9
è destinato a crescere nei prossimi anni in relazione soprattutto all’entrata commerciale di nuovi gestori
per telefonia mobile ed allo sviluppo di nuove tecnologie;
•
•
•
studi epidemiologici, ancora incompleti, che non consentono oggi di avere certezze circa i possibili
effetti dei campi elettromagnetici sugli organismi viventi;
•
•
•
una comunicazione/informazione insufficiente.
Lo scopo di questa Tesi è stato di studiare ed indagare le varie sorgenti che producono radiazioni
elettromagnetiche non ionizzanti nel territorio di Reggio Emilia.
Il lavoro è stato suddiviso in tre parti fondamentali:
•
•
•
la prima a carattere generale illustra i possibili effetti a livello sanitario, lo stato attuale delle conoscenze
scientifiche e la situazione delle normative adottate a livello nazionale ed internazionale; viene inoltre
descritta la strumentazione utilizzata per le misure effettuate sul campo.
•
•
•
La seconda parte è dedicata all’analisi della radiazione elettromagnetica ad alta frequenza emessa da
impianti per telefonia mobile e radio-televisivi. Viene esposto un modello previsionale in uso presso la
sezione provinciale dell’Agenzia Regionale Prevenzione Ambiente (ARPA), di Reggio Emilia, e
illustrato l’applicazione di tale modello ad un caso reale. Inoltre viene descritta una campagna di misure
effettuata presso una scuola materna.
•
•
•
La terza parte analizza i campi elettromagnetici a bassa frequenza generati da linee elettriche a bassa
tensione; anche in questo caso è mostrato un modello previsionale sempre in uso presso l’ARPA di
Reggio Emilia che ci consente di valutare preventivamente i campi utilizzando i parametri caratteristici
della linea. Inoltre viene illustrato il progetto in atto, in collaborazione tra Provincia di Reggio Emilia e
ARPA, che prevede il monitoraggio di scuole ed asili impattati da linee elettriche oltre, ad interventi di
mitigazione e bonifica nel caso di superamento dei limiti di legge.
10
PARTE PRIMA
NOZIONI GENERALI
11
CAPITOLO 1
ELEMENTI DI FISICA E TEORIA DEI CAMPI
ELETTROMAGNETICI
1.1. IL CAMPO ELETTRICO
Il campo elettrico è definito come una regione di spazio estesa intorno ad un oggetto dotato di carica elettrica
(detto sorgente del campo), nella quale si manifestano forze su altri oggetti dotati di carica elettrica. Il campo
elettrico è descritto mediante un vettore E
r
(detto vettore campo elettrico, o semplicemente campo elettrico)
che, in ogni punto della regione di spazio, indica la direzione, l’intensità ed il verso della forza che agisce su
una carica puntiforme unitaria positiva che viene posta in quel punto; l’intensità del campo elettrico si misura
in volt al metro (V/m).
Le principali relazioni che legano tra loro campo elettrico e carica elettrica sono la nota legge di Coulomb,
che determina il vettore campo elettrico ad una distanza r
r
da una carica puntiforme Q:
(generalizzabile per distribuzioni continue di carica,
volumetriche, superficiali o lineari) ed il Teorema di Gauss:
dove la densità di carica ρ è distribuita nel volume V racchiuso dalla superficie Σ .
In queste due relazioni, ε rappresenta la costante dielettrica assoluta del mezzo che riempie lo spazio.
Esercitando una forza sulle cariche, il campo elettrico è in grado di provocare correnti elettriche nei materiali
conduttori, cioè dotati di una conducibilità elettrica σ non nulla; matematicamente questa proprietà è
espressa dalla legge di Ohm:
dove J
r
è la densità di corrente elettrica.
La mutua relazione tra campo elettrico, carica elettrica e corrente elettrica è completata dalla legge di
conservazione della carica:
3
r
r
4
Q
E
r
r
⋅⋅⋅
πε
=
∫ ∫
Σ
ρ=Σ⋅⋅⋅ε
V
dVd)nE(
r
r
EJ
rr
σ=
∫∫
ρ−=Σ⋅⋅⋅
Σ V
dV
dt
d
d)nJ(
r
r
12
anche qui, la densità di carica ρ è distribuita nel volume V racchiuso dalla superficie Σ .
