1
Introduzione
Questa tesi è volta all'analisi della trasformazione di diverse
figure femminili venerate in periodi antichi e che sembrano
essere legate alla millenaria cultura contadina.
Per questo lavoro ho preso in esame alcune divinità femminili,
quali Iside ed anche Diana ed Ecate, che col passar del tempo
hanno assunto caratteri demoniaci, assimilandosi poi alle
streghe, anch‟esse caratterizzate dall‟uso della magia e
dall‟appartenenza alle credenze contadine, per poi giungere
alla figura di Maria Vergine.
A tal proposito ho preso in analisi il testo di Margareth
Murray, la quale aveva sostenuto l'esistenza dietro le
testimonianze delle streghe di un culto primitivo di fertilità,
sopravvissuto nell'Europa medievale e moderna, fondato sulla
venerazione di due divinità incarnanti lo spirito maschile e
femminile, comunque rigettata dagli storici di professione.
La tesi principale della Murray è, che la stregoneria, o culto di
Diana, che include le concezioni religiose e i riti dei soggetti
conosciuti nel tardo Medioevo come “streghe”, e la
partecipazione al cosiddetto gioco di Diana, quasi certamente
un rito pagano di iniziazione femminile presentano dei tratti in
comune, in particolare: il rito celebrato in onore di una divinità
femminile, l‟assegnazione di particolari saperi durante la
celebrazione da parte della Domina ludi, l'uccisione rituale di
bestie o uomini e la loro resurrezione, infine il volo notturno a
dorso di animali per condursi sul luogo del rito.
Le idee espresse nell‟ opera della Murray hanno finito con
l‟imporsi, per il fatto che in un primo tempo, si addentrano
2
nella genesi della stregoneria, e per aver compreso che, dietro
alle insolite confessioni rese dalle streghe, non vi fossero solo
la paura della tortura e del rogo, o i deliri di qualche donna
disturbata, ma il retaggio di antiche tradizioni cultuali e di
esperienze religiose, senza altro distorte dalla religione
ufficiale
1
.
In un secondo tempo risolvono una carenza storiografica
sintomatica in quanto mancava e manca ancor oggi, nota Carlo
Ginzburg, un‟altra interpretazione complessiva della
stregoneria popolare.
Esemplare lo studio di Carlo Ginzburg sui benandanti friulani,
che ha portato nuova luce sulla teoria inaugurata dalla Murray
Nel XVI e XVII secolo venivano chiamati in Friuli, col nome
di "benandanti", i portatori di un antico culto agrario, i quali
avevano eletto a scopo della loro confraternita la difesa dei
raccolti e la salvaguardia della fertilità dall'opera contraria
degli stregoni.
Sotto l'incessante pressione inquisitoriale, essi furono obbligati
a trasformarsi nei loro antichi rivali e nemici e accusarsi di
essere stregoni. Sarebbe così possibile rinvenire la radice del
passaggio dalla religione dell'Europa centrale della fertilità,
alla sua trasformazione nella ribellione contro l'imposizione
intransigente di una Chiesa che imponeva che s'accettasse oltre
al mito cristiano anche la sua teologia e la sua etica
2
.
Alfonso Maria di Nola, esimio studioso della storia delle
religioni, nota persino che alcune comunità e ceti,
manifestando la loro grande autonomia si affidarono ad una
1
Margareth Alice Murray, il Dio delle streghe, trad. di Massimo Ferretti, Roma, ed.
Ubaldini, 1972, pp. 9, 10, 21.
2
Carlo Ginzburg, I Benandanti, Torino, ed. Einaudi, 1966, pp. II a XII.
3
“religione” autonoma, la stregoneria, che era “altro” dalla
religione ufficiale, e che andava ad innestarsi sui residui di
culti popolari “non integrati” appartenenti a patrimoni mitico-
ideologici di epoche antiche
3
.
Ed ancora Giuseppe Bonomo nel suo "Caccia alle Streghe",
opera fondamentale degli studi storiografici sulla Stregoneria,
ha analizzato similitudini e differenze fra i due stadi iniziale e
finale (mitologico e clericale), che portarono al formarsi un
quadro degenerativo della Stregoneria, almeno del suo mito,
sia in Italia che in Europa
4
.
