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Capitolo 3°
L’industria della moda in Italia: il caso Benetton.
1. La nascita di Benetton.
I fratelli Benetton appartengono ad una famiglia di piccoli commercianti
di Ponzano Veneto, paese agricolo in provincia di Treviso. Luciano e
Giuliana, i due figli maggiori, dopo la morte del padre Leone, che
noleggiava auto e biciclette, dovettero entrare nel mondo del lavoro
senza poter completare gli studi. Luciano svolge inizialmente l‟attività
di commesso in un grande magazzino e, successivamente, in un negozio
del centro di Treviso; Giuliana invece lavora in un laboratorio di
maglieria. Luciano, in seguito, diventa agente di prodotti di maglieria e,
dopo qualche anno, con l‟apporto dell‟intera famiglia, decide di mettersi
in proprio. Nasce le Très Jolie, fabbrica di maglieria specializzata in
pullover dai colori originali ed anticonformisti
1
. Roma rappresenta il
principale mercato di sbocco iniziale, dove alcuni dettaglianti
apprezzano l‟innovazione del colore proposta dai fratelli Benetton che
riescono a cogliere la nascita del fenomeno del casual. La congiuntura
economica espansiva (il miracolo economico) avrebbe accompagnato i
primi successi legati alla produzione di maglie di lana dai colori
insolitamente brillanti
2
.Fin dalla prima fase, all‟inizio degli anni
Sessanta, vengono introdotte innovazioni nei processi produttivi. La
tintura in capo, per esempio, prevede che i capi di lana non siano
1
Edoardo Sabbadin, Marketing della distribuzione e marketing integrato: i casi Marks & Spencer
e Benetton, Egea, Milano, 1997, p. 259.
2
Nicola Crepax, Storia dell’industria in Italia, cit., p. 282.
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realizzati con filati pretinti, ma colorati dopo essere stati prodotti. Nel
1963, la produzione raggiunge i 10.000 capi l‟anno; nel 1964 si
realizzano 100.000 capi al mese. Questo cambiamento nel tradizionale
sistema produttivo permette minori tempi di risposta al mercato ed una
più efficiente attività di programmazione. Un‟altra innovazione consiste
nell‟ottenere una lana molto soffice, simile al cachemire, tramite una
macchina utilizzata in Scozia, allora non nota in Italia. Luciano acquista
260 macchine usate di questo tipo che, con opportune modifiche,
vengono impiegate nella lavorazione della maglieria
3
. L‟impatto
combinato di queste due innovazioni sui tempi, la qualità ed i costi della
produzione risulta notevole. Nel 1965 i fratelli Benetton aprono lo
stabilimento Maglificio di Ponzano Veneto. L‟idea iniziale è quella di
proporre al mercato un nuovo tipo d‟abbigliamento in lana colorato, con
un ottimo rapporto prezzo-qualità e diretto ad un pubblico giovane.
Parallelamente, rivoluzionando le tipiche modalità di canalizzazione del
settore, decidono di non servirsi del canale lungo e di puntare invece su
una rete commerciale diretta
4
. Nel 1968, infatti, il primo negozio
Benetton viene inaugurato a Belluno. Il nuovo lay-out del punto vendita
riesce a far sentire il consumatore libero di muoversi all‟interno di una
sorta di mercato all‟aperto. Scompare il bancone che separava il cliente
dalla merce e che divideva il negozio in due zone ben differenti
5
. Il
successo di questo formato fa sì che lo stesso concetto di negozio sia
presto esteso e differenziato in relazione alle varie insegne che in quegli
anni vengono create per rispondere alle prime necessità di
differenziazione- segmentazione
6
. In altri termini, si vogliono far
3
Ogni macchina, a fronte di un investimento di cinque milioni, ne rendeva 50 con il vantaggio di
ridurre i tempi morti e d‟ottenere un prodotto innovativo e di qualità.
