6
Capitolo 1
1.1 La vita scolastica e i modelli di riferimento
La vita scolastica è un processo complesso, multiforme, il cui esito è una
risultante, non completamente prevedibile, di molti fattori interagenti.
Entrano in gioco, infatti, non solo elementi cognitivi ma anche affettivi,
socio-culturali, esperienziali, didattici, organizzativi, che possono
influenzarsi a vicenda in modo sinergico e frenante.
La vita scolastica è basata su relazioni, che vedono il singolo comunicare
ed interagire con gli altri alunni e docenti che costituiscono il
“gruppo/classe”, ma questi non sono solo gli elementi che fondano la vita
scolastica, bensì anche gli elementi di una relazione educativa.
Gli aspetti cognitivi e sociali dell’apprendimento sono strettamente legati
alle diverse forme di comunicazione e cooperazione, possono essere
espresse ed agite in diversi modi, non necessariamente comunque sotto
forma di norme imposte da un docente o da un dirigente scolastico, possono
essere norme che si instaurano “naturalmente”, frutto anche di una cultura
familiare ed esterna che i soggetti interagenti hanno acquisito
precedentemente rispetto all’ingresso nel mondo scolastico.
Le attività organizzano la vita scolastica in maniera più o meno strutturata.
Esse possono essere: attività ludiche o ricreative, il che vale per la scuola
dell’infanzia, attività entro cui i bambini trovano la loro espressione di
linguaggio e motricità; attività, invece, che possono essere varie, scandite
dalle “materie” d’insegnamento, nelle scuole elementari, medie e superiori.
Le attività scolastiche possono distinugersi in diverse tipologie, ovvero:
Spiegazione,
Interrogazione,
Dibattito.
7
L’orientamento-base per analizzare la vita scolastica, potrò essere quello
socio-costruttivista, che propone tre principi fondamentali per la
formazione:
La conoscenza viene costruita dall’alunno e non è trasmessa o
immagazzinata;
L’apprendimento richiede impegno di un alunno attivo che
costituisce le proprie rappresentazioni grazie a delle interazioni con
il materiale e/o le persone;
Il contesto gioca un ruolo determinante all’interno del processo di
apprendimento.
Vista l’importanza del contesto e dell’utilizzo di attività autentiche per il
discente, sono dunque indispensabili attività che integrino tra loro gli aspetti
cognitivo, metacognitivo, affettivo e psicomotorio.
Questo paradigma esige una rottura in termini di concezioni che vengono
generalmente seguite in ciò che concerne l’apprendimento/insegnamento, i
ruoli e le responsabilità delle/degli insegnanti, al pari di quelle degli allievi.
L’apprendimento di nuovi comportamenti rappresenta lo strumento
escogitato dall’evoluzione per assicurare l’adattamento aldilà dei
meccanismi innati, processo per il quale la struttura cognitiva si ritrova
modificata in modo permanente, consiste nell’apporto di conoscenze o di
connessioni tra le conoscenze precedenti.
La classe scolastica diventa così un contenitore di diverse attività, scandite
dal frame
2
che ogni ragazzo è chiamato ad attuare nei confronti
dell’insegnante, dei compagni e dell’ambiente che lo circonda. In poche
parole, si tratta di creare un ponte tra i fattori “interni” al discente, ovvero
tra le varie rappresentazioni e i diversi processi mentali coinvolti
nell’attività cognitiva, e i fattori “esterni”, che provengono, riguardano ed
includono le variabili sociali e contestuali. “Frame”, infatti è la cornice
interpretativa, è valida per quel momento: deve saper riconoscere
cognitivamente il comportamento appropriato da adottare. Per l’insegnante
2
FELE GIOLO L’interazione in classe, Edizione Il Mulino, Bologna 2003,p.48
8
si tratta di portare a termine il proprio lavoro in classe all’interno di
condizionamnti tipici dell’organizzazione scolastica.
Coordinando tutte le suddette interazioni si viene a costituire la “cultura
della classe”.
1.2 La cultura in classe
Un concetto fondamentale connesso con la nozione di cultura è quello di
contesto; dove, per contesto, si intende indicare non solo l’aspetto
prettamente fisico ed architettonico, ma anche l’aspetto situazionale di ogni
interazione educativa. L’interazione in classe appare così il prodotto di una
«continua negoziazione di come e cosa fare»
3
. Il tutto non avverte il
bisogno di norme necessariamente esplicite, frutto di un confronto, può
infatti avvenire anche in modo tacito.
