1
CAPITOLO I
LA HISTORIA ECCLESIASTICA
I. 1 Il Venerabile Beda
Beda visse tra la fine del VII e la prima metà dell'VIII secolo in
Northumbria. Egli risulta essere il più istruito, colto ed influente
scrittore latino dell'Inghilterra anglo-sassone
5
. L'alto livello
culturale e la tanto profonda quanto poliedrica erudizione,
testimoniati da tutte le sue opere a noi pervenute, evidenziano il
consolidato raggiungimento culturale che si sviluppò tra la metà
del VII secolo e la metà dell'VIII secolo in Northumbria. Questo
profondo e forte livello culturale fu certamente dovuto a fattori
politici e religiosi. Sul piano politico, infatti, dopo decenni di
guerre e combattimenti - prima tra gli Anglo-Sassoni e i Celti in
seguito alla ritirata romana dall'isola (410) e poi tra gli stessi
gruppi di Anglo-Sassoni, - si ebbe un breve periodo di pace,
prosperità e progresso che favorirono il fiorire della cultura; sul
piano religioso, invece, l'avvento del Cristianesimo tra le tribù
anglo-sassoni pagane portò con sé un messaggio di pace, stabilità
5
Si veda Campbell, J., "Bede", in Latin Historians, ed. T. A., Dorey,
London 1966, pp. 159-185.
2
culturale, un profondo interesse per lo studio di testi latini e le
condizioni favorevoli perché ci si dedicasse al servizio di Dio e
all'umanità
6
.
Tutte le informazioni che conosciamo sulla vita di Beda le
ricaviamo da ciò che lo stesso monaco ci riferisce alla fine della
Historia Ecclesistica Gentis Anglorum (V,24) in una sorta di
breve curriculum vitae, cui fa seguito l'elenco delle opere scritte
entro l'anno 731:
Domino adiuuante digessi Baedae famulus Christi et
presbyter monasterii beatorum apostolorum Petri et Pauli
[...]. Qui natus in territorio eiusdem monasterii, cum
essem annorum VII, cura propinquorum datus sum
educandus reuerendissimo abbati Benedicto, ac deinde
Ceolfrido, cunctumque ex eo tempus uitae in eiusdem
monasterii habitatione peragens, omnem meditandis
scripturis operam dedi, atque inter obseruantiam
disciplinae regularis, et cotidianam cantandi in ecclesia
curam, semper aut discere aut docere aut scribere dulce
habui. Nono decimo autem uitae meae anno diaconatum,
tricesimo gradum presbyteratus, utrumque per
ministerium reuerendissimi episcopi Iohannis, iubente
Ceolfrido abbate, suscepi. Ex quo tempore accepti
presbyteratus usque ad annum aetatis meae LVIIII haec in
Scripturam sanctam meae meorumque necessitati ex
opusculis uenerabilium patrum breuiter adnotare, sieu
etiam ad formam sensus et interpretationis eorum
superadicere curaui
7
.
6
Brown, G.H., Bede the Venerable, Boston 1987, p. 2.
7
Si veda Bede's Ecclesiastical History of the English People, eds. B.
Colgrave and R.A.B Mynors, Oxford: Clarendon 1969, p. 566. Segnalo che
d'ora in poi i riferimenti fatti ai capitoli della Historia Ecclesistica saranno
basati sulla suddetta edizione. Si veda pure Ray, R., "Bede", in Lapidge M.,
3
Beda si definisce servo di Cristo ed afferma di essere un
presbitero del monastero di San Pietro e Paolo in Wearmouth-
Jarrow, luogo in cui venne alla luce. All'età di sette anni fu messo
prima sotto la tutela dell'abate Benedict Biscop e poi sotto quella
di Ceolfrith. Da allora trascorse tutta la sua vita nel monastero,
applicandosi allo studio delle Sacre Scritture, ma anche
all'insegnamento, alla scrittura e al canto. Beda dichiara, inoltre,
che all'età di diciannove anni diventò diacono e all'età di
trent'anni sacerdote. Egli aggiunge che portò a termine la sua
opera all'età di cinquantanove anni (731); da tale indicazione
deduciamo che sia nato nel 672 o nel 673. La morte di Beda è
solitamente collocata qualche anno dopo la composizione della
H.E. († 735).
