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CAPITOLO I
introduzione
IL CONTESTO DI RIFERIMENTO
Argomenti del capitolo
Il sostegno a distanza: definizioni, sinonimi, caratteristiche
I soggetti coinvolti: donatori, beneficiari, associazioni
Sulla continuità del sostegno attivo nel tempo: la tesi di studio
La statistica quale ausilio della continuità
Reputazione e concorrenza tra associazioni
Misurabilità della gestione quantitativa e qualitativa
♦ Il sostegno a distanza è un atto di solidarietà che consiste nell’impegno morale a
inviare, tramite referenti responsabili, un contributo economico stabile,
continuativo e del cui uso il donatore riceverà riscontro, rivolto a minori, adulti,
famiglie, comunità ben identificate, in condizioni di necessità e in ogni parte del
mondo, per offrire la possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita
nell’ambiente sociale e culturale in cui vivono.
Da: ” Carta dei principi per il sostegno a distanza”
Comitato promotore del secondo Forum nazionale, Roma, novembre 2000
♦ Per adozione a distanza s’intende una forma di solidarietà sociale mirata a
stabilire un padrinato affettivo tra un minore in stato di bisogno ed un donatore.
Tale rapporto s’instaura ed è mantenuto tramite l’intermediazione di Organismi
Associativi che svolgono opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, di
raccolta di fondi e loro invio ai beneficiari in forma diretta o tramite
organizzazioni straniere. Il rapporto di adozione a distanza non produce alcun
effetto giuridico di parentela tra l’adottante a distanza e il minore sostenuto. Il
donatore offre il suo sostegno economico ad un minore di cui conoscerà lo stato
civile e le condizioni di vita e con il quale, tramite i volontari responsabili in loco
dei vari progetti, stabilirà una relazione di conoscenza epistolare. Il sostegno
economico offerto dal donatore sarà inserito, per opera dei volontari degli enti
promotori che operano in loco, in un progetto di sviluppo integrale e servirà
dunque, non solo a permettere la sopravvivenza del minore, ma anche a favorire
la promozione umana e sociale della comunità.
Da:”Proposta di disegno di legge per la regolamentazione dell’adozione a distanza a favore dei minori”
VOSVIM – Volontariato per lo sviluppo di Vita e Missione, Roma, aprile 1999
♦ Per solidarietà a distanza si intende l’erogazione di contributi di denaro finalizzato
all’assistenza, in ogni forma (economica, sociale, culturale, sanitaria), dei fanciulli
in situazioni di disagio che vivono nei Paesi in via di sviluppo.
Da: “Proposta di disegno di legge sulle adozioni a distanza”
Movimento Shalom , San Miniato, maggio 1999
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♦ … in sostanza l’intervento di solidarietà è un aiuto alla famiglia affinché possa
tenere con sé il bambino; un aiuto che non deve sostituire tutto il campo
dell’assistenza. La famiglia, il genitore si deve sentire stimolato a trovare nel
proprio ambito le risorse necessarie per l’impegno educativo … Essere solidali
significa incoraggiare i beneficiari ad aiutarsi da soli e a definire il proprio
sviluppo. Attraverso questo tipo di solidarietà, di reciproco rispetto, l’intervento
potrà maturare con il tempo e continuare a crescere in maniera autonoma.