1.2. IL CAMPO MAGNETICO
In condizioni statiche, un campo magnetico è una regione di spazio estesa intorno ad un oggetto percorso da
corrente elettrica (detto sorgente del campo), nella quale si manifestano forze su altri oggetti percorsi da
corrente elettrica. Il vettore campo magnetico si indica con H
r
e viene misurato in ampère/metro (simbolo
A/m); esso, può anche essere descritto mediante un vettore B
r
(detto densità di flusso magnetico, o
induzione magnetica), legato al vettore campo magnetico dalla relazione HB
rr
µ=
, la cui intensità si misura
in tesla (T).
La principale relazione che lega tra loro induzione magnetica e corrente elettrica è la legge di Biot-Savart in
forma differenziale, nota anche come prima formula di Laplace, che esprime il campo magnetico generato
alla distanza r
r
da un conduttore elementare lineare di lunghezza ld
r
percorso dalla corrente I:
dove µ
o
è la permeabilità magnetica assoluta dello spazio libero.
Come vedremo a proposito del campo elettromagnetico, un campo magnetico può essere generato anche da
campo elettrico variabile nel tempo.
Una delle caratteristiche più importanti del campo magnetico variabile nel tempo, per ciò che riguarda la
strumentazione di misura e l’interazione con organismi biologici, consiste nella capacità di provocare
correnti elettriche all’interno di oggetti conduttori dove, in assenza di campo, esse non erano presenti; questa
proprietà è descritta matematicamente dalla legge dell’induzione di Faraday:
dove la linea chiusa Γ delimita la superficie Σ ; la densità di
corrente può essere calcolata a partire dal campo elettrico mediante la legge di Ohm.
3
o
r
rld
4
I
Bd
r
r
r
×
⋅⋅⋅
π
µ
=
∫∫
ΣΓ
Σ⋅⋅⋅−=⋅⋅⋅ d)nB(
dt
d
ldE
r
rrr
13
1.3. IL CAMPO ELETTROMAGNETICO
Un campo magnetico variabile, a frequenza f, produce nelle adiacenze un campo elettrico variabile,
anch’esso a frequenza f, il quale dà ancora luogo in prossimità un campo magnetico variabile.....e così via.
Campi elettrici o magnetici rapidamente variabili non rimangono quindi tra loro separati: l’uno dà origine
all’altro e ambedue coesistono in un’entità indiscindibile che prende il nome di campo elettromagnetico
(campo e.m).
Il campo e.m. non rimane immobile in una regione di spazio, ma come risultato di processi di mutua
generazione, visti in precedenza, esso si propaga, cioè si allontana dalla sua sorgente, con velocità
elevatissima ma non infinita. L’apparizione, dunque, del campo e.m. a distanza dalla sorgente non è
istantanea, ma si manifesta dopo un tempo uguale alla distanza divisa per la velocità di propagazione v; il
valore numerico di questa velocità è legato alla costante dielettrica ε
r
e alla permeabilità magnetica µ
r
del
mezzo, in cui l’onda e.m. si sta propagando, secondo l’espressione:
2
1
)(
1
v
εµ
=
Nel caso che la propagazione avvenga nel vuoto a ε
r
e µ
r
vanno sostituiti ε
o
e µ
o
; la velocità che si ottiene è
indicata comunemente col simbolo c e vale:
nota come velocità della luce nel vuoto. Il rapporto c/v fra la velocità della luce nel vuoto e quella in un
mezzo materiale è detto indice di rifrazione (del mezzo) ed è indicato col simbolo n (in generale sempre >1),
dove:
Se consideriamo un’antenna lineare nella quale un generatore fa scorrere una corrente elettrica, variabile
sinusoidalmente con frequenza f, essa dà luogo ad un campo magnetico e quindi ad un campo elettrico
(ambedue variabili con frequenza f) che si propagano nello spazio circostante assumendo la configurazione
rappresentata schematicamente in figura 1:
( )
sec/m10998.2
1
c
8
2
1
00
×=
µε
=
( )
2
1
rr
n µε=
14
Figura 1- configurazione della propagazione dei campi E
r
e H
r
nello spazio
Il campo magnetico si irradia secondo linee concentriche (qui ne sono schematizzate alcune sul piano
equatoriale), mentre il campo elettrico si avvolge su di esse in spire chiuse. Le oscillazioni della corrente si
traducono in alternanze di campo, e si succedono nello spazio ad intervalli regolari, uguali ciascuno alla
distanza λ percorsa dalla perturbazione elettromagnetica in un periodo di oscillazione T: cioè λ = c T,
oppure, ricordando che T = 1/f: λ f = c
questa espressione mostra il legame fra lunghezza d’onda e frequenza nel caso delle onde del campo e.m.
nello spazio vuoto.
