Tesi
INTRODUZIONE
Le malattie genetiche sono malattie causate da un’alterazione del patrimonio genetico, il DNA, e
nella maggior parte dei casi sono ereditarie. Non tutte queste patologie sono trasmesse alle
generazioni successive in quanto il patrimonio genetico di un individuo può subire modificazioni
mediante fattori esterni anche dopo la nascita, e se queste non coinvolgono le cellule germinali, la
persona che ne è portatore, non le trasmetterà ai propri figli.
Le malattie genetiche si possono suddividere in Monogeniche o Mendeliane, Cromosomiche e
Multifattoriali.
Le malattie cromosomiche sono alterazioni genetiche che riguardano il numero o la struttura dei
cromosomi, strutture filiformi contenute nel nucleo delle nostre cellule, che hanno il compito di
custodire e trasmettere l’informazione genetica.
Nel mio lavoro intendo focalizzare l’attenzione a livello delle anomalie cromosomiche sessuali, più
nello specifico tratterò la sindrome di Klinefelter, che rappresenta la più frequente aneuploidia
cromosomica maschile. Questa aneuploidia è secondaria ad una non disgiunzione meiotica nei
gameti di uno dei genitori, da cui deriva la presenza di un cromosoma X supplementare nel
cariotipo maschile. Oltre che al cromosoma in eccedenza, il fenotipo clinico presenta un’elevata
eterogeneità e variabilità dei principali sintomi clinici, per cui la diagnosi risulta particolarmente
difficile, e molti casi non vengono rilevati o vengono scoperti in ritardo.
In questo lavoro, suddiviso in quattro sezioni principali, viene posta inizialmente l’attenzione sulla
definizione della sindrome di klinefelter, sulle cause genetiche, sulla sintomatologia clinica classica
e sull’incidenza di tale anomalia.
La seconda parte, che rappresenta il punto cardine di questa trattazione, è dedicata a quelle che
possono essere le problematiche a livello psicologico che tali soggetti possono manifestare.
Nella terza parte si prendono in esame i risultati e le diverse tipologie di test somministrati a un
gruppo di soggetti klinefelter all’interno di uno studio prospettico che mira ad avvalorare l’ipotesi
che in questi soggetti vi è una certa vulnerabilità ai tratti autistici.
Nell’ultima parte vengono esaminati gli strumenti per lo screening e la diagnosi della sindrome di
klinefelter , per poi concludere con l’illustrazione di alcuni interventi terapeutici e farmacologici
con i rispettivi benefici di cui il paziente può giovare.
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Capitolo 1 LA SINDROME DI KLINEFELTER
I. Breve storia della sindrome di Klinefelter
La sindrome di Klinefelter è la più comune aneuploidia dei cromosomi sessuali, caratterizzata dalla
presenza di un cromosoma sessuale X in più nei soggetti di sesso maschile(47,XXY).
Questa condizione prende il nome dal medico statunitense Harry Klinefelter che insieme ai suoi
collaboratori Reifenstain e Albright del Massachussets General Hospital di Boston, nel 1942
pubblicò i risultati delle sue ricerche su 9 uomini che manifestavano azoospermia, ipogonadismo,
ginecomastia e anomala secrezione di ormoni stimolatori del follicolo. Di fronte a tali soggetti e
prendendo in esame questi risultati H. Klinefelter pensò di aver individuato un disordine
endocrinologico fino ad allora sconosciuto. Attribuì l’ipogonadismo ad una ridotta attività delle
cellule sertoli dei testicoli, mentre osservò che le cellule di Leyding dei testicoli funzionavano
normalmente poiché producevano testosterone per la prostata e i peli. Si pensò quindi che
l’aumento dell’FSH (ormone follicolo stimolante) dipendesse dalla mancanza di un secondo
ormone testicolare, chiamato ormone X o inibitore. E poichè la concentrazione di questo ormone
inibitore risultava essere molto bassa o addirittura assente, l’inibizione delle gonadotropine non
avveniva e pertanto i livelli di FSH risultavano troppo alti. Questa ipotesi è stata confermata con gli
studi di Anawalt che suggeriscono la presenza di ginecomastia come il risultato della combinazione
di androgeni e della mancanza di inibitori.
Solo nel 1959 la sindrome di Klinefelter venne evidenziata da Jacobs e Strong come anomalia
citogenetica quando fu possibile identificare la presenza di un cromosoma in più nella coppia dei
cromosomi sessuali. Questo dunque innalza a 47 (dai normali 46) il numero complessivo dei
cromosomi. È utile ricordare che furono due ricercatori, Tjio e Levan che nel 1956 dimostrarono
che nella specie umana i cromosomi sono esattamente 46 suddivisi in 23 coppie, di cui 22 sono
chiamate autosomi cioè i cromosomi somatici, mentre l’ultima coppia di cromosomi detti eterosomi
sono i cromosomi sessuali, denominati X e Y, la cui forma e numero si diversificano nei due sessi:
la femmina avrà quindi due cromosomi X ereditati ciascuno da un genitore, il maschio, invece, avrà
un cromosoma X ereditato dalla madre e uno Y dal padre. Dunque i maschi con la sindrome di
Klinefelter presentano solitamente un cromosoma X supplementare per un totale di tre cromosomi
del sesso: due X e un Y (47,XXY).