Da: “Carta del sostegno a distanza”
CISD – Comitato Italiano per il sostegno a distanza, 1998
La presente tesi non si propone approfondimenti teorici sull’argomento del sostegno a
distanza; perciò si è preferito delegare l’esordio alle ragionate definizioni che ne sono
state date, in varie occasioni, da persone e organismi coinvolti da lungo tempo. Radici
culturali e prassi operative ormai profonde (la prima esperienza italiana data anno 1968)
e diversificate (vedi lista delle associazioni aderenti a ForumSad in appendice “C”)
tramandano il libero uso di sinonimi per definire questa forma di solidarietà, a seconda
che si voglia coinvolgere “il cuore”, mettendo in rilievo il legame – adozione - anche
spirituale tra donatore e adottato, piuttosto che “la testa” privilegiando una solidarietà
più distaccata – sostegno – frutto del ragionamento ancor prima che dell’impulso
emotivo:
adozione a distanza
affido a distanza
adozione scolastica a distanza
sostegno a distanza
solidarietà a distanza
tutela
padrinato, madrinato
borsa di studio
sponsorizzazione
Tutti i sinonimi si riallacciano alle medesime caratteristiche, riassunte in quest’elenco,
che la distinguono da altre manifestazioni filantropiche:
o l’aiuto è rivolto ad un bambino, una famiglia, una comunità, senza sradicarli dal proprio ambiente
di vita
o avvicina il donatore ai problemi della povertà e alle realtà dei Paesi poveri
o è un percorso di apertura all’altro
o è uno strumento di educazione multiculturale
o è un gesto di condivisione
o è un impegno costante
o richiede impegno in prima persona, di essere protagonisti attivi del gesto solidale
o forma un mentalità e uno stile di vita nuovi, senza confini
o stimola lo spirito critico verso il consumismo e gli sprechi del superfluo
o educa alla corresponsabilità mondiale, a non dimenticare mai la presenza dell’altro
o promuove la condivisione in spirito di totale gratuità
adattamento da: “gli undici perché …” – Il trenino della solidarietà – S. Gaiani
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Nelle pagine che seguono, la tesi riprende e sviluppa principalmente due di queste
caratteristiche: l’impegno costante e personalizzato nel tempo. Per approfondire questo
concetto ci si avvale ancora di supporti teorici altrui:
♦ Per fare una vaccinazione bastano pochi minuti, ma per informare e educare
servono tanti mesi e tanta costanza! Un intervento di sostegno a distanza, per
produrre benefici durevoli e non essere un semplice aiuto di assistenza, deve
durare alcuni anni… tutti i sogni e le possibilità sono condizionati dalla fedeltà
all’adozione a distanza da parte dei sostenitori.
Adattamento da: S. Gaiani: Il trenino della solidarietà
♦ A caratterizzare questo gesto solidale rispetto ad altre forme di solidarietà basate
sulla raccolta fondi occasionale o per emergenze è la continuità dell’impegno del
sostegno a distanza, che acquista un duplice valore: educa il sostenitore alla
consapevolezza dei disagi e della povertà in cui versano milioni di persone e
garantisce al contempo un finanziamento stabile per l’attuazione del progetto.
Da: ” Carta dei principi per il sostegno a distanza”
Comitato promotore del secondo Forum nazionale, Roma, novembre 2000
♦ Chi si avvicina in Italia ad un sostegno a distanza deve essere ben consapevole
della responsabilità che nel tempo si assume nei confronti di un minore …
L’interruzione immotivata del rapporto di sostegno a distanza può produrre nel
minore destinatario o nella sua famiglia gravi conseguenza, non solo economiche
ma psicologiche legate alla delusione per il venire meno di legittime e positive
speranze.
Da: “Carta del sostegno a distanza”
CISD – Comitato Italiano per il sostegno a distanza,, 1998
Se interpretiamo il sostegno a distanza come uno scambio regolato dalla “gratuità e
reciprocità” (non quindi un meccanismo di mercato regolato da valori equivalenti) si
notano vari attori partecipi; la tesi non si occupa di tutta la complessità, ma
specificatamente di quel nesso che lega l’intermediario filantropico – l’associazione - ai
donatori, simboleggiato dal tratto di freccia in nero nel quale passano migliaia di legami,
donatori
beneficiari
dono
ricambio
sviluppo
delle
risorse
offerta
dei
servizi
ASSOCIAZIONE
NONPROFIT
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il cui fondamento è la consapevolezza dell’importanza che l’aiuto economico sia
costante nel tempo e non una “toccata e fuga”. Esso agisce in tempi diversi ed i suoi
effetti compaiono secondo ritmi differenti, alcuni sui bisogni immediati ed altri a lungo
termine, come l’istruzione e l’educazione.
