V
Introduzione
“Ciascuno ha diritto a un’opinione personale,
ma non a fatti personali”.
Senatore Pat Moynihan
Un’opportunità per tutti
I mercati energetici stanno ancora subendo pesanti riflessi della crisi internazionale
originatasi nel 2008; una crisi che, innescata dal crollo del mercato dei sub prime, ha
permesso di porre in risalto l’elevata esposizione di settori energetici tradizionali a
congiunture di mercato che ad una prima analisi potrebbero apparire prive di
correlazione.
La forte dipendenza da combustibili fossili ha condizionato fortemente la civiltà
moderna; si pensi alle guerre degli anni ’90 e dei giorni nostri, alla crisi climatica e non
da ultimo la crisi economica; se viste da vicino è possibile isolare quale causa
unificatrice la dipendenza dai combustibili fossili al carbonio.
Esistono evidenze empiriche (si veda Fig. 1) che imputano agli idrocarburi un ruolo
primario nel fenomeno del surriscaldamento globale, la cui loro negazione può esser
ricondotta solamente a forti ragioni economiche contrastanti delle lobby del petrolio.
E’ inoltre interessante notare quante analogie esistano tra il settore finanziario e quello
dei combustibili fossili, in entrambi è possibile riscontrare una inefficace
regolamentazione e deboli sistemi di controllo permettendo così il susseguirsi di
quotidiane speculazioni e di operazioni poco trasparenti.
Quanto accaduto tra il 2008 e 2009 può essere un’importante opportunità e stimolo per
un ritorno all’economia reale, per la creazione di una nuova e più efficace
VI
regolamentazione e, in chiave ambientale, per un forte impulso allo sviluppo di energie
alternative.
Fig. 1 – Emissioni di Gas serra per settore (2007)- Italia.
Fonte: Report of the individual review of the annual submission of Italy (2009) – UNFCC
(elaborazione personale)
Basti pensare che ad oggi, nonostante lo sviluppo delle rinnovabili, che, come vedremo
in seguito, è un processo già avviato in gran parte dei paesi EU-15, l’Europa importa
ancora il 98% di idrocarburi per il trasporto da terze economie.
Se non vengono sfruttate le opportunità che la tecnologia è già in grado di fornirci
1
,
questa forte dipendenza energetica da paesi terzi non potrà far altro che peggiorare i
disavanzi commerciali e l’indebitamento pubblico. Si pensi all’Italia, dove l’industria e
la piccola media impresa, importanti settori per l’economia nazionale, sono ancora
ancorati ad una cultura energetica tradizionale. In questi paesi l’investimento in ricerca
e sviluppo rappresenta un obbligo e non una sola un’opportunità se ci si vorrà distaccare
da un legame vincolante e costrittivo verso le nazioni fornitrici di combustibili fossili e,
nel contempo, un obiettivo verso cui tendere per cercare di salvaguardare e proteggere
l’ambiente e il clima.
1
A titolo di esempio, le turbine eoliche, caratterizzate da dimensioni modeste negli anni ’80 (50-300 kW),
raggiungono oggi dimensioni fino a 5 MW.
82,98%
6,57%
0,39%
6,73%
3,34%
Energia
Processi industriali
Solventi e altri prodotti
industriali
Agricoltura
Rifiuti
VII
Se analizzate insieme, quindi, la crisi economica, la crisi climatica e la crisi di sicurezza
mettono in risalto uno scenario che l’umanità dovrà esser in grado di affrontare.
Fig. 2 – Bilancio energetico italiano (importazioni).
Fonte: Bilancio energetico annuale 2008 – Ministero dello Sviluppo Economico
( elaborazione personale)
Questa breve introduzione, densa di significati e origine dei più accesi dibattiti dei
giorni nostri potrà servire come semplice chiave di lettura di un elaborato che affronterà
il mercato delle rinnovabili nella sua accezione economica, intesa come nuova
opportunità di creazione del Valore; Valore inteso come profittabilità di nuove
opportunità. Un settore, quest’ultimo, che vede coinvolti in Europa circa 1,5 milioni di
persone con un valore aggiunto è pari a circa 60 miliardi di € (pari al 0,6% del PIL).