4
Giuseppe Nardin, La Benetton. Strategia e struttura di un’impresa di successo,Edizioni Lavoro,
Roma, 1987, p. 30.
5
Il lungo bancone racconterà molti anni dopo Luciano Benetton ricordando l‟inizio della sua
attività separava il venditore dal cliente, la merce era inaccessibile al consumatore e di solito poco
visibile.
6
Giuseppe Turani, I sogni del grande nord, Il Mulino, Bologna, 1996, p. 140.
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coincidere gli interni dei negozi con i gusti e le preferenze dei diversi
target. In seguito alla fase test, ogni marchio-insegna assume
caratteristiche di lay-out originali e differenziati. Per esempio, Merceria
è classico, orientato alle madri dei clienti che frequentano il My Market;
Tomato invece è brillante, cromatico ed ultra moderno; Fantomax ha
un‟atmosfera che richiama la swinging London degli anni Sessanta. La
Benetton riesce in questo modo a soddisfare diversi segmenti di
domanda
7
. Nel 1970, il maglificio di Ponzano Veneto diviene s.a.s con
un capitale di 40 milioni e si espande rapidamente mediante una rete di
punti vendita esclusivi. L‟originale soluzione distributiva adottata,
mutuata dal franchising, è da considerare certamente innovativa, specie
se rapportata all‟arretratezza tipica della distribuzione d‟abbigliamento
di quel periodo. Consente, infatti, un‟elevata velocità di sviluppo, un
contatto diretto con la domanda finale; inoltre permette di evitare le
distorsioni informative e di immagine che avvengono nei canali
indiretti. La velocità di diffusione evidenzia i vantaggi sinergici offerti
dalla formula sia alla Benetton sia ai distributori. Infatti, nel 1970,
operano in Italia ben 500 punti vendita Benetton, con fatturato
complessivo pari a dieci miliardi. Lo sviluppo dell‟azienda avviene in
questi anni attraverso un modello originale che prevede l‟estensione
verticale della missione aziendale ( dalla sola produzione alla
commercializzazione e al finanziamento- assicurazione di fornitori e
clienti). Questa soluzione consente di superare uno dei problemi
principali del settore tessile- abbigliamento italiano: l‟eccessiva
frammentazione dell‟industria e della distribuzione. La Benetton,
inoltre, esternalizza gran parte delle attività produttive e commerciali
8
.
La radicale revisione delle relazioni di filiera nel sistema tessile
7
Edoardo Sabbadin, Marketing della distribuzione e marketing integrato: i casi Marks & Spencer
e Benetton, cit., p. 260.
8
Daniele Archibugi e Gianfranco Imperatori, Economia globale e innovazione. La sfida
dell’industria italiana, Donzelli, Roma, 1997, p. 178.
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abbigliamento costituisce ancora oggi uno dei fattori fondamentali di
successo del Gruppo e consente un equilibrio tra crescita, competitività
e coesione. Ogni attore coinvolto non si limita, infatti, a riprodurre su
scala allargata la stessa produzione, ma apporta il proprio contributo
all‟arricchimento del Know How collettivo
9
. Nel 1969 viene aperto il
primo punto vendita in Francia. Tuttavia, fino al 1978, lo sviluppo
rimane eminentemente nazionale; i punti vendita Benetton hanno
raggiunto le 1000 unità, ma il fatturato estero è pari al 2% di quello
totale del gruppo
10
. Alla fine degli anni Settanta si registra una vera e
propria impennata delle esportazioni che passano rapidamente dal 2%
dei ricavi del 1978 al 10% del 1979, al 26% del 1980 per poi superare la
barriera del 50% nel 1983. Nel 1980 viene aperto il primo punto vendita
negli Stati Uniti. L‟avvio della fase dell‟internazionalizzazione viene
sancito dalla costituzione della B. International S.A. Holding (poi
denominata B. INT. N.V.). Nel 1978 l‟azienda assume la forma di s.p.a.
e parallelamente inizia a porre le basi dell‟attuale struttura. Quest‟ultima
viene creata attuando una divisionalizzazione coerente con le diverse
linee di produzione mediante la costituzione di tre società operative:
Benetton Lana, che opera nella produzione dei filati di lana;
Benetton Cotone, che produce le confezioni in maglia;
Benetton Jeans, che coordina la produzione di confezioni da
pezze di tessuti a telaio.
