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La crescente disaffezione degli elettori, provata sia da un trend negativo di
affluenze alle urne nelle recenti elezioni, che da un difficile rapporto d'interazione
con la classe politica, sembra essere oggi ad un punto importante della sua
evoluzione. Diversi esperti sostengono che la comunicazione politica in rete può
riportare l'elettorato ad avere una maggiore influenza nei processi decisionali, in
alcuni casi si parla addirittura di un ritorno alla democrazia diretta della polis
greca.
Guardando ai primi risultati della comunicazione politica on-line, è possibile
chiarire le relazioni complesse ed articolate tra nuove tecnologie della
comunicazione e politica.
Questo lavoro concentra l'interesse sui movimenti sociali, la loro evoluzione e
l'utilizzo democratico delle nuove tecnologie con l'obiettivo di analizzare i nuovi
canali della domanda politica. Sullo sfondo l'astensionismo elettorale non come
defezione rispetto ad una pratica di voto consolidata ma ricerca di forme non
convenzionali di partecipazione politica.
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Introduzione
A partire dalle elezioni politiche del 1979, in Italia il numero degli astensionisti
ha raggiunto una soglia sempre più significativa; questo trend ha diverse ragioni,
una delle quali è la crescente alienazione degli elettori, che non reputano più
idonea l'offerta politica.
Analizzando le ricerche dell'istituito Cattaneo
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sull'intensità della partecipazione
elettorale in Italia, possiamo notare che se tra il 1948 ed il 1976 la percentuale dei
votanti è stata pressoché costante (con un leggero calo al Sud), tra il 1976 ed il
2008 la flessione è considerevole e tocca tutte le regioni italiane; basti pensare
che, se nel 1948 gli elettori che si recavano alle urne erano il 92,2% degli aventi
diritto, nel 2008 la percentuale scende all' 80,5%. Secondo Hirschman (1970)
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la
caduta della loyalty
3
avrebbe causato un aumento dell'exit
4
ed una crescita della
voice
5
. Alcuni studiosi hanno interpretato il calo della percentuale dei votanti
come la normale evoluzione di una democrazia, altri sostengono che questo
declino dell'affluenza alle urne debba essere inteso come un segnale di
disaffezione politica dell'elettorato.
Facendo riferimento ad alcune ricerche dell'Istat, si distinguono quattro diverse
componenti dell'astensionismo: un astensionismo fisiologico-demografico, un
astensionismo tecnico-elettorale, un astensionismo apatico ed infine un
astensionismo di sfiducia o protesta, nel testo approfondiremo origini e cause, ma
ora «tralasciando le prime due componenti dell'astensionismo, che possiamo
definire neutre, osserviamo più da vicino le motivazioni sottese dalle due
componenti più prettamente politiche del non voto. La prima è legata all'offerta
dei partiti e riconduce il calo della partecipazione elettorale all'allentamento della
mobilitazione partitica. La seconda, invece, assume a riferimento la domanda ed
individua nella figura dell'elettore il vero protagonista della scelta di voto. In
quest'ottica, l'astensione è un'azione consapevole che si carica di connotati politici
ed è finalizzata a trasmettere un messaggio preciso al sistema. La protesta può
1 Rilevazione Istituto Cattaneo di Bologna (2008)
2 cit. Hirschmann in Raniolo (2002)
3 La fedeltà ai grandi partiti
4 L'uscita dal sistema elettorale attraverso l'astensione dal voto
5 L'avversione e la protesta nei confronti di un'offerta elettorale ritenuta non soddisfacente
con il conseguente bisogno di creare nuove formazioni
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riflettere sia la caduta di senso e di efficacia dello strumento di voto, sia la
disaffezione all'offerta partitica, considerata inadeguata e distante dalle vere
istanze della società civile.» (Istat 2008)
Sempre da rilevazioni Istat, possiamo dedurre che il fenomeno dell'astensionismo
riguarda principalmente l'elettorato più giovane ed in misura decisamente
maggiore, i più anziani. Al contrario, gli elettori della fascia d'età che va dai 45 ai
59 anni detengono il primato di classe elettorale più partecipe, dato che la
percentuale dei non votanti è solo del 4,7%. E' interessante notare che le
motivazioni date dagli astensionisti intervistati sono prevalentemente due: il
50,4% dichiara di non essersi recato alle urne per motivi fisiologici, quindi per
problemi di salute o per impedimenti improvvisi, mentre il 40,9% degli interrogati
esprime ragioni politiche: disaffezione o protesta nei confronti del sistema dei
partiti. In entrambi i casi la scelta di non andare a votare non è segno di
disinteresse e allontanamento dalla politica. Piuttosto l'astensione se intesa come
atto di protesta, può essere interpretata come una delle tante opzioni disponibili
per dare un segnale di insoddisfazione al ceto politico.
Dopo il regime fascista, l'atto di recarsi alle urne per votare era considerato una
conquista importante da parte del cittadino-elettore, mentre con l'evoluzione della
democrazia la sua negazione, ossia l'astensionismo, ha iniziato a ricoprire un ruolo
completamente diverso. « Il deporre la scheda nell'urna è percepito sempre meno
come un diritto, e ancor meno come un dovere e sempre più come una facoltà di
cui avvalersi, l'astensionismo può essere quindi sanzionatorio: si sceglie di non
votare ad una elezione per inviare un segnale al proprio partito di riferimento, se
non all'intero sistema dei partiti. Si usa il non voto, in altre parole. così come ieri
si usava solo il voto» (Ministero Pari Opportunità/Istat 2008)
Nascono delle difficoltà oggettive nel seguire le trasformazioni della politica:
scissioni, cambi di nome dei partiti, ricomposizioni e nuovi simboli sono pratiche
ormai continue, che vengono pianificate in un ambiente distante dall'elettore, che
spesso come risposta ad un'offerta politica ambigua preferisce astenersi.