Leggendo la Vita di Ceolfrith (capitolo 14)
8
, opera di anonimo
scrittore dedicata ad uno dei due grandi maestri di Beda,
apprendiamo un'altra notizia ricollegabile alla vita del monaco.
Blair J., Keynes S., Scragg D. eds. The Blackwell Encyclopedia of Anglo-
Saxon England, Malden, MA, USA, 1999, pp. 57-59.
8
The Life of Ceolfrid, Abbot of the Monastery at Wearmouth and Jarrow, ed.
D.S. Boutflower, London 1912. Si veda inoltre Whitelock, D., "Bede and
His Teachers and Friends", in Famulus Christi: Essays in Commemoration
of the Thirteenth Century of the Birth of the Venerable Bede, ed. G., Bonner,
London 1976, pp. 20-21.
4
Durante una pestilenza tutti i monaci del monastero di
Wearmoth-Jarrow furono colpiti dalla pandemia e molti fra loro
morirono, fatta eccezione per Ceolfrith e un giovane ragazzo che
era sotto la sua tutela e che si crede possa essere Beda
9
.
Beda scrisse diverse opere di vario argomento e non tutte
databili. Il De Arte Metrica (701) e il De Schematibus et Tropis
(702), probabilmente pensate per i suoi allievi e dedicate
all'insegnamento, furono i primi scritti redatti dal monaco, cui
seguirono il De Temporibus (703), il De Locis Sanctis (703) e la
Chronica Maiora (725). Il panorama delle opere di Beda
comprende anche trattati di metrica, grammatica ed esegesi. Alle
9
Probabilmente il testo fa riferimento all'epidemia che scoppiò in
Inghilterra tra il 680 e il 686 e che colpì particolarmente i monasteri a causa
della vita in comunità dei monaci e della loro fraterna assistenza. Tra il 685
e il 686, quando Benedict Biscop si trovava a Roma per uno dei suoi viaggi,
tramite i quali riuscì a portare nella biblioteca del monastero di Wearmouth-
Jarrow una grande quantità di testi classici che furono alla base della
preparazione e dello studio di Beda, l'epidemia colpì duramente anche il
monastero di Wearmouth causando, come riporta la Vita di Ceolfrith, la
morte di tutti i monaci ad esclusione di Ceolfrith stesso e di un suo
discepolo ancora in tenera età. Molti studiosi, seguendo l'ipotesi di Plummer
(si veda Vita Ceolfridi 14, ed. Plummer, I, p. 393, tr. Whitelock, EH D, pp.
700-701), ritengono che il ragazzo in questione potrebbe essere Beda, che al
tempo della pestilenza avrebbe avuto dodici anni. Nella suddetta opera si
legge a proposito di questo giovane "qui ab ipso nutritus et eruditus, nunc
usque in eodem monasterio presbyterii gradum tenens, iure actus eius
laudabiles cunctis scire volentibus et scripto commendat et fatu". Altri (si
veda Whitelock, D., 1976, op. cit., p. 21) considerano questa tesi poco
probabile e credono che il giovane del racconto sia o un certo Hwætberht,
che all'epoca, secondo quanto si evince dalla Historia Abbatum (capitolo 18)
doveva avere circa dodici anni, o addirittura l'anonimo autore della Vita di
Ceolfrith.
5
opere sopra citate si devono aggiungere il De Natura Rerum
riguardo la cosmologia cristiana, il De Temporum Ratione e il De
Orthographia. Tra le opere storiche abbiamo l'Historia
Ecclesiastica Gentis Anglorum (d'ora in poi abbreviata con H.E.),
grazie alla quale Beda ha ottenuto l'appellativo di "padre della
storia inglese"
10
e la Historia Abbatum, ove vengono presentate
le vite dei primi abati del monastero di Wearmouth-Jarrow e
descritte la vita e lo spirito del monastero stesso.
I. 2 Beda storico
La notorietà di Beda oggi è dovuta principalmente alla sua
opera in qualità di storico. La H.E., costituendo il prodotto finale
del lungo processo educativo e formativo intrapreso da Beda nel
corso di tutta la sua vita, è sicuramente la sua più grande ed
importante opera
11
. Il titolo con cui l'opera è nota viene coniato
10
Knowles, D., Saints and Scholars: Twenty-Five Medieval Portraits,
Cambridge 1962, p. 15. Lo studioso definisce Beda "the father of English
history" in base alla sua grande capacità critica di conseguire il suo fine e
aggiunge: "The pains he took to acquire and check reliable information, to
secure genuine documents, and to criticize and present all this, the care he
took to have it read and revised before finally giving it to the world, would
be admirable in the most scholarly historian of today".
