Negli ultimi due anni, in particolare nei mesi invernali, la stampa ha denunciato
un interesse continuo per una patologia, l'A/H1N1, che ha scosso profondamente
l'opinione pubblica. La sigla H1N1 è stata presente per mesi nelle prime pagine
dei giornali in articoli in cui si parlava spesso di rischi gravi per la popolazione e
di morti dolorosissime in ospedale. La situazione era veramente così temibile?
I fatti hanno dimostrato che, in realtà, non era così pericolosa.
Ma la “storia” del H1N1, nota anche come influenza A o influenza suina, non ci
racconta solo di una malattia poco pericolosa per l'uomo, ma evidenzia anche
come sia difficile oggigiorno fornire (e d'altra parte reperire) informazioni
coerenti e chiare.
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Introduzione: La Storia dell'H1N1
Perché un' influenza può scatenare tanti timori e tanto sconcerto? Per poterlo
capire, forse è necessario partire dai fondamentali, ovvero: cosa è un' influenza.
La patologia influenzale è generata da un virus, appartenente alla famiglia dei
Orthomyxovirida.
Un virus è, per semplificare, un organismo monocellulare costituito da un virione,
formato da una capsula proteica (detta capside) contenente acido nucleico.
Un'infezione virale nasce quando un virus entra in contatto con una cellula. In
questo caso, le proteine del capside possono legarsi alla membrana cellulare e
creare in tal modo un varco per cui il DNA virale entra in essa. Una volta infettata
una cellula, il virus si disgrega al suo interno e sostituisce parte del DNA con il
proprio, assumendo il controllo dell'attività biosintetica cellulare. Ciò gli consente
di produrre nuovi virioni e riprodursi.
Un organismo in buona salute, aggredito da un agente patogeno, sviluppa alcuni
antigeni che attaccano le cellule virali riconosciute come estranee: il sintomo di
questa reazione all'infezione è la febbre.
Una volta affrontata con successo la patologia, l'organismo sviluppa una memoria
genetica dell'aggressore e, in particolare, delle proteine della membrana virale o
batterica. Ciò fa sì che, in caso di un successivo contatto con l'agente patogeno,
questo venga immediatamente aggredito dal sistema immunitario.
La ragione per cui si creano e si fa uso dei vaccini è proprio questa: immettere
nell'organismo una versione non aggressiva del virus, costringendo in tal modo il
sistema immunitario a sviluppare gli antigeni appositi per poter affrontare un
possibile futuro contatto.
Nella lotta per la sopravvivenza, i virus mettono in campo la naturale capacità
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evolutiva della natura, che consente loro di presentarsi al futuro ospite con delle
piccole variazioni, a volte sufficientemente elaborate da poter sfuggire ai controlli
del sistema immunitario. In questi casi l'organismo “si ammala” nuovamente: privo
di corretti strumenti di difesa è facile preda della patologia, che deve essere
affrontata come nuova, con una terapia adeguata al caso.
Una delle patologie più diffuse, o meglio, una delle famiglie di virus più diffusa è
quella che dà origine all'influenza. La sua forma più nota al grande pubblico
oggigiorno è l'A/H1N1, ascesa per ben 16 mesi agli “allori” delle prime pagine
della stampa,. scatenando le ansie nella popolazione. Perché?
L' influenza è una malattia a diffusione prevalentemente invernale, con contagio
diretto per via aerea o attraverso le goccioline respiratorie e di saliva. Può avere un
andamento sporadico (virus B o C), epidemico (virus A o B) o pandemico (virus A)
1
. Cosa significa questo?
Per il virus influenzale A esistono due tipi di variazioni: maggiori e minori. Le
maggiori determinano la brusca comparsa di un nuovo sottotipo che, trovando la
popolazione non immune, quindi non preparata ad esso, provoca una diffusione
epidemica o pandemica della malattia. Queste variazioni maggiori compaiono ogni
10-20 anni. In questi casi la malattia si diffonde rapidamente in tutto il mondo.
Nella maggior parte dei casi, questa variante provoca sintomi del tutto simili a
quelli della comune influenza, sia epidemica che sporadica; talvolta, invece,
possono essere molto più gravi.
