VI
Premessa
Il lavoro qui presentato è così articolato.
Un’introduzione espone il contesto in cui è stato concepito e gli obiettivi tecnici ed etici
che ci si è proposti.
Il capitolo uno tratta dei rapporti economici e culturali tra i due paesi interessati da
questo lavoro, l’Italia e la Siria. Si approfondiranno le relazioni economiche, con
l’ausilio dei dati forniti dal Ministero degli Affari Esteri, e quelle culturali, analizzando
gli impegni di cooperazione archeologica e artistica tra i due paesi.
Nel capitolo due si forniscono le descrizioni delle due lingue coinvolte, l’italiano e
l’arabo, e le rispettive situazioni linguistiche dei due paesi. Si esaminerà, inoltre, il ruolo
dell’italiano come lingua apprendibile all’estero.
Il capitolo tre è dedicato all’analisi dei dati estrapolati dai questionari. Tali questionari,
somministrati a studenti e docenti, sono lo strumento di ricerca di questa indagine.
Il capitolo quattro tratta da vicino la didattica e la metodologia utilizzata nei corsi di
lingua italiana istituiti presso l’Istituto di Cultura di Damasco. Si presenterà la storia
dell’IIC di Damasco e si faranno brevi cenni alle certificazioni di italiano come LS.
Nello stesso capitolo verrà presentata l’analisi del questionario consegnato ai docenti e
alla fine del capitolo si propone la lettura diretta delle parole degli studenti protagonisti
dell’indagine.
I questionari, allegati in appendice, sono stati concepiti sul modello di indagini analoghe
per inserire questo lavoro nel solco tracciato dalle ricerche precedenti.
Per l’elaborazione dei dati non ci si è serviti di un elaboratore informatico ma si sono
strutturate griglie esplicative che garantivano la possibilità di rapportare facilmente tra
loro le risposte ai vari item, ad esempio incrociando le variabili “tempo di studio” e
“errori più frequenti”, ottenendo l’individuazione di trend e influenze significative.
La strutturazione dei questionari e l’elaborazione dei dati è stata preceduta da un’attenta
analisi dei rapporti relativi alle indagini precedenti, con cui si sono proposti confronti
storici.
Il materiale consultato per la stesura di questo lavoro comprende letture specialistiche
sulla storia e l’evoluzione delle lingue araba e italiana e la consultazione delle più
aggiornate teorie nel campo della linguistica, sociolinguistica e glottodidattica.
1
Introduzione
L’Italia, sita al centro del Mediterraneo, è sempre stata luogo di scambio e confronto
con le culture arabo-islamiche. Gli eventi storici, conflitti politici e religiosi, la
competizione economica, la reciproca diffidenza e il pregiudizio hanno in parte minato i
rapporti millenari tra il mondo arabo-islamico e quello occidentale.
Inoltre nelle nostre società multi-etniche e multiculturali, caratterizzate da una crescente
presenza di popolazioni immigrate dai paesi arabi, diventa di importanza strategica
imparare a conoscere la cultura e il pensiero di questi popoli. Proprio attraverso la
conoscenza reciproca si possono abbattere pregiudizi e diffidenze fondati sull’ignoranza
e promuovere il rispetto delle diversità culturali e religiose, la convivenza civile e
l’integrazione sociale.
La ricerca e la realizzazione di un nuovo modo di vivere i contatti tra la cultura italiana
e quella araba è l’obiettivo principale che ha ispirato questo lavoro di ricerca; nella
riconsiderazione di tale rapporto, l’insegnamento e l’apprendimento linguistico giocano
un ruolo fondante e insostituibile.
Ogni lingua, nelle sue numerose possibilità di strutturarsi, è veicolo del modo di pensare
e di vivere di un popolo, è lo spirito e l’energia dei suoi parlanti. M. Heidegger diceva
che il linguaggio, più della propria casa e della propria patria, è la dimora dell’essere; il
nostro senso di appartenenza a un mondo piuttosto che ad un altro passa per la lingua
con la quale pensiamo e ci esprimiamo. Parlanti lingue diverse hanno un sistema
diverso di categorizzare il mondo e di attribuirgli un senso, ed è attraverso questi
processi che si configura l’identità dell’individuo. Tale identità, lungi dall’essere un
concetto stabile, ha i confini sfumati e può ristrutturasi all’infinito, essa non può essere
autosufficiente e autoreferenziale, e solo quella che accoglie e riconosce gli elementi
esterni è in grado di svilupparsi.