11
J., Campbell ha sottolineato che "the learned men of Anglo-Saxon
England... left their country very ill-provided with histories". La H.E. con la
corrispondente traduzione del IX secolo, di fatto, è quanto ci rimane di
un'opera di basilare importanza per la conoscenza e lo studio degli eventi
storici che si verificarono in Inghilterra dal tempo di Giulio Cesare sino alla
6
dallo stesso autore; Beda, infatti, nell'ultimo capitolo del V libro
chiama la H.E. Historia ecclesiastica Brittaniarum et maxime
gentis Anglorum
12
, e poco dopo, nella bibliografia aggiunta alla
conclusione dell'opera Historia ecclesiastica nostrae insulae ac
gentis
13
. Anche nella prefazione che funge da introduzione
all'intera opera, Beda, rivolgendosi a re Ceolwulf di Northumbria,
dà inizio al suo discorso presentando il suo lavoro come
"Historiam gentis Anglorum ecclesisticam... tibi... transmisi..."
14
.
Nello stesso titolo dell'opera troviamo indicato con grande
precisione il carattere e il contenuto della H.E.. Lo scrittore,
infatti, ricostruisce in cinque libri la storia delle vicende della
Chiesa cristiana in terra di Britannia dall'arrivo delle tribù
germaniche sino alla sua epoca. Egli narra, attraverso l'esibizione
di dati eruditi e di documenti concreti, l'arrivo dei primi
missionari cristiani in Inghilterra, quindi i primi passi della nuova
dottrina tra gli Anglo-Sassoni, la nascita dei primi vescovati, la
loro successione, e racconta come i primi re anglo-sassoni
metà dell'VIII secolo. Cfr. Campbell, J., "Some twelfth-century views of the
Anglo-Saxon past", in Peritia 3, 1984, pp. 131-150 (in particolare p. 138).
12
H.E., V, 24, pp. 356-357.
13
H.E., V, 24, pp. 359.
14
H.E. prefaz., p. 5.
7
abbiano accolto la nuova fede, rinnegando i loro antichi dèi
pagani.
Per la composizione della H.E., Beda sa attingere a svariati
modelli e fonti
15
. Sicuramente il principale modello è Eusebio di
Cesarea con la sua Historia ecclesiastica. Come Eusebio
16
, del
resto, Beda tratta nella sua opera di problemi dottrinali, trascrive
documenti, - soprattutto lettere e atti sinodali -, dà notizia di
successioni episcopali, espone diatribe dottrinali, come quella
riguardante la Pasqua, sottolinea i progressi fatti dai missionari
cristiani per la diffusione della nuova fede tra i pagani. La novità
che Beda introduce consiste nel fatto che egli, a differenza di
Eusebio che aveva messo al centro della sua opera la storia della
Chiesa universale e che quindi non si era concentrato su una gens
in particolare, si focalizza sulla storia della Chiesa nella Britannia
anglo-sassone e quindi elabora una storia riguardante solo il suo
popolo. L'altro modello, generalmente proposto per la H.E., è la
15
Cfr. Laistner, M. L. W., "Bede as a Classical and Patristic Scholar", in
Transactions of the Royal Historical Society, 4th ser., XVI, 1933, 83; Id.,
"The Library of the Venerable Bede", in Bede, his Life, Times and Writings,
ed. A., Hamilton Thompson, Oxford 1935, pp. 237-266; Musca, G., Il
Venerabile Beda storico dell'alto medioevo, Bari 1973, pp. 138-167.
16
Si ritiene che Beda non abbia letto l'originale opera di Eusebio scritta in
greco, bensì la versione in latino di Rufino di Aquileia.
8
Historia Francorum di Gregorio di Tours
17
. Sicuramente Beda
aveva avuto modo di leggere l'originale opera sulla storia dei
Franchi. Punti in comune tra l'opera di Gregorio e quella di Beda
sono la presenza di una introduzione storica e di una conclusione
autobiografica, la trattazione della storia religiosa di un unico
popolo germanico e l'utilizzo, benché con modalità diverse dei
miracoli
18
.