Di conseguenza per il Battisti, la stregoneria si appropriò del
macabro e dell‟osceno, del brutto e del fantastico riunendo
attorno a sé quasi tutte le cerimonie stagionali, quelle agricole
e quelle relative alla fecondità e i rituali apotropaici del
folklore. Le pratiche magiche e stregoniche si espandettero a
macchia d‟olio, e si presentarono come uno spavaldo atto di
ribellione, delle comunità rurali e dei ceti popolari alla Chiesa.
Essa aveva vinto la battaglia e il popolo vedeva svilite le sue
tradizioni e le sue cerimonie, di cui potè portare con sé solo
nostalgia e ricordi
5
.
In effetti come osserva lo storico Franco Cardini, l‟ affermarsi
di un economia oligarchica e il nascere di un embrionale
economia capitalistica provocarono nell‟ Europa
bassomedievale una frattura, una profonda lacerazione tra
3
A. M. di Nola, Il Diavolo, Le forme, la storia, le vicende di Satana e la sua universale
e malefica presenza presso tutti i popoli, dall'antichità ai nostri giorni. Roma, Newton
Compton, 1989, p. 231
4
Giuseppe Bonomo, Caccia alle streghe. La credenza nelle streghe dal secolo XIII al
XIX, Palermo, Ed. Palumbo, 1959, pp. 1, 2.
5
G. e E. Battisti, La Civiltà delle streghe, Milano, ed. Feltrinelli, 1964 , pp. 11, 12.
4
campagna e città, ossia tra cultura d‟elitè e cultura popolare ed
una forte modificazione dell‟arcaico pensiero magico.
A tale “spaccatura” andò unendosi la “caccia alle streghe” e
alle superstizioni portate avanti dall‟ inquisizione
6
.
In quell‟epoca dice Seligmann, i contadini conducevano una
vita povera fatta di stenti. La precarietà della loro esistenza,
unitamente all‟ignoranza, l‟indusse alla superstizione e a
credere e a venerare le antiche divinità e le potenze occulte, in
particolare il diavolo
7
.
Ed è così che, stando al Battisti, nei secoli dal „400 al „700
disseminati dai roghi, nota il Battisti, si discute ampiamente di
streghe e di caccia alle streghe, nel tentativo di spigare il
motivo della propensione per il demoniaco e per il profano.
E lo scontro tra streghe e teologi è il primo dei grandi scontri
che avviene, nell‟Europa occidentale moderna, tra cultura
egemone e cultura subalterna, in particolare tra mondo
agricolo e cittadino
8
.
Da questo momento nelle credenze popolari, rileva il Bonomo,
si parla di una schiera di donne che si riunivano per praticare
la "Magia", condotta da una figura femminile detta "Diana",
"Erodiade", "Ecate"o "Signora del Gioco"
9
.
Oppure ecco la Signora del gioco, scrive la Muraro, che, prima
di divenire, per mezzo dei “clichés” inquisitoriali, demoniaca
megera, è dea splendida e regale, esperta conoscitrice di
rimedi, benevola dispensatrice di consigli, generosa
6
F. Cardini, Magia, stregoneria, superstizioni nell’occidente medievale, ed. La Nuova
Italia, Firenze, 1979, p. 99, 100
7
K. Seligmann, Lo specchio della magia, trad. Giorgio Iannuzzi, ed G. Casini, Roma
1951, p. 282.
8
G. e E. Battisti, La Civiltà delle streghe, cit; p. 10.
9
Giuseppe Bonomo, Caccia alle streghe, op. cit; pp. 1, 2.
5
distributrice di aiuti, una grande Dea Madre assisa in trono,
capace, con la sua verga magica, d'operare i miracoli d'una
Era, d'una Cibele o di una Demetra, della qual ultima talora
conserva la testa equina e Demonio le Isidi, le Cibeli, le Diane,
le Holde, le Frike; e Demonio tutto il Piccolo popolo, elfi, fate,
folletti, gnomi.
“Unguento unguento, mandami alla noce di Benevento supra
acqua e supra vento et supre ad omne maltempo.....”
10
.
Ed in effetti ci dice il Galasso che nel luogo eletto a celebrare
il sabba è attestata la presenza Iside e del suo mito che ancora
non cessa di affascinare. E‟ la storia di Osiride, della sua morte
e resurrezione, altresì la storia di un amore che va al di là della
morte, perché non si può parlare di Osiride senza la sua amata,
sposa che divenne poi, madre e maga .
