3
Premessa
Il Carnevale di Viareggio è un fenomeno di notevole importanza da
un punto di vista culturale, artistico, sociale, ma anche economico. Il
primo capitolo del presente lavoro è volto ad inquadrare in maniera
specifica l'oggetto dell'analisi, ovvero gli aspetti organizzativi della
manifestazione e le problematiche a ciò connesse. Nel secondo
paragrafo saranno invece evidenziati i significati e le funzioni del
Carnevale da una prospettiva più generale. Se, infatti, il Carnevale di
Viareggio si connota come un fenomeno "moderno" e strettamente
connesso, per quanto riguarda i suoi sviluppi, al nascente mercato
turistico cittadino, è altrettanto vero che la sua origine è quella antica
di festa popolare legata da un lato al mondo contadino ed ai suoi
riti, e dall'altro alla liturgia cristiana.
Il secondo capitolo ripercorre, attraverso un breve excursus storico,
le tappe principali che hanno portato la manifestazione cittadina ad
essere ciò che essa è oggi: dall'origine spontanea per volontà di
giovani benestanti (viareggini e lucchesi), alla sua diffusione negli
4
strati più popolari della cittadinanza, fino a diventare un elemento
caratterizzante la città intera e un importante motivo di
destagionalizzazione del turismo, altrimenti prettamente balneare e
concentrato nel periodo estivo. Saranno analizzati distintamente tre
periodi: quello che va dalle origini del fenomeno nel 1873 fino alla
fine del Secolo; quello che va dagli inizi del Novecento fino alla
Seconda Guerra Mondiale e infine quello che va dalla ripresa dei
festeggiamenti nel 1946 fino al 1986, ossia l'ultimo anno in cui i
festeggiamenti carnevaleschi cittadini furono affidati ad un
Comitato. Vedremo come in questo lasso di tempo, lungo oltre un
Secolo, si siano avvicendati alla gestione del Carnevale di Viareggio
una serie assai numerosa di Società prima e di Comitati poi. Tutti
enti che avevano varia natura e composizione. Fu solo dal 1972 che
ente finanziatore e garante unico della manifestazione divenne il
Comune di Viareggio: fu un ulteriore passo verso una
"professionalizzazione" del Carnevale, attraverso un percorso che si
concluderà (ma, in realtà, è più opportuno considerarlo un nuovo
punto di partenza) con la creazione di un nuovo ente organizzatore,
la Fondazione Carnevale di Viareggio.
5
Oggetto principale di analisi è proprio il funzionamento della
Fondazione Carnevale, alla quale è dedicato il terzo capitolo. Dopo
una presentazione della struttura formale ed organizzativa dell'ente,
attraverso l'analisi dello Statuto, ossia del documento che disciplina
il funzionamento della Fondazione, saranno presi in considerazione
due periodi distinti della vita dell'ente: il primo periodo va dal 1986
al 1997. Qui si analizzeranno il contesto e le dinamiche della nascita
dell'ente stesso; i compiti e gli obiettivi che era chiamata a
raggiungere; i risultati e le problematiche che sono emerse. Il
secondo periodo in questione è quello della Presidenza dell'Avv.
Elio Tofanelli che ha guidato l'ente dal 1997/1998 al 2008.
Vedremo come tale gestione riuscì a raggiungere alcuni obiettivi, ed
in particolare quello della realizzazione della Cittadella del
Carnevale, mai conseguiti precedentemente. Tuttavia vedremo
anche come, soprattutto negli anni finali della sua gestione, siano
emersi problemi organizzativi, comunicativi e relazionali piuttosto
complessi. Un ulteriore paragrafo del terzo capitolo affronta due
tematiche che sono risultate interconnesse: da un lato il fatto che il
Carnevale di Viareggio è formato in realtà da una vasta ed
6
eterogenea serie di eventi e manifestazioni e non è, invece, limitato
ai corsi mascherati che si svolgono sui viali a mare; e dall'altro si è
voluto confutare la tesi di coloro che sostengono che il Carnevale di
Viareggio ha perso la sua originaria spontaneità e partecipazione da
parte della cittadinanza per trasformarsi in uno spettacolo teatrale a
cielo aperto che, per quanto maestoso e straordinario, risulterebbe
"asettico" e poco vissuto dai viareggini. L'ultimo paragrafo, dopo un
approfondimento dell'opera dei costruttori dei carri allegorici, i
cosidetti "giganti di cartapesta", affronta il tema del rapporto tra la
Fondazione Carnevale ed i carristi, vero patrimonio artistico e
culturale della manifestazione viareggina.
