Breve sintesi del processo di transizione dal socialismo al mercato
Capitolo I
BREVE SINTESI DEL PROCESSO DI TRANSIZIONE
DAL SOCIALISMO AL MERCATO.
1.1 L’EREDITA’ DEL SOCIALISMO.
1
Le caratteristiche essenziali del modello di sviluppo stalinista possono esse-
re riassunte come segue:
• l’obiettivo è il conseguimento di elevati tassi di crescita, attraverso un
processo d’industrializzazione forzata;
• lo sviluppo del settore agricolo viene trascurato per favorire
l’industrializzazione;
• un sistema di prezzi non significativi (il pianificatore stabilisce il prez-
zo senza disporre di adeguate informazioni sulla domanda e sull’offerta
del prodotto);
• la proprietà dello stato dei mezzi di produzione;
• lo spreco di risorse determinato da un prezzo troppo basso (il prezzo
non svolge il ruolo fondamentale di indice di scarsità del prodotto, in
quanto imposto dal pianificatore);
• carente offerta di beni di consumo (la cui produzione è trascurata per
favorire quella dei beni strumentali);
• a fronte di un progressivo aumento degli investimenti effettuati in
rapporto al PIL, il rendimento diminuisce nel tempo;
• le imprese pubbliche sarebbero in perdita se operassero in un sistema
di mercato, caratterizzato da prezzi degli input più elevati;
• un sistema di incentivi incapace di promuovere la corretta gestione
delle risorse pubbliche (i trasferimenti statali consentono la sopravviven-
1
Confronta con Banca Mondiale (1996), pag. 1-6.
Breve sintesi del processo di transizione dal socialismo al mercato
za di imprese in perdita, senza motivare i manager pubblici a migliorare
la gestione);
• l’autarchia.
Rispetto all’ultimo punto le imprese nazionali non intrattenevano rapporti
commerciali con l’economia mondiale. Le esportazioni erano viste come un
male necessario, per assicurare la disponibilità di valuta pregiata, sufficiente ad
effettuare le importazioni indispensabili per risanare i conti dei piani quin-
quennali.
Vengono esportate materie prime, energia, manufatti quando l’offerta eccede
il fabbisogno nazionale, per un ammontare pari al prezzo del mercato interna-
zionale, superiore a quello domestico
2
.
Fino alla fine degli anni Ottanta, il monopolio statale sul commercio estero e
l’allocazione centrale delle valute convertibili hanno lasciato poco spazio al li-
bero scambio.
Misure di carattere non tariffario disciplinavano l’accesso al mercato. Con-
temporaneamente, le concessioni tariffarie fatte dagli accordi internazionali e-
rano decisamente irrilevanti
3
.
Al contrario i rapporti commerciali intra COMECON erano molto stretti e la
divisione del lavoro, tra ciascuno di loro, contribuì ad aumentare gli scambi
reciproci. Con la liberalizzazione questo legame si allenterà per dare spazio a
più stretti rapporti con l’Occidente
4
.
2
Confronta con Mc Kinnon R. (1993), pag. 170.
3
Confronta con Kaminski B. (1999), pag. 5.
4
Confronta con Collins M. S., Rodrik D. (1991), pag.30.
Breve sintesi del processo di transizione dal socialismo al mercato
1.2 L’INSIEME DELLE RIFORME, DEI PROGRESSI E DEI RISULTA-
TI DEL PROCESSO DI TRANSIZIONE.
L’obiettivo di lungo termine della transizione è quello di costruire un sistema
di mercato in grado di garantire una crescita duratura, tale da permettere il
conseguimento di adeguati standard di vita.
Esistono due percorsi estremi di riforma:
• il percorso rapido, che consiste nel fare il maggior numero di riforme
nel più breve tempo possibile;
• il percorso graduale, che si fonda su un numero ristretto di riforme
orientate a conseguire elevati guadagni in termini di produttività, che
consentiranno di sostenere la transizione nelle fasi successive.
Una riforma rapida prevede:
• una veloce liberalizzazione dello scambio e dei prezzi accompagnata
da un programma di stabilizzazione;
• un veloce movimento verso la convertibilità della moneta almeno per
quanto riguarda le transazioni di conto corrente;
• l’immediata apertura dei mercati a nuovi imprenditori privati.