Iside anch'essa appare dea della vegetazione e quindi della
rigenerazione completa, ed insieme ad Osiride e Horus come
la Triade divina, una sorta di Sacra Famiglia, forse già
paradigma per religioni successive.
Inutile ricordare come Iside divenga, soprattutto nel I secolo
d.C., la Dea-Madre più onorata in tutto il bacino mediterraneo
e come il suo culto si affermi con forza nella stessa Roma.
È noto che Iside, quale “Regina caeli”e quale Dea-Madre, ha
passato molti dei suoi attributi alla Vergine Maria
11
.
10
Luisa Muraro, La signora del gioco, episodi della caccia alle streghe, Milano, ed.
Feltrinelli, 1976, pp. 178, 179.
11
E. Galasso, Iside, Madonna e Strega a Benevento, in Iside Il Mito Il Mistero La
Magia, a cura di E. A. Arslan con F. Tiradritti, M. Abbiati, A. Magni, Milano, ed.
Electa, 1997, p. 592.
6
Del resto, come osserva il Di Nola, si può dire che nella storia
antica la Madonna sia stata protagonista delle apparizioni e
delle visioni di singole persone o intere folle, fortemente
suggestionabili.
Spesso destinatari di queste visioni, sono stati bambini di
famiglie povere e contadine, che entravano quasi in estasi o
trance.
E‟ soprattutto nelle epoche più recenti, che alla figura delle
divinità classiche, particolarmente venerate ed oggetto delle
antiche apparizioni, si è sostituita la Madonna, la cui
devozione è cresciuta ampiamente.
Queste manifestazioni della Vergine si sono incrementate in
ogni paese e villaggio nel corso del 1900.
Per lo studioso la Chiesa in questo caso, ha mantenuto una
posizione ambigua, perché da un lato poneva un freno e
pronunciava condanne, dall‟altro riconosceva alcune
apparizioni della Madonna e ha favorito il flusso imponente
dei pellegrini a Fatima, Lourdes, Medjugorje ed alla Salette.
Fenomeni questi, che hanno accentuato la morbosità del culto
mariano, frequentemente dovuto all‟interesse meramente
economico delle varie congregazioni cattoliche, motivo della
frattura tra la Chiesa cattolica e le altre chiese cristiane.
Quest‟ultime dichiarano superstizione questo tipo di credenze,
disseminate nella Chiesa e nei culti locali di quasi tutti i paesi
cattolici.
Fino all‟VIII secolo il culto per Maria non fu molto presente
nella Chiesa cristiana, fino ad allora aderente ad una visione
7
maschilista e patriarcale-pastorale, ma anche se in origine fu
modesto, tale culto è poi divenuto prorompente.
Di Nola cita a tal proposito, la Madonna di Pompei, per
l‟importanza che rivestiva per fedeli e pellegrini, dove
“l‟anima della Madonna è l‟affidamento al piano di una
inesausta carità moderna, e tutto si risolve in un grido di attesa
filiale, di un parlare a tu per tu che fanno i miei contadini
ignari di teologia”
12
.
12
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8
I capitolo
La formazione e l’evolversi della stregoneria nella
cultura occidentale.
1)1. Il fenomeno stregonico in rapporto al mondo magico e
quello religioso.
Alfonso Maria Di Nola nei suoi studi sulla stregoneria scrive
che nella storia delle religioni e in quella delle tradizioni
popolari, la stregoneria si presenta come contesto di alcuni
schemi mitologici e di comportamento che non si integrano nel
mondo religioso e che si distingue nettamente da quello
magico.
Per quanto concerne il rapporto con la religione afferma che il
fenomeno stregonico si oppone alle strutture religiose,
negandole. In tal senso quindi la stregoneria è definibile come
un fenomeno culturalmente isolato, areligioso e
congiuntamente eversivo delle strutture religiose del gruppo
dominante in cui emerge.