Vi sono, principalmente, due tipi di strategie che si “innestano” nella
dimensione/classe; e sono le “strategie di adattamento” e le “strategie di
sopravvivenza”, le prime sono utilizzate soprattutto per definire il modo di
lavorare del docente, ovvero, mantenere l’ordine durante le lezioni ma
riuscendo a dare ai ragazzi anche la giusta autonomia; le seconde sono
volte al raggiungimento di obiettivi minimi, come riuscire ad arrivare alla
fine dell’ora, pare che la posizione professionale sia basata solo sul puntare
alla “distanza di ruolo”. Queste due strategie prese insieme hanno il
vantaggio di riconoscere che anche, e soprattutto, gli studenti hanno un
ruolo centrale nella vita e sopravvivenza della classe, essendo il prodotto di
un lavoro negoziato, in cui gli insegnanti da un lato e gli alunni dall’altro
adattano le strategie in risposta reciproca a relazioni che col tempo
finiscono per stabilizzarsi, assumendo il valore di regole tacite del
“convivere scolastico”. Si creano così le basi per evitare il conflitto,
3
ID., L’interazione in classe, cit., p.49
9
basando la relazione sul rispetto reciproco e sull’adesione della volontà
degli insegnanti e degli alunni.
Gli alunni, nelle classi, come del resto avviene nel mondo esterno, non
sempre riescono ad esprimere le loro opinioni apertamente, temendo il
giudizio sia dell’insegnante sia dei compagni. Occorre perciò agevolare
l’interazione.
La cultura non appartiene ai singoli individui ma agli individui in quanto
membri di gruppi, il che implica assumere una visione più completa della
realtà, tale per cui la cultura deriva da processi di negoziazione di significati
ed accordi impliciti. questi che sono frutto della condivisione di esperienze
collettive. La condivisione di una cultura è ben diversa dalla condivisione di
un’idea o di un’opinione, ma è condivisione di una comune matrice di
significati, all’interno della quale i soggetti si orientano, persino in modo
diverso.
Nell’azione formativa esistono idee implicite ed idee esplicite. Le prime
sono molto più efficaci delle seconde, nel senso che condizionano
fortemente l’agire educativo.
Alla luce dell’importanza della cultura, come si è qui segnalata, la scuola
poggia su quattro pilastri tra loro graduati riguardanti l’educazione:
Imparare a conoscere (cultura generale)
Imparare a fare (competenza professionale)
Imparare a vivere (competenza socio-emotiva)
Imparare ad essere (capacità critica e responsabilità)
1.3 Gi attori in classe
Come in ogni comunità, anche la classe è composta da attori sociali. Nella
scuola non si dovrebbe né di bambini e neanche di ragazzi, ma il termine
più usato, e anche il più appropriato è «”alunno” per far riferimento sempre
10
a “relazioni quotidiane in classe”
4
». Gli alunni, devono essere percepiti
come soggetti interagenti non solo tra pari ma anche con chi dà loro regole.
Infatti l’interazione in classe è un continuo negoziare sul come e sul cosa
fare nella “giornata scolastica”.
Il gruppo, nella classe, è vissuto soprattutto come ambiente per la
costruzione di conoscenze. Le sue caratteristiche sono l’organizzazione dei
compiti e del setting. L’apprendimento cooperativo nasce così
prevalentemente entro il contesto abitualmente presente nelle scuole
statunitensi; anche se lì soffre a volte di un’eccessiva rigidità di modelli
operativi e metodologici.
All’interno della classe sono essenzialmente due le prospettive che di fatto
si confrontano, ovvero:
quella degli alunni che recepiscono la scuola come agente educante;
quella degli insegnanti che rappresentano la scuola come agente
educativo.
L’atteggiamento che dovrebbe pervadere tutto l’agire scolastico, risulta il
prodotto di un’educazione alle emozioni, dell’interazione dei soggetti e
dell’utilizzo delle strategie cognitive.
Il ruolo dell’insegnante appare principalmente quello di una figura-guida
che deve mediare e riuscire a condurre una lezione partecipata da parte dei
ragazzi e una lezione ordinata e sensata.
L’individuo è visto come il risultato della società che si individualizza, dato
che in ogni persona la società trova una nuova espressione di sé.
