5
INTRODUZIONE
Oggi in Germania vivono più di sette milioni di cittadini stranieri.
Ogni anno arrivano tra i 1.600 e i 1.700 immigrati per ogni 100.000
abitanti. Queste cifre portano la Germania ad essere una meta
d’immigrazione più ambita degli stessi Stati Uniti d’America. In Germania
ogni anno nascono 50.000 bambini da famiglie binazionali e 100.000 da
famiglie straniere e solo una parte del primo gruppo possiede la doppia
cittadinanza.
1
Il Governo Federale insiste nell’affermare che la Germania non è un
“paese d’immigrazione” e ciò si ripercuote negativamente sulla
regolamentazione dell’immigrazione e sulle misure d’integrazione.
Se tra i migranti della prima ora si trovavano principalmente uomini soli o
padri di famiglia, i cui familiari erano rimasti nella terra d’origine, la
situazione è mutata giacché molti di loro hanno deciso di non ritornare in
patria e hanno scelto la Germania come loro spazio vitale.
È iniziato da molto tempo il periodo dei ricongiungimenti familiari
che a causa della chiusura delle frontiere negli anni ’70 è diventato, insieme
alla richiesta d’asilo, l’unica possibilità d’immigrare in Germania. Questi
due motivi hanno, in effetti, determinato un rilevante aumento della
presenza straniera alla fine degli anni ’80 e negli anni ’90.
1
Pittau, F. (a cura di), Migrazioni, Paesi e Culture. Esperienze Europee a confronto. Sinnos Editrice,
Roma, 1998, pp.151-152
6
Tratteremo quest’importante tema riguardante la società tedesca con
particolare riguardo a quello che è il gruppo etnico più nutrito in Germania,
ossia i Turchi.
La letteratura scritta dagli stranieri in Germania è un’importante
testimonianza delle loro esperienze dagli anni ’60 in poi. Alcuni di loro non
tradiscono il forte legame con la madrepatria e si esprimono nella lingua
madre, altri tra cui Sinasi Dikmen, su cui incentreremo la nostra attenzione,
scrivono solo ed esclusivamente in tedesco, poiché è in tedesco che hanno
avuto le esperienze di cui raccontano nei loro testi.
Sinasi Dikmen è un autore turco che vive in Germania e fa della satira
e della critica mordace sui tedeschi e sui suoi connazionali il suo cavallo di
battaglia nei testi e negli spettacoli teatrali.
7
CAPITOLO I
GASTARBEITER
TURCHI IN
GERMANIA
Ich bin
ein teil von milionen
auf dieser erde verfolgt /zerrissen
und fremd
Ich suche einen platz
einen wärmen platz
Ich klopfe an die türen
keiner hört mein klopfen
Ich schreie auf die strassen
keiner hört mein schreien
Ich blicke die menschen an
keiner sieht mich
Jeden tag habe ich neue enttäuschungen
Ich will kein held in geduld sein.
Suleman Tauquif
8
1.1. STORIA DEI GASTARBEITER
Noi viviamo in quella che viene definita “l’età delle migrazioni”. I
movimenti geografici possono esser visti come un’esperienza umana
cruciale. Questi movimenti sono legati a cause politiche, economiche,
sociali e culturali. I paesi d’origine, di passaggio e di destinazione vengono
alterati dall’effetto della migrazione. La migrazione viene spesso definita
solo dal punto di vista geografico come “un cambio del posto di residenza”,
mentre la migrazione cambia la cultura dei popoli.
Il movimento migratorio inizia interessando solo alcuni individui, ma
poi si moltiplicano le esperienze, sia per gli emigranti sia per chi entra in
contatto con loro. Esperienze che si manifestano in nuove forme di vestiti,
cibi, diversi stili di vita, nuove ideologie politiche e altre forme di
produzione letterarie.
La migrazione di lavoratori e le politiche associate ad implicite ed
esplicite discriminazioni sono state una caratteristica dell’economia tedesca
nel XX secolo. Durante il boom del secondo dopoguerra la massiccia
domanda di lavoro non riusciva ad esser soddisfatta nemmeno dai milioni
di rifugiati, profughi e dai soldati tornati dalla guerra. L’apparato
produttivo distrutto dalla guerra era stato sostituito, anche con l’aiuto degli
americani, con impianti moderni e tecnologici.
9
Queste nuove condizioni economico-sociali portano la RFT
all’impiego di forza lavoro straniera. Si crea un nuovo mercato del lavoro
in cui anche l’area di reclutamento dei lavoratori si trasforma,
coinvolgendo, in un vasto processo, e sempre più estesamente, i paesi del
Mediterraneo.