Con valori più che raddoppiati rispetto al 1990, e considerando i dati occupazionali ed
economici riportati precedentemente, possiamo già notare quale trend di crescita si stia
registrando in questo settore, merito anche di una sempre maggiore produttività del
lavoro, cresciuta in un solo decennio del 40%.
2
2
Fonte: Rapporto GSE 2008.
2,64%
6,98%
0,14%
37,01%
48,46%
4,32%
0,32% 0,13%
Carbon fossile Cokerie
Carbone da vapore
Carbone altri usi
Gas naturale
Petrolio greggio
Semi- lavorati
Legna
Biodiesel
VIII
Fig. 3 – Investimenti globali in Energia Rinnovabile (trend 2004-2009).
Fonte: Renewables Global Status Report – REN21 (Renewable Energy Policy Network for 21th Century).
Il merito di questa crescita è dovuto anche alla “corsa all’energia verde” che le
principali multinazionali dell’energia hanno iniziato; a titolo d’esempio, la Cina, a
supporto degli impianti eolici, ha annunciato di voler costruire una “super grid” da 800
kV di potenza installata, che collegherà tutte le regioni del paese alla più sofisticata rete
intelligente di trasmissione e distribuzione dell’elettricità che il mondo abbia mai visto.
Questo a testimonianza di una oramai incessabile corsa alla costruzione di nuovi
impianti, reti e sviluppo di nuove tecnologie (cleantech) che caratterizzerà i prossimi
anni avvenire e che determinerà un nuovo scenario economico globale.
Certo è che questa “green gold rush” sarà tanto maggiore e profittevole quanto minore
sarà la resistenza dei singoli a cooperare in un’ottica non più consumista, ma di
efficienza energetica nel rispetto dell’ambiente e delle generazioni future.
Un’opportunità per tutti appunto, non solo in ottica di creazione di Valore, ma anche per
una maggiore indipendenza dei singoli Stati da lobby del petrolio che hanno
caratterizzato PIL e bilancia commerciale di molti paesi.
0
20
40
60
80
100
120
140
160
2004 2005 2006 2007 2008 2009
Mialiardi di Dollari $
IX
Gli Stati Uniti, fin quando questa dipendenza da idrocarburi fossili non finirà,
continueranno a spendere quasi 500 miliardi di dollari all’anno per il petrolio straniero,
con conseguenze rilevanti sul piano della bilancia dei pagamenti.
L’Italia, sesto principale paese consumatore di greggio al mondo, non vedrà certo le
proprie stime sulla crescita al rialzo se non inizierà ad utilizzare e sfruttare le
potenzialità del proprio territorio. Un territorio, come verrà successivamente
comprovato, caratterizzato da un’elevata radiazione solare e una discreta capacità
eolica.
Questi argomenti, risaputi e spesso oggetto di accesi dibattiti, sono purtroppo ancora
oggi ancorati ad una degenerazione finanziaria che punta solo sull’utile a breve,
lasciando alle generazioni future l’onere gravoso di riassettare un panorama
infrastrutturale energetico ormai alquanto obsoleto; caratteristica, questa, messa ancor
più in risalto qualora si utilizzo come modello di riferimento il panorama infrastrutturale
oltralpe.
Con l’intenzione di fornire una chiave di lettura più dettagliata, il presente elaborato si
distaccherà brevemente dalla tematica delle rinnovabili a favore di una articolata analisi
della Teoria della Creazione del Valore prima, e un approfondimento delle strategie di
diversificazione poi, permettendo al lettore di comprendere come e se le recenti
strategie messe in atto dai principali operatori del settore, strategie di diversificazione e
processi di M&A, siano la necessaria strada da compiere per sfruttare le sinergie
derivanti da un comune know-how e sensibilità in materia di ambiente.
