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Introduzione.
Gazprom è una S.p.A. russa che producendo il “14.5% circa del volume
globale di gas, fa della Gazprom Group una delle compagnie leader del
settore del petrolio nel mondo intero”
1
.
Nell’Unione Europea occorre appoggiarsi a compagnie di Stati
extra-Unione per averne quantità necessarie a mantenere il nostro trend di
vita di Paesi del Nord del Mondo. Infatti, il gas è una fonte di energia
considerata come un bene prezioso nella società moderna, dove siamo
abituati ad avere acqua calda in gran quantità, i termosifoni sempre al
massimo in inverno e il condizionatore d’estate. Vivere senza gas
attualmente non sarebbe possibile, non avremmo la possibilità di fare la
vita che facciamo, saremmo incapaci, nel breve periodo, di procurarci una
fonte energetica alternativa. Attualmente, il gas, è la fonte di energia che
utilizziamo maggiormente.
I paesi che ne sono produttori e riforniscono il Vecchio Continente sono in
prevalenza Algeria e Russia. Questi due paesi, importano in Italia il 40%
circa
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del nostro fabbisogno. Gazprom, è l’unica società ad avere la
struttura di un Ministero, e di questo risente nelle sue scelte di politica
aziendale.
Viene considerata un possibile pericolo per due motivi: anche se esporta
la stessa quantità di gas algerino, una sua possibile chiusura del rubinetto
metterebbe in crisi i paesi europei, incapaci in poco tempo di trovare altri
produttori; in secondo luogo, negli ambienti presidenziali l’intreccio
politica-energia è una bomba capace di esplodere nel momento in cui si
decide che le misure politiche degli stati acquirenti possono intralciare la
strategia russa.
Nel primo capitolo affronterò la storia della Gazprom, della nascita nel
1989 come un unico Ministero afferente all’industria petrolifera e
1
Official Web Site Gazprom, www.gazprom.com/production/: “As for the gas
production volume amounting to around 14.5 per cent of the global total, Gazprom Group is one
of the leading petroleum companies worldwide”.
2
Massimo Nicolazzi, “Cucinare con Gazprom”, Limes n°6 2006 “La Russia in Casa”,
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all’industria del gas che poi fu trasformato in un ente responsabile per la
produzione, la distribuzione e la vendita di gas. Il periodo in cui si sviluppa
è particolarmente importante, dopo il crollo del muro di Berlino e la
sconfitta dell’ideologia sovietica.
Un passaggio fondamentale è quello dell’era Putin, dove si riafferma come
azienda leader russa, e apre apparentemente agli investitori stranieri.
Grazie alla personalità di Putin, riesce a portare avanti alcuni progetti di
sviluppo e marcare una sua posizione internazionale. L’ultimo momento
storico, ma non meno importante, è il 2006, quando la Gazprom, con la
chiusura delle forniture di gas in Bielorussia affinché fossero aumentati i
compensi per la somministrazione, rivendica il proprio ruolo all’interno
dell’Europa.
Nel secondo capitolo, si analizzerà la struttura dell’azienda, attualmente
una società per azioni apparentemente simile ad altre sul mercato
internazionale, ma in realtà ancora controllata dallo Stato, e da alcuni
imprenditori russi che utilizzano aziende prestanome. Verrà pure esplicata
la strategia utilizzata da Gazprom per crescere sul mercato, creando
piccole società satellite in altri stati capaci di operare in maniera efficiente
e utilizzando il potere politico per stringere nuovi accordi con i paesi
bisognosi di energia. Infine, si ricostruiranno i canali di erogazione del gas,
dove si trovano, a partire dal passaggio ancora obbligato attraverso
l’Ucraina e la Bielorussia.
Il terzo capitolo sarà utilizzato per definire la situazione attuale. Dapprima
si osserverà come l’Europa sia dipendente dalla Russia per la
somministrazione di gas, e come sia difficile farne a meno: un esempio su
tutti è l’accordo per la creazione di un gasdotto, il South Stream, in
contrapposizione al progetto europeo Nabucco. Mentre col primo gasdotto
sarebbe la Russia ad aggirare l’Ucraina per rifornire direttamente l’Europa,
con il Nabucco l’Europa vorrebbe ridurre la sua dipendenza dalla Russia,
importando gas attraverso la Turchia di estrazione asiatica. Se si
dovesse realizzare questo secondo progetto l’Unione dei 27 sarebbe
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libera in parte dalla Russia, esistono difficoltà nella creazione delle
infrastrutture perché gli Stati che dovrebbero sostituirla sono instabili
politicamente. E intanto la Bielorussia e l’Ucraina cercano, finché possono,
di far pesare la loro posizione di stati-conduttori per il gas nel resto del
continente
3
.