Imparare e usare un’altra lingua è partecipare a due o più sistemi di organizzazione del
mondo, e tutti i tipi di bilinguismo
1
comportano una ristrutturazione della propria
1
Per il concetto di bilinguismo, cui si fa riferimento, si veda C. Bettoni, Usare un’altra lingua, 2006,
pp.43-56.
2
identità, seppur di diversa intensità. Parlare lingue diverse significa anche intraprendere
un percorso che potrebbe condurre a forme di bi/pluri-culturalismo
2
.
Imparare a descrivere il mondo, usando un’altra lingua e un’altra prospettiva, è il primo
passo verso la trasformazione dei suoi equilibri perché parlare non è mai un’attività
neutrale ma sempre e soprattutto un agire sul mondo.
Un percorso di insegnamento linguistico, che metta l’accento sulla consapevolezza delle
implicazioni identitarie dell’apprendimento di una lingua straniera, potrebbe essere un
modo per ridiscutere gli stereotipi sulla cultura italiana e araba, proponendo un
cammino di reciproca conoscenza che passi per lo studio delle proprie lingue. In ultima
analisi, la comprensione e l’empatia verso le culture altre è il presupposto per sovvertire
gli squilibri sociali e economici del mondo moderno.
La Siria condivide con l’Italia l’appartenenza alla cultura mediterranea e un passato di
frequenti scambi commerciali e culturali. La Repubblica marinara di Venezia
intratteneva fitti contatti mercantili con i sultani di Aleppo, tanto da istituire
un’ambasciata veneziana nella città siriana e una delegazione di interpreti e traduttori al
servizio delle due rappresentanze diplomatiche.
Le relazioni economiche tra i due paesi erano talmente consistenti da stimolare la
nascita di una lingua specifica per l’intercomprensione tra i commercianti, denominata
“lingua franca del Mediterraneo”. Tale lingua era parlata in tutti i porti del Mediterraneo
tra l’undicesimo e il diciannovesimo, e alcuni studiosi ipotizzano la presenza di lingue
franche anche precedentemente. La lingua franca, che aveva diverse varianti diatopiche
e diacroniche, si basava su un lessico prevalentemente derivato dal dialetto veneziano
ma con forti influenze turche e arabe.
Tutt’oggi l’Italia è un partner economico privilegiato della Repubblica Araba Siriana e
anche le relazioni culturali, cementate dalle cooperazioni in campo archeologico e
artistico, hanno avuto lodevoli risultati
3
.
Investire sull’insegnamento della lingua italiana in Siria significa riconoscere l’eredità
storica condivisa tra i due paesi e intensificare i rapporti attuali, nell’ottica di stimolare i
due paesi ad assumere un ruolo pilota nel programma di riavvicinamento della cultura
2
Per il concetto di biculturalismo si veda C. Bettoni, Usare un’altra lingua, 2006, pp.56-70.
3
Per la trattazione dei rapporti economico-culturali tra Siria e Italia si veda il cap. 1 del presente lavoro.
3
araba e europea, che abbia come obiettivo la risoluzione delle controversie
mediorientali.
Recentemente la Siria attraversa un periodo di crescita economica e di apertura politica,
è in questa situazione che lo studio dell’italiano può essere un’alternativa praticabile per
molti giovani siriani in cerca di realizzazione professionale. L’italiano è scarsamente
considerato come lingua utile ai fini lavorativi, ma l’affermarsi sul mercato siriano di
professionalità e imprese italiane potrebbe, nel giro di pochi anni, far crescere
esponenzialmente la richiesta di studiare la nostra lingua.
Per rispondere in modo opportuno a tale plausibile eventualità l’Istituto Italiano di
Cultura, che è l’ente di promozione della cultura e della lingua italiana a Damasco, deve
adeguare le sue attività e la sua politica didattica al nuovo pubblico di studenti.