Una rapida riforma fa emergere immediatamente le inefficienze esistenti:
• il quadro legislativo risulta inadatto al nuovo sistema ogni qual volta
produce incertezze sull’applicazione e l’interpretazione delle leggi, limi-
tando le transazioni commerciali, frenando l’ingresso di nuove imprese e
favorendo la sopravvivenza dei monopoli (confronta con il par.1.4);
• un sistema bancario inefficiente impedisce la riallocazione delle risor-
se finanziarie verso gli investimenti più redditizi, riducendo l’accesso al
credito per i privati e frenando lo sviluppo del paese (confronta con il
par.1.6);
• il governo incontra difficoltà nel ridefinire il suo ruolo nel nuovo si-
stema economico (confronta con il par. 1.8);
Breve sintesi del processo di transizione dal socialismo al mercato
• il sistema scolastico risulta inadeguato di fronte alla domanda di com-
petenze imprenditoriali e commerciali (confronta con il par. 1.7).
Il tutto incide sulla convenienza per l’imprenditore privato ad intraprendere
un’attività economica a causa dell’ambiente ostile, che comporta maggiori co-
sti (o minori profitti) dovuti all’incertezza del quadro giuridico, ai maggiori
tassi di interesse (selezione avversa), a scelte politiche sbagliate, a difficoltà nel
reperire personale preparato.
Di conseguenza un contesto meno concorrenziale produce prezzi meno signi-
ficati attenuando i benefici della liberalizzazione
5
.
L’approccio graduale prevede:
• una lenta liberalizzazione dei prezzi mentre l’ambiente macroecono-
mico si stabilizza;
• manovre protezionistiche utilizzate per rafforzare le imprese gra-
dualmente di fronte al nuovo contesto competitivo.
Il pericolo di questa alternativa deriva dal delinearsi di un sistema di prezzi
sbagliato
6
, incapace di esprimere la scarsità relativa del bene a livello nazionale
e internazionale e di conseguenza, non in grado di allineare le scelte di conve-
nienza economica degli operatori interni a quelle di coloro che operano in un
sistema di mercato (i prezzi relativi, anche se più bassi, dovranno rispettare la
proporzione esistente a livello internazionale).
Il protezionismo comporta come svantaggio principale la nascita di lobby in
grado di frenare il processo di liberalizzazione (confronta con il paragrafo 3.2).
In questo senso potrebbe essere utile affidare la relativa gestione (del processo
di liberalizzazione) ad un organo indipendente come ad esempio l’autorità an-
titrust.
5
Confronta con Banca Mondiale (1996), pagg. 9-11.
6
Confronta con Burda, Wyplosz (1994), pag. 813.
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I due percorsi di riforma comportano rischi e risultati diversi. Tra gli obiettivi
comuni ricordiamo: la liberalizzazione del commercio e dei prezzi, l’apertura
all’iniziativa privata, l’introduzione della concorrenza ecc.
Non sempre la scelta tra i due percorsi è possibile.
Sulla scelta incide sia la situazione macroeconomica iniziale sia l’insieme di fat-
tori non economici (di natura politica, storica, culturale e geografica).
I risultati ottenuti dai riformatori avanzati sono i seguenti:
• la liberalizzazione dei prezzi riduce la scarsità;
• forte caduta dell’output;
• elevata inflazione;
• rapida stabilizzazione;
• malcontento popolare (dovuto ai sacrifici della popolazione).
I riformatori moderati invece ottengono i seguenti risultati:
• una minore caduta dell’output (in presenza di una massa critica di ri-
forme di stabilizzazione) e ripresa della crescita;
• livelli di inflazione più elevati nel lungo termine rispetto ai paesi ri-
formatori;
• consenso sociale invariato.
L’incidenza delle condizioni iniziali nel percorso di riforma viene evidenziata
dal confronto tra Russia e Cina. In Russia abbiamo un’elevata industrializza-
zione al contrario della Cina. Inoltre il potere politico risulta accentrato e ab-
biamo un’elevata monetarizzazione. La Cina ha tratto vantaggio dal maggior
decentramento del potere, che ha permesso di disporre di una classe dirigente
più preparata alle esigenze di un’economia di mercato decentrata.
