Introduzione L'odierno contesto economico e sociale è fortemente caratterizzato dal
fenomeno della globalizzazione. Le imprese devono affrontare una
competizione che non avviene più a livello locale, bensì a livello
internazionale, coinvolgendo un numero altissimo di operatori economici. In
questo scenario il cambiamento è all'ordine del giorno, le innovazioni si
susseguono a ritmi serrati e la sopravvivenza all'interno del mercato richiede
una competizione a 360 gradi, in cui ogni aspetto della gestione aziendale può
risultare determinante per le sorti dell'impresa. Il Knowledge Management,
ovvero la gestione della conoscenza, assume una crescente importanza dal
punto di vista strategico. La conoscenza rappresenta la risorsa più preziosa in
possesso dell'impresa, poiché su di essa si basano le attività di lavoro al suo
interno, e da essa derivano la capacità di capire le esigenze della domanda e di
sviluppare prodotti e servizi in grado di rispondere a tali esigenze. La
conoscenza permette di svolgere al meglio le proprie mansioni, raggiungendo
livelli ottimali di efficienza ed efficacia e sempre sulla conoscenza si basa la
capacità di creare delle innovazioni. Il quesito fondamentale che si pone è il
seguente: è possibile costruire un vantaggio competitivo basato sulla
conoscenza? In altre parole, si può competere con la conoscenza? Ma
soprattutto, in che modo deve concretamente agire un'impresa per fare del
proprio patrimonio di conoscenze uno strumento con cui competere sul
mercato?
Sebbene siano stati pubblicati numerosi contributi in materia di gestione della
conoscenza, essi risultano spesso eccessivamente generici ed astratti; spesso,
inoltre, si tratta di pubblicazioni ormai datate e quindi riferite ad un contesto
economico e tecnologico differente da quello odierno. L'obiettivo del presente
lavoro è fornire un contributo completo ed aggiornato sul Knowledge
Management, individuando gli strumenti tecnologici, organizzativi, o di altra
natura attualmente a disposizione delle imprese per gestire correttamente la
conoscenza all'interno dei propri confini organizzativi.
L'elaborato si compone di tre capitoli.
Nel primo capitolo, dopo una breve introduzione al concetto di Knowledge
Management, vengono esaminate le definizioni di dato, informazione e
conoscenza, evidenziandone le differenze e le relazioni che vi intercorrono.
Dopo aver chiarito il concetto di conoscenza, si passa alla definizione di
Knowledge Management: vengono passate in rassegna le definizioni elaborate
dai maggiori studiosi di Knowledge Management, giungendo infine ad una
definizione completa di ciò che si intende con gestione della conoscenza. Il
capitolo si conclude con l'analisi dei mutamenti del contesto economico che
hanno determinato, nel corso degli ultimi due decenni, una sempre maggiore
attenzione ai processi di creazione e gestione della conoscenza, con particolare
riferimento ai fenomeni della globalizzazione e della terziarizzazione
dell'economia.
Il secondo capitolo è incentrato sulla conoscenza. Essa viene innanzi tutto
analizzata nelle sue componenti e classificata in diverse categorie; esistono,
infatti, diverse forme di conoscenza ed è altresì possibile mettere in atto
processi di trasformazione tali da farne variare la natura. Il processo di
trasformazione della conoscenza viene esaminato con riferimento alle teorie
degli studiosi giapponesi Ikujiro Nonaka e Hirotaka Takeuchi, tra i massimi
esperti mondiali di Knowledge Management. Viene dapprima analizzata la
classificazione della conoscenza operata dai due autori secondo la dimensione
ontologica, per la quale la conoscenza può essere individuale, di gruppo,
organizzativa o interorganizzativa, e secondo la dimensione epistemologica,
che distingue tra conoscenza tacita e conoscenza esplicita. In seguito viene
esposto il modello SECI, con il quale Nonaka e Takeuchi descrivono il
processo di creazione e conversione della conoscenza da tacita ad esplicita e da
individuale a organizzativa attraverso le quattro fasi della socializzazione,
dell'esteriorizzazione, della combinazione e dell'interiorizzazione. Viene
successivamente analizzato il fenomeno delle comunità di pratica, come
possibile alternativa al modello SECI per la creazione e la condivisione della
conoscenza individuale e la sua trasformazione in conoscenza collettiva ed
organizzativa. L'attenzione si sposta infine sulla conoscenza a livello
interorganizzativo: si evidenziano i vantaggi ottenibili tramite una strategia di
collaborazione tra organizzazioni e i possibili svantaggi che potrebbero
derivarne, per poi descrivere le forme di collaborazione più diffuse, consistenti
in joint-ventures, licensing, outsourcing e organizzazioni di ricerca.