È per questo motivo che, in questo lavoro di ricerca, si propone un’indagine su chi
studia l’italiano all’IIC e per quale motivo. Si vuole indagare, non solo sui bisogni e
sulle necessità degli studenti, ma anche sull’idea che hanno della lingua e della cultura
italiana, sui rapporti che si auspicano tra il loro paese e il nostro e sui problemi che
hanno incontrato durante il loro percorso di studio.
Insegnare una lingua, come precedentemente accennato, è anche proporre i punti di
vista di una cultura diversa e tale processo può facilmente generare l’instaurazione di
distanza sociale e resistenze al confronto, che, nei casi più gravi, potrebbero bloccare lo
sviluppo dell’interlingua.
L’attuale pressione mediatica sulla contrapposizione tra cultura araba e europea non
facilita il compito dell’insegnante, e oggi, più di prima, è necessario che egli abbia una
profonda sensibilità e consapevolezza del suo ruolo di mediazione.
La trattazione di tematiche politiche e sociali rilevanti può facilmente generare
imbarazzo e degenerare in problemi di comunicazione tra il docente e il gruppo classe.
Tenendo presente che l’insegnamento linguistico è in prima analisi educazione all’altro,
le tematiche sensibili non vanno evitate ma affrontate con rispetto e tolleranza.
Considerando la delicatezza della situazione e del compito didattico, per insegnare
italiano ad arabi siriani non dovrebbe bastare essere madrelingua, ma bisognerebbe
richiedere agli insegnanti una conoscenza profonda e senza stereotipi della cultura araba
siriana, affinché si evitino spiacevoli episodi, che pur sono accaduti. Si riporta, a scopo
esemplificativo, l’esperienza di una ragazza musulmana col velo che, durante
4
un’esercitazione in classe, alla richiesta di descrivere il colore e la lunghezza dei suoi
capelli, ha più volte obiettato di non poter rispondere per motivi religiosi ma che è stata
forzata a rispondere per non prendere un voto basso alla valutazione.
L’indagine proposta nei prossimi capitoli è stata preceduta dalla progettazione di due
tipi di questionari, da proporre agli studenti e agli insegnanti, e da un’osservazione
trimestrale diretta di varie classi dei corsi di lingua italiana istituiti presso l’IIC.
La presenza in classe, a fianco degli studenti, ha permesso di percepire da vicino le
difficoltà di questi allievi che vedono, spesso, nell’apprendimento di una lingua
straniera opportunità e occasione di una formazione professionale in Europa, che possa
dar loro la possibilità di evadere dalle restrizioni sociali del proprio paese.
Questo tipo di ricerca risulta, talvolta, spersonalizzante nei confronti dei soggetti
interessati, per questo motivo, si chiede la capacità di saper leggere al di là dei dati
tecnici e statistici, ricordandosi che i dati riassumibili in un grafico non possono
inglobare la complessità dell’identità di un apprendente alle prese con un processo di
acquisizione linguistica.
5
Capitolo 1
I rapporti economici e culturali tra Italia e Siria
I rapporti tra Italia e Siria, da sempre improntati al dialogo, sono caratterizzati da
intensi legami commerciali e culturali. L’Italia, infatti, è da tempo partner privilegiato
della Siria negli scambi commerciali, rappresentando il primo fornitore europeo e il
maggior importatore.
È dal 1974 che tra i due paesi vigono intese scritte di collaborazione culturale e
commerciale. Le relazioni tra Italia e Siria sono supportate, sotto il profilo normativo,
da alcuni Accordi Bilaterali, tra i quali rivestono particolare importanza l’Accordo in
materia di Protezione e Promozione degli Investimenti che e’ entrato in vigore alla fine
del 2003, l’Accordo di Cooperazione Turistica, firmato nel 2002 ed entrato in vigore
alla fine del 2004.
Nel 2005 è stato varato, dal Governo siriano, il X Piano economico quinquennale di
sviluppo, approvato formalmente dal Consiglio dei Ministri il 13 gennaio 2006. Il
nuovo Piano quinquennale si pone l'obiettivo di allentare la presa dello Stato sulla
maggior parte dei settori economici, espandendo lo spazio della libera iniziativa e
stimolando la crescita della concorrenza attraverso lo sviluppo delle risorse umane e
delle infrastrutture, con il fine di ridurre la povertà e di creare un’economia
liberalizzata, che potrà consentire una crescita economica equa e sostenibile. Il Piano
prevede uno sviluppo del sistema economico basato sulla liberalizzazione,
decentralizzazione, competitività e tecnologia.