Per quanto invece attiene al rapporto con il mondo magico,
occorre precisare che in generale il termine stregoneria non va
assolutamente confuso con quello di magia, poiché i significati
e le funzioni degli schemi mitologici e dei comportamenti
propri del fenomeno stregonico si distinguono nettamente da
quelli qualificanti il mondo magico
1
. Dal punto di vista
antropologico, prosegue l‟antropologo, la stregoneria si
presenta all‟interno di ogni cultura come uno statuto mitico-
rituale nel quale alcuni gruppi e aree emarginate si
1
A. M. di Nola, Enciclopedia delle religioni, cit., p. 1413, 1416.
9
manifestano in modo aggressivo a causa del mancato
inserimento o addirittura del rifiuto del modello sociale
impostato dalla cultura egemone
2
.
Intesa come una “dimensione” che si sviluppa parallelamente a
quella religiosa e in maniera distinta dall‟atteggiamento
religioso di dipendenza e di devozione, la magia può essere
definita come un insieme di meccanismi automaticamente
efficaci e di azioni rituali potenti
3
.
Secondo alcune interpretazioni sussisterebbe, infatti, una
differenza di fondo tra religione e magia : mentre nella prima è
presente la fede, in un mondo che appartiene alla sfera divina e
trascende la “natura”, nella seconda è invece unicamente
visibile il desiderio di dominio dell‟uomo, che appare senza
aspirazioni morali e svincolato dal bisogno del divino
4
.
Secondo Schmitt la magia, come la stregoneria, può innestarsi
in una dimensione eversiva rispetto all‟ufficialità conforme
alle leggi della Chiesa, diventando così imitazione offensiva
della liturgia cristiana
5
.
A differenza però del fenomeno stregonico, la magia si può
formare all‟interno di una religione storica, caratterizzandola.
E per la Murray, è in questa circostanza, che molto frequenti
sono i casi di commistione tra magia e religione, e prosegue
affermando che fino a oggi non è stata ancora elaborata alcuna
teoria che determini dove finisca la magia e dove inizi la
2
A. M. di Nola, Il Diavolo, cit., pp. 231
3
Ibidem, p. 235.
4
A. M. di Nola, Lo specchio e l’olio, Le superstizioni degli italiani, Bari, ed. Laterza,
1994 p. 50
5
J.-C. Schmitt, Medioevo superstizioso, Roma, ed. Laterza, 1992, pp. 150, 151.
10
religione
6
. Basti a tal riguardo pensare alla celebrazione di una
particolare cerimonia sacrilega, citata dal Cardini.
La “Messa di Saint-Secaire”, tenuta in Guascogna, durante la
quale il fedele formula le sue richieste al dio, credendo che
questi non possa resistere al potere carismatico e all‟innata
capacità di persuasione del sacerdote
7
.
Al di là comunque di questi fenomeni di “magico cristiano”,
per Franco Cardini si può affermare che è possibile rinvenire il
fenomeno della magia, con il suo complesso di riti e di
atteggiamenti che la qualificano, in tutte le civiltà e in tutte le
epoche storiche secondo caratteri molto simili e omogenei
8
.
Innanzitutto, precisa il Bolzoni, nei vari periodi storici e nei
diversi luoghi del mondo, l‟uomo si accosta al mondo magico
sempre in modo sprovveduto e innocente
9
, dando vita secondo
Di Nola, a comportamenti magici, quali formule, rituali e
incantesimi, attraverso cui si crede di poter modificare il
mondo circostante, appagando così la propria sete di dominio
sulla natura, che si presenta svincolata da aspirazioni morali e
dal bisogno del divino
10
.
Tutti i popoli, in ogni tempo, hanno avuto i loro “fattucchieri”
: in Persia erano denominati Magi, in Egitto Sacerdoti, presso
gli Assiri Profeti, presso i Greci Indovini, presso i Romani
Auguri e in Gallia Druidi
11
.
6
M. A. Murray, il Dio delle streghe, trad. di Massimo Ferretti, Roma, ed. Ubaldini,
1972, p..115
7
F. Cardini, Magia, stregoneria, superstizioni nell’occidente medievale, cit., p. 99
8
Ibidem, pp.1-2
9
F. Bolzoni, Le streghe in Italia, Bologna, ed. Universale Cappelli,1963, p.16.
10
A. M.di Nola, Lo specchio e l’olio, cit., p. 50.
11
G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai
giorni nostri, voll. 103, Venezia, ed. Tipografia Emiliana, 1840-1861, vol. 70esimo,
p.185.