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INTRODUZIONE
“La postura è l’espressione somatica dell’atteggiamento relazionale
dello psicosoma umano con la propria interiorità e con l’ambiente che lo
circonda“.
La mia esperienza come maestro di Judo ma soprattutto la passione
stessa per il mio lavoro mi hanno condotto ad un’attenta osservazione di
svariate situazioni motorie in cui il judo agisce da catalizzatore per il
controllo posturale e l’affinamento del gesto motorio. Nasce da qui il
desiderio di voler approfondire la disciplina del judo intesa non più come
apprendimento di tecniche per scendere in campo agonistico, diventare più
forti o più bravi o per conoscere un valido metodo di difesa, ma come
strumento per percorrere due vie: una Via spirituale, che conduce ad un’
“espansione di coscienza” ed una via di equilibrio posturale inteso non
solo come posizione del nostro corpo in funzione del tempo e dello spazio,
ma come mosaico di emozioni e quindi del nostro vissuto stesso. La
postura, che può essere intesa come la posizione del corpo nello spazio sia
in condizioni statiche che dinamiche, si caratterizza per l'esigenza del
mantenimento dell'equilibrio in una condizione, come quella umana, di
continue sollecitazioni dovute alla forza di gravità. La postura rappresenta
infatti la risposta dell'organismo a tale forza, il che si traduce nella
necessità di continui adattamenti del corpo alle condizioni statiche e
dinamiche, in rapporto con l'ambiente che ci circonda e con gli obiettivi
del movimento. Il judo in questo caso racchiude tutte le potenzialità dell’
apprendimento e del controllo motorio, inteso come controllo del
movimento finalizzato all’obiettivo programmato, adattamento del
movimento alla eventuale modificazione improvvisa della situazione ma
soprattutto capacità di equilibrio come possibilità di effettuare un’azione
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in condizioni di equilibrio precario dovuto alla ridotta superficie
d’appoggio o all’influenza di forze esterne.
Il Judo educa ad una postura corretta e funzionale, caratterizzata da una
forte riduzione di tensioni muscolari asimmetriche e anormali e corretti
rapporti tra i vari segmenti corporei. Una postura scorretta o
"disfunzionale" tende a determinare alterazioni nello stato di tensione
muscolare, articolare, fasciale. In questi casi l’istruttore sportivo in
collaborazione col Dottore in scienze motorie rileva, anche attraverso la
pratica judoistica, asimmetrie e cambiamenti nelle funzioni di movimento,
con conseguenti alterazioni posturali che incidono sulla corretta
esecuzione del gesto tecnico specifico.
Infine le caratteristiche della postura si basano su un sistema
estremamente complesso, al quale concorrono fattori neurofisiologici e
biomeccanici, ma anche emotivi e relazionali. La postura è infatti il
risultato dell'interazione tra cervello, organi sensoriali, stati emotivi; in
questo caso il judo come sport permette non solo di superare paure ed
inibizioni, ma soprattutto di entrare in maggior “equilibrio” con sé stessi
allineando la parte conscia con quella inconscia, e portando il corpo (parte
fisica), la mente (parte pensante) ad agire in armonia in un “sé” riunificato
e non scisso fra pulsioni contrastanti.
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1. BREVE STORIA DEL JUDO
Lo chiamai "Judo Kodokan". Quello che insegno non é solo "Jutsu"
("arte" o "pratica"). Certamente é anche "Jutsu", ma é su "Do" ("via o
"principio") che vorrei insistere particolarmente. [...] Io volevo
dimostrare che quanto insegnavo non era una pratica pericolosa e che
non poteva nuocere a nessuno, e che questo non era il Jujitsu che alcuni
insegnavano, ma il Judo, una cosa totalmente differente.
Jigoro Kano, 1898
1.1 Le origini
Il judo è una delle arti marziali moderne attualmente più diffuse. La
storia del Judo coincide con la vita di Jigoro Kano (1860-1938).
Partito da uno studio approfondito del Jiu-jitsu e numerosi
perfezionamenti, scelte le tecniche migliori, eliminate quelle dannose al
fisico e sostituite con altre da lui create, Kano coordina il "Judo" per
distinguerlo da tutti gli altri esistenti a quel tempo.
Il fondamento di questa nuova Arte Marziale scaturisce da questa
considerazione: di fronte a un avversario più forte si avrebbe facilmente la
peggio, se alla sua superiore energia si opponesse resistenza. Invece di
resistere, è meglio assecondare o cedere la sua stessa forza fino ad
assorbirne lo slancio e a fargli perdere l'equilibrio una volta esaurita la sua
spinta.
La formula completa del Judo viene dichiarata da Kano durante una
festa in onore dell’imperatore nel 1922, allorché presenta in pubblico il
nuovo Go–kyo che rappresentano i cinque principi d’insegnamento e i 6
Kata o modelli fondamentali; in questa occasione egli dichiara che il fine
del judo è Amicizia e Mutua Prosperità (Ji-ta-kyo-ei) ottenuta attraverso il
Miglior Impiego dell'Energia (Sei-ryo-ku Zen'yo).
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Tra il 1920 e il 1930 si svolgono delle gare nazionali che tuttavia
diventeranno Campionato del Giappone solo nel 1930. Gli italiani sono i
primi a conoscere il Judo: presentato nel 1905 ai Reali, nel 1921 grazie a
Carlo Oletti viene strutturato il Gruppo Autonomo Lotta Giapponese, che
organizzerà i Campionati Italiani con quattro categorie di peso.