1.1 I rapporti commerciali
L'Italia è al primo posto come partner commerciale della Siria, non solo
nell'Unione Europea, ma anche per quanto riguarda il totale delle esportazioni dalla
Siria (le esportazioni verso l’Italia rappresentano il 32% delle transazioni totali).
6
Il nostro paese si attesta, quindi, come il principale importatore ed esportatore,
nonostante le difficoltà insite nella struttura economica siriana, quali il divieto
d’importazione di beni di consumo e le politiche governative restrittive.
Si riportano, a scopo esemplificativo, i dati delle esportazioni e delle importazioni
siriane, estrapolati dal Rapporto ICE-MAE sulla Siria del Ministero degli Affari Esteri,
Istituto Nazionale del Commercio Estero e aggiornati al 2005.
Tab. 1.1 (Fonte: rapporto_ice-mae_siria.pdf, 2005)
Tab. 1.2 (Fonte: rapporto_ice-mae_siria.pdf, 2005)
7
I dati ISTAT relativi ai primi 9 mesi del 2005 mostrano che il volume totale
dell’interscambio italo-siriano è stato di circa 1,2 miliardi di euro, in aumento del 27%
rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
Si riporta, sempre a scopo esemplificativo, la tabella della bilancia commerciale italo-
siriana dall’anno 2002 all’anno 2005, dati estrapolati dal Rapporto ICE-MAE sulla
Siria, del Ministero degli Affari Esteri, Istituto Nazionale del Commercio Estero.
Tab. 1.3 (Fonte: rapporto_ice-mae_siria.pdf, 2005)
«L’export italiano è tuttora contraddistinto da beni intermedi e strumentali, essendo
tutto il comparto dei beni di consumo ancora di vietata importazione ad eccezione dei
prodotti del tessile abbigliamento e della profumeria liberalizzati quest’anno, ma gravati
da alti dazi doganali. Si impongono macchine ed apparecchi meccanici [...] seguiti da
prodotti energetici raffinati, prodotti chimici e fibre sintetiche, prodotti della
metallurgia, prodotti dell'elettrotecnica, strumenti di precisione e autoveicoli e loro
parti»
4
.
L’Italia, dunque, fornisce essenzialmente tecnologia (impianti e macchinari) per vari
settori dell’economia siriana, quali l’industria tessile, l’industria della trasformazione
nel settore agroalimentare, il settore oleario (grazie agli accordi italo-siriani di
collaborazione industriale firmato nel 2004 per la certificazione della produzione
4
Rapporto ICE-MAE riguardante la Siria.
8
dell’olio d’oliva e sua commercializzazione), l’industria marmifera (gli accordi
prevedono, inoltre, la creazione di una cava-scuola per la formazione di tecnici locali e
la diffusione della tecnologia italiana), l’industria turistica e alberghiera che offre
rilevanti spazi d’intervento soprattutto riguardo la creazione di nuove infrastrutture.
I rapporti economico-commerciali tra Italia e Siria prevedono scambi di delegazioni e,
particolarmente, la presenza di delegazioni siriane in Italia contribuisce in modo
notevole alla diffusione della conoscenza del made in Italy e soprattutto ad incentivare
gli scambi commerciali pur in assenza di investimenti e collaborazioni industriali.
1.2 I rapporti culturali
I termini dei rapporti culturali tra l’Italia e La Siria sono sanciti nel Programma
esecutivo dell’accordo culturale fra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo
della Repubblica Araba Siriana per gli anni 2001-2004
5
.
In questo accordo è esplicitato l’impegno di collaborazione tra i due paesi in vari settori
della cultura: l’istruzione scolastica, l’insegnamento della lingua, il riconoscimento dei
titoli di studio, la ricerca universitaria scientifica e tecnologica, lo stanziamento di borse
di studio; la cooperazione archeologica e artistica; gli istituti di cultura e le
istituzioni/associazioni culturali; le biblioteche e gli archivi, l’editoria e la traduzione; lo
sport; gli scambi interculturali giovanili.
