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PRIMO CAPITOLO
“ANTON SEMENOVIC MAKARENKO”
1.1 L’EDUCAZIONE RIVOLUZIONARIA
"La civiltà sovietica come oggi è organizzata è il risultato di
una socializzazione dei mezzi di produzione attuata attraverso
una rivoluzione che ha operato su condizioni storiche
determinate, non su una società capitalistica a uno stato
avanzato di industrializzazione secondo il processo pensato
dall'ideologia della rivoluzione, ma su una società arretrata a
struttura prevalentemente agricola e feudale. Il proletariato
industriale nel 1917 era il 5% della popolazione, contro l'80%
della massa contadina. La rivoluzione è avvenuta secondo la
prospettiva politica di Lenin, cioè sulla base dell'alleanza del
proletariato e gli strati sociali più oppressi e con un
rafforzamento della direzione del partito politico in rapporto
alle organizzazioni di base".
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Una volta saliti al potere i bolscevichi dovettero affrontare
alcuni problemi. La Russia si trovava a dover affrontare
difficoltà economiche, sociali e politiche.
Il periodo post - rivoluzionario è stato dominato dal problema
dello sviluppo delle forze produttive, ossia dalla necessità di
costruire un ambiente politico socialista dell'industrializzazione.
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A. Vegetti, Educazione e filosofie nella storia della società, Zanichelli Editore, Bologna, 1982, p. 838
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Il primo passo della trasformazione sociale è stata la
collettivizzazione rurale e la domanda di manodopera nelle
industria, con conseguente trasformazione del tessuto urbano
con la produzione delle infrastrutture necessarie a partire dalla
scuola. I bolscevichi si imposero il compito di elaborare una
propria politica e di dar vita ad un nuovo sistema scolastico che
avesse come prioritario obiettivo la “divulgazione del sapere” al
popolo come arma nella sua lotta per un destino migliore.
L'eliminazione dell'analfabetismo e la preparazione di materiale
umano qualificato come tecnici, intellettuali e ricercatori
scientifici sono stati gli elementi di base sui quali ripensare e
ricostruire un efficace sistema educativo.
Ancor prima della loro salita al potere i bolscevichi avevano
idee abbastanza chiare sulla riforma delle strutture educative.
Il Commissario del popolo per l‟istruzione A. V. Lunaciarskij
(1857 - 1933), durante i giorni che videro la caduta del regime
zarista, aveva evidenziato le posizioni del partito in merito alla
scuola considerata come mezzo e fine attraverso cui il popolo
sovietico raggiungerà un benessere sociale e un‟elevazione
culturale. Infatti poche settimane dopo dalla ascesa al potere fu
emanata una serie di documenti ufficiali riguardanti la politica
scolastica. Il 24 dicembre 1917 promulgarono il primo decreto
sull'istruzione, in cui si dichiarava:
"Il 25 ottobre 1917 tutti i poteri dello Stato sono stati assunti dal
Governo dei Lavoratori e dei Contadini. Esso ha affidato i
Ministeri ai Commissari del popolo. I Ministeri si chiameranno
d'ora innanzi Commissari del popolo"
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In questo decreto venivano delineati i principi generali della
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J. Bowen, Anton S. Makarenko e lo sperimentalismo sovietico, La Nuova Italia, Firenze, 1973, p. 31
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politica scolastica, ossia un'istruzione generale ed obbligatoria,
un'istruzione ad ogni livello, stanziamenti per la ricerca
scientifica e di laboratorio, intensificazione dell'edilizia
scolastica e dei programmi di preparazione per gli insegnanti.
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L'istruzione assumeva dunque connotati adeguati alla
formazione di una civiltà di massa, cioè generalizzazione e
specializzazione.
Da un punto di vista intellettuale le trasformazioni economiche e
sociali sono avvenute in un clima di omogeneità ideologica che
inibiva ogni tendenza disgregante. La disciplina, l'integrazione
di ogni forma istituzionale e sociale, l'omogeneità dei modelli
comportamentali, sono state le condizioni in cui si è attuato il
processo di costruzione sociale che avveniva sotto la direzione
di una dittatura politica la cui presenza agiva su tutti i livelli, da
quello produttivo a quello intellettuale.
Il sistema educativo è sentito dal popolo sovietico come la via
d'accesso al benessere sociale, un momento fondamentale di
omogeneizzazione del comportamento sociale, uno strumento di
controllo e pianificazione per produrre una società fortemente
organica.
All'indomani della rivoluzione un sistema di educazione
pubblica in cui siano uniti istruzione e lavoro produttivo appare
il luogo privilegiato della formazione dell'uomo sociale.