In Europa nel 1935 giungono Mikonosuke Kawaishi (in Francia) e
Gunji Koizumi (in Inghilterra). L'uno proviene dal Bu-sen, l'altro da Kito-
ryu Jiu-jitsu. Essi sono considerati i Padri del Judo Europeo.
Il judo diventa sport olimpico nel 1964 (Tokio) ed è pertanto la prima
arte marziale riconosciuta a livello olimpico.
1.2 Il Kodokan
Fondato nel 1882, il KO-DO-KAN significa letteralmente "Scuola per
lo studio della Via"; inizialmente il dojo di Jigoro Kano era di soli 9 allievi
su 12 tatami e si trovava in una saletta del tempio shintoista Eishoji sito
nel quartiere Shimoya di Tokyo.
Le tecniche che Jigoro Kano prese a base per il suo metodo "Judo
Kodokan" traggono la loro ispirazione principalmente dalle forme
tradizionali delle scuole Kito-ryu e Tenjin Shinyo-ryu. Molte altre
tecniche di Ju Jitsu furono modificate e affinate da quelle che in origine
appartenevano alla tradizione, ma l'intima essenza del Judo, che faceva
convergere forza e flessibilità, fu un concetto che Jigoro Kano definì a
poco a poco attraverso la continua ricerca di un metodo scientifico.
In pochi anni il metodo di Kano catturò l'attenzione del Ministero della
Istruzione nipponico. Quest'ultimo cominciò a prendere in considerazione
i meriti delle varie Scuole di Ju Jitsu con l'intento di inserire questa arte
marziale tra le materie di studio accanto all’educazione fisica. Ben presto
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il Judo divenne materia integrante di studio nelle Scuole di tutto il Paese, e
dovunque in Giappone si tenevano gare di Judo.
L'attività del Kodokan varcò i confini nazionali nipponici. Durante la
seconda guerra mondiale gli studenti furono arruolati in gran numero
nell'esercito. II Ministero per il Benessere organizzò una sezione di Arti
marziali e il Judo fu usato come tecnica di combattimento.
1.3 Scopo del judo
Da un punto di vista motorio, il Judo può certamente essere paragonato
ad altri sport di combattimento corpo a corpo, anche se con forme diverse.
Infatti si tratta di uno sport che può procurare benessere fisico, può essere
esercitato ovunque ed in modo semplicissimo. Può essere praticato anche
come cultura fisica, apprendendo nello stesso tempo l'utile arte dell'
autodifesa.
Nelle buone scuole, il Judo non viene insegnato solamente per puri
scopi difensivi, ma come un piacevole esercizio sportivo che arreca al
corpo benefici salutari.
1.4 Sport
Attraverso la pratica del judo ogni movimento è sfruttato, i muscoli e le
ossa diventano resistenti e gli organi interni si rafforzano. Ogni atto ha un
senso ed uno scopo ben definiti. L'azione è multipla. Le varie parti del
corpo vengono usate in tutti i modi possibili, in tutte le direzioni, verso
l'alto o verso terra, a sinistra e a destra. Praticandolo, si ottiene quindi
facilmente un corpo vigoroso ed armonico.
Ogni incontro di Judo è un gioco di tattica e di tecnica, per cui gli atleti
dovranno essere sempre pronti a reagire il più efficacemente possibile, in
ogni momento, ai gesti tecnici dei loro avversari.
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Essi dovranno quindi cercare di valersi di una rapidità di riflessi e di
una scioltezza di movimenti completa onde essere in grado di far fronte ad
ogni più inaspettata evenienza. (Fig. 1)
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Figura 1
1.5 Arte
Un costante allenamento al Judo procura, in chi lo pratica, uno spirito
nobile e raffinato. Ne deriva uno stato d'animo elevato che dà modo di
affrontare di propria iniziativa, qualsiasi difficoltà: uno spirito, quindi, che
può essere definito "dinamico", una forza di volontà notevole, atta a
dominare se stessi e a controllare l'avversario.
Oltre a ciò, gli stessi movimenti espressi dal Judo consentono di
acquisire un notevole senso estetico, mentre l'osservanza dei continui gesti
motori coltivano uno spirito interiore nobile ed un carattere modesto.
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http://www.andreamalaguti.it
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La massima espressione artistica del Judo è racchiusa nelle sue "Forme"
o Kata, che rappresentano dei veri "modelli" di tecnica. La perfetta
conoscenza ed esecuzione di esse dà al Judo qualcosa di più dello sport
puro, facendolo diventare vera e propria arte. (Fig. 2)
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Figura 2
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http://fighting-promotion.com
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2. PRINCIPI FONDAMENTALI DEL JUDO
"Il Judo ha la natura dell'acqua. L'acqua scorre per raggiungere un
livello equilibrato.
Non ha propria forma, ma prende quella del recipiente che la contiene. E`
indomabile e penetra ovunque.
E` permanente ed eterna come lo spazio e il tempo. Invisibile allo stato di
vapore, ha tuttavia la potenza di spaccare la crosta della terra.
Solidificata in un ghiacciaio, ha la durezza della roccia..."
Bunji Koizumi (8° Dan), Shi-han (1886-1964)
2.1 Pratica agonistica
Il judo è un arte marziale estremamente affascinante che può essere
praticata da tutti, giovani o meno giovani; il principio è quello di sfruttare
l’energia dell’avversario per eseguire una tecnica di proiezione; oltre ad
uno sport ed una attività fisica completa, è considerato la disciplina di
autodifesa per eccellenza.
Questo sport viene praticato sul tappeto, in giapponese tatami, una volta
in paglia compressa, oggi prevalentemente costituito da materiali
gommosi, che serve principalmente per attutire le cadute a terra. (Fig, 3)