Multipli e dinamiche di mercato Introduzione
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INTRODUZIONE
Nel corso dell’ultimo decennio, lo scenario finanziario internazionale ha subito
profonde trasformazioni: la globalizzazione del mercato dei capitali e delle materie
prime, lo sviluppo dell’ingegneria finanziaria e la progressiva scomparsa dei confini
tra i diversi settori dell’intermediazione sono, senza dubbio, i tre mutamenti più
eclatanti. L’economia mondiale del nuovo millennio è già stata segnata, seppur siano
trascorsi solo pochi anni dal suo inizio, da due eventi fondamentali che ne hanno
profondamente alterato gli equilibri e provocato le predette trasformazioni, mettendo a
dura prova non soltanto gli addetti ai lavori ma l’intero pubblico risparmiatore: la
bolla speculativa di Internet e la crisi dei mutui sub-prime negli USA. Gli ultimi anni,
con la nascita di molte realtà aziendali (mi riferisco in particolare alle cosiddette
dotcom), il manifestarsi di numerose operazioni straordinarie (soprattutto fusioni e
scissioni) nonché l’intervento massiccio e crescente degli investitori istituzionali sui
mercati finanziari divenuti di natura globale, sono stati caratterizzati dall’intensificarsi
dell’attenzione del mondo professionale e di quello pubblico alle metodologie per la
stima del valore delle imprese, il quale è stato oggetto di continue variazioni.
Valutare un’impresa significa sintetizzare le caratteristiche quantitative e qualitative
(attuali e in una prospettiva temporale razionalmente affidabile) della realtà aziendale
in un’espressione monetaria. Chi effettua la valutazione non deve porsi, però, come
obiettivo quello di pervenire ad un preciso valore di riferimento, cosa peraltro difficile
se non impossibile. Ciò che deve essere fatto, invece, consiste nel giungere alla
determinazione di un giusto ed equo prezzo, sia per l’acquirente che per il venditore,
Multipli e dinamiche di mercato Introduzione
2
attraverso l’individuazione di un intervallo di valori entro cui si presume possa trovare
collocazione l’effettivo valore dell’equity.
1
Si parla, quindi, non più di valutazione, ma di “Giudizio Integrato di Valutazione”, per
sottolineare il passaggio dalle formule di valutazione al processo valutativo, il quale si
basa sia su stime assolute che su stime relative
2
.
La teoria della valutazione d’azienda ha sempre evidenziato come valore e prezzo siano
due grandezze che, in quanto influenzate da fattori differenti, portino a risultati spesso
non coincidenti
3
. Con il termine di “valore d’impresa” ci riferiamo, in particolare, al
“capitale economico”: “il valore che, in normali condizioni di mercato, può essere
considerato congruo per il capitale di un’azienda, trascurando la natura delle parti, la
loro forza contrattuale e gli specifici interessi ad eventuali negoziazioni”. Il capitale
economico risulta, quindi, essere un concetto autonomo ed indipendente da qualunque
situazione contingente o da qualsiasi interesse o fattore legato alle parti chiamate in
causa. Il “valore di mercato” è, invece, influenzato in maniera rilevante da fenomeni
esterni imprevedibili ed incontrollabili, legati alle condizioni dei mercati finanziari per
le società quotate (specialmente efficienza degli stessi; rapporto domanda e offerta),
mentre, per quelle non quotate, a variabili quali la libera negoziazione tra le parti e la
relativa forza contrattuale. Prezzi e valori, dunque, non possono coincidere, in quanto i
primi risultano essere influenzati da variabili sia interne che esterne alla società, come,
per esempio, la capacità, in termini di trasparenza, di creazione del valore da parte del
1
Stefano Setti, “I metodi basati sui multipli di mercato nelle valutazioni”, in “Contabilità Finanza e
Controllo”, Dicembre 2005.
2
L. Guatri e M. Bini distinguono fra valutazioni assolute, basate su modelli e formule, e valutazioni
relative, basate sui moltiplicatori. I risultati espressi dalle due valutazioni, in quanto frutto di approcci e
scelte logiche diverse, possono tra loro divergere, sia pure entro certi limiti. Solo divergenze molto
rilevanti, di fatto esprimenti risultati valutativi in netto contrasto tra di loro, sarebbero motivo di vera
preoccupazione, potendo rendere inaffidabile l‟intero processo valutativo. “Nuovo Trattato sulla
valutazione delle aziende”; 2005.
3
L. Guatri