La più violenta pandemia degli ultimi 100 anni, detta "spagnola", si è verificata nel
1 È giusto spiegare con maggior precisione il significato di questi tre termini, in quanto la stampa ha abusato di
alcune di queste parole nel corso degli ultimi 2 anni.
• Sporadico, che si presenta irregolarmente e imprevedibilmente nel tempo, generalmente con bassa
frequenza • Epidemico, che interessa un numero di individui (casi) nettamente superiore a quanto ci si sarebbe
atteso in quella zona ed in quel periodo di tempo.
• Pandemica: quando un'epidemia è geograficamente molto estesa (come nel caso di più continenti)
ed interessa molti individui della popolazione.
Le spiegazioni sono tratte liberamente da “Quaderno di epidemiologia veterinaria” del professor Bottarelli.
3
1918
2
, causata dal sottotipo di virus HswN1
3
.
Le varianti minori sono determinate da mutazioni meno intense e compaiono ogni
2-5 anni. Queste variazioni sono responsabili di epidemie limitate, trovando una
popolazione già parzialmente immune, in quanto le difese immunitarie
riconoscono, sebbene solo in parte, il virus appena entra nell'organismo e lo
attaccano con successo.
Il virus B ha presentato finora solo variazioni minori, perciò dà luogo solo a casi
sporadici o ad epidemie limitate, con ricorrenza di ogni 2-3 anni.
Il virus C viene isolato solo raramente, non presenta variazioni degli antigeni e dà
luogo solo a casi sporadici.
È importante sottolineare come la differenziazione tra episodica, epidemica e
pandemica non interessi minimamente la gravità della patologia ma solo la sua
capacità di infettare diversi organismi.
L'A/ H1N1, nota anche come influenza suina, passata da alcuni media come un
virus “nuovo”, è stata in realtà identificata per la prima volta negli USA nel 1918,
quando si è manifestata in molte aziende agricole dell'Illinois.
Quattro anni dopo il dottor J.S. Koen, ispettore del servizio di controllo per la peste
suina del dipartimento dell'agricoltura, notò delle evidenti somiglianze tra i sintomi
della malattia che stava colpendo i suini di un allevamento con quelli dell'influenza
umana: sia uomini che gli animali, presentavano tosse, dispnea, febbre e stato di
prostrazione.
2 L'influenza spagnola, altrimenti conosciuta come "la Grande Influenza", è il nome di una pandemia influenzale
che nel biennio 1918 1919 fece almeno 50 milioni di vittime nel mondo. Inizialmente i sintomi erano tosse,
dolori lombari, febbre; successivamente subentrava un importante edema polmonare e la morte poteva
sopraggiungere in pochissimi giorni. Viene ricordata come la più grave forma di pandemia della storia
dell'umanità, avendo ucciso più persone della terribile epidemia di peste, del XIII° secolo; il numero di decessi
superò anche quello dei morti provocati dalla I Guerra Mondiale.
Il nome di "spagnola" venne attribuito poiché la sua esistenza fu inizialmente riportata soltanto dai giornali
spagnoli, in quanto la Spagna non era coinvolta nel conflitto e la stampa non era soggetta alla censura di guerra.
In realtà, il virus fu portato in Europa dalle truppe statunitensi .
3 L'acronimo sw sta per swine, maiale, in quanto per la prima volta il virus è stato individuato nei suini.
4
Dopo circa 10 anni di ricerca il dottor Shope
4
riuscì a isolare il virus, che si rivelò
appartenente alla famiglia dell'influenza A, quindi in grado di microvariazioni poco
pericolose, ma anche di macrovariazioni, che avrebbero potuto trovare la
popolazione pericolosamente indifesa.
Gli studi effettuati nel corso degli anni da Shope e da tre ricercatori del National
Institute for Medical Research, UK, Wilson Smith, Christopher Andrewes, and
Patrick Laidlaw portarono alla conclusione che l'agente patogeno isolato era una
forma mutata del virus della spagnola che, “debellata” prima degli anni '20
nell'uomo, era sopravvissuta nei suini.
In seguito vennero individuati alcuni casi di trasmissione virale tra animale e
uomo, dimostrazione che alcune piccole microvariazioni del virus l'avevano reso in
grado di infettare la specie umana. I rari casi riscontrati, comunque, si limitavano
ad essere contagi sempre interspecifici 5
, mentre il contagio tra uomo e uomo non
era mai stato riscontrato.