Il terzo capitolo è dedicato agli strumenti del Knowledge Management, ovvero
tutte le tecnologie di supporto ai processi di gestione della conoscenza e le
variabili direttamente influenzabili dal management aziendale al fine di
migliorare l'efficacia e l'efficienza di tali processi. Vengono analizzati dapprima
gli strumenti di tipo tecnologico ed in particolare si descrivono le seguenti
tecnologie:
• Internet;
• Intranet;
• Extranet;
• il portale aziendale;
• gli Intelligent Agents;
• gli strumenti di Groupware;
• i sistemi di Workflow Management;
• gli strumenti di Data Mining;
• gli strumenti di e-learning.
Si passa in seguito all'analisi degli interventi di tipo organizzativo che possono
avere influenza sui progetti di gestione della conoscenza posti in essere dalle
imprese. L'obiettivo è quello di individuare quale struttura organizzativa sia più
adatta a favorire una corretta gestione della conoscenza, quali misure
organizzative possano essere adottate a tal fine e in che modo il management
possa veicolare una cultura organizzativa in grado di incoraggiare la
comunicazione, la collaborazione, e la condivisione della conoscenza tra i suoi
membri, innescando circoli virtuosi di creazione di nuova conoscenza. Il
capitolo si conclude con l'individuazione degli strumenti a disposizione
dell'impresa per proteggere il proprio patrimonio di dati, informazioni e
conoscenza. Vengono descritti gli strumenti di tutela della proprietà
intellettuale, quali brevetti, marchi, copyright e segreti industriali e si
esaminano il ruolo del Risk Management e della gestione delle risorse umane
nel trattenimento della conoscenza all'interno dei confini organizzativi
dell'impresa, evitando che venga acquisita dai concorrenti.
Capitolo 1
Il Knowledge Management 1.1 Il concetto di Knowledge Management L'idea che la risorsa più importante per un'organizzazione sia la conoscenza
detenuta dagli individui che la costituiscono è alla base della disciplina
conosciuta come Knowledge Management, traducibile letteralmente con
“gestione della conoscenza”.
La maggiore o minore capacità di gestire tale risorsa intangibile diventa
dunque, in quest'ottica, uno dei fattori determinanti per l'ottenimento di
performance aziendali di livello più o meno elevato, che possono a loro volta
influire sulla capacità di sopravvivenza nel lungo periodo all'interno del
mercato concorrenziale.
Il concetto di gestione della conoscenza non è nuovo: da decenni le imprese si
occupano della gestione delle risorse umane, trovandosi in questo modo ad
affrontare anche alcune problematiche relative al patrimonio di conoscenza in
esse incorporato. Chiunque possiede un personale bagaglio di esperienze e
conoscenze che può impiegare per risolvere determinati problemi di natura
pratica, nonché una rete di relazioni umane che possono sopperire ad
un'eventuale carenza conoscitiva: ogni problema può essere risolto applicando
la propria conoscenza oppure rivolgendosi alla persona appropriata. Possiamo
affermare, a grandi linee, che il Knowledge Management consista nel far sì che
la conoscenza collettiva incorporata nei singoli individui possa essere messa a
disposizione dell'intera organizzazione, con lo scopo di raggiungere specifici
obiettivi. Si tratta di assicurarsi che ognuno all'interno dell'organizzazione
abbia accesso, in qualunque momento, alla conoscenza di cui necessita per
svolgere il proprio lavoro.
Ciò che è nuovo è dunque l'attenzione alla conoscenza in quanto tale;
l'economia moderna è essenzialmente orientata ai servizi e gli aspetti
immateriali che accompagnano i beni materiali diventano sempre di più il
terreno su cui avviene la competizione fra imprese che vendono prodotti simili.
In questo scenario anche il lavoro svolto dalle risorse umane risulta
maggiormente fondato sulla conoscenza piuttosto che sull'abilità manuale e ne
deriva che gestire correttamente la conoscenza all'interno dell'organizzazione
assume una crescente importanza strategica.
Risulta evidente che, prima di poter definire in maniera più specifica il
Knowledge Management, occorre chiarire il concetto di conoscenza, in quanto
elemento cardine di tale disciplina.
1.2 Dato, informazione, conoscenza: definizioni Affrontare il tema del Knowledge Management comporta la necessità di
definire nel modo più specifico possibile il significato del termine
“conoscenza”.
