conflitto con gli Stati Uniti non si esaurì.
Washington nominò ambasciatore a Buenos Aires
Spruille Braden (19 aprile 1945), e questa fu una
delle pagine meno felici della politica estera
statunitense nei confronti dei paesi latinoamericani.
Gli interventi statunitensi negli affari interni
argentini fecero leva sulla reazione nazionalistica
della opinione pubblica argentina. Basti dire che
alle elezioni presidenziali uno slogan della
propaganda governativa fu appunto quello che
invitava a votare per Perón o per Braden.
Ulteriori gravi errori commessi dagli Stati Uniti
furono la pubblicazione da parte del Dipartimento
di Stato di un Blue Book sulle relazioni
dell'Argentina con l'Asse alla vigilia delle elezioni
(12 febbraio 1946), e le ripetute dichiarazioni sulla
intenzione di non continuare ad intrattenere
rapporti diplomatici con il governo definito pro-
fascista di Perón.
Ma ad elezioni fatte Washington mutò le proprie
posizioni e sostituì Braden con il diplomatico di
carriera George Messersmith.
Anche Perón, una volta salito al potere, non si
dimostrò antistatunitense come era sembrato
durante la campagna elettorale. Nel discorso
programmatico del 26 giugno, egli palesò
l'intenzione di sottoscrivere l'atto panamericano di
Chapultepec (3 marzo 1945); in più ad avallare la
teoria dell'apertura verso gli Stati Uniti contribuì il
viaggio a Washington che fece nel mese di giugno
il capo dell'esercito argentino Von der Becke.
Con la Gran Bretagna l'Argentina intrattenne più
che altro rapporti di ordine economico, e quello
delle ferrovie argentine, in gran parte di proprietà di
compagnie inglesi, costituì uno dei punti di
maggior contatto fra i due Stati.
Sulla ipotesi di una loro nazionalizzazione si
intrapresero delle trattative tra il governo argentino
ed una missione britannica guidata da Sir Wilfred
Eady e composta da alti funzionari del Ministero
del Tesoro e da esperti scelti nel mondo finanziario
inglese.
Un altro punto importante delle discussioni anglo-
argentine che si sarebbero dovute affrontare
riguardava i crediti argentini, ammontanti a circa
140 milioni di sterline, per forniture effettuate
all'Inghilterra durante la guerra, e facenti parte dei
conti in sterline bloccati nelle banche inglesi.
La annosa questione delle isole Falkland (sotto
dominazione britannica dal 1832) contribuì a
complicare ulteriormente le relazioni anglo-
argentine.
1
La contesa anglo-argentina, tornata di
attualità con la ripresa dell'attività esplorativa,
durava da quando l'Argentina, appena liberata dal
1
V. Orilia, L'Argentina nel gioco della Politica Mondiale, in "Relazioni Internazionali",
n. 3,1946, p.10 - n.16, p.9.
giogo spagnolo, aveva richiesto nel 1805
all'Inghilterra le due isole che essa aveva occupato
nel 1771. Ma alcuni anni dopo, nel 1833, la Gran
Bretagna ne aveva dichiarato formalmente
l'annessione .
Il 2 febbraio 1938 il Parlamento di Buenos Aires
aveva formalmente richiesto che le Falkland
fossero dichiarate territorio nazionale, nonostante il
perdurare dell'impossibilità pratica di esercitarvi la
sovranità. Ed infine, alcuni anni dopo, il 5 luglio
1946 un voto unanime della Camera aveva
sollecitato il governo ad agire presso il Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite, ma tale voto non
giunse ad aver forza di legge anche per il fatto che
in Argentina la politica estera era di esclusiva
spettanza del potere esecutivo. Così l'Argentina
ebbe sempre a preoccuparsi di esistenti e potenziali
basi navali ed aeree a soli 600 Km dalle sue coste.
2
Malgrado la complessità delle questioni sopra
ricordate, inaspettatamente, il 15 settembre, si fece
luce sulle relazioni anglo-argentine, con la
stipulazione di un accordo di massima che regolò le
questioni nel modo seguente:
1) la cessione delle ferrovie di proprietà inglese ad
un consorzio argentino-britannico nel quale da
2
L'Argentina e le isole Falkland, in "Relazioni Internazionali", marzo 1947, p.189.
L'Argentina, ancora oggi, dopo la sconfitta subita nel conflitto con l'Inghilterra (2-
IX/14/VI 1992), rivendica la colonia britannica. Questa è composta di due isole
maggiori (Falkland orientali o Soledad, e Falkland occidentali o Gran Malvinas. La
superficie territoriale è di 12.173 Kmq (11.718 secondo fonte argentina); la popolazione
(quasi tutta d'origine inglese) era di 2050 abitanti al censimento del marzo 1991.
parte argentina sarebbero intervenuti oltre ai privati
anche lo Stato e da parte inglese, i vecchi azionisti;
2) l'impegno dell'Argentina a fornire alla Gran
Bretagna, nel primo anno di decorrenza
dell'accordo, il 78% della propria esportazione e nel
secondo anno, l'83%, (l'accordo aveva una durata di
quattro anni) e il reciproco impegno della Gran
Bretagna a pagare i relativi prezzi all'incirca del
10,5% superiori a quelli correnti e a versare
immediatamente, a titolo di acconto, cinque milioni
di sterline.