“Nell’ultimo decennio si è infatti consolidata la tendenza delle imprese a riesaminare
criticamente l’orientamento strategico della diversificazione”
3
. Con obiettivo ultimo la
creazione del Valore per gli shareholders occorrerà quindi sempre tener presente che un
approfondimento della materia non potrà esimersi dal non considerare quanto la
diversificazione si presenti come un cammino attraente, ma non sempre di successo: tale
strategia può infatti esaltare il successo di un’impresa o dettarne il fallimento.
3
Fontana F., Strategie di diversificazione e Creazione del Valore, Franco Angeli, Milano, 2009, p. 8.
X
Sarà poi dedicato uno spazio al tema delle rinnovabili, fornendo dapprima un’ampia
panoramica del sistema di incentivazione ad oggi vigente, e, successivamente, verranno
mostrati lo stato dell’arte i e trend evolutivi, e dei singoli settori quali: eolico,
fotovoltaico, termico solare, idrico, geotermico e biomasse.
Infine, una volta forniti gli strumenti idonei per una dettagliata comprensione della
tematica oggetto dell’elaborato, grazie alla gentile disponibilità dello studio di
consulenza I.G.Partners e della società ICQ Holding S.p.A., verrà svolta un’analisi
empirica circa la valutazione di un impianto eolico. Questo permetterà al lettore di
comprendere quali siano le variabili critiche di questa tipologia di impianti e, ai fini
della ricerca condotta, se e in che misura la diversificazione crei valore nel settore delle
rinnovabili.
I risultati cui si giungerà al termine di questa relazione evidenziano come la
diversificazione, in questo settore, non rappresenti la regola bensì una via da perseguire
qualora si voglia sfruttare al meglio le sinergie che tale strategia potrebbe generare.
Sinergie derivanti da capacità relazionali, dalla conoscenza del territorio e della
normativa vigente nonché dalla possibilità di mantenere stabili e durature relazioni con
partners finanziari, che, come si avrà modo di dimostrare nei capitoli seguenti,
rappresentano la chiave per la creazione di Valore.
1
PARTE PRIMA
Nozioni e strumenti teorici
2
Capitolo I. La Teoria di Creazione del Valore
“Creare Valore” significa accrescere le dimensioni del capitale economico, inteso come
crescita di un investimento; ma tale valore generato, per esser percepito dagli
shareholders, deve trasferirsi sui prezzi delle azioni.
Parlando di creazione del Valore non ci si può quindi esimere dalla sua diffusione;
creazione e diffusione si presentano quindi come momenti complementari.
Per essere apprezzato, ancor prima che trasmesso, il Valore passa attraverso due
momenti organizzativi, il controllo, cioè la misura periodica della sua grandezza, e la
gestione, quella fase contraddistinta da un approccio sistemico alla ricerca di nuovo
Valore.
4
Alla fase di controllo saranno dedicati ampi passaggi, in relazione alle diverse
metodologie di misurazione del Valore, mentre riguardo all’aspetto gestionale, lo spirito
che anima la teoria in esame, una sua trattazione potrà esser apprezzata in sede
successiva nella parte riguardante le strategie di diversificazione. La gestione del Valore
attiene infatti a quella parte della dottrina che ricerca, in maniera continua, perfino
ossessiva, tutte le opportunità per accrescere il Valore di impresa.
La creazione e diffusione del Valore sono condivisi da tutti coloro che hanno interesse
alla vita dell’impresa e, conseguentemente, si è portati a pensare che l’impresa operi a
beneficio di molteplici gruppi di interesse. Questo modo di vedere l’impresa come un
insieme di gruppi di interesse, il cui ruolo dell’alta direzione è bilanciare i diversi
interessi, viene denominato stakeholder approach.
I paesi anglosassoni, per tradizione paesi ad elevata capitalizzazione, sono stati i fautori
del capitalismo degli azionisti (shareholder capitalism) a preferenza del capitalismo dei
portatori di interessi (stakeholder capitalism).