«Riflettere sul declino della partecipazione elettorale è necessario soprattutto
perché la progressiva de-inclusione di cittadini appartenenti ai ceti sociali
periferici e svantaggiati, orfani di un'adeguata rappresentanza politica, implica
l'ulteriore caduta della loro influenza politica e, alla lunga, potrebbe aprire una
falla nel consenso verso la democrazia.» (Fruncillo 2004)
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Conoscere le cause del fenomeno e prendere le contromisure è quindi necessario
se si vuole conservare e promuovere una partecipazione utile e democratica dei
cittadini nel sistema politico.
Inoltre, analizzare i movimenti sociali, le forme di organizzazione politica non
convenzionale e le forme di protesta emergenti può contribuire a descrivere un
quadro più chiaro ed esplicativo della situazione.
In primo luogo, bisogna comprendere le dinamiche e gli sviluppi che portano
all'astensionismo per poi evidenziarne le possibili chiavi risolutive ed avere uno
schema logico, determinato da variabili correlate. In un secondo momento,
affrontare i concetti di astensionismo e disaffezione politica relazionandoli allo
sviluppo di nuovi movimenti politici.
Infatti, di pari passo con la crescita dell'astensionismo, si registra lo sviluppo dei
movimenti sociali, «a partire dagli anni settanta, nelle democrazie occidentali,
gruppi sempre più ampi di cittadini sono disponibili a fare ricorso a forme
d'azione caratterizzate dalla loro non-convenzionalità per presentare le loro
domande al sistema politico, infatti nelle società post-industriali le tecniche di
azione politica diretta non portano più lo stigma della devianza» (Cotta, Della
Porta, Morlino 2001, p. 177). La nascita di movimenti politici non convenzionali
non denota solo la crisi della partitocrazia, ma un'emergente richiesta di nuovo
spazio pubblico che non sempre trova un successivo incanalamento in movimenti
forti e durevoli. I movimenti sociali generati molte volte sfociano in proteste
contro le istituzioni, contro le elites, contro il sistema politico in casi estremi
questa forma di protesta permanente porta al terrorismo, l'assenza di
comunicazione politica tra le due classi (politica ed elettorale) talvolta può portare
a disordini che possono danneggiare gravemente o definitivamente la democrazia
e le idee repubblicane.
In Italia possiamo riconoscere tre periodi distinti nella storia politica del Paese: il
primo periodo lo possiamo individuare dopo la seconda guerra mondiale in cui i
partiti e le iscrizioni ad essi giocava un ruolo fondamentale nel mondo politico; un
secondo periodo in cui i partiti iniziano a perdere potere ad iniziano a comparire i
primi movimenti terroristici ed i primi movimenti di protesta e di disordine
sociale, questa fase la possiamo individuare negli anni '60-'70; il terzo periodo è
quello della crescente disaffezione politica e del vistoso calo dell'affluenza alle
urne. Questo periodo inizia nel '79 e si consolida negli anni '90 dopo lo scandalo
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Tangentopoli. Il disorientamento degli elettori, dopo la caduta di alcuni partiti
storici raggiunge picchi altissimi, nascono partiti personali e decadono partiti più
ideologici, la politica diventa sempre più incentrata intorno ad un solo uomo e le
iscrizioni ai partiti rivestono un ruolo più secondario, visto che grazie a media
come la televisione in poco tempo si può puntare ad avere il massimo della
visibilità. La televisione arriva anche in quei luoghi dove il partito non si è
insediato nel tessuto urbano e quindi diventa la vera arena pubblica e politica,
mostrando agli elettori una politica artificiale e meno interattiva e tangibile.
Il mondo politico corre il rischio di diventare spettacolo e i cittadini-elettori
spettatori passivi, il mezzo televisivo assicura ancora notevoli vantaggi, ma non
riesce sicuramente a rispondere all'esigenza di un mondo politico continuamente
in fieri.
In questo quadro quindi, chiariamo la figura, cui si fa riferimento in questo
lavoro, il nostro cittadino-elettore è un individuo regolarmente smarrito, sganciato
da motivi ideologici, disilluso dai possibili profitti ricavati da una partecipazione
politica ed elettorale, il cittadino è in una fase di alienazione politica da cui non
può uscire per via dell'inesorabile distacco creatosi tra le due classi.
Tralasciando l'elettore che non vota per protesta e l'astensionismo per disinteresse,
nel testo prendiamo prevalentemente in considerazione il cittadino-elettore che
diventa vittima della disaffezione politica dovuta a mezzi e strumenti che non
sono più all'altezza né del numero degli elettori né della quantità sempre crescente
di domande che non trovano, tramite le istituzioni, delle risposte. In pratica, la
caduta dei legami burocratici ha comportato la nascita di relazioni più spontanee e
disinteressate, in alcuni casi la partecipazione in ambito sociale (ad esempio nel
volontario) ha sostituito la partecipazione politica, questo fenomeno è dovuto
probabilmente al fatto che l'individuo sente più utile muoversi in realtà tangibili
rispetto ad una realtà politica, vista il più delle volte come distante, elitaria e poco
mutevole.
Dopo aver esaminato i nodi problematici, il lavoro concentrerà l'interesse su una
possibile chiave di lettura: l'e-Politics, quale ruolo possono avere le nuove
tecnologie nel mondo politico ? Possono diventare strumenti di una
comunicazione più diretta ed interattiva tra classe politica e classe elettorale ?
Esistono già casi in cui questi strumenti sono risultati efficaci: l'uso di forum, chat,
pagine web, sondaggi on-line e soprattutto di servizi di pubblica amministrazione