Il quarto ed ultimo capitolo è invece dedicato al rinnovo dei vertici
della Fondazione e all'edizione 2009 del Carnevale. E' questa
l'occasione per evidenziare la necessità di alcune modifiche nel
funzionamento della Fondazione stessa. Modifiche che, unite ad
alcune azioni strategiche di cui si parlerà svolgendo alcune
riflessioni conclusive sul tema affrontato (dopo aver riepilogato i
principali motivi di interesse emersi dall'analisi svolta), potrebbero
7
dare nuovo slancio e professionalità alla più importante ed amata
manifestazione cittadina.
8
Cap.1 Considerazioni preliminari
1.1 L’approccio al fenomeno: note metodologiche
Il Carnevale è un fenomeno culturale estremamente complesso e le
sue multiformi origini sono al centro di numerosi ed approfonditi
studi compiuti da studiosi di varie discipline.
Storici, antropologi, sociologi, psicologi sociali, studiosi del
costume, letterati e non solo si sono occupati del tema cercando di
coglierne essenza e significati, origini e contaminazioni, percezioni,
continuità e mutamenti.
Il Carnevale dunque è una “cosa seria". La mia attenzione in questo
lavoro, tuttavia, non sarà rivolta tanto alla ricerca dei significati e
delle forme di questa straordinaria espressione del genio e della
creatività umana, quanto a come il Carnevale viene declinato in una
realtà specifica, quella della città di Viareggio. In questa città infatti
il Carnevale, più che una “cosa seria”, è una “cosa serissima”,
9
spesso al centro di conversazioni e discussioni, critiche e proposte,
delibere della Giunta e del Consiglio comunale e di iniziative di
varia natura.
Anche così, tuttavia, il tema si rivela talmente ampio e sfaccettato,
direi multidimensionale, da richiedere un ulteriore restringimento
dell‟obiettivo di indagine per giungere ad una analisi che sia
significativa. Si potrebbe trattare della maestria dei costruttori dei
giganteschi carri di cartapesta e del loro valore artistico, della
teatralità delle sfilate, i cosiddetti corsi mascherati, delle tematiche
satiriche affrontate che, nel (quasi) secolo e mezzo di vita della
manifestazione, non hanno mancato di incorrere in resistenze ed
ostilità della politica e della censura, nonché di numerosi altri
aspetti, tutti certamente interessanti e degni di nota.
Il punto di vista e di analisi che adotterò nello svolgimento di questa
tematica sarà però più circoscritto e centrato sugli aspetti
organizzativi della manifestazione stessa, perché se, essendo nata
spontaneamente, è poi giunta ad essere una realtà così importante da
un punto di vista tanto economico quanto partecipativo, lo si deve
alla immancabile volontà dei viareggini di festeggiare degnamente
10
Re Carnevale, di svolgere la loro sfilata dei carri, di arricchirla con
numerose feste ed iniziative collaterali
1
, di superare ogni difficoltà e
di rendere il Carnevale di Viareggio vivo, vissuto e partecipato come
nessun‟altra manifestazione carnascialesca in Italia e non solo.