Nel 1955 la RFT firma un accordo bilaterale con l’Italia per l’impiego
di lavoratori italiani. La conclusione di quest’accordo fu preceduta da
consultazioni fra il Governo Federale, i rappresentanti dell’Ufficio Federale
del Lavoro (Bundesanstalt für Arbeit), gli industriali e i sindacati. Il loro
scopo era di elaborare una strategia che permettesse, senza creare dei
possibili e probabili traumi alla società tedesca – con il conseguente
sviluppo di movimenti di opinione sfavorevoli ed ostili – l’assunzione di
manodopera straniera. I sindacati temevano però che l’impiego degli
stranieri potesse rappresentare una minaccia per le condizioni economiche
e lavorative raggiunte dai lavoratori tedeschi. I nuovi arrivati infatti
avrebbero potuto provocare, con il loro inserimento nel mercato del lavoro,
una tendenza al ribasso delle retribuzioni salariali.
1
Per evitare tale
eventualità pretesero quindi la parità di trattamento economico e sociale fra
lavoratori stranieri e tedeschi dello stesso livello professionale. Le forme di
reclutamento assicuravano comunque la priorità ai tedeschi nell’accesso ai
posti di lavoro. In pratica l’imprenditore notificava al più vicino ufficio
1
Bastienier A. et al., Italia, Europa e nuove immigrazioni, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1990,
pp. 9, 105
10
dell’Agenzia Federale per l’impiego le proprie esigenze in termini di
manodopera; l’agenzia verificata l’impossibilità di rispondere all’offerta
con forza lavoro locale, informava gli organi federali per la successiva
attivazione della Commissione mista sita in uno Stato di emigrazione e
create ai sensi dell’accordo bilaterale.
2
Mentre anche la struttura demografica lasciava prevedere un rapido
esaurimento delle riserve interne di manodopera, l’accordo “modello” con
l’Italia costituì la base per la politica di immigrazione attuata dalla RFT.
A quello con il nostro paese seguirono gli accordi
con la Spagna e la Grecia nel 1960, con la Turchia
nel ‘61, con il Marocco nel ‘63, con il Portogallo nel
‘64, con la Tunisia nel ‘65 e con la Iugoslavia nel
‘68; nel 1971 vennero conclusi degli accordi
specifici con la Corea del Nord e le Filippine per il
reclutamento di forza lavoro specializzata.
Il termine Gastarbeiter è stato coniato negli anni ‘60, giacché
l’originario termine usato per disegnare i lavoratori stranieri Fremdarbeiter
evocava i processi di deportazione durante il nazismo, quando i lavoratori
si chiamavano giust’appunto Fremdarbeiter. La questione più importante
concerne l’assenza completa dell’uso coerente del termine emigrante o
2
Grassi V., Le politiche migratorie dei principali paesi dell’Europa occidentale dal secondo dopoguerra
agli anni ’80, in: “Affari Sociali Internazionali”, 2, 1994, pp.64-65
11
Grafico A – Sviluppo e composizione nazionale dell’immigrazione di
lavoratori stranieri nella RFT dal 1955 al 1993
0
500.000
1.000.000
1.500.000
2.000.000
2.500.000
3.000.000
ITALIANI TURCHI TOTALE
1955 1960 1968 1971 1973 1975 1977 1984 1993
Fonte: Bundesanstalt für Arbeit.
12
immigrante, pur presenti nel vocabolario tedesco. I termini usati
Migranten, Wanderarbeiter o Gastarbeiter, oppure una dizione più neutra
Ausländische Arbeitnehmer si riferiscono in ogni caso all’assenza di
stabilità e sottolineano esplicitamente che l’integrazione dei lavoratori
stranieri nella società tedesca non è contemplata, tanto più che la Germania
si definisce nei confronti dei lavoratori immigrati Gastland.
3
L’effettiva dinamica dei flussi migratori di lavoratori stranieri, come si
evidenzia nei dati riportati nel Grafico A, può essere suddivisa, in cinque
periodi distinti: il primo, va dal 1955 al 1960, anno in cui culmina il terzo
boom economico.