Anche con la Russia furono ristabiliti i rapporti
diplomatici, preceduti da lunghe trattative
commerciali svoltesi tra il governo argentino ed
una missione sovietica diretta da Costantino
Scevieliov e concretatasi poi il 6 giugno 1946 con
il ripristino di normali relazioni diplomatiche fra i
due paesi, dopo un'interruzione di ben 28 anni.
I rappresentanti prescelti avevano delle specifiche
caratteristiche: Michele Sergiev nuovo
ambasciatore russo a Buenos Aires aveva
rappresentato a lungo il proprio paese nel consiglio
dell'U.N.R.R.A. (United Nations Relief and
Reabilitation Administration)
3
- uno strumento
importante, ma non l'unico, sorto fin dal novembre
1943 a Washington con lo scopo di pianificare
l'aiuto per la ricostruzione delle zone devastate
dalla guerra, formalmente sotto l'egida delle
3
V. Orilia, L'Argentina nel gioco della Politica Mondiale, cit., p. 10.
Nazioni Unite, ma di fatto espressione
dell'intervento economico degli Stati Uniti - e fu
quindi un esperto dei problemi dell'alimentazione;
mentre il rappresentante dell'Argentina a Mosca,
Federico Cantoni, fu uno dei capi del partito
comunista, già oppositore di Perón durante il
periodo elettorale; sicché il suo invio in veste
ufficiale nell'U.R.S.S. rappresentò una nuova
garanzia dell'accordo tra il Presidente e
l'opposizione.
I.2. La politica estera e il GOU nel 1943-45.
La situazione politica in Argentina dopo il colpo
di stato del giugno 1943 si era particolarmente
complicata sulla questione della politica estera, in
special modo sulla decisione di mantenere le
relazioni con l'Asse o interromperle.
A questo proposito si era registrata una forte
tensione fra alcuni ministri, guidati dal Ministro
delle Finanze Dr. Santamarina, il quale desiderava
che l'Argentina facesse proprie le decisioni di Rio,
rompendo le relazioni con la Germania ed
allineandosi con gli altri paesi latinoamericani. Ma
a questo gruppo di Ministri se ne opponeva un altro
ben più importante, formato da alti ufficiali
dell'esercito, il Grupo de Oficiales Unidos (GOU).
A detta organizzazione, capeggiata dal Colonnello
Gilbert, apparteneva il futuro leader carismatico
Juan Domingo Perón.
4
Il GOU era fortemente contrario a qualsiasi
cambiamento della politica estera argentina e
conseguentemente fin dal principio, tentò di
consolidare ulteriormente la politica internazionale
pro-Asse.
5
4
Argentina: the political situation 1943-45, in "Keesing's Contemporary Archives", 10
novembre 1945, p. 7545.
5
R. Massari, Il Peronismo, Roma, Erre Emme, 1997, p.74.
Non a caso alcuni giunsero a definire il GOU
come un organismo incaricato di trasformare
l'Argentina in una base operativa del fascismo
internazionale.
6
E per un lungo periodo questa sembrò essere la
realtà. In quell'epoca l'Argentina era percorsa da
delegazioni nazifasciste. Venivano stampate
tonnellate di libri, opuscoli ed altri materiali di
propaganda per sostenere le posizioni dei paesi
dell'Asse. Giungevano qui gli emissari di Hitler e
Mussolini, e qui venivano depositati i capitali della
Germania, dell'Italia e della Spagna franchista.
Arrivavano sottomarini con criminali di guerra.
Veniva organizzata una campagna a livello
continentale; " l'Argentina era diventata un centro
di spionaggio e di rifornimento ideologico e
materiale per i paesi nazifascisti."
7
Negli stessi giorni, in cui il Generale Edelmiro
Farrell, Ministro della Guerra, veniva nominato
vicepresidente (13 ottobre 1943) e poco dopo (il 4
dicembre) il Colonnello Juan Domingo Perón,
Ministro del lavoro e degli Affari Sociali, i
principali giornali di Buenos Aires, la Prensa e la
Nación, pubblicarono una dichiarazione firmata da
150 argentini, (fra questi numerosi Professori
universitari) con la quale si chiedeva "il rispetto
6
V. Codovilla, Hay que derrocar a la camarilla del Gou. Carta a los patriotas y
antifascistas de la Argentina, Santiago del Chile, Ed. Comisión Chilena de Solidariedad
con el pueblo argentino, 1944, p.28.
7
R. Massari, op. cit., p. 75.
degli impegni internazionali presi dai
rappresentanti argentini (alla conferenza di Rio)."