Nel 1981 prende avvio anche l‟internazionalizzazione produttiva: a
Hawick (Scozia) sorge il primo stabilimento all‟estero, seguito, nel
1986, da uno stabilimento negli Stati Uniti e, nel 1987, da uno in
Brasile
11
. Una svolta decisiva nell‟organizzazione del gruppo
Benetton ha luogo nel 1983, quando viene nominato Amministratore
9
L.F. Signorini e I. Visco. L’economia italiana, Il Mulino, Bologna, 1997.
10
Nicola Crepax, Storia dell’industria in Italia, cit., p. 283.
11
Edoardo Sabbadin, Marketing della distribuzione e marketing integrato: i casi Marks & Spencer
e Benetton, cit., p. 262.
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Delegato Aldo Palmeri. Egli assume, infatti, il compito di avviare un
rinnovamento organizzativo e manageriale, resosi necessario in
seguito allo sviluppo e all‟internazionalizzazione. Nei due anni
precedenti l‟arrivo di Palmeri la domanda di abbigliamento del
mercato italiano era più che raddoppiata e la Benetton si era trovata
impreparata a fronteggiarla, tanto che, nel 1981, solo il 60% degli
ordini erano stati evasi. Si rendeva necessario, quindi, un
cambiamento per aumentare la capacità produttiva anche in relazione
al processo, seppure ancora agli inizi, di sviluppo delle vendite
all‟estero. Il cambiamento significativo consiste nel passaggio da
un‟organizzazione a vocazione nazionale e gestione familiare ad una
struttura orientata ai mercati internazionali e con modalità di
gestione manageriale. Si avverte la necessità di modificare l‟assetto
organizzativo e ridefinire la funzioni centrali in base alle richieste
del processo di internazionalizzazione
12
. Vista la crescita di interessi
passivi, occorreva inoltre migliorare la gestione finanziaria
13
e il
sistema informativo e logistico. Nell‟arco di un anno dall‟arrivo di
Palmeri, la maggior parte dei manager viene sostituita
14
e il nuovo
assetto organizzativo e manageriale è ormai completo. Al suo arrivo
erano 20-25 le persone che riferivano direttamente a lui, dopo i
cambiamenti apportati il numero di contatti diretti viene
drasticamente ridotto grazie ad una struttura molto più
decentralizzata. In pratica, la Finanza fa capo a Palmeri, mentre le
altre attività sono riconducibili essenzialmente ai fratelli Benetton
15
.
La riorganizzazione operata da Palmeri non riguarda soltanto
l‟organigramma: infatti, si effettuano acquisizioni e cambiamenti
12
James Foreman-Peck, Storia dell’economia internazionale dal 1850 a oggi, trad. it., Il Mulino,
Bologna, 1999, p. 210.
13
La scelta di Palmeri non fu casuale: egli era stato, tra l‟altro, consulente alla banca d‟Italia.
14
Tra questi anche Aluffi, che era stato Direttore Generale dalla nascita della società.
15
Edoardo Sabbadin, Marketing della distribuzione e marketing integrato: i casi Marks & Spencer
e Benetton, cit., p. 263.
68
nella struttura societaria della Benetton Group e di Edizione
Holding. Nel 1984 ha inizio la prima fase di razionalizzazione dei
processi logistici con la costruzione, a Castrette (Treviso), di un
magazzino interamente automatizzato, finalizzato al miglioramento
dell‟efficienza logistica che ha ormai raggiunto una dimensione
internazionale. Nel periodo considerato, inoltre, la progressione del
fatturato complessivo è impressionante: nel 1978 raggiunge i 59
miliardi, nel 1979 i ricavi passano a 114 miliardi, sono 195 nel 1980,
370 nel 1981, 405 nel 1982, 470 nel 1983, 630 nel 1984 e 888 nel
1985.