Secondo tale prospettiva, l'unione di apprendimento e
preparazione al lavoro realizza negli individui il senso della
moralità socialista e forma qualità sociali come la disciplina
della volontà che assume gli scopi comuni e l'atteggiamento
responsabile verso il collettivo. Ciò che si voleva perseguire era
un progetto di istruzione popolare innovativo, dove la scuola
doveva intendersi come scuola del lavoro, unica, gratuita, laica,
3
J. Bowen, Anton S. Makarenko e lo sperimentalismo sovietico, op. cit. , p. 32
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obbligatoria e mista.
Sulla base di tali fondamenti il comitato centrale sovietico sancì
nel 1918 l‟istituzione della Scuola Unica del lavoro il cui scopo
era un‟istruzione politecnica ossia una conoscenza teorica –
pratica di qualsivoglia attività produttiva nella convinzione che
un buon sviluppo tecnico avrebbe comportato un buon sviluppo
intellettuale.
E' evidente che al centro di tale concetto vi è ciò che
promulgava Marx, ossia l'unione di istruzione e lavoro
produttivo. Una scuola politecnica che insegni i fondamenti
scientifici generali dei processi produttivi, una scuola che possa
fornire i mezzi pratici necessari agli allievi per utilizzare gli
strumenti di tutti i mestieri, una scuola in continuità con la vita
sociale in grado di contribuire alla congiunzione fra
atteggiamento pratico e teoria.
Gli aspetti della pedagogia marxista possono essere indicati in :
1) un collegamento << dialettico>> tra educazione e società,
secondo il quale ogni tipo di ideale formativo e di pratica
educativa risente di valori e interessi ideologici, connessi alla
struttura economico-politica della società che li esprime e agli
obiettivi pratici delle classi che la governano; 2) un legame,
assai stretto, tra educazione e politica, sia a livello di
interpretazione delle varie dottrine pedagogiche, sia riguardo
alle strategie educative rivolte al futuro, che si richiamano
(devono richiamarsi) esplicitamente e organicamente all'azione
politica, alla praxis rivoluzionaria; 3) la centralità del lavoro
nella formazione dell'uomo ed il ruolo prioritario che esso viene
ad assumere all'interno di una scuola caratterizzata da finalità
socialiste; 4) il valore di una formazione integralmente umana di
ogni uomo, che si richiama esplicitamente alla teorizzazione
marxiana dell'uomo <<onnilaterale>>, emancipato da
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condizioni, anche culturali, di subalternità e di alienazione; 5)
l'opposizione, spesso decisamente frontale, ad ogni forma di
spontaneismo e di naturalismo ingenuo, mettendo invece
l'accento sulla disciplina e lo sforzo, sul ruolo di
<<conformazione>> che è proprio di ogni educazione efficace.
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Queste sono le caratteristiche che rappresentano le linee guida
della pedagogia sovietica nel periodo rivoluzionario e in ultima
analisi i principi che abbracciano la pedagogia makarenkiana
significativamente segnata dal movimento politico socialista
rivoluzionario, a cui Makarenko sin dai primi tempi si rivolge
con un atteggiamento entusiasta.
1.2 ANTON SEMENOVIC MAKARENKO:
“L’INGEGNERE DI ANIME UMANE”
<<E' un uomo d'acciaio.>>; fu la prima impressione che ebbi di
Antonio Makarenko, allorché, in una grigia mattina di
Leningrado, lo vidi passeggiare per la stanza. Ed era strano che
suscitasse tale impressione, giacché la voce, piuttosto rauca, era
dolce, e le manieri, gentili, e solo molto tempo dopo ebbi modo
di convincermi che veramente non m'ero sbagliata: quando
potei ammirare la ferrea determinazione in virtù della quale
operò il miracolo educativo che valse ad assicurargli fama per
tutto il mondo.>>
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Anton Semenovic Makarenko nacque il 13 marzo 1888 a
Bjelopolje in Ucraina da una famiglia operaia. Il padre, Semen
4
F. Cambi, Storia della Pedagogia, Editore Laterza, Bari, 1955, p. 463
5
A. kaminski, La pedagogia scolastica sovietica, Editrice Avio, Roma, 1952, p. 5
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Grigoveric, era verniciatore e lavorava nelle officine ferroviarie
della piccola cittadina ucraina di Delopol'e, nella provincia di
Charkov.
Molti anni dopo la morte del padre Anton Makarenko lo
descrisse con molto rispetto nel suo libro "Il mestiere del
genitore" e più tardi nella figura dell'operaio Teplov nel
romanzo "L'onore".
Secondo Makarenko le caratteristiche che distinguevano il
padre erano l'amore e l'orgoglio per il proprio lavoro, la
riservatezza, la scrupolosità e il senso umano. La madre, Tatiana
Michcajlova, invece era una donna socievole, dotata di senso
dell'umorismo e dedita ai lavori di casa.
In alcune biografie dello scrittore si parla di lui come un
bambino estremamente intelligente, che ricevette i primi
rudimenti dell'istruzione da un ragazzo vicino di casa che gli
insegnò a leggere e a scrivere.
Date le sue spiccate doti scolastiche i genitori, nonostante i
limitati mezzi economici di cui disponevano, lo incoraggiarono
nella sua passione per lo studio.