La risposta dell'esecutivo era stata dura. Non solo
la dichiarazione venne formalmente ripudiata, ma
nei confronti di alcuni dei firmatari si decise di
intervenire dimettendoli dai loro incarichi.
8
I.3. L'Ammissione dell'Argentina
all'Organizzazione delle Nazioni Unite.
L'ammissione dell'Argentina alle Nazioni Unite
avvenuta il 30 aprile 1945 sviluppò una pungente
controversia.
Il russo Molotov si oppose fortemente all'entrata
dell'Argentina. Per sostenere la sua tesi riferì quello
che era stato detto dal Segretario di Stato Cordell
Hull l'8 settembre 1944:
<< L'Argentina era il quartier generale del
movimento fascista nell'emisfero occidentale e una
potenziale fonte di propagazione per il resto delle
Americhe. >>
9
8
Argentina: the political situation 1943-45, in "Keesing's Contemporary Archives", cit.,
p. 7545.
9
Admission of Argentina to the United Nations, in "Keesing's Contemporary Archives",
8 settembre 1945, p. 7415.
e quello che aveva sostenuto il Presidente Roosvelt
il 1° ottobre 1944:
<< L'evoluzione della situazione argentina presenta
lo straordinario paradosso della crescita
dell'influenza Nazifascista in questo emisfero nel
momento in cui queste forze si stanno avvicinando
sempre di più alla sconfitta nell'Europa e nel resto
del Mondo >>
10
.
Molotov, riferendosi poi, al rifiuto britannico ed
americano di appoggiare la candidatura del governo
polacco, sostenne che non era possibile accettare
l'ingresso dell'Argentina, che aveva aiutato i nemici
e non gli alleati, rifiutando quella della Polonia.
Il Plenipotenziario belga, Spaak, appoggiò la
proposta russa, sostenendo il fatto che la
conferenza non poteva prendere decisioni se le
grandi potenze non avevano raggiunto una
posizione unanime. Ma l'entrata dell'Argentina fu
favorita dalle nazioni latinoamericane, così come
dagli Stati Uniti.
L'Ambasciatore Camargo (Colombia), in risposta
a Molotov, sottolineò che l'Argentina aveva
dichiarato guerra all'Asse e che il suo contributo
alla ripresa mondiale poteva essere di grande
valore.
Il rappresentante statunitense, Stettinius, riportò il
fatto che alcuni giorni prima le potenze proponenti
10
Ibid.
avevano discusso dell'entrata dell'Argentina con
una delegazione di Stati latino americani composta
da rappresentanti brasiliani, cileni e messicani, ed
in tale sede era stato ufficialmente annunciato che il
Governo degli Stati Uniti, nello spirito dell'Atto di
Chapultepec, avrebbe sostenuto l'unanime desiderio
dei latinoamericani per l'entrata dell'Argentina.
Nella votazione del Comitato Esecutivo,
l'Argentina entrò con 9 voti a favore e 3 contrari. I
tre contrari furono (U.R.S.S., Cecoslovacchia e
Yugoslavia), mentre la Cina si astenne. La
votazione quindi fu delegata alla sessione plenaria
su richiesta di Molotov, dove, con 28 voti su 7
(U.R.S.S., Nuova Zelanda, Belgio, Grecia,
Cecoslovacchia, Yugoslavia e Iran), e con
l'astensione della Francia, si decise di non rinviare
ulteriormente l'ammissione dell'Argentina.
L'ultima votazione per l'immediata adesione
dell'Argentina si tenne con 31 voti contro 4
(U.R.S.S., Grecia, Cecoslovacchia e Yugoslavia);
in tale occasione anche la Francia votò a favore.
La delegazione argentina, guidata dal Dr. Miguel
Carcano, già Ambasciatore a Londra, giunse a
S.Francisco l'11 maggio 1945.
11
11
Ibid.
I.4. Caratteri del peronismo.
Perón dopo il 1945 creò un forte movimento
politico basato sul richiamo demagogico alle classi
lavoratrici e sottoprivilegiate. Il Partito Peronista,
assistito dal Partito Femminista Peronista, più di
altri movimenti politici nella storia dell'America
Latina, sviluppò una forte dialettica che fu alla base
della sua filosofia.
12
Secondo Angelo Trento, il populismo del caudillo
ebbe enunciazioni antimperialiste generiche, anti
oligarchiche e nazionaliste, struttura istituzionale
autoritaria, orientamenti economici statalisti e
industrializzanti, dirigenze carismatiche e favorì il
clientelismo burocratico. Parallelamente diede
corpo e risposta a una serie di rivendicazioni della
società, mettendo normalmente in atto una politica
redistributiva di reddito e risorse e favorendo la
formazione di una identificazione nazionale
diffusa, spesso a carattere sciovinista.
13
12
J.S. Roucek, Latin America, in "Contemporary Political Ideologies", a cura di Stephen
S. Goodspeed, British Commonwealth, Vision Press, 1961, pp. 255-256.
13
E. di Nolfo, Storia delle Relazioni Internazionali 1918-1992, Roma, Editori Laterza,
1994, p.1059.