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II. Caratteristiche Fisiche e Cliniche
In genere i ragazzi XXY iniziano normalmente il periodo puberale senza subire ritardi nello
sviluppo della maturità fisica. Mentre la pubertà progredisce non riescono a stare però al passo con
gli altri maschi e, dato che hanno una variabilità nei fenotipi e mancanza di caratteristiche
morfologiche comuni per il viso, sono generalmente indistinguibili dagli altri ragazzi con cariotipo
normale. Effettuando però un’ analisi delle caratteristiche fisiche e cliniche, si possono evidenziare
quegli aspetti che permettono di distinguere i soggetti XXY dai soggetti ―normali‖.
CARATTERISTICHE FISICHE :dal punto di vista fisico nei soggetti XXY, dopo i 5 anni di età, la
loro altezza inizia ad aumentare raggiungendo una media più alta rispetto ai coetanei, (1,75m)
infatti gli arti inferiori risultano essere più lunghi in rapporto al resto del corpo. Durante la pubertà
possono avere scarsa produzione pilifera sul corpo e poca barba, tendono all’obesità e possono
sviluppare una corporatura con proporzioni di tipo femminile, ad esempio fianchi più arrotondati e
accentuati e spalle più strette.
CARATTERISTICHE CLINICHE :dal punto di vista clinico, si può notare che nei ragazzi
cromosomicamente normali i testicoli tendono ad aumentare di formato, da un volume iniziale di
circa 2 ml a circa 5 ml, mentre nei maschi XXY i testicoli rimangono a 2 ml e non possono produrre
le quantità sufficienti dell’ormone maschile: il testosterone. Questo porta all’infertilità, tratto
classico dei soggetti XXY e unico segno clinico costante, caratterizzata da gonadi piccole, livelli
elevati di FSH e LH, bassi livelli di testosterone e azoospermia.
Quando entrano nella pubertà, molti ragazzi subiscono l’ingrandimento leggero delle mammelle.
Per la maggior parte dei maschi questa condizione, conosciuta come ―ginecomastia‖, tende a sparire
in poco tempo, mentre per circa un terzo dei ragazzi XXY questa condizione può essere
permanente, provocando imbarazzo nel mostrarsi ad altre persone e soprattutto disagio psicologico
in quanto viene compromessa la loro immagine di mascolinità e virilità di uomo. Se tale condizione
produce ansietà riguardo la propria immagine corporea per gli adolescenti o per gli adulti, si può
intervenire chirurgicamente attraverso una semplice mastectomia.
Il quadro ormonale nella sindrome di Klinefelter è alterato prevalentemente a livello degli ormoni
ipofisari, come conseguenza delle anomalie testicolari, e naturalmente, a livello degli ormoni
sessuali:
generalmente i tassi plasmatici degli ormoni FSH e LH, prodotti dall’ipofisi, sono elevati;
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la concentrazione del testosterone plasmatico prodotto dal testicolo invece è ridotta ed in
genere è pari a circa la metà di quella normale;
nonostante resta poco comprensibile la causa degli elevati livelli di estradiolo plasmatico,
nelle fasi precoci della malattia i testicoli possono secernere una quantità elevata di
estradiolo in risposta all’incremento della concentrazione di LH plasmatico.
Le conseguenze più importanti delle alterazioni ormonali consistono in una virilizzazione
insufficiente ed una femminilizzazione di grado variabile. Possiamo a questo punto elencare le
caratteristiche cliniche principali della sindrome di Klinefelter:
insufficiente virilizzazione
gonadi piccole
azoospermia
infertilità
ginecomastia
elevata statura
aumento delle gonadotropine plasmatiche.
III. Incidenza
I primi studi condotti sugli individui con cariotipo 47,XXY presentavano seri problemi di
impostazione dal momento che i pazienti esaminati provenivano in larga parte da istituti psichiatrici
o penali, dove era possibile prendere in esame un ampio numero di persone e dove soprattutto era
più facile l’individuazione dei sintomi di tale cariotipo. Agli inizi degli anni ’70 alcuni centri
iniziarono ad effettuare studi di citogenetica sui neonati poiché si avvertiva la necessità di avere
informazioni più accurate sullo sviluppo dei bambini Klinefelter. Questi studi hanno consentito di
stabilire che l’incidenza totale delle anomalie dei cromosomi sessuali è pari a circa 1 su 500 nati
(maschi) e che l’aneuploidia 47,XXY rappresentava la più comune anomalia dei cromosomi
sessuali negli esseri umani con un’incidenza pari a circa 1 su 600 nati.
La conoscenza di questa incidenza consentì ad Abramsky e Chapple di effettuare una stima del
numero di maschi affetti da questa sindrome in una data popolazione confrontando l’incidenza con
la prevalenza attesa. In questo modo i due autori hanno stimato che solo il 10% dei pazienti con
sindrome di Klinefelter viene diagnosticato nella fase prenatale tramite l’amniocentesi, mentre il