Vista la complessità e la varietà della materia trattata nella H.E.
e i diversi secoli che lo scrittore passa in rassegna, è facile
dedurre che Beda abbia avuto bisogno di un lungo lavoro di
ricerca e di innumerevoli fonti. Egli sfrutta, infatti, le Historiae
adversum paganos di Orosio e il De excidio et conquestu
Britanniae di Gildas per ricavare le notizie sulla Britannia nel
periodo romano e quelle sulla conquista anglo-sassone dell'isola,
17
Si veda Gregorius, Turonensis, Libri Historiarum X (Historia Francorum
o Historia Ecclesistica Francorum o Gesta Francorum), eds. B., Krusch,
and W., Levison, in Monumenta Germanica Historica., SS mer. I-1,
Hannover, 1951.
18
Lo studioso italiano Giosuè Musca, prendendo spunto dalla lettura di una
pagina del testo di Jones, C.W. "Saints' lives and chronicles" (p. 220), nella
sua opera "Il Venerabile Beda storico dell'Alto Medioevo", spiega con
chiarezza la differenza tra l'utilizzo dei miracoli rispettivamente prima in
Gregorio e poi in Beda. Gregorio, trattando di miracoli, ne resta coinvolto
con una ingenua fede senza mai prendere posizione; Beda, invece, seleziona
col suo senso critico i miracoli che più lo aiutano a presentare il suo punto di
vista cristiano, nonché quei miracoli che adempiono al fine etico della sua
opera. Cfr. Musca, op.cit., pp. 144-145.
9
ed utilizza le informazioni ricavate dalla lettura del Liber
Pontificalis per la storia di re Lucio
19
. Beda si serve, inoltre, di
testi agiografici o biografici, lettere papali e atti sinodali per le
notizie riguardanti la vita di santi o di ecclesiastici. Un'intera vita,
come quella di Beda, dedicata soprattutto allo studio delle Sacre
Scritture e all'esegesi biblica ha influenzato sicuramente il suo
lavoro per la H.E
20
. Di grande spessore sono anche le fonti orali,
ovvero tutte quelle notizie che Beda desume dalla tradizione
orale o da racconti di esponenti del clero
21
.
Beda tutto sommato non si concentra sugli eventi politici del
suo tempo. La sua opera, infatti, mira a celebrare il potere e la
19
Si legga a tal proposito Harnack, A., "Der Brief des britischen Kőnigs
Lucius an den Papst Eleutherus", in Sitzungberichte der Berliner Akademie
der Wissenschaften, 1904, pp. 909-916. In questo articolo, lo studioso
sostiene che Beda avrebbe commesso un errore storico sostenendo che re
Lucio fosse re di Britannia piuttosto che sovrano di Edessa.
20
Si veda Ray, R. D., "Bede, the Exegete, as Historian", in Famulus Christi:
Essays in Commemoration of the Thirteenth Century of the Birth of the
Venerable Bede. ed. G., Bonner, London 1976, pp. 125-140.
21
Nella lettera di dedica a re Ceolwulf di Northumbria, dopo aver esposto il
fine etico della sua opera, Beda elenca da quali fonti ha estrapolato ciò che
ha scritto, al fine di evitare ogni motivo di dubbio ai suoi lettori (H.E.,
prefaz., p. 6). L'abate Albino di Canterbury gli ha trasmesso i dati sulla
Chiesa del Kent, il vescovo Daniel del Wessex gli ha comunicato per iscritto
notizie sulla storia della Chiesa del Wessex, del Sussex e dell'isola di Wight,
i monaci di Lastingham i dati sulla Mercia e sull'Essex, l'abate Esi molti dati
sull'East Anglia, mentre il vescovo Cynebert e altri uomini, che Beda
definisce degni di fede, gli hanno comunicato informazioni sul Lindsey. Le
informazioni riguardanti il regno di Northumbria sono invece ricavate da
più autori o dalla diretta conoscenza dello scrittore. (H.E., prefaz., p. 7).