Compiuta la scuola comunale frequentò per un anno un corso di
pedagogia, divenendo poi a soli quindici anni aiuto-maestro
nella scuola ferroviaria di Kruikov, dove egli stesso aveva
cominciato gli studi. Questa prima attività lavorativa fu per
Makarenko rivelatrice per la sua attività futura, infatti gli
consentì di scoprire la propria vocazione educativa e gli procurò
i primi successi.
La sua concezione del mondo si andava formando in quegli
anni, sia attraverso la lettura delle opere di Gorkij che "diradò la
nebbia ideale nella sua giovinezza e fu il suo “primo faro”, per
l'eccezionale sete di vita che emanava dalle sue pagine, per il
senso della dignità umana, per la fiducia nella vittoria dell'uomo
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una volta avvenuta la liberazione dal “sudiciume capitalista”,
per l'odio profondo contro tutto quanto impedisce
l'affermazione e lo sviluppo della personalità >>
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, sia a contatto
con le idee bolsceviche diffuse nell'ambiente operaio dopo la
rivoluzione del 1905.
Il giovane Makarenko reagì agli avvenimenti rivoluzionari con
estremo entusiasmo, colpito dagli scioperi e dai discorsi
passionali pronunciati dagli agitatori bolscevichi ai comizi che
organizzavano a Kruikov, intervenendo e tenendo egli stesso un
discorso sulla rivoluzione durante un congresso di insegnanti
nella stazione di Luibotin, centro del movimento rivoluzionario
lungo la ferrovia Charkov-Nikolajev. Questo moto
rivoluzionario tuttavia ebbe come auspicabile conseguenza la
crudele e ingiusta persecuzione da parte del governo zarista nei
confronti degli insegnanti, esonerandoli dal loro incarico e
alcuni addirittura furono arrestati e condannati all'esilio.
Nel 1911 Makarenko lasciò la scuola a Krukiov per andare ad
insegnare in un'altra scuola ferroviaria in una cittadina della
provincia di Cherson. Qui vi rimase per tre anni e nel 1914 entrò
nell'istituto magistrale di Poltava dove risultò uno degli studenti
migliori. Nel 1917 terminò gli studi con risultati sorprendenti e
ottenendo la medaglia d'oro. << Il direttore della scuola giudicò
eccezionale l'abilità oratoria dell'allievo, che era capace di
parlare a lungo in perfetto russo letterario intercalato da battute
in ucraino, mentre il professore che l'esaminò in storia ne elogiò
la profonda preparazione. >>
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Dopo il diploma ritorna a Krjukov dove insegnerà per altri due
anni nella scuola ferroviaria della cittadina e nel 1919 fu
nominato direttore della scuola di Poltava dove rimase fino al 3
6
L. Volpicelli, Storia della pedagogia, in La Pedagogia, Villardi, Milano, Volume V, p.221
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Ibidem, pag 212
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settembre del 1920.
Makarenko diventa sempre più ardito nelle iniziative
pedagogiche indirizzate verso un rinnovamento vigoroso
dell'insegnamento tradizionale. Nella scuola introduce il lavoro
agricolo ed altre attività manuali organizzate secondo metodi in
linea a forme militari, affermando quello che sarà poi il
principio caratteristico della sua idea educativa.
Il compimento degli studi e il ritorno all'opera educativa
coincidono con gli anni della rivoluzione d'ottobre. La
situazione e gli ideali politici di quegli anni sono elementi
prepotenti e preponderanti della linea educativa dell'opera
magnifica di Makarenko. La guerra civile aveva creato milioni
di orfani, di ragazzi abbandonati, che vivevano di espedienti, di
furti , di brigantaggio. Makarenko operò su questo materiale
umano, già abituato alla delinquenza, diffidente, senza
istruzione alcuna, recuperando degli uomini avvezzandoli al
lavoro e all'osservanza di certi doveri sociali fondamentali, come
la disciplina, la lealtà, il sacrificio per la comunità. Nell'autunno
del 1920 l'ufficio di Poltava dell'Istruzione popolare l'incaricò di
organizzare una colonia per ragazzi abbandonati (besprizorniki)
, << violatori della legge>>, ragazzi rimasti senza tutela a causa
della guerra, delle epidemie e della fame. La colonia di
Makarenko, che prende il nome dello scrittore sovietico
rivoluzionario Massimo Gorkij, si organizzò in breve tempo in
maniera mirabile. La colonia fu poi trasferita nella fattoria di
Trepke, una fattoria abbandonata divenuta proprietà dello stato.
I risultati furono eclatanti: la fattoria rinacque grazie
all'iniziativa dei giovani corrigendi, nei quali Makarenko
stimolava il senso dell'onore, il sentimento di collettività e il
desiderio di compiere grandi cose.
Makarenko attraverso i suoi rigorosi e direttivi metodi riesce a