A proposito della vitalità che contraddistingue la manifestazione
viareggina un piacevolissimo e satirico affresco ci è stato lasciato
dal celebre artista viareggino Lorenzo Viani, pittore e scultore,
scrittore e poeta
2
. Tale descrizione esprime in modo estremamente
efficace come partecipazione e divertimento siano, al Carnevale di
1
Di queste iniziative collaterali si parlerà in seguito più approfonditamente. Tra di esse vanno
certamente menzionate le feste rionali, le rappresentazioni del teatro dialettale (le cosiddette
canzonette), il torneo mondiale di calcio giovanile noto come Coppa carnevale (dal 2009
Viareggio Cup) e l‟elezione di Miss Carnevale. Basti qui anticipare che esse non sono
organizzate direttamente dall‟ente preposto all‟organizzazione dei corsi mascherati, oggi
Fondazione Carnevale di Viareggio, ma da altri soggetti, siano essi comitati rionali, società
sportive o compagnie teatrali. Va detto che spesso i rapporti tra i promotori di iniziative
collaterali ed ente organizzatore del Carnevale non sono sempre dei più pacifici e collaborativi;
questo per una serie di ragioni, non ultimo quelle economiche.
2
«Intorno ai carri strepita una folla concitata, congestionata, nevrotica, eccitata, un maneggiare
grigio di civili i quali parteggiano per l‟uno o l‟altro costruttore di cui urlano il nome dicendo
anche: Evviva evviva! [….] Generalmente il capo dei portatori, occultati sotto le vestimenta del
fantoccio raggiunge l‟altezza dell‟ombellico del fantoccio medesimo, un orifizio, quasi
invisibile viene praticato sull‟ombellico di ciascun mascherotto nel quale si può introdurre un
tubetto di gomma che termina in una bottiglia la quale contiene beveraggi “solforosi”. Curiosi
sono i dialoghi tra quello che è sacrificato dentro l‟armatura e il compagno che lo segue al lato
con una congerie di bevande: -Quando lo facciamo il rifornimento- dice quello dentro.
-Ora siamo davanti alla Giuria- grida il compagno.
Passato il palco della Giuria i due si apprestano a fare il rifornimento: sull‟ombellico, il
sacrificato dall‟interno, mette a guisa di ventosa la bocca arsionata dal lungo e faticoso tragitto,
e quello di fuori gli mette la puppaiola tra le labbra inaridite che tirano a risucchio l‟alcoole
come fosse acqua di sorgente. Sovente, quando le arie cominciano a farsi brune, e il sole se ne è
sceso nel mare placido e senza vento, si veggono questi spettacolosi fantocci, uomini e donne,
spose e zitelle, ricchi e poveri, traballare come ubriachi ingigantiti, il portatore dopo una
quindicina di rifornimenti si è talmente saturato di benzina che non ha più la testa a segno […]».
L. Viani, Il gran carnevale d’Italia: Viareggio Follie in teste di cencio, in Carlo e Gianfranco
Cresti (a cura di), Lorenzo Viani: Scritti dimenticati, Angelo Pontecorboli Editore, Firenze,
2004, pp. 82-85.
11
Viareggio, appannaggio non solo degli spettatori e visitatori
convenuti, ma anche e soprattutto di coloro che il Carnevale lo
fanno, cioè che contribuiscono allo svolgimento della sfilata, siano
essi figuranti, maschere, movimentisti, portatori o quant‟altro.
A sorreggere e rafforzare la manifestazione, nata nel 1873, e a far sì
che, ad esempio, già nel 1946
3
, subito dopo il secondo conflitto
mondiale
4
, a Viareggio si potesse riprendere a realizzare la sfilata
dei carri, concorrono, da un lato, la “viaregginità”- ossia
quell‟indole
5
di spirito incline alla spensieratezza, un po‟ anarchica e
nel contempo dotata di vitalità e di uno straordinario saper fare,
propria dei suoi abitanti, e dall‟altro la capacità di aver reso tale
fenomeno, nato spontaneamente, una fondamentale risorsa
3
Alla repentina rinascita del Carnevale viareggino è dedicato il libro di A. Malfatti, Viareggio
1946…e fu subito Carnevale, Arti Grafiche Mario Pezzini, Viareggio,1985.