Non rientra nei compiti di questo lavoro di ricerca scendere nei particolari di tale
accordo e quindi citeremo solo le aree di cooperazione che sono più esemplificative ai
nostri fini.
5
Il Programma esecutivo dell’accordo culturale fra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo
della Repubblica Araba Siriana per gli anni 2001-2004 è sul sito:
http://www.esteri.it/MAE/doc_politica_estera/Cultura/CooperScientificaTecnologica/Programmi%20esec
utivi/60_4_28_67_81_91_89_122.pdf.
9
1.2.1 L’insegnamento della lingua
Gli articoli 8 - 10 del suddetto accordo riguardano nello specifico il ruolo
dell’insegnamento/apprendimento della lingua nei rapporti di collaborazione tra i due
paesi.
L’articolo 8 recita «Le due Parti favoriranno la diffusione della lingua e della cultura di
ciascuno dei due Paesi attraverso la partecipazione reciproca a corsi e convegni e
tramite lo scambio di libri e di pubblicazioni».
E ancora l’articolo 9 recita « La Parte italiana metterà a disposizione testi di
italianistica, letteratura, storia e geografia per l'insegnamento della lingua italiana e
potrà erogare contributi per corsi di formazione e aggiornamento di docenti di italiano».
L’articolo 10 riguarda i lettorati di lingua italiana presso le università di Damasco e
Aleppo: « Le due Parti prendono atto con soddisfazione che due lettori di italiano
operano presso le Università di Aleppo e di Damasco. [...] Le due Parti auspicano
l'istituzione di una cattedra di Lingua Italiana presso i predetti Atenei. La Parte italiana
auspica l’introduzione dell’insegnamento della lingua italiana nelle scuole secondarie
Siriane».
L’accordo prevede anche l’erogazione di borse di studio per corsi di specializzazione o
post-lauream presso le università italiane. I settori di studio considerati di maggior
interesse sono le scienze economiche; le scienze umanistiche, di restauro e ricostruzione
dei monumenti; arte, musica e cinematografia; lingua e cultura italiana.
1.2.2 La cooperazione archeologica
La Siria è un paese dal ricchissimo e smisurato patrimonio archeologico, la cui
portata reale è tuttora sconosciuta a causa dei molti scavi non ancora avviati e della
presenza di notevole materiale del tutto ignorato.
La situazione è aggravata dalla rapida urbanizzazione di vaste aree del territorio, spesso
pianificata senza alcuna cura per la conservazione dei beni culturali e storici.
10
Le missioni archeologiche italiane svolgono da anni un ruolo pilota nella tutela, nel
restauro e nel rinvenimento dei beni archeologici siriani, e sono impegnate in numerose
aree del paese.
I team di ricerca, patrocinati dalle principali università italiane, attualmente attivi sono
nove:
1. Sito di Ebla, progetto pilota finalizzato allo scavo, restauro e valorizzazione del
sito, a cura dell'Università "La Sapienza" di Roma;
2. Sito di Tell Barri a cura dell'Università di Firenze, Dipartimento di Scienze
dell'Antichità;
3. Area di a cura dell'Università di Bologna, Dipartimento Archeologia;
4. Sito di Tell Afis a cura dell'Università di Pisa, Dipartimento di Scienze Storiche
del Mondo Antico;
5. Sito di Tell Misherfa/ a cura dell'Università di Udine, Dipartimento di
Storia e Tutela dei Beni Culturali;
6. Sito di Tell Shiyukh a cura dell'Università di Palermo, Istituto di
Archeologia;
7. Sito di Tell Beydar a cura dell'università "Ca’ Foscari " di Venezia,
Dipartimento di Antichità e Tradizione Classica, in collaborazione con il Centro
Europeo di Ricerche sull'Alta Mesopotamia (CERAM);
8. Castello di Harim a cura dell'Università "Ca’ Foscari" di Venezia, Dipartimento
di Scienze dell'Antichità e del Vicino Oriente;
9. Ricerca storico-artistica e sulla conservazione nei Musei di Damasco, Aleppo,
al- Numan, Suweida e a cura dell'Università degli Studi "Roma
Tre" e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per il tramite dei propri
uffici.