15
1.4. TIPI DI CAMPO E.M. E SPETTRO DELLE ONDE
Pur avendo tutti la stessa origine comune, esistono diversi tipi di campi elettromagnetici; l’elemento
distintivo è la frequenza f con cui essi variano nel tempo.
Se i campi elettrici e magnetici, non variano nel tempo si definiscono campi statici.
Un tipico esempio di campo magnetico statico è il campo magnetico terrestre (Figura 2) prodotto dalle
intense correnti elettriche che fluiscono all’interno della terra negli strati più profondi, esso vale
approssimativamente 50 µ T.
Al crescere della frequenza incontriamo tutta una serie di principali sorgenti di campi elettromagnetici con
varie applicazioni ed usi (figura 3).
Pur trattandosi sempre di campi elettromagnetici, è bene tenere presente, che le modalità di interazione con i
sistemi biologici variano in modo consistente secondo la frequenza, perciò, ad esempio, non ha senso
accomunare, per quanto riguarda i potenziali effetti sulla salute, i campi prodotti dalle linee elettriche (f = 50
Hz) con quelli generati dai cosiddetti telefonini (f = 900 MHz).
Figura 2 – La Terra è immersa in un
campo magnetico statico che vale
approssimativamente 50 µT
16
DEFINIZIONE SIGLA FREQUENZA f
LUNGHEZZA D’ONDA
λ
FREQUENZE
BASSISSIME
VLF
(very low frequency)
3 ÷ 30 kHz
100 ÷ 10 Km
FREQUENZE BASSE
(ONDE LUNGHE)
LF
(low frequency )
30 ÷ 300 kHz
10 ÷ 1 Km
MEDIE FREQUENZE
(ONDE MEDIE)
MF
(medium frequency )
300 kHz ÷ 3 MHz
1 Km ÷ 100 m
ALTE FREQUENZE
(ONDE CORTE)
HF
(high frequency )
3 ÷ 30 MHz
100 ÷ 10 m
FREQUENZE ALTISSIME
(ONDE METRICHE)
VHF
(very high frequency)
30 ÷ 300 MHz
10 ÷ 1 m
ONDE DECIMETRICHE
UHF
(ultra high frequency)
300MHz ÷ 3GHz
1 m ÷ 10 cm
ONDE CENTIMETRICHE
SHF
(super high frequency)
3 ÷ 30 GHz
10 ÷ 1 cm
ONDE MILLIMETRICHE
EHF
(extremely high freq. )
30 ÷ 300 GHz
1 cm ÷ 1 mm
Tabella 1: nomenclatura delle onde elettromagnetiche
Figura 3 – Spettro delle onde elettromagnetiche e principali applicazioni con simboli di pericolo
| | | | | | | | | | | | | | | | |
10
5
10
4
10
3
10
2
10
1
10 10
-1
10
-2
10
-3
10
-4
10
-5
10
-6
10
-7
10
-8
10
-9
10
-10
10
-11
Onde radio microonde infrarosso
↓
ultravioletto Raggi X e γ
visibile
Lunghezza d’onda λ (m)
visibile
Figura 3 – Spettro delle onde elettromagnetiche e principali applicazioni con simboli di pericolo
17
1.4.1
CAMPO VICINO E CAMPO LONTANO
Prima di descrivere le proprietà più importanti dei campi EM, illustriamo la distinzione fra zona di campo
lontano e zona di campo vicino che sarà utile per comprendere le modalità per il rilevamento dati e per il
posizionamento degli strumenti di misura.
L’estensione di queste zone dipende dalle dimensioni della sorgente, d e dalla lunghezza d’onda λ della
radiazione elettromagnetica emessa.
Consideriamo ora la distanza r definita come la maggiore tra le due quantità:
1 ) r
R
= λ
2 ) r
F
= d
2
/λ
Tale distanza r ci permette definire le due zone in cui viene diviso il campo di rilevazione; infatti, per
distanze maggiori di r
siamo in zona di campo lontano, mentre le distanze minori di r
definiscono la zona di
campo vicino.