Studiosi di diverse discipline ne hanno dibattuto il significato non riuscendo a
giungere ad una definizione condivisa. Numerosi sono anche i casi di contributi
sprovvisti di una definizione di conoscenza, data per scontata, o in cui si fa
confusione tra i concetti di conoscenza e informazione.
Per prima cosa è necessario distinguere tra dato, informazione e conoscenza, in
quanto concetti diversi, seppure interconnessi poiché la conoscenza implica
l'esistenza una base di informazioni, a loro volta costituite da un insieme di
dati.
I dati sono output, privi di significato, di una qualsiasi operazione. Sono la
rappresentazione simbolica di numeri, lettere, fatti, immagini e il mezzo
attraverso cui le informazioni e la conoscenza sono immagazzinate e trasferite
(Ahmed, Lim e Loh, 2002).
Un dato è un'unità informativa dotata di non ambiguità e di oggettività, non
organizzata, senza contestualizzazione né interpretazione e non assume, quindi,
alcun significato senza un ulteriore processo di aggregazione ad altri dati e di
applicazione ad uno specifico contesto. Soltanto un processo di questo tipo
rende possibile la comprensione del dato e produce un'informazione.
L'informazione consiste dunque in uno o più dati calati in un determinato
contesto dotato di senso. L'interpretazione, la strutturazione e la
contestualizzazione di un dato lo trasformano in un'informazione in grado di
ridurre l'ambiguità o l'incertezza (Huber, 1991). Secondo Davenport e Prusak
(1998) l'informazione è quel dato a cui è stato aggiunto un significato, un
valore. Per spiegare tale definizione con un esempio molto semplice, possiamo
immaginare di avere a disposizione il dato numerico 30. Tale dato non ha, di
per sé, nessun significato; se però viene fornito un contesto sarà possibile
interpretarlo e trasformarlo in informazione. 30 potrà allora indicare gli anni di
età di un individuo, la temperatura dell'aria espressa in gradi celsius in un
giorno estivo e così via.
Disponendo di un adeguato insieme di informazioni è possibile generare
conoscenza.
Come affermato in precedenza, numerosi sono i contributi in tema di
Knowledge Management in cui viene fornita una definizione di conoscenza;
sono di seguito riportate alcune definizioni.
“La conoscenza è informazione che cambia qualcosa in qualcuno, sia
diventando motivo di azione, sia rendendo un individuo (o un'istituzione)
capace di azioni diverse o più efficaci.” (Drucker, 1989).
“La conoscenza è informazione organizzata applicabile nella risoluzione di un
problema.” (Woolf, 1990).
“La conoscenza è informazione che è stata organizzata e analizzata per renderla
comprensibile e applicabile alla risoluzione di problemi o alla presa di
decisioni.” (Turban, 1992).
“La conoscenza è un sistema organizzato di informazioni che sono in grado di
produrre un know-how, ovvero un saper fare tecnico-pratico o un know-why,
vale a dire una conoscenza concettuale e interpretativa.” (Volpato, 2006).
“Si parla di conoscenza riferendosi a un insieme di prodotti complessi
dell'apprendimento, quali l’interpretazione di informazioni, credenze su
relazioni di causa-effetto o, più genericamente, know how.” (Huber, 1991).
“L a conoscenza consiste in fatti, verità e credenze, prospettive e concetti,
giudizi e aspettative, metodologie e know-how.” ( Wiig, 1993).
“L’informazione è un flusso di messaggi, mentre la conoscenza è creata da tale
flusso di informazioni ancorato alle convinzioni e agli apprendimenti del suo
detentore… La conoscenza è essenzialmente legata all'azione umana.” (Nonaka
e Takeuchi, 1995).
“La conoscenza è la somma di tutte le intuizioni, esperienze e procedure che
sono considerate corrette e veritiere e che, perciò, guidano i pensieri, i
comportamenti e le comunicazioni delle persone.” (Van der Spek e Spijkervet,
1997).
“La conoscenza è un mix fluido di esperienze, valori, informazioni contestuali
e competenze specialistiche che fornisce un quadro di riferimento per la
valutazione e l'assimilazione di nuove esperienze e informazioni. Essa viene
originata ed applicata nella mente delle persone.” (Davenport e Prusak, 1998).
Nonostante non esista una definizione universalmente condivisa vi sono alcuni
elementi comuni a molte delle definizioni precedentemente citate. Innanzitutto
è chiaro che la conoscenza è costituita da un insieme di informazioni: esse altro
non sono che la materia prima necessaria per creare della conoscenza. Occorre
poi un processo mentale di integrazione ed organizzazione di tali informazioni
che diventeranno conoscenza solo se applicate ad un determinato contesto