Nel quarto capitolo descriverò concisamente nuovi progetti sopra citati,
soffermandomi soprattutto sugli effetti politici delle possibili scelte. Si
prenderanno in esame accordi internazionali rispetto a questi due progetti
e mettendo in luce come Gazprom, attraverso imprese europee, di cui
controlla alcune quote, oppure mediante i rapporti che si sono creati con
altre compagnie energetiche, vedi ENI, cerchi di crearsi consenso.
3
Vedi capitolo 3, “L’era di Putin”, più avanti.
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CAPITOLO 1: STORIA DELLA
GAZPROM
1. Nascita nel 1989
Con la scoperta dei giacimenti di gas in Siberia, nella zona degli Urali e
nel Volga, tra gli anni ’70 e gli anni ’80 l’URSS divenne il maggior
estrattore di gas dell’Europa, e venne gestito da un apposito Ministero.
Nel 1989, l’allora Presidente dell’Unione Sovietica Michail Gorbacёv,
decise di ristrutturare il Ministero dell’Industria petrolifera e del gas e lo
trasformò in un ente responsabile della produzione, la distribuzione e la
vendita di gas, denominato Gazprom.
Gazprom nasceva in un periodo storico carico di avvenimenti, soprattutto
per la Russia e gli Stati sovietici: è infatti l’anno del crollo del muro di
Berlino.
Negli anni appena precedenti all’evento, Gorbacёv aveva iniziato un
nuovo tipo di politica all’interno dell’URSS, fatta di riforme per il passaggio
da uno stato a regime comunista ad uno a regime democratico. Il
processo di cambiamento si fondava su tre fasi: la Glasnost, cioè la
trasparenza , la Perestrojka, cioè la ristrutturazione e la Uskorenie, cioè
l’accelerazione dello sviluppo economico.
La Glasnost prevedeva che, alla propaganda politica, fossero sostituiti il
dibattito, la discussione, grazie alle quali si sarebbe potuta affermare la
ristrutturazione dello Stato Sovietico. Fino a quel momento vi era stata una
censura pressoché totale sulla reale situazione in cui versava il regime
sovietico, consolidata dai media che erano sotto il controllo del Partito
Comunista. L’opinione pubblica era completamente controllata e non
aveva la possibilità di crearsi una coscienza propria. Con l’avvento della
Glasnost, i mass media iniziarono a denunciare la situazione in cui
versava il paese, le carenze economiche, strutturali, etiche, come ad
esempio, la mancanza di alloggi per molte famiglie, un quasi inesistente
sviluppo economico e il diffuso alcolismo.
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Iniziò allora il processo della Perestrojka, che fu la fase più importante del
processo di ristrutturazione dello Stato russo, e che identificava il
complesso di riforme economiche attuate per portare alla fine della
“Guerra Fredda”. La “Guerra Fredda” era la contrapposizione che si era
venuta a creare tra gli Stati Uniti e l’URSS alla fine della Seconda Guerra
Mondiale, in cui vi fu una corsa agli armamenti da parte dei due Stati, e
un’evoluzione tecnologica, soprattutto in campo spaziale. La Perestrojka
nacque attraverso un iter legislativo, con una Commissione Governativa
creata appositamente per varare una riforma economica capace di portare
l’URSS verso un’economia simil-concorrenziale. Nel 1987, il Soviet
Supremo varò una nuova legge sulle imprese statali, le quali furono libere
di fissare un surplus, pur ottemperando alle richieste dello Stato. Questa
fu quasi una rivoluzione economica, perché si passò da un sistema
monopolistico a produzione fissa, a un sistema, sempre monopolistico, ma
capace di fissare un surplus ed immettere più prodotti all’interno del
mercato. Un’altra conseguenza di questa riforma fu che i prodotti
iniziarono ad essere venduti a prezzi di mercato, per cui ci fu per la prima
volta una trasparenza oltreché la possibilità di scelta, per i consumatori,
delle quantità da disporre per ogni bene. Nel 1988 si spostò il controllo
delle imprese dallo Stato ai soviet aziendali, guidati da privati. In questo
clima di riforme economiche, la situazione economica russa non migliorò,
poiché la legislazione che si venne a creare fu spesso confusionaria e
incapace di smuovere realmente il meccanismo monopolistico
appartenente al mercato sovietico: si può quindi affermare che
l’Uskoreine, cioè l’accelerazione dello sviluppo economico non ebbe
compimento in questo periodo.
Si capisce, quindi, in quale clima di confusione politica, ma soprattutto
economica nacque Gazprom: un periodo storico che, per la Russia, segnò
una ricerca del capitalismo dopo un quarantennio di assoluta negazione,
un periodo in cui entrarono in contrasto le nuove idee proposte da
Gorbacёv, e richieste da una parte della popolazione, e le richieste dei
vecchi leader del PC, ostili al cambiamento. Non ci deve quindi stupire se,