4
I lavoratori stranieri presenti nel 1955 con 80.000 unità,
provenivano in gran parte dai paesi dell’Europa centrale, dalla Francia,
dall’Olanda, dall’Austria, erano frequentemente frontalieri o stagionali e
costituivano un’anticipazione, l’avanguardia di quella che sarebbe divenuta
più tardi l’emigrazione mediterranea. Il secondo periodo va dal 1960 al
1968 e si chiude con la fine della crisi economica nell’ultimo biennio; un
terzo che vede raddoppiare fra il settembre 1968 e il settembre 1971,
l’utilizzazione di lavoratori stranieri e si conclude, raggiungendo il punto
più alto in termini di presenze, nell’autunno del ’73; fra il 1973 e 1977,
come vedremo in seguito, nel periodo della “crisi petrolifera” si verifica
una forte riduzione dell’occupazione degli immigrati, cui farà seguito
3
Kreidler, S. / Pugliese, E., Problemi della seconda generazione degli immigrati nella RFT, in:
„Inchiesta”, 62, 1983, p. 36
4
Il primo boom economico si ha nel 1950-51 (boom della guerra di Corea) e il secondo avviene nel 1955,
con un aumento della produzione industriale, rispetto all’anno precedente, del 14,9 %. In: Ministero degli
Affari Esteri, L’emigrazione nell’Europa del Mec, Roma, 1974, p. 7
13
un’evidente e parallela “espulsione” degli stessi dal territorio della RFT;
dal 1977 ha inizio un processo di „assestamento“ in cui si osservano prima
dei limitati incrementi, poi una lenta ma continua riduzione, poi ancora dal
1984 un’evidente stabilizzazione.
5
Già dal 1961, anno in cui la costruzione del Muro fermò l’afflusso di
lavoratori dalla RDT, si comprese quanto l’importanza della forza lavoro
per lo sviluppo dell’economia tedesca straniera stesse diventando sempre
più grande.
Il sistema economico tedesco aveva imposto agli stranieri un rapporto
di lavoro di tipo prevalentemente temporaneo e precario. La
multinazionalità dell’immigrazione consentiva un’elevata flessibilità del
sistema, che si traduceva nei momenti di bassa congiuntura nell’espulsione
della forza-lavoro non immediatamente necessaria. La legge sugli stranieri
del 1965 definiva i lavoratori migranti come “risorsa cui ricorrere per
risolvere problemi economici”. Il sistema dei permessi di residenza e
lavoro, creato dalla legge, era dettato dalla volontà di favorire una rotazione
dei lavoratori stranieri: la categoria dei Gastarbeiter godeva del diritto di
residenza nella RFT per un periodo di tempo limitato e rapportato ad
esigenze di lavoro, con possibilità di sostituzione da parte di nuovi migranti
in funzione della situazione sul mercato del lavoro. I permessi di residenza
venivano concessi per un periodo variante da due a cinque anni sulla base
5
Pozzobon, Giovanni M., Emigrazione e minoranze Stranieri e scuola in Germania, Francoangeli,
Milano, 1995, pp. 68-69
14
del possesso del permesso di lavoro e dell’effettiva titolarità di un
impiego.
6
Il governo tedesco aveva sempre considerato – almeno ufficialmente –
l’importazione di manodopera come un fenomeno congiunturale e quindi
reversibile. Di fatto questa interpretazione costituiva il presupposto
ideologico per favorire la continua rotazione della forza lavoro e per
ostacolarne, di conseguenza, l’integrazione nella società locale. La
provvisorietà era, di fatto, lo strumento per mantenere alto il livello della
discriminazione, dell’esclusione sociale e per indurre i lavoratori stranieri a
considerare precarie e instabili le proprie condizioni di vita. Fondamentale
ancora, nella logica di questa rappresentazione era la possibilità di
presentare alla società tedesca l’immagine della pur evidente presenza
straniera, come si trattasse di un corpo estraneo, da sopportare in funzione
dello sviluppo ed eliminabile quando questa utilità fosse venuta a mancare.
7
Le variazioni che si verificano nel decennio 1962-1972 sono molto
significative e dimostrano come l’occupazione della forza-lavoro straniera
costituisca progressivamente, un aspetto strutturale dell’economia tedesca.
Durante la recessione del 1966-67 il 30% dei Gatsarbeiter ritornò nel
proprio paese d’origine. Molti non riuscirono a ristabilirsi nel vecchio
ambiente, nonostante le loro nuove qualifiche e così ci fu una nuova ondata
6
Grassi, V., Le politiche migratorie dei principali paesi dell’Europa occidentale dal secondo dopoguerra
agli anni ’80, cit., p. 65
7
Pozzobon, Giovanni M., Emigrazione e minoranze. Stranieri e scuola in Germania, cit., p. 83