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CAPITOLO 1: LE RELAZIONI INTERNAZIONALI DELLA LIBIA FINO
AL 1980
Per comprendere a fondo le difficili e intricate vicende che nel corso degli anni ‟80 hanno visto
come protagonisti gli Stati Uniti e la Libia e, per introdurre al meglio il contesto nel quale tali
fatti si sono venuti a verificare, è necessario prima di tutto un excursus storico sulle relazioni
internazionali che lo Stato libico ha intrapreso fino al 1980, anno che coincide con l‟avvento di
Ronald Reagan alla presidenza degli Stati Uniti d‟America.
1.1 LA LIBIA PRIMA DELLA RIVOLUZIONE DI GHEDDAFI
Fino al 1912 il suolo libico, che si compone di tre regioni principali (Tripolitania, Cirenaica,
Fezzan), era in mano all‟Impero Ottomano, che custodiva gelosamente il suo ultimo avamposto
nell‟Africa mediterranea. Il 29 settembre 1911 il Regno d‟Italia, che da tempo pensava alla
Libia come a un possibile territorio da conquistare, decise di dichiarare guerra alla Turchia. Nel
giro di un anno, ma con non poche difficoltà, la resistenza turca venne fiaccata ed a Ouchy,
presso Losanna, il 18 ottobre 1912 venne firmato il trattato di pace italo–turco, con il quale
l‟Italia si annetteva Tripolitania e Cirenaica
1
. Iniziava così il periodo della colonizzazione
italiana in Libia, contrassegnato comunque fino al 1931 da durissime lotte contro la resistenza
dei libici guidati da Omar Al-Moktar. Col fascismo l‟intensità dell‟opera di colonizzazione
italiana arrivava al suo massimo livello. Le vicende della seconda guerra mondiale costrinsero
gli italiani ad abbandonare la Libia tra la fine del 1942 e gli inizi del 1943. Gli inglesi
occuparono Tripolitania e Cirenaica, i francesi il Fezzan. Una piccola parte della popolazione
di Tripoli sosteneva Muhammad Idris al–Sanusi, esule in Egitto dal 1923, che aveva
organizzato una forza militare ausiliaria che combatteva al fianco degli inglesi sul fronte
libico–egiziano. Nel 1947, col trattato di pace di Parigi, l‟Italia perse ogni diritto coloniale,
Idris rientrò in Libia e nel 1949 proclamò l‟indipendenza della Cirenaica, riconosciuta dalla
Gran Bretagna il 1° giugno 1949. Nel frattempo Italia e Gran Bretagna con i loro due ministri
degli esteri, Sforza e Bevin, avevano messo a punto un compromesso che proponeva
l‟amministrazione fiduciaria di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan a cura rispettivamente di Italia,
Gran Bretagna e Francia, e determinava la formazione di una sorta di stato federale sotto il
1
L. Saiu, La politica estera italiana dall’unità a oggi, Roma-Bari, Laterza, 2003, pp. 61-67.
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nome di Regno indipendente di Libia. Tale proposta fu discussa e bocciata dall‟Assemblea
generale delle Nazioni Unite, la quale sancì che la Libia avrebbe dovuto assumere la forma di
una monarchia costituzionale, rappresentativa e democratica
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. Il 24 dicembre 1951 Francia e
Inghilterra completarono il trasferimento di autorità e, il 2 gennaio 1952, Muhammad Idris al-
Sanusi divenne re col nome di Idris I, nonostante l‟opposizione dei Tripolitani. Re Idris, difatti,
riscuoteva pochi consensi al di fuori della Cirenaica e tale opposizione al sovrano si fece
ancora più radicale dopo lo svuotamento di tutte le istituzioni democratiche, la messa al bando
dei partiti e lo scioglimento dell‟Assemblea operati dal monarca. Nel frattempo vennero
individuati enormi giacimenti petroliferi, che misero l‟economia libica nelle mani dei capitali
inglesi e statunitensi che confluirono in massa dopo tali scoperte. Nel 1953 intanto, re Idris
aveva concluso due trattati internazionali con Gran Bretagna e Stati Uniti. Il trattato con gli
inglesi, del 29 luglio 1953, prevedeva la concessione di varie basi aeree, navali e terrestri in
Cirenaica e Tripolitania in cambio di aiuti economici. Il trattato con gli USA, del settembre
1954, ricalcava quello con la Gran Bretagna, e consentì agli statunitensi di stabilirsi nella
grande base aerea di Wheelus Field, alle porte di Tripoli, in cambio di aiuti tecnici e
economici
3
. Con tali trattati e con l‟asservimento ai capitali inglesi e statunitensi in campo
petrolifero, la Libia perse importanti brandelli di sovranità, ma soprattutto andò ad inimicarsi
buona parte del paese che aderiva al movimento panarabo
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che si andava formando in quegli
anni sotto la guida del leader egiziano Gamal Abdel Nasser. Oltretutto nel 1955 la Libia firmò
un nuovo accordo con gli USA che riguardava l‟assistenza nei settori della sanità, istruzione,
agricoltura. Queste iniziative filo-occidentali della monarchia di Idris erano come fumo negli
occhi per le opposizioni al re, che si coagularono ancor più dopo le concessioni petrolifere alla
Shell, all‟Oasis, alla Gulf, alla Texas, all‟American Overseas, alla Esso. Nel 1965 intanto, la
Libia vantava già una produzione di 58,5 milioni di tonnellate di petrolio e diventava il primo
produttore in Africa
5
.