10
grandezza di Dio in terra inglese e quindi a mettere in evidenza
gli eventi religiosi che accaddero in seguito all'invasione anglo-
sassone dell'isola. Và chiarito, però, che come in ogni storia,
anche Beda, per parlare dell'aspetto religioso della vicenda, deve
far spesso riferimento ad eventi politici, culturali, sociali ed
economici che furono alla base del processo di cristianizzazione
degli inglesi
22
. I primi tre libri dell'opera riguardano soprattutto la
Cristianizzazione degli Anglo-Sassoni; gli ultimi due descrivono,
invece, il modo in cui il modello di vita cristiana si sia sviluppato
tra di loro. Nonostante tutti e cinque i libri siano di simile
ampiezza, si deve evidenziare che il primo libro copre 650 anni
di storia, mentre i restanti quattro coprono circa una generazione.
Gli storici hanno sottolineato, comunque, che Beda discute del
recente passato con un tono molto più completo e critico rispetto
a quello con cui ha raccontato dell'epoca a lui contemporanea; G.
Hardin Brown sostiene che "he seems reluctant to explore,
perhaps because he thought it too proximate to be judged
properly"
23
.
22
Si veda Davidse, J., "The Sense of History in the Works of Venerable
Bede", in Studi Medievali 23, 1982, pp. 647-695.
23
Brown, op. cit., p. 90.
11
CAPITOLO II
BEDE
II. 1 Old English Bede: IX sec., autore anonimo
La H.E. di Beda é tradotta in antico inglese nella seconda metà
del IX secolo
24
.
L'attribuzione di tale traduzione ad Alfredo
25
o a qualcuno dei
suoi collaboratori è uno degli argomenti più dibattuti e
maggiormente analizzati dalla critica specialistica. Gli studiosi
hanno cercato, attraverso l'analisi del testo, di far luce sull'epoca
a cui risalirebbe la traduzione e, quindi, comprendere chi possa
esserne l'autore
26
.
24
Whitelock, D., "The Old English Bede", in Proceedings of the British
Academy 48, 1962, pp. 57-90.
25
La traduzione sarà da qui in avanti chiamata, secondo la comune
nomenclatura, Bede.
26
Come è ben noto, durante il suo regno Alfredo (871-899) si distinse da un
lato per aver fatto maturare un forte senso dell'identità nazionale, dall'altro
per aver contribuito ad una fervida opera di incentivazione degli studi e
della cultura. Alfredo lamentava, infatti, la mancanza di istruzione del clero
e il forte stato di dissolutezza che caratterizzava quei monasteri che, a
seguito delle incursioni e dei saccheggi ad opera di bande vichinghe pagane,
erano rimasti attivi. Nella prefazione alla sua traduzione in sassone
occidentale della Cura Pastoralis, egli espone il suo programma di
rinnovamento culturale e palesa come durante il suo regno la cultura era
così decaduta nell'Inghilterra a sud dell'Humber, che ben pochi erano capaci
di intendere i servizi liturgici o di tradurre alcunché dal latino nella loro
lingua. Preoccupato del benessere intellettuale, nonché di quello spirituale
del suo regno, diede inizio ad un grande progetto di rilancio culturale,
attraverso la traduzione in prima persona o tramite l'aiuto di dotti della sua
12
Nel 1890 T. Miller
27
evidenzia, nell'introduzione alla sua
edizione del testo antico inglese, che gran parte del lessico della
traduzione non è in sassone occidentale, bensì in merciano. In
seguito D. Whitelock, riprendendo e riportando in un saggio
quanto spiegato da Miller, scriverà che "the work ʽshows some
familiarity with Scotch localities and circumstancesʼ as well as ʽa
tender regard for things of Scotlandʼ. He held that such
sympathies were likely in the churches of Mercia, an area
originally converted by the Scots from Iona, and he tentatively
suggested Lichfield as the place where the translation was
made"
28
.
epoca, in sassone occidentale delle opere classiche latine fondamentali sul
piano didattico, filosofico e morale (la Cura Pastoralis e i Dialogi di
Gregorio Magno, i Soliloquia di Agostino, il De consolatione philosophiae
di Boezio, la Historia universalis adversus Paganos di Orosio, la Historia
Ecclesiastica Gentis Anglorum di Beda e parte del Salterio). Si veda al
riguardo Luiselli, B., La formazione della cultura europea occidentale,
Roma 2003, pp. 450-451; Whitelock, D., "The Prose of Alfred's Reign", in
Continuations and Beginnings: Studies in Old English Literature, ed., E. G.