Utilizzando il termine “donatore” si deve tener presente che nella maggior parte dei casi
la decisione di aderire al sostegno a distanza è condivisa tra più persone, famiglie che in
tal modo fanno virtualmente entrare in casa una persona in più, gruppi scolastici che
affrontano il tema della diversità, colleghi di lavoro che s’impegnano verso chi ha
bisogno, gruppi religiosi che sostanziano la loro fede. Tra i donatori a titolo individuale
sono particolarmente distinguibili gli anziani. L’indagine Doxa “Gli italiani e la
solidarietà” – maggio 2006 – stima al 12% la percentuale delle donazioni che viene
destinata verso l’adozione a distanza, preceduta per importanza da ricerca medica
(59%), lotta contro la fame nel mondo (21%), e aiuti d’emergenza (18%); attribuisce
inoltre, nell’ambito delle donazioni per il sostegno a distanza, le maggiori adesioni a
classi socio-economiche elevate (17%), in presenza di istruzione superiore (diploma e
laurea, 15 e 18%), ed in connessione con attività di volontariato e attivismo religioso (23
e 21%). Nell’ambito della medesima indagine sono stimati in 19 milioni i cittadini che
hanno compiuto negli ultimi 12 mesi un qualche tipo di donazione, con 62 euro quale
versamento medio; per quanto riguarda il sostegno a distanza il numero stimato di
donatori è quindi di 2,3 milioni. Il numero dei sostegni a distanza in essere (adozioni e
progetti) che risultano cumulando i dati delle più importanti associazioni operanti sul
territorio (vedi appendice”C”) è di circa 320.000; anche considerando le innumerevoli
piccole iniziative locali (di solito poche decine di sostegni) risulta evidente che per ogni
sostegno a valle sono conteggiati statisticamente molti donatori a monte.
Anche per il termine “beneficiario”, nel sostegno a distanza si deve cogliere una
dimensione che va oltre la singola persona; anche quando è effettuato un abbinamento
del versamento del donante ad una singola persona ricevente “adottata”, il senso
profondo ma anche operativo dell’azione è sempre rivolto come mimino alla sua
famiglia, ed in genere a tutta la sua comunità, poiché la forza del meccanismo
associativo consente di sostenere contemporaneamente, per un lungo periodo, un buon
numero di iniziative nel medesimo luogo, coordinate tramite “centri di assistenza”, con
un effetto moltiplicativo sulle possibilità di sviluppo umano, economico e sociale.
Le associazioni che gestiscono quest’intreccio di relazioni sono classificate, secondo
l’ICNPO – International Classification of Nonprofit Organizations – quali intermediari
filantropici con attività internazionali, sono cioè organizzazioni basate sulle liberalità e
governate dai finanziatori, che sviluppano servizi per la cui erogazione non è pagato
alcun corrispettivo da parte dei fruitori. Recitano un ruolo all’interno della cosiddetta
“economia civile”, contraddistinta dalla produzione di un valore aggiunto la cui
distribuzione non è regolata dal principio di mercato ma da quello della reciprocità. Ne
consegue che non si può pensare ad una sua “misurabilità” quantitativa, giacché si tratta
di beni relazionali (1) economicamente non definibili per valore e resa, eterogenei
siccome mutano in continuazione le condizioni in cui è erogato; sarà possibile una
valutazione solo in retrospettiva a lungo termine, mentre nel breve risulta difficile
stabilire relazioni causali assolute.
(1) beni che hanno caratteristiche pubbliche (perché hanno un’utilità sociale) e delle caratteristiche private (perché
sono gestiti da privati)
in: P. Donati (a cura di), Sociologia del Terzo Settore, NIS, Roma, 1996, p. 16
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Anche se il sostenitore può recedere dall’impegno preso, è proprio la forma organizzata
dell’associazione tra donatori che rende possibile “ricercare in tempi brevi chi lo
sostituisca e, nel frattempo utilizzare tutti gli strumenti per garantire il proseguimento
del progetto” (1), non facendo ad esso subire interruzioni di sorta. Questa è una tra le
“forze” che rendono preferibile praticare questa forma di solidarietà in forma collettiva
intermediata piuttosto che raggiungere il beneficiario in prima persona (un’altra, ma non
l’ultima, è la capacità di coordinare l’arrivo in un determinato territorio di più
donazioni, in modo tale che il beneficiario non sia un unico fortunato, ma una comunità
intera supportata nella sua ricerca di miglioramento).