All‟inizio degli anni‟60 l‟opposizione libica esprimeva ormai tutte le ideologie professate nel
mondo arabo coevo e andava a raggruppare i comunisti, i nasseriani, i nazionalisti arabi e gli
aderenti al Partito arabo socialista Ba‟th. A partire dal 1964 il paese fu attraversato da violente
agitazioni antioccidentali, che condussero al quasi immediato ritiro delle truppe inglesi ed alla
successiva chiusura della base americana. La goccia che fece definitivamente traboccare il vaso
fu il comportamento di re Idris durante il conflitto arabo-israeliano del 1967, dal quale la Libia
2
F. Tamburini, M. Vernassa, Lineamenti di storia e istituzioni dei paesi del Maghreb post-coloniale, Pisa, Plus, 2005,
pp. 40-66.
3
Ibidem.
4
Movimento che persegue come finalità l‟unificazione politica di tutti i popoli arabi.
5
A. Del Boca, Gli italiani in Libia, dal fascismo a Gheddafi, Roma-Bari, Laterza, 1988.
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fu tenuta in disparte. In quell‟anno scoppiò così una vera e propria rivolta guidata dai
nazionalisti, che vide come bersaglio principe le attività commerciali degli occidentali, in
primis quelle degli americani, degli ebrei e degli italiani. Migliaia di americani si trasferirono
in Europa, mentre la totalità della comunità ebraica fuggì dalla Libia. L‟esercito di Idris riuscì a
fatica a sedare la rivolta, ma ormai nel paese l‟ostilità verso il monarca era radicata in quasi
tutta la popolazione. Il 12 luglio 1969 re Idris si recò in una località termale sul Mar di
Marmara per curarsi; la reggenza del paese venne affidata al giovane nipote Hasan ar-Rida.
Approfittando della momentanea assenza dalla Libia del re, settanta giovani ufficiali
dell‟Unione degli Ufficiali Liberi misero in atto un vero e proprio putsch. Alle 2.30 del 1°
settembre 1969 scattò la cosiddetta “Operazione Gerusalemme” con la quale gli Ufficiali Liberi
si impadronirono ovunque, con facilità e senza spargere sangue, delle caserme, dei quartieri
generali della polizia, delle stazioni-radio e degli aeroporti. Alle 7 del mattino tutto era finito, e
il Tenente Muhammar Abu Minyar el-Gheddafi, dalla radio di Bengasi annunciò al popolo
libico la proclamazione della Repubblica Araba Libica.
1.2 I RAPPORTI INTERNAZIONALI DELLA LIBIA DI GHEDDAFI
FINO AL 1980
Subito dopo il colpo di stato col quale era stata rovesciata la monarchia, venne formato il primo
organo di governo della neonata repubblica, ossia il Consiglio del Comando della Rivoluzione,
un direttorio di dodici ufficiali. Il giovane Tenente ventisettenne Muhammar Gheddafi venne
promosso Colonnello e nominato comandante in capo dell‟esercito libico. Pochi mesi dopo
Gheddafi divenne anche primo ministro e responsabile della difesa. Il nuovo leader libico mise
in atto sin dal principio una politica di forte impronta nazionalistica e di arabizzazione del
paese. Si affermò da subito il principio del monopartitismo, e l‟unico partito ad essere ammesso
fu l‟Unione Socialista Araba (ASU).