Parallelamente alle missioni archeologiche, ricercatori e tecnici italiani sono impegnati
nello svolgimento di corsi di formazione nel settore del restauro e del mantenimento dei
beni storici, nonché in corsi di formazione per la gestione delle risorse culturali e
storiche; molti di questi corsi sono organizzati in partnership con la Direzione Generale
delle Antichità e dei Musei (DGAM), ente competente per la tutela del patrimonio
monumentale, archeologico e dei musei.
11
L’ultimo progetto avviato dalla Cooperazione Italiana allo Sviluppo, in collaborazione
con il DGAM, è il piano di rinnovamento e riorganizzazione del Museo Nazionale di
Damasco e della riabilitazione della Cittadella di Damasco, la cui riapertura al pubblico
è un obiettivo strategico della politica culturale siriana.
Il progetto è partito nel febbraio 2007 con durata prevista di due anni; nell’aprile del
corrente anno è stata celebrata la fine dei lavori di ripristino della Cittadella e la
cerimonia è stata presieduta dal Ministro degli Affari Esteri italiano Franco Frattini.
1.3 Le cooperazioni attuali
La Cooperazione Italiana allo Sviluppo cura attualmente vari progetti in Siria: la
già citata riabilitazione del Museo Nazionale e della Cittadella di Damasco; la
razionalizzazione dell’uso delle risorse idriche nella regione di al confine
con la Turchia; un programma di assistenza per il miglioramento della qualità dell’olio
d’oliva. Inoltre l’Ufficio Cooperazione gestisce vari progetti nel settore dalla sanità,
dell’agricoltura e dell’agroindustria
6
.
1.4 Conclusioni
Durante la sua visita a Damasco nell’aprile 2009, in occasione
dell’inaugurazione della Cittadella, il Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini ha
ribadito l’importanza dei rapporti bilaterali tra la Siria e l’Italia; inoltre, ha indicato
come cruciali, per entrambi i paesi, il dialogo politico, la collaborazione culturale e
quella economica.
Nella stessa occasione sono stati firmati i patti riguardanti la cooperazione culturale ed
economica fino al 2010
7
e il Ministro degli Esteri siriano ha sottolineato la funzione
6
Tutte le attività curate dalla Cooperazione Italiana allo Sviluppo in Siria sono ritrovabili sul sito:
http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/iniziative/Paese.asp?id=102.
7
Il testo dell’accordo è sostanzialmente simile al precedente Programma esecutivo dell’accordo culturale
fra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo della Repubblica Araba Siriana per gli anni 2001-
2004 che è consultabile sul sito:
12
centrale che l’Italia può svolgere nella risoluzione delle grandi questioni del Medio
Oriente, in quanto paese che gode di una grande stima politica in tutta l’area
mediterranea per il suo ruolo storico di mediatore tra le parti.
Tuttavia, nonostante le eccellenti relazioni tra la Siria e l’Italia, la lingua italiana non
raggiunge il grado di diffusione delle altre lingue europee insegnate in Siria.
La prima lingua straniera studiata è l’inglese, seguita dal francese, dal tedesco, dal russo
e dallo spagnolo.
Il motivo dell’assenza dell’italiano è la cattiva capacità comunicativa del nostro paese
che non attua strategie di diffusione della cultura italiana al di là delle scarse attività
proposte dall’Istituto Italiano di Cultura di Damasco, il quale, sebbene esista da molti
anni, è ancora poco conosciuto, non solo rispetto ai suoi “grandi” omologhi, come il
Centre Culturel Français o il British Institute, ma anche rispetto al Cervantes spagnolo e
al Centro Culturale Danese.
Infatti, ad esempio, consultando le programmazioni delle maggiori manifestazioni
culturali che si sono svolte a Damasco nello scorso anno, nell’ambito dell’evento
“Damasco Capitale della Cultura Araba”, comparivano pochissime iniziative promosse
dal nostro paese rispetto a quelle numerose e vivaci proposte dalle altre nazioni.
http://www.esteri.it/MAE/doc_politica_estera/Cultura/CooperScientificaTecnologica/Programmi%20esec
utivi/60_4_28_67_81_91_89_122.pdf.