(1)
da: ” Carta dei principi per il sostegno a distanza”
Comitato promotore del secondo Forum nazionale, Roma, novembre 2000
Nei capitoli che seguono si sviluppa, riferendola ad un caso di studio, la tesi che
l’analisi statistica possa essere uno degli strumenti da utilizzare per governare nel tempo
la continuità del sostegno a distanza.
Molte delle associazioni operanti in Italia nascono per il diretto legame interpersonale
tra i donatori stessi e l’intermediario che li mette a conoscenza della situazione sulla
quale intervenire poiché egli la conosce molto bene (si tratta in genere di religiosi che
riportano dirette esperienze nei paesi poveri e le richieste di solidarietà); quando
l’associazione si sviluppa ed il numero dei donatori (e dei centri beneficiati) supera i
limiti delle capacità relazionali originarie, subentra un problema che potremo definire
“di gestione” della continuità. Tipicamente chi prende le decisioni nell’associazione si
trova a fronteggiare l’esigenza di mantenere i precisi impegni assunti (a valle:
beneficiari), conoscendo sempre meno direttamente i sostenitori (a monte: donatori) e
dovendo contare un po’ “alla cieca” sulla loro fedeltà. Lo scorrere del tempo porta con
sé, a volte per cause che non sono conosciute, l’abbandono del sostegno di donatori
che, in buona parte, non è stato mai dato di conoscere veramente bene.
Quando il numero dei sostenitori diviene rilevante, l’autore ritiene che la conoscenza
statistica possa, in questo tipo di organizzazione nonprofit, dire qualcosa di aggiuntivo e
di utile rispetto alla conoscenza relazionale che ne costituisce pur sempre il carattere
fondante: conoscere di più se stessa allo scopo di garantire la continuità dei progetti che
stanno a cuore ai partecipanti, contrastare il pericolo dell’anonimato e della disaffezione
insito nei grandi numeri, consentendo di leggere una storia complessa ed articolata in
brani più piccoli ma più chiari, nei quali le persone tornano sempre vere protagoniste.
In appendice “C” è presente un elenco delle principali associazioni per il sostegno a
distanza operanti in Italia, sono quelle associate a ForumSad ma ne esistono molte altre
(1). Esso è ordinato per numero di sostenitori attivi dichiarati allo scopo di mettere in
evidenza la loro variegata articolazione dimensionale: si va da strutturate “filiali” di
organizzazioni multinazionali con decine di migliaia di donatori ed una conduzione
imprenditoriale, a realtà intermedie come quella del nostro caso di studio, a piccole
iniziative circoscritte. Se la raccolta dei fondi e la sollecitazione di potenziali donatori
pongono le associazioni “in concorrenza” tra di loro, diviene maggiormente necessaria
l’attestazione della propria reputazione nell’ambito della tutela della pubblica fede.