Gheddafi, forte dell‟immenso potere che deteneva e degli ingenti proventi del petrolio, era
deciso a fare della Libia un paese forte militarmente e con una politica estera spregiudicata.
Difatti una delle sue prime decisioni fu quella di acquistare dalla Francia cento
cacciabombardieri Mirage
6
.
Nel dicembre 1969 furono avviati contatti con inglesi e statunitensi riguardo alle loro basi
militari, col governo libico che premeva per una loro chiusura e per l‟evacuazione dei militari
6
Ibidem.
6
presenti. Così, nella primavera 1970, gli ultimi soldati inglesi lasciarono la Libia e pochi mesi
dopo sulla base statunitense di Wheelus Field tornò a sventolare la bandiera libica.
Coerentemente alla politica nazionalista messa in atto da Gheddafi, il 21 luglio 1970, il
Consiglio del Comando della Rivoluzione promulgò tre decreti di confisca di tutti i beni degli
italiani e degli ebrei e l‟espulsione di tutti i membri delle due comunità. Così nel giro di pochi
mesi si verificò un vero e proprio esodo forzato di migliaia di italiani residenti sul suolo libico.
L‟Italia, tuttavia, rimase (ed è ancora al giorno d‟oggi) uno dei partner commerciali privilegiati
della Libia. Il mantenimento dei buoni rapporti fu favorito anche dalla collaborazione italiana
nello sventare, nella primavera del 1971, la cosiddetta “Operazione Hilton”, riconducibile al
nipote del deposto re Idris, che mirava alla destituzione del colonnello Gheddafi. I servizi di
intelligence italiani contribuirono a contrastare tale iniziativa e, già nel maggio 1971 vi fu una
visita ufficiale di una delegazione italiana a Tripoli
7
. Nel corso degli anni ‟70 si susseguirono
vari accordi commerciali tra Italia e Libia, uno dei quali fu sottoscritto con l‟ENI nel 1973. Nel
1974 venne messo a punto un accordo che prevedeva una cooperazione tecnica, scientifica,
economica, destinato a regolare su nuovi principi i rapporti tra i due paesi. Alla base di tali
accordi vi era, comunque, sempre la fornitura di greggio libico all‟Italia che, in cambio, forniva
spesso assistenza nella costruzione di infrastrutture. Nel 1976 la Lybian Arab Foreign
Investement Company acquisì il 10% del capitale azionario della FIAT. Se i rapporti
commerciali andavano a gonfie vele, lo stesso non si può dire riguardo ai rapporti politici e
diplomatici, che risentivano delle forti tensioni tra la Libia e buona parte dei paesi occidentali,
in primis gli USA. Inoltre il 18 luglio 1980 vi fu il ritrovamento sui monti della Sila di un Mig-
23 libico, fatto sul quale vennero ipotizzati legami con la strage del DC-9 dell‟Itavia esploso
nel cielo di Ustica il 27 giugno dello stesso anno
8
.
Oltre alle confische dei beni italiani, il governo libico cercò, fin da subito, di prendere sotto
controllo tutte le risorse nazionali, in primo luogo il settore vitale dell‟economia libica, ossia la
produzione di petrolio. La Lybian Petroleum Company (LIPETCO) fu trasformata in National
Oil Company (NOC), cui fu affidata la responsabilità dello sfruttamento del petrolio in Libia.
Nel 1970 la NOC nazionalizzò le imprese appartenenti alla Esso, alla Shell, all‟ENI e, nel
1971, quelle della British Petroleum. Nel 1973 vennero nazionalizzate tutte le altre compagnie
petrolifere del paese e, sempre in quell‟anno, il governo libico supportò fortemente il
7
F. Tamburini, M. Vernassa, op.cit.
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Sempre nell‟estate del 1980 vi fu l‟episodio che coinvolse la piattaforma Saipem II dell‟ENI, la quale venne
minacciata da una fregata lanciamissili libica sul banco di Medina a 60 miglia da Malta. La Libia rivendicava infatti il
diritto di sfruttare il banco di Medina. A. Del Boca, op.cit.