La bassa inflazione e la liberalizzazione del settore agricolo hanno permesso
un maggior sviluppo del risparmio, poi destinato a sostegno della crescita.
Breve sintesi del processo di transizione dal socialismo al mercato
La chiave della riforma cinese è stata quella di incrementare direttamente la
produttività e indirettamente il reddito, del settore che occupava la maggior
parte della popolazione, vale a dire quello agricolo: il conseguente aumento del
risparmio ha creato le basi per le successive fasi dello sviluppo, attraverso il fi-
nanziamento a condizioni favorevoli delle imprese statali
7
.
1.3 LIBERALIZZAZIONE STABILIZZAZIONE E CRESCITA.
1.3.1 IL SIGNIFICATO DELLA LIBERALIZZAZIONE.
Liberalizzare significa:
• togliere il controllo dei prezzi;
• abbattere il protezionismo presente in alcuni settori;
• abolire i monopoli;
• maggiore libertà di decisione relativa all’impresa.
La liberalizzazione è importante perché decentra le decisioni produttive e
commerciali alle famiglie e alle imprese. Questo consente di aggirare la tradi-
zionale carenza di informazioni e incentivi che caratterizza la pianificazione.
La liberalizzazione inoltre espone le imprese alla concorrenza, migliora la si-
gnificatività dei prezzi che diventano indicatori della scarsità del bene.
Inoltre, implica crescita perché determina la nascita di nuovi settori prima re-
pressi (pensiamo ai servizi e alle esportazioni) e comporta la ristrutturazione di
quelli esistenti di fronte a un nuovo contesto, caratterizzato da prezzi liberi,
commercio, taglio ai sussidi
8
.
7
Confronta con Banca Mondiale (1996), pagg.17-21.
8
Confronta con Banca Mondiale (1996), pagg.22-23.
Breve sintesi del processo di transizione dal socialismo al mercato
1.3.2 LA RIPRESA DOPO LE INIZIALI PERDITE DI OUTPUT.
Nella fase iniziale del processo di transizione, la liberalizzazione dei prezzi
dell’input produttivo, e il conseguente aumento a livello internazionale, met-
tono fuori mercato un gran numero di imprese.
I paesi maggiormente industrializzati hanno avuto una forte riduzione
dell’output rispetto a quelli con economia prevalentemente agricola. Tuttavia,
dopo la crisi iniziale, la liberalizzazione favorisce la ripresa soprattutto grazie al
settore delle esportazioni e dei servizi.
La sua espansione consente di assorbire la disoccupazione creata dai settori in
declino. Un enorme contributo viene soprattutto offerto dal terziario e
dall’export, settori che durante il socialismo erano stati sempre repressi
9
.
Il nuovo contesto competitivo si traduce in un rafforzamento delle imprese
esistenti. Infatti, il taglio dei sussidi e degli sgravi fiscali rende necessaria la ri-
strutturazione, anche a fronte del maggior costo dei fattori produttivi. In que-
sta fase, la competitività del settore industriale cambia a seconda del movi-
mento dei prezzi interni verso il livello internazionale
10
.
Una parziale liberalizzazione dei prezzi può incentivare alcune attività, grazie
alla presenza di rendite economiche che scaturiscono dal basso costo
dell’input, ancora sotto controllo, e il prezzo liberalizzato del prodotto finito.
9
Confronta con Banca Mondiale (1996), pagg.28-29.
10
Confronta con Banca Mondiale (1996), pag. 33.
Breve sintesi del processo di transizione dal socialismo al mercato
1.3.3 EVENTI RECENTI.
Il processo di liberalizzazione dei prezzi non è ancora completo. Il controllo
interessa ancora gli affitti, i trasporti e i servizi pubblici (forme estensive di
controllo dei prezzi vengono esercitate in Turkmenistan, per energia e prodot-
ti agricoli, e in Estonia, per i beni e i servizi).
La sfida principale, soprattutto tra i riformatori più avanzati, rimane quella di
aumentare le rendite e le tariffe dei servizi infrastrutturali verso livelli che con-
sentano il recupero dei costi. Purtroppo questa scelta ha un prezzo dal punto
di vista politico
11
.
1.3.4 L’ANDAMENTO DELL’INFLAZIONE DURANTE LA LIBERA-
LIZZAZIONE.