(1) Un elenco più completo trovasi in:
Caffulli Giuseppe
UN FIGLIO ALL’ALTRO CAPO DEL MONDO. L’ADOZIONE A DISTANZA IN ITALIA
Editrice Monti della Grafica Luigi Monti srl, Saronno (VA), 2000
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L’assenza di fine di lucro non può significare in tali organizzazioni assenza
d’autodisciplina: dal momento che il valore dei servizi forniti non si equilibra subito
al mercato come nel settore profit, è necessario definire misure quantitative e qualitative
che servano come parametro della gestione e come garanzia per gli stakeholders. Una
certa mancanza di dati effettivamente misurabili è endemica nelle organizzazioni non
profit, ma deve esserci un grado relativamente alto di certezza in ciò che si sta cercando
di realizzare; è importante che il problema della misurabilità non sia messo da parte a
causa delle difficoltà che esso presenta, superando il timore che ciò comporti la
creazione d’architetture organizzative distruttive dei valori fondativi, pur avendo
presente che “ l’immissione d’elementi di razionalizzazione nello scenario gestionale
delle organizzazioni nonprofit, se realizzata secondo logiche troppo rigide, rischia di
ridurre e non aumentare il potenziale di performance dei soggetti non profit. E’ pertanto
necessario ripensare approfonditamente il significato degli sforzi di razionalizzazione
dei processi decisionali all’interno delle ONP poiché, se un impegno a fornire
competenze organizzative e gestionali atte a massimizzare l’efficienza di tali
organizzazioni costituisce un presupposto indispensabile per una loro piena
legittimazione quali attori costitutivi degli scenari del welfare, esso non può avere luogo
attraverso una delegittimazione dei fattori che qualificano l’agire dei soggetti nonprofit
e conferiscono ad esso connotati di vantaggio competitivo di cui altre forme di azione
organizzativa non sono in grado di disporre. “ (1)
(1) Luca Fazzi, “Decisioni”, in “Cultura Organizzativa del nonprofit”,
Franco Angeli, Milano, 2000
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CAPITOLO II
il caso di studio
L’ A.P.I.Bi.M.I. Onlus
Argomenti del capitolo
La mission: tipi di sostegno a distanza – progetti e adozioni
La gestione del doppio circuito: la comunicazione interna
Bilancio finanziario: attualità del problema della continuità
L’ A.P.I.Bi.M.I. Onlus – Associazione Promozione Infanzia Bisognosa del Mondo
Impoverito – è stata legalmente costituita a Rovereto (Trento) il 4 febbraio 1988 e
svolge la sua attività con una particolare attenzione alle difficoltà in cui si dibatte
l’infanzia che vive nei Paesi del Terzo Mondo. Non ha scopo di lucro. Lo statuto è
allegato in appendice “A”. Essa svolge la sua attività per il sostegno a distanza
basandosi prevalentemente sul volontariato, con due modalità d’intervento: progetti e
interventi di sviluppo e adozioni a distanza.
I primi riguardano esigenze sociali di primaria necessità che le comunità locali
intendono affrontare per migliorare le proprie condizioni di vita: intere comunità
diventano protagoniste, fornendo lavoro e organizzazione, anche su base volontaristica,
mentre l’associazione fornisce le risorse finanziarie. Solitamente i progetti si rivolgono
all’istruzione di base e alla formazione psico-fisica di bambini, ragazzi ed adulti ed alla
diffusione delle più semplici norme igieniche ed alimentari, con il recupero e la
valorizzazione della medicina e dell’alimentazione tradizionale. L’intervento inoltre è
rivolto alla formazione ed allo sviluppo di coscienza sociale, attraverso la conoscenza
dei diritti e dei doveri di ciascuno nei confronti dei familiari e della società, anche con
pratiche di vita comunitaria (doposcuola e mense per bambini, orti comunitari, ecc.) che
inneschino meccanismi di autosviluppo della persona e della comunità. Altri progetti
possono inoltre interessare la costruzione e la gestione di strutture sanitarie o di
accoglienza per bambini in stato di semi-abbandono o per donne con figli in gravi
difficoltà.
L’adozione a distanza si propone di migliorare e rafforzare la qualità dell’assistenza a
bambini e ragazzi nell’ambito dell’educazione, della salute, della nutrizione e della
coscienza sociale, trasmettendo loro corretti valori morali e spirituali in tutte le fasi del
curriculum scolastico. L’aiuto si sostanzia pagando le spese scolastiche dell’adottato e
fornendo assistenza sanitaria ed alimentare a tutta la sua famiglia. Si organizzano
incontri periodici con i bambini e le loro famiglie per dare un’educazione sociale,
igienica e morale di base a tutti.