Stanley, London 1966, pp. 67-103.
27
The Old English Version of Bede's Ecclesiastical History of the English
People, ed. and trans. T. Miller, 4 vols., London, part. i, I, 1890, part. i, II,
1891, part. ii, I e II, 1898.
28
Cfr. Whitelock , op. cit., 1962 p. 57; per la lettura diretta della tesi di
Miller, Cfr. Miller, I op. cit., pp. lvii-lix.
13
Qualche anno dopo, nel 1899, J. Schipper
29
, riprendendo la tesi di
Miller, sottolinea la presenza di numerosi termini merciani nella
traduzione, dovuti con ogni probabilità all'influenza di Werfrið,
Plegmund e altri studiosi originari della Mercia, che erano ospiti
presso la corte di re Alfredo, ed ipotizza, inoltre, che la versione
in antico inglese debba essere attribuita, se non ad Alfredo stesso,
almeno alla sua epoca.
Nel 1901 lo studioso Deutschbein
30
, dopo un accurato studio
della tradizione manoscritta di Bede, dichiara che é assai
probabile che nel IX secolo siano state prodotte due versioni
dell'opera di Beda, una scritta da un anonimo traduttore della
Mercia ed una redatta da re Alfredo; Deutschbein aggiunge,
inoltre, che la versione che oggi possediamo in più manoscritti, è
quella dell'anonimo traduttore merciano, mentre quella scritta da
Alfredo, ed a cui probabilmente si riferisce Ælfric nella sua
omelia su San Giorgio nel secondo volume delle Catholic
29
Schipper, J., "Kőnig Alfreds Übersetzung von Bedas Kirchengeschichte",
in Bibliothek der angelsächsischen Prosa IV, ed. C. W. M., Grein, 1899, p.
xlii.
30
Deutschbein, M., "Dialektisches in der ags. Übersetzung von Bedas
Kirchengeschichte", in Beiträge zur Geschichte der deutschen Sprache und
Literatur, xxvi, 1901, pp. 169-244 (in particolare p. 177).
14
Homilies (992)
31
, è andata perduta. Ad una tradizione merciana
precedente rispetto all'opera di Alfredo pensa pure R.
Vleeskruyer
32
.
Parte di quanto dichiarato da Deutschbein, è ritenuto poco
probabile da F. Klaeber
33
(1902) e R. Jordan
34
(1906), i quali
sono convinti, dal loro canto, che Alfredo non sia stato in alcun
caso l'artefice della traduzione, ma soltanto il committente. Essi,
quindi, credono che Bede sia il risultato del lavoro di alcuni
collaboratori del re. Anch'essi, riprendendo quanto ipotizzato da
Miller, ritengono che colui o coloro che eseguirono la traduzione
fossero di origine merciana.
Una teoria simile è avanzata da H. Hecht
35
nel 1907, allorché lo
studioso dichiara che la traduzione dell'opera storica di Beda
sarebbe stata eseguita da un maestro merciano per
31
Ælfric definisce la H.E. di Beda la "historia anglorum", che re Alfredo
tradusse dal latino in antico inglese. Cfr. The Sermones Catholici or
Homilies of Ælfric, ed. B., Thorpe, London 1846, ii, pp. 116 f.: "Manega
halige bec cyðað his drohtnunge and his halige lif, and eac "Historia
Anglorum", ða ðe Ælfred cyning of Ledene on Englisc awende"; cit. in
Whitelock, op. cit. 1962, p. 78, nota 1.
32
Vleeskruyer R., "The Life of St. Chad; An Old English Homily",
Amsterdam 1953, p. 41.
33
Klaeber, F., "Zur altenglischen Bedaűbersetzung", in Anglia XXV, 1902,
pp. 257-315; XXVII, 1904, pp. 243-282, 399-435.
34
Jordan, R., "Eigentűmlichkeiten des anglischen Wortschatzes", in
Anglistische Forschungen, XVII, 1906, pp. 1-131.
35
Hecht, H., Bischofs Wæeferth von Worcester Übersetzung der Dialoge
Gregors des Grossen V, Abt. 2, p. 23.