4
Guatri L., La teoria della creazione del valore, una via europea, E.G.E.A., Milano, 1991, p. 7.
3
Sia che si parli di un approccio che privilegi gli azionisti, ovvero i portatori di interesse,
l’impresa per poter generare Valore deve saper crescere: “se un’impresa non cresce è
destinata a morire” soleva dire Michael Eisner, Presidente e CEO Walt Disney
Company.
Di seguito si analizzeranno quindi le azioni volte alla creazione del Valore proposte
dalla società di consulenza McKinsey; per poi introdurre, in risposta all’obsolescenza e
crisi dei tradizionali metodi valutativi, una modalità, o meglio un approccio, che si sta
oramai affermando quale best practice evaluation, denominato GIV (Giudizio Integrato
di Valutazione), un approccio sistemico che meglio soddisfa le nuove esigenze espresse
dagli operatori di settore.
1. Le azioni della funzione del Valore
L’obiettivo dell’impresa viene identificato nell’incremento del capitale economico, che
come si vedrà, deriva dalla generazione di flussi di cassa riconducibili alla
combinazione costi, ricavi, investimenti.
Alla luce di quanto affermato, le azioni attue a creare Valore possono esser brevemente
ascrivibili a tre macro aree:
‐ realizzazione di investimenti per la saturazione di nuovi spazi di mercato onde
opporsi alla concorrenza e aumentare così il potere contrattuale nei confronti di
fornitori;
‐ implementare azioni per elevare l’efficienza dei processi produttivi e distributivi,
anche attraverso la focalizzazione del core business, ovvero diversificando;
‐ sviluppare forme relazionali con i clienti, fornitori, partner di produzione, a cui
riconoscere vantaggi conoscitivi e competitivi.
5
5
AA.VV., Economia e management delle imprese, HOEPLI, Milano, 2009, p. 132.
4
Queste azioni si estrinsecano con la crescita dimensionale, ovvero con un
miglioramento interno della gestione. Sarebbe infatti errato considerare lo sviluppo
esclusivamente in termini quantitativo dimensionali, o come semplice variazione del
volume delle attività. Lo sviluppo ha una valenza anche qualitativa; un’evoluzione della
relazione fra impresa e ambiente che non comporta necessariamente l’estensione della
struttura organizzativa.
Nel governo delle imprese odierne viene privilegiata a volte la crescita dimensionale, a
volte quella qualitativo - relazionale. La prima si configura come un obiettivo prioritario
nel caso di aziende tese a migliorare l’efficienza interna, a trovare nuovi sbocchi di
mercato o a sviluppare rapporti diretti con i consumatori finali, incrementando così il
potere contrattuale nei confronti di fornitori e distributori.
Al contrario, al fine del consolidamento del posizionamento strategico e del profilo
delle competenza distintive, le imprese sono talvolta indotte a sacrificare la crescita
dimensionale per lo sviluppo qualitativo.
Ciò si riscontra sovente nelle piccole medie imprese dove flessibilità, differenzazione di
prodotto e personalizzazione dei rapporti diretti con i clienti sono elementi critici da
preservare per difendere quote di mercato da competitors, soprattutto di maggiori
dimensioni.
1.1. L’approccio McKinsey
In letteratura esistono innumerevoli modelli di sviluppo che descrivono le criticità che
le imprese devono saper affrontare in ogni singola fase della loro vita.
Si prenda a titolo d’esempio il classico modello del ciclo di vita di un’impresa/iniziativa
contraddistinto da 4 determinate fasi: introduzione, crescita, maturità, declino.
Partendo da questo considerazione si trovano in letteratura innumerevoli modelli
valutativi a supporto di tutte le singole fasi. La peculiarità di questi modelli è racchiusa
nella capacità di saper catture, per ogni fase in esame, le diverse variabili critiche che
lungo il ciclo di vita di un’impresa assumo rilevanza