1 ) Per distanze maggiori di r
R
i campi sono essenzialmente:
• campi di radiazione; ad essi corrisponde un’energia e.m. che lascia definitivamente la sorgente,
allontanandosi a velocità c, tramite i meccanismi di generazione mutua tra campo elettrico e
magnetico, descritti in precedenza.
2) Per distanze inferiori a r
R,
avvicinandosi sempre più alla sorgente, le proprietà dei campi passano da
radiative a reattive, fino ad arrivare ad una distanza di circa λ /10, dove diventa predominante il
• campo reattivo; qui, il campo elettrico ed il campo magnetico sono del tutto indipendenti uno
dall’altro, essendo legati e determinati dalle rispettive “sorgenti fisiche” (cariche per il campo
elettrico, correnti per il campo magnetico); in questa regione i campi variabili nel tempo, si
comportano come nel caso statico e per questo sono definiti anche quasi-statici.
3) La quantità r
F
, funzione dalla dimensione d della sorgente, indica la distanza oltre la quale il radiatore
può essere considerato puntiforme, oppure no, e ciò è importante per rilevare il verificarsi di eventuali
fenomeni d’interferenza.
A seconda del rapporto fra la dimensione d e la lunghezza d’onda λ i radiatori sono classificati come:
radiatori corti ( d << λ ) e radiatori estesi ( d ≈ λ ).
18
1.4.1.1. RADIATORI CORTI
Si ha r
F
= d
2
/λ << λ ; e r
R
= λ ; delle due la quantità maggiore è r
R
, quindi r = r
R
= λ , è la distanza alla
quale si ha la transizione fra campo vicino e campo lontano.
Un tipico esempio di radiatore corto è un’antenna per stazione radio per onde medie (MF), alta 30 m, che
lavora alla frequenza f = 600 kHz (λ ≅ 500 m); si ha d/λ = 30/500 = 0.06 (l’antenna è corta) e r
F
=(900/500)
= 1.8 m (<< rispetto a λ = 500 m ), allora la transizione campo vicino – campo lontano si ha per r = r
R
= 500
m, mentre i campi sono reattivi fino a circa λ / 10 = 50 m dall’antenna.
CAMPO REATTIVO CAMPO RADIATO
r < λ / 10
CAMPO VICINO CAMPO LONTANO
d
( 50 m ) r
R
= λ (500 m) r
caratteristiche : d = 30 m , f = 600 kHz ,
1.4.1.2. RADIATORI ESTESI
Vale la relazione (d >>λ ); la maggiore tra le due quantità è questa volta r
F
= d
2
/ λ , che è molto maggiore
rispetto a r
R
= λ , perciò la transizione fra i due campi avviene alla distanza r = r
F
=d
2
/ λ . Ad esempio, per
un’antenna parabolica di diametro d = 2 m, che funzioni alla f = 3 GHz (λ = 10 cm), la separazione fra
campo vicino e campo lontano avviene alla distanza di 40m (4/0.10 = 40 m), e i campi reattivi sono confinati
ad alcuni centimetri dall’antenna.
Per antenne estese (d ≈ λ oppure d >> λ ), la situazione si può schematizzare nel seguente modo:
CAMPO VICINO CAMPO LONTANO
r
r
R =
λ
r
L =
r
F
= d
2
/ λ ( 40 m )
r < λ /1
CAMPO RADIATO
CAMPO REATTIVO
caratteristiche : d = 2 m, f = 3 GHz,
antenna
19
N.B. Come si può notare in questo secondo caso la zona di campo reattivo è molto più stretta rispetto a
prima (alcuni cm. invece di 50 m ), e la separazione tra campo vicino e lontano avviene alla distanza di circa
40 m, rispetto ai 500 m del caso precedente.
La cosa importante da valutare per stabilire il tipo di campo in cui si è immersi è la dimensione
dell’elemento radiativo d in funzione della lunghezza d’onda λ della radiazione emessa.
1.5. PROPRIETÀ DEL CAMPO ELETTROMAGNETICO
La distinzione tra campo vicino e lontano serve per studiare le caratteristiche e valutare gli effetti del campo
EM in posizioni diverse dello spazio; vedremo che il campo EM si comporta in modo differente a seconda
che ci si trovi in una zona di campo vicino o lontano.