Le regole del “buon” convivere non sono date tanto dalla scuola come
istituzione. Semmai è la classe in sé chiamata a definire le regole sociali da
rispettare per favorire la giusta cultura di convivenza, base essenziale per il
giusto svolgimento sia delle attività scolastiche, sia del convivere civile.
Nella classe si crea un setting negoziale
5
idoneo a stabilire le regole che
formeranno la base del contesto d’apprendimento. Questo è appunto ciò
che costituisce la negoziazione tra gli attori coinvolti. Pensare
4
PATRIZIA SELLERI La comunicazione in classe, Carocci Editore, Roma, 2004 p.19.
5
MONTESARCHIO G., Colloquio in corso, Franco Angeli, Milano 2006
11
all’apprendimento come esito di un processo di negoziazione significa
prospettare una ridefinizione della funzione docente, dedicata alla
costruzione di un setting e di relazione con l’utenza, necessari per
esercitare l’attività didattica.
6
La cultura che regola la convivenza scolastica è dunque anche la cultura
esterna, quella appresa nelle famiglie; questa, durante le ore scolastiche,
non scompare ma si modifica, non solo perché altre persone (insegnante,
preside,…) suggeriscono loro di modificare il loro comportamento, ma
diviene risultato delle proprie osservazioni e della crescente consapevolezza
di ciò che la loro cultura vigente in quel dato ambiente formativo considera
giusto o sbagliato.
1.4 La classe come microsocietà
Si tenga presente che la scuola è il luogo dove i ragazzi trascorrono la
maggior parte del tempo dai 6 anni fino ai 18/19 anni. La scuola fornisce
loro la cultura e non solo dunque le nozioni, è il luogo dove si favorisce la
costruzione dell’idea di collettività/comunità e l’idea di gruppo. Inoltre, è
luogo in cui si apprendono le tecniche per la neutralizzazione delle
diseguaglianze sociali e culturali.
Nella scuola, ogni classe è o dovrebbe esser vista come una specifica
comunità, all’interno della quale gli studenti e gli insegnanti ( tutti attori
sociali), utilizzano un registro linguistico e registro comunicativo uguale; il
linguaggio, all’interno di una classe, non è solo strumento usato per lo
scambio di informazioni.
Proprio nella scuola si sviluppa, infatti:
l’ascolto degli altri;
l’insegnamento;
6
SALAVATORE S., SCOTTO DI CARLO M., L’intervento psicologico per la scuola,
Edizioni Carlo Amore, Roma 2005, p.431
12
l’apprendimento;
l’insegnamento come ricerca.
La ricerca educativa si basa sull’ascolto. È l’ascolto che diventa l’occasione
si crea quella situazione in cui l’altro possa leggere dentro di sé ed arrivare
alla comprensione delle cose, comunemente.
Abitualmente la scuola è soggetta ad una continua domanda sociale. Questa
le chiede di definirsi come contesto istituente: in ragione di tale esigenza
storica di ricostruzione della reciprocità intergenerazionale, la domanda
proveniente dalla società va ad articolarsi come:
Domanda di metodo: modelli funzionali ed operativi in grado di
costruire attraverso il rapporto educativo, e di servizio, un’ utenza
portatrice di opzioni culturali;
Domanda di organizzazione: modelli culturali ed organizzativi in
grado di configurare il sistema collettivo di attività.
L’inserimento scolastico, per il bambino, risulta così molto importante
perché rappresenta un passaggio essenziale per la formazione in relativa di
una “relativa” socializzazione; “relativa” perché programmata per un
determinato ambiente e un determinato futuro.
L’influenza del livello socio-culturale familiare è molto importante,
fondante è il livello di istruzione materno rispetto a quello paterno.
7
La partecipazione sociale implica, dunque, la necessità di mettersi in
un’ottica multidisciplinare.
Tornando alla cultura dominante entro una classe, potrebbe esser
identificata come CulturaLocale:
«La Cultura Locale è il prodotto dell’interazione che in ogni
organizzazione si realizza tra processi simbolici intersoggettivi di
natura collusiva e categoriale. […] Alla base del concetto vi è
una concezione gerarchica e insieme circolare della mente»
8
Da tale definizione e descrizione si evince che la Cultura Locale è:
7
GIOLO FELE, L’interazione in classe, cit
8
SALVATORE S., SCOTTO DI CARLO M., Intervento psicologico per la scuola, cit.