Il virus A attuale è leggermente diverso rispetto alle varianti identificate nei suini e
nei rari casi di contagio interspecifico. La principale novità è che ora sembra essere
in possesso della capacità di contagio intraspecifico anche nell'uomo: la patologia
attuale è in grado di passare da uomo a uomo.
Il primo caso identificato è stato individuato in Messico nell'aprile del 2009. Dalle
analisi effettuate si è scoperto che apparteneva a un ceppo della variante H1N1
dell'influenza A, mai rilevato prima nell'uomo. L'OMS
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il 24 aprile ha lanciato
l'allerta sui possibili rischi connessi alla diffusione di questa nuova influenza nell'
uomo e al suo potenziale pandemico. Nel giro di pochi mesi l'allerta è passata a
4 Richard Shope (25 dicembre 1901 – 2 ottobre 1966), virologo statunitense che per primo ha isolato il virus
dell'influenza e fu il primo a dare inizio ad una campagna di vaccinazioni sugli animali. È noto in particolare per
aver isolato e identificato il virus dell'influenza “spagnola”.
5 Contagio interspecifico: contagio tra specie diverse, quindi, nel caso, da maiale a uomo.
6 Organizzazione Mondiale della Sanità, fondata dalle Nazioni Unite il 7 aprile 1948 con l'obiettivo di fornire
sostegno sanitario a tutte le popolazioni perché possano raggiungere il livello più alto possibile di salute, definita
nella medesima costituzione come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale.
5
livello massimo: già l'11 giugno era a livello 6
7
, ovvero virus pandemico, quindi in
grado di propagarsi rapidamente in tutto il globo.
Immediatamente le più importanti aziende farmaceutiche si sono messe al lavoro
per fornire un vaccino efficace. A fine giugno 2009 l'ufficio marketing della
Novartis affermava di aver individuato il siero opportuno, che venne presentato già
a settembre alle varie agenzie governative, le quali, in tempi molto rapidi, hanno
concesso l'autorizzazione alla commercializzazione.
I due prodotti a disposizione degli Italiani erano il “Focetria” della Novartis e
“Pandemrix” della GlaxoSmithKline.
Oltre al vaccino, in tempi molto brevi è stata messa a punto una terapia antivirale
in grado di contrastare l'influenza A una volta contagiati. Tra i farmaci, quello che,
secondo i test effettuati, ha dimostrato maggior efficacia è stato il Tamiflu
(Oseltamivir) della Roche.
Gli stati europei si sono immediatamente affrettati ad acquistare abbondanti dosi di
vaccino e di antivirale per fornire alla propria popolazione la corretta protezione e
hanno definito i protocolli di somministrazione del siero. L'Italia, ad esempio, ha
acquistato dalla Novartis 24 milioni di dosi, sufficienti per oltre il 40% della
popolazione.
L'influenza A/H1N1 è stata considerata pandemia fino all'estate del 2010, quando,
dopo poco meno di 2 anni, l'OMS ha abbassato il livello d'allarme da 6 a 0, quindi
7 I livelli d'allerta pandemica definiti dall'OMS sono 6, ognuno con un delineato profilo:
• Fase 1: nessuno dei virus che normalmente circola fra gli animali è causa di infezione per
l'uomo ;
• Fase 2: un virus che sta circolando fra animali domestici o selvatici ha infettato persone
venute a stretto contatto con animali infetti ;
• Fase 3: un virus animale ha infettato un gruppo di persone, ma la trasmissione fra uomo ed
uomo è assente o fortemente limitata ;
• Fase 4: per un virus è possibile la trasmissione umana ;
• Fase 5: per un virus è possibile la trasmissione umana e sono presenti gruppi di persone
infette in almeno due stati appartenenti alla stessa regione OMS (divisione del globo in settori contigui
effettuata dall'OMS per distinguere area e area: Africa, Americhe, Eurasia, Mediterraneo dell'Est,
Pacifico e Sud est asiatico) ;
• Fase 6: per un virus è possibile la trasmissione umana e sono presenti gruppi di persone
infette in almeno due regioni, oltre alla condizione della fase 5 .
Le fasi successive avvengono a pandemia conclusa e sono quelle di post-picco e post-pandemia.
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