La relazione tra liberalizzazione e inflazione si caratterizza:
• per un forte aumento dei prezzi nel breve termine;
• per la stabilizzazione dell’inflazione nel lungo termine, ad un livello
inferiore rispetto a quello in assenza di riforme.
Le cause dell’impennata iniziale sono le seguenti:
• la liberalizzazione dei prezzi;
• la forte svalutazione del cambio;
• l’eccesso monetario rispetto ai beni disponibili;
• l’eccesso di domanda.
L’inflazione repressa negli anni precedenti emerge con la liberalizzazione. In-
fatti, l’offerta razionata di beni di consumo, in passato, impediva l’aumento dei
prezzi in funzione di quanto effettivamente i consumatori sarebbero stati di-
sposti a domandare. Il forte aumento iniziale deriva in parte dall’eliminazione
di questi vincoli.
11
Confronta con BERS (1999), pag. 19.
Breve sintesi del processo di transizione dal socialismo al mercato
La seconda causa dell’impennata iniziale è la forte svalutazione del cambio,
che al fine di salvaguardare l’equilibrio con i conti con l’estero e aumentare le
riserve valutarie, determina un incremento dell’inflazione.
Quest’ultima aumenta poi in una fase successiva a causa dell’allentamento del-
la politica fiscale e monetaria.
La riduzione delle entrate fiscali determina un aumento del deficit statale che
si traduce in pressioni governative sulle banche centrali per la monetizzazione
del debito.
Ad aggravare la situazione interviene l’eccessiva generosità del sistema banca-
rio, che offrendo sussidi in maniera sregolata, contribuisce ad aumentare la
base monetaria.
Successivamente, l’inflazione tende a stabilizzarsi, grazie soprattutto a misure
di riduzione del deficit, di riduzione della base monetaria, di contenimento dei
salari e di adozione di un sistema a cambi fisso.
Il ricorso ad ancore nominali consente da un lato di ricostruire il valore reale
della moneta, e dall’altro di contenere le spinte inflazionistiche.
12
Tuttavia, i paesi in transizione sono ancora soggetti a svalutazioni del cambio,
che possono determinare una ripresa dell’inflazione.
La caduta del rublo, oltre ad aumentare l’inflazione in Russia coinvolge i paesi
con più strette relazioni commerciali. Infatti, i paesi della Federazione Russa,
di fronte a una forte riduzione delle esportazioni (determinata
dall’apprezzamento reale della loro moneta contro il rublo), si trovano di fron-
te all’alternativa di svalutare la loro moneta importando inflazione.
Per quanto riguarda i paesi del Centro Est europeo, le conseguenze si sono
fatte sentire nel lungo termine in seguito al rallentamento della crescita causato
dalla crisi russa
13
.
12
Confronta con Banca Mondiale (1996), pagg.35-39.
13
Confronta con BERS (1999), pagg. 10-11.
Breve sintesi del processo di transizione dal socialismo al mercato
1.3.5 CRESCITA E STABILITA’
14
.
Per sostenere la crescita e la stabilità è necessario:
• prendere adeguate misure macroeconomiche, finanziarie, infrastruttu-
rali che in un contesto di progressiva liberalizzazione, consentano elevati
tassi di sviluppo (ad esempio la riforma del settore bancario);
• promuovere la qualità del risparmio e dell’investimento (solo un inve-
stimento efficiente è in grado di promuovere una rapida crescita);
• sostenere la crescita nel lungo periodo attraverso il risparmio naziona-
le.
Il conseguimento degli obiettivi, contenuti nell’ultimo punto, può essere favo-
rito dai seguenti interventi governativi orientati a:
• ridurre l’incertezza economica;
• controllare i movimenti di capitale (evitando fughe all’estero che po-
trebbero determinare una svalutazione della moneta nazionale e penaliz-
zare l’economia del paese);
• contenere l’inflazione (l’iperinflazione disincentiva il risparmio in
quanto determina una rapida diminuzione del valore reale delle attività
nominali, inoltre rende difficile la definizione dei prezzi e la valutazione
degli investimenti);
• ridurre il deficit statale attraverso la riforma fiscale.
14
Confronta con Banca Mondiale (1996), pagg.41-43.