1.5.1. CAMPO LONTANO
La struttura dei campi risente del fenomeno della radiazione, che consiste nella mutua generazione tra campo
elettrico e campo magnetico variabili nel tempo, in base alle ben note equazioni di Maxwell:
t
B
E
∂
∂
−=×∇
r
rr
)(
t
E
B
1
o
∂
ε∂
=
µ
×∇
r
rr
Grazie a questa mutua generazione, i campi si propagano a distanza indefinita dalla sorgente, assumendo una
struttura detta di tipo radiativo: il campo elettrico ed il campo magnetico sono perpendicolari tra loro ed alla
direzione di propagazione.
Il rapporto fra i moduli E/H dei vettori Campo elettrico e magnetico è una quantità costante, cui si dà il nome
di impedenza d’onda:
H
E
=η
L’impedenza è legata alle caratteristiche elettriche e magnetiche del mezzo in cui si propaga l’onda dalla
relazione:
η = ( µ / ε )
1/2
nel caso di propagazione nello spazio vuoto e in buon’approssimazione anche nell’aria si ha :
η
o
= ( µ
o
/ ε
o
)
1/2
≈ 377 Ω
Con il propagarsi del campo elettrico e del campo magnetico, naturalmente si propaga anche l’energia e.m.
nella direzione di avanzamento dei fronti d’onda.
La potenza per unità di superficie trasportata dall’onda e.m. è detta densità di potenza S
v
ed è legata ai valori
efficaci di E
r
e H
r
secondo la relazione :
20
S = E · H [ W / m
2
]
Poiché tale potenza fluisce parallelamente alla direzione di propagazione, si può definire il vettore (detto di
Poynting ):
HES
rrr
×=
che ha la direzione ed il verso della propagazione dell’onda e.m. e il modulo S uguale alla densità di potenza
definita sopra.
Dato che E ed H sono legati dalla relazione η = E/H, la densità di potenza S si può scrivere in funzione del
solo H o del solo E:
S = η H
2
= E
2
/ η
A distanza dalla sorgente, i campi EM, si distribuiscono su superfici sempre più ampie e, considerando la
conservazione dell’energia, ciò comporta che l’intensità dei campi diminuisca man mano che i campi
elettromagnetici si propagano: la stessa quantità di energia attraversa superfici di area via- via crescente e la
densità di potenza (energia per unità di superficie) deve perciò diminuire. Se facciamo un analisi
quantitativa, vediamo che, al crescere della distanza r, la superficie dei fronti d’onda cresce
proporzionalmente a r
2
e la densità di potenza deve decrescere come 1/r
2
. Poiché sia E
r
sia H
r
sono
proporzionali alla radice quadrata della densità di potenza S, segue che E
r
ed H
r
decrescono come 1/r.
Questa diminuzione dell’intensità dei campi con la distanza è chiamata attenuazione di spazio libero, ed è
differente dall’andamento dei campi statici che decrescono con la distanza molto più velocemente, ossia
come 1/r
2
per campi coulombiani, o come 1/r
3
nel caso di dipolo.
21
1.5.2. CAMPO VICINO
Nella regione di campo vicino, i campi E
r
e H
r
non sono legati da un rapporto costante, né esiste una
maniera semplice per dedurre uno dall’altro, dove sono presenti entrambi è necessario procedere ad una
misura separata dell’intensità e, se necessario, della direzione dell’uno e dell’altro.
Il campo elettrico ha distribuzione spaziale e intensità molto simili a quelle che avrebbe nel caso quasi -
statico, ossia sorgente alimentata da un generatore elettrico con tensione continua. Le linee del campo
elettrico, partono dalle cariche positive e si richiudono sulle cariche negative, il campo ha valori più elevati
in prossimità dei conduttori, su cui si ha maggiore densità di carica. Questo accade in prossimità di spigoli,
punte o zone a piccolo raggio di curvatura o dove conduttori con d.d.p. elevata si avvicinano tra loro.
Il campo magnetico è concentrato essenzialmente in prossimità di conduttori su cui fluiscono correnti intense
ed ha distribuzione simile a quella che avrebbe nel caso quasi – statico; esso decade rapidamente man mano
che ci si allontana dai conduttori.
La zona di campo vicino è di grande importanza per la protezionistica, poiché è qui che si presentano i valori
più elevati del campo elettrico e del campo magnetico; di fatto, specialmente alle frequenze più basse, è in
questa zona che si possono incontrare livelli di campo superiori ai limiti di sicurezza.