Come in tutte le organizzazioni nonprofit, il sistema di gestione è caratterizzato da un
doppio circuito: il primo fornisce le risorse e il secondo il servizio (cfr. schema a pagina
9); la capacità di saper realizzare bene l’intervento nei Paesi Impoveriti e di saper
distribuire attentamente le risorse disponibili non assicura l’ottenimento di risorse
future, così nemmeno la capacità di ottenere risorse assicura che esse siano ben
distribuite. L’associazione risolve nella prassi questa dicotomia:
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1. Nei paesi impoveriti l’attività viene svolta attraverso organizzazioni religiose
(missioni cattoliche), comunità di base, gruppi di volontariato o altre
associazioni locali. Un lavoro importante dell’associazione è costatare e
garantire l’affidabilità di questi “centri d’assistenza”; attualmente essi sono 21,
dislocati in Argentina, Brasile, Congo, Ecuador, India, Mozambico, Perù, Sri
Lanka e Vietnam. La visita di un volontario dell’associazione in questi Centri è
un momento importante per rilevare e affrontare le difficoltà e suggellare i
rapporti di collaborazione e amicizia, ed anche per riconoscere e gratificare il
lavoro da quanti vi operano quotidianamente. I resoconti di chi ritorna da queste
esperienze sono poi momenti fondamentali di ricucitura del ruolo di
“intermediario filantropico” tipico della donazione in forma associata, che la
rende preferibile a quella isolata ed individuale giacché più efficiente ed efficace
nello spazio e nel tempo, consentendo la chiusura del ciclo della reciprocità nel
quale i benefici, di varia natura, non sono solo per chi riceve ma anche per chi
dona.
2. In Italia l’attività dell’Associazione è finalizzata alla sensibilizzazione alla
solidarietà con il Mondo Impoverito, per una presa di coscienza della relazione
tra i problemi di questa parte del mondo e lo sfruttamento sistematico operato
nei loro confronti. Si organizzano incontri e percorsi formativi per i volontari, in
particolare nelle scuole, ma anche presso comunità o gruppi di persone
disponibili con l’obiettivo di far maturare in sede locale uno stile di vita solidale
verso i bisognosi.
3. L’autoregolazione dei due momenti sopradescritti risiede nella comunicazione
tra gli aderenti all’associazione. A parte i momenti statutari e istituzionali
(assemblee annuali dei soci, incontri e ricorrenze in luoghi pubblici) vi sono
fondamentalmente tre canali di comunicazione:
i soci in generale sono informati attraverso un notiziario quadrimestrale,
che fornisce un panorama ampio di tutta l’attività, notizie dai centri
d’assistenza, relazioni, testimonianze, dibattiti, rendiconti, bilanci
consuntivi, informazioni pratiche;
il singolo sostenitore ha una comunicazione diretta con il proprio
“adottato” inizialmente con una scheda con foto e dati e in seguito in
forma epistolare, mediante limitati ma cadenzati messaggi, di solito
disegni accompagnati da qualche riga del referente locale, attraverso i
quali, nel tempo, si apprende dei progressi compiuti; nel caso d’adesione
a progetti sono consegnate la descrizione dettagliata ed una relazione
annuale sull’andamento dello stesso;
l’ufficio operativo che coordina tutta la gestione assicurando
quotidianamente la tenuta di tutti i contatti e di tutte le operazioni in sede
locale e all’estero.
La gestione della associazione comporta spese contenute attorno al 3% del bilancio; fin
dall’atto della donazione esse sono chiaramente distinte tra quanto è destinato
interamente al sostegno (euro 200,00 annuali) e quanto invece serve per gestire
l’organizzazione (euro 10,00 per quota sociale). Anche il bilancio consuntivo rispecchia
quest’impostazione, a pagina seguente sono riportati quelli degli ultimi tre anni
consuntivati. L’adesione ad una delle iniziative può essere fatta da una persona singola,
da una famiglia o da un gruppo qualsiasi. L’associazione invita espressamente, per
quanto possibile, a mantenerla per alcuni anni allo scopo di darle continuità; la rinuncia
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(fonte: “Notizie Apibimi Onlus”, n. 58, giugno 2006)
è sempre ammessa in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione, dando comunicazione
anticipata.
Non sempre la volontà di abbandonare è comunicata e quindi l’associazione è costretta a
trovare delle compensazioni per garantire continuità di supporto ai Centri d’Assistenza,
in maniera tale che mai un progetto o un’adozione, dopo il loro inizio, siano interrotti
prima del conseguimento dell’obiettivo stabilito; ciò è reso possibile dalla presenza di
un fondo di riserva e di offerte libere fatte dai soci stessi o da amici e simpatizzanti che
non intendono o non possono impegnarsi in forma continuata; di queste ultime