2. La fase della quotazione in Borsa, della diversificazione
finanziaria, produttiva e dell’attività logistica (1992-1995).
Nel 1986 le tre società di produzione vengono incorporate per fusione
nella Benetton Group e il capitale sociale viene portato a 70 miliardi.
Nel periodo sopra indicato il Gruppo viene quotato alle borse valori di
Milano, Francoforte, New York e Toronto. Inoltre, nel luglio del 1987,
viene costituita la In Holding s.p.a., fondata allo scopo di concentrare in
un‟unica struttura i servizi finanziari sorti come supporto all‟attività
industriale del gruppo. Saranno di grande quantità gli investimenti
effettuati da Edizione Holding, società finanziaria della famiglia
Benetton, in settori non legati al core business, in particolare nel settore
bancario, nel settore assicurativo e dei fondi comuni. In questi anni
prende avvio anche la diversificazione produttiva attraverso licenze.
Queste ultime riguardano, in particolare, gli accordi con Polaroid per gli
occhiali da sole, con Anser per le montature per occhiali da vista e con
Bulova per gli orologi. Alla fine degli anni Ottanta, superata la prima
fase di razionalizzazione precedentemente citata, ha inizio una profonda
69
riorganizzazione dell‟attività logistica
16
. Essa si concretizza nello
sviluppo del magazzino prodotti finiti o castrette, in cui converge tutta la
produzione degli stabilimenti italiani della Benetton S.p.A. e che
costituisce il primo consistente investimento del Gruppo Benetton nel
campo dell‟automazione industriale
17
. La professionalità e le
competenze, come persone e come team, maturate dai programmatori,
magazzinieri e meccanici che vi lavorano è stata tale da indurre
l‟azienda a costituire, nel 1989, una società specializzata nel trasporto di
merci e documenti, la Benlog, finendo per internalizzare la distribuzione
dei prodotti, fino a quel momento affidata a terzi, ridurre il numero di
intermediari, i costi di trasporto e contribuendo anche a diffondere
l‟immagine della Benetton: nel 1991 il magazzino è stato visitato da più
di mille aziende provenienti da tutto il mondo
18
. Nel 1988, a Londra e
negli USA, vengono avviate le prime sperimentazioni di interscambio
elettronico dei dati relativi al flusso logistico. Negli ultimi anni 80,
Edizione Holding cede le attività finanziarie non sinergiche ed effettua
delle acquisizioni di gruppi operanti nel settore degli articoli sportivi
19
.
In particolare, Nordica, leader mondiale nella produzione di calzature
per lo sci, e Prince, il maggior produttore mondiale di racchette da
tennis. Le strade seguite dal gruppo Benetton negli ultimi tempi
sembrano essere in particolare due:
prosecuzione degli sforzi di ristrutturazione organizzativa,
produttiva e commerciale volti al miglioramento delle
performance aziendale e all‟espansione sui mercati
internazionali;
16
Michele Salvati Occasioni mancate. Economia e politica in Italia dagli anni Sessanta a oggi,
Laterza, Roma – Bari, 2000, p. 140.
17
Claudio Ferrozzi, Roy Shapiro, Dalla logistica al Supply Chain Management, Isedi Editore,
Torino, 2000, p.103.
18
Edoardo Sabbadin, Marketing della distribuzione e marketing integrato: i casi Marks & Spencer
e Benetton, cit., p. 265.
19
R. Ippolito, L’ italia dell’economia. Fatti, dati, protagonisti del 2000, Laterza, Roma- Bari,
2001, p. 123.
70
gestione sempre più completa e multidimensionale
dell‟immagine dell‟azienda, secondo quelle che sono le necessità
attuali dei maggiori gruppi multinazionali.
Quest‟ultima tendenza si traduce, a sua volta, in due sforzi: da una
parte, quello della diversificazione dei prodotti complementari;
dall‟altra, quello dell‟attenzione sempre maggiore data alla
comunicazione e all‟immagine (vedi le campagne pubblicitarie
aggressive di Oliviero Toscani
20
e la sponsorizzazione sportiva.)
21
.
La finalità della riorganizzazione che il gruppo Benetton ha messo in
atto nei primi anni 90 è ottenere una riduzione dei costi di
produzione mediante un programma di razionalizzazione della
produzione. Il primo passo è stata l‟acquisizione, nel 1992, delle
quote di controllo di alcune aziende manifatturiere italiane che già
fornivano al gruppo materie prime e servizi. In questo modo la
Benetton arriva nel 1993, alla completa integrazione del sistema
industriale delle unità operanti nel campo della tessitura, del
finissaggio e della tintoria di tessuti cotonieri e lanieri: il risultato è
una riduzione sensibile nei costi medi delle materie (5 % nel 1994)
ed in quelli dei servizi per lavorazioni esterne (7% sempre nel 1994).
In parallelo alla riduzione dei costi operativi, continuano gli
investimenti per l‟impianto di Castrette, il cui completamente
avviene nel 1995. Il complesso dispone attualmente di un nuovo
impianto per lavorazione dei capi in cotone e di tutta una serie di
strutture di servizio che ne fanno un impianto altamente integrato e
flessibile: in particolare sono stati installati dei tunnel di
completamento tra gli impianti di imballaggio, confezionamento e
distribuzione, una rete viaria interna allo stabilimento per lo
smaltimento del traffico, un parcheggio sotterraneo e un programma
20
Famoso fotografo e pubblicitario italiano.
21
Nicola Crepax, Storia dell’industria in Italia, cit., p. 284.
71
di arredo ecologico di tutta l‟area
22
. La riorganizzazione produttiva
viene completata da un progetto di riduzione dei modelli e delle
collezioni per ottenere un ulteriore taglio dei costi tramite l‟aumento
delle economie di scala sugli acquisti e sulle lavorazioni, senza
tuttavia rinunciare ad offrire alla clientela dei prodotti competitivi, di
30% dei modelli, a fronte della quale l‟azienda aumenta i suoi sforzi
nella ricerca e selezione di materie prime, nuove e di qualità, tali da
compensare la riduzione dei modelli e da permettere, allo stesso
tempo, un più veloce adattamento delle collezioni alle tendenze della
moda
23
. Il gruppo Benetton attua negli anni Novanta un restyling e
ammodernamento della rete commerciale; i punti vendita stanno,
infatti, subendo delle modifiche che, senza prescindere
dall‟identificabilità della marca, si orientano in due direzioni:
I megastore polivalenti di grandi dimensioni ( si tratta di
superfici che superano i 400 mq per arrivare fino a 1500 mq)
ubicati nelle più importanti vie commerciali delle principali
città occidentali, con un assortimento completo ( dai prodotti
per uomo, donna e bambino agli accessori: scarpe, occhiali,
profumi e orologi);
I punti vendita specializzati di piccole dimensioni (40-50 mq),
che hanno l‟obiettivo di servire specifici segmenti di mercato,
con un‟offerta profonda su singole merceologie.
Nel 1994 infine, viene dato il via ad un progetto che ha scopo di
rivedere i criteri di esposizione e le modalità di gestione dei
diversi prodotti all‟interno dei punti vendita. Il progetto, pensato
per i negozi di grandi dimensioni, prevede la definizione di isole
espositive, che permettono di esporre la merce in modo sempre
22
Giuseppe Berta, L’ Italia delle fabbriche. Genealogie ed esperienze dell’industrialismo nel
novecento, il Mulino, Bologna, 2001, p. 146.
23
Edoardo Sabbadin, Marketing della distribuzione e marketing integrato: i casi Marks & Spencer
e Benetton, cit., p. 266