4
«E venne la guerra e con essa la fine del Carnevale, sì che dal 1941 al 1945 per cinque lunghi
anni, i carri carnevaleschi non invasero più i viali a mare. In un primo momento il mondo del
Carnevale rimase attento ai fatti della lontana guerra, con la speranza che mai sarebbe giunta
sulla vellutata spiaggia. Poi la realtà tolse ogni illusione. Non più il gioioso trafficare nei
traballanti baracconi o le lunghe serate dei carristi passate in compagnia del vento e del freddo, a
modellare, a impastare giornali, a pitturare; e a rifinire con affanno per esser pronti la
domenica». Ibidem, p.29.
5
«Quanto poi al carattere dei viareggini poteva esser giusto dirli burloni, chiassosi, facili
all‟entusiasmo anche rumoroso, ma ciò nulla toglie al…..galantuomo». F. Lenci, Viareggio
dalle origini ai nostri giorni, Arnaldo Forni Editore, Bologna, 1973, pp. 100-101.
E poco oltre, nelle stesse pagine, riporta il giudizio che il Dottor Giannelli dà dei viareggini nel
suo Manuale dei bagni di mare: «Sono i viareggini allegri d‟indole, e amici delle festevoli
brigate, ugualmente schietti e sinceri di carattere, in tutti è comune l‟amore per lo straniero e
moltissima la carità di patria».
12
economica per una città, come Viareggio, votata al turismo balneare
6
e all‟industria cantieristica navale.
Oggi il Carnevale richiede per la sua realizzazione una complessa
macchina organizzativa, la Fondazione Carnevale di Viareggio
7
, che
sarà analizzata nel prosieguo di questo lavoro sotto molteplici
aspetti, in particolare sotto quello delle sue strutture organizzative
interne, dei suoi rapporti con le amministrazioni comunali, con le
imprese dei costruttori dei carri, i cosiddetti "maghi della cartapesta"
(e con la loro associazione di categoria, la Assocarristi) e, non
ultimo, sia considerando i risultati raggiunti (ma anche le critiche e
le polemiche che si sono avute nel corso degli anni, facendo
massicciamente ricorso anche agli articoli di giornale apparsi sulla
stampa quotidiana locale) da quando esiste tale ente organizzativo,
sia valutando le prospettive per il futuro. Di particolare interesse
appare quest‟ultimo punto, anche in considerazione del fatto che in
questo periodo - dopo il rinnovamento dei componenti dei vari
organismi di cui è composto l‟ente, successivo al mutato assetto
6
Sulle origini e sviluppo del turismo, in particolare di quello balneare, si possono consultare i
due seguenti testi: M. Morazzoni, Turismo, territorio e cultura, Istituto Geografico DeAgostini,
Novara, 2003 e P. Battilani, Vacanze di pochi, vacanze di tutti, Il Mulino, Bologna, 2001.
7
Questo ente è stato istituito il 15 maggio 1985 e si trovò ad operare per la prima volta in vista
dell‟edizione del Carnevale di Viareggio del 1987, dopo aver ricevuto approvazione dalla
Regione Toscana il 10 marzo 1986.
13
politico
8
amministrativo della città in seguito alle elezioni comunali
della primavera del 2008 – si intravede la possibilità che siano poste
in essere modifiche importanti dello Statuto della Fondazione
Carnevale stessa.
Prima di prendere in esame l‟attualità del Carnevale di Viareggio e
le sue modalità e soluzioni organizzative è però opportuno partire
dall‟inizio, ossia da quel lontano anno 1873 che vide per la prima
volta in città una sfilata di Carnevale.
Ripercorrere, seppur brevemente, le varie tappe e vicissitudini del
Carnevale viareggino, da allora fino all‟avvento dell‟istituzione della
Fondazione Carnevale di Viareggio, attraverso comitati, società ed
enti organizzatori, è importante perché consente di focalizzare
meglio le problematiche connesse alla posta in essere di tale
manifestazione, di comprendere il perché di certe scelte piuttosto
che di altre e di porre in luce come la realtà presente derivi da un
percorso fatto di successi e momenti di crisi, soluzioni efficaci e
decisioni rivelatesi errate, o quantomeno poco utili e produttive.
8
Si è infatti passati ad una amministrazione politica di centro destra, dopo quindici anni di
amministrazione da parte delle forze politiche di centro sinistra.
14
1.2 Significati e funzioni del Carnevale
Che il Carnevale sia un fenomeno molto complesso da analizzare dal
punto di vista storico e culturale, lo si capisce non appena ci si
accinge a ricercarne le origini.
Le fonti su questa tematica sono numerosissime, spesso
difficilmente confrontabili, e la letteratura che ne risulta è
sterminata. Lo stesso può dirsi partendo da una ricerca etimologica
del termine.
Tuttavia è evidente come ciò sia un compito per specialisti di varie
discipline, ma non per chi si accinga ad analizzare gli aspetti
organizzativi di una grande manifestazione-spettacolo come il
Carnevale di Viareggio. È però altrettanto evidente che pur sempre
di Carnevale si tratta.
Lorenzo Viani a tale proposito scrive che «anche a un sommario, e
non impegnativo, esame etimologico, Carnevale pare derivi da
“carne vale!” (carne salute) o da “carne scialare” cioè, mangia te,
15
che mangio anch‟io, gozzovigliamo tutti in nome di Dio. Poi, con
una presa di cenere, presa a tempo e luogo, tutto ritorna uguale
9
».
Secondo G. Marlia «attualmente si considera accertata
l‟interpretazione etimologica che fa derivare il termine Carnevale da
“Carnem levare”
10
». Ossia, come rivela anche lo Zingarelli un
termine composto di «carne e levare, perché dopo il carnevale inizia
la proibizione di mangiare la carne
11
».
A conclusione di questa breve riflessione sull‟etimologia del
termine, riporto quanto scrive V. Gleijeses: «a sentire gli
Accademici della Crusca, la parola Carnevale deriva da Carna-aval,
perché anticamente si mangiava molta carne; altri vogliono che
significhi un “arrivederci alla carne” e cioè carne-vale, altri che la
parola derivi da Carnalia, scilicet festa ut saturnalia, data
l‟abbondanza di carne che in quelle occasioni si mangiava […]. E se
il carnasciale dovesse derivare da carne a scialare, in effetti, pare
9
L.Viani, op. cit, p.81.
10
G. Marlia, Nel regno di Re Carnevale: origini, funzioni e ingredienti del Carnevale, Pezzini
Editore, Viareggio, 1991, p.15.
11
N. Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, Bologna, 1995.
16
che il concetto sia sempre quello, materiale o figurato, della
carne
12
».
Insomma, sia che si tratti di un inno alla carne, cui dare libero
sfogo, sia che si tratti di un “togliere la carne”, facendo invece
riferimento, magari con anticipata malinconia, alla fine di un periodo
di allegria e di libagioni, non più consentite, né possibili, una volta
superato il martedì Grasso, poco importa: il significato del termine è
chiaro, tanto quanto la accettazione della sua etimologia
13
non è
pacifica
14
. Come definisce lo Zingarelli, tra i significati di
Carnevale c‟è «tempo di baldorie, godimenti, spensieratezze
15
», il
che corrisponde pienamente ai sentimenti e alle pulsioni che il
Carnevale, ora, come in tempi passati, ogni anno libera.
Le origini del Carnevale sono, se possibile, ancora più eterogenee e
composite della sua etimologia e sono da ricercare in vari luoghi e in
varie epoche, in quanto contaminazioni, influenze, richiami e
contatti ne sono forse la caratteristica più autentica.
12
V. Gleijese, op.cit., p.7.
13
Sull‟etimologia del termine si veda anche AA.VV., Cento anni di carnevale, Giardini editori e
stampatori, Pisa, 1973, pp. 13-15.
14
Tra le altre etimologie della parola si ritrovano anche carmina levare, cioè elevare inni e
canti; e carrus navalis, dal nome di un carro allegorico romano detto anche popolarmente
“barcone”.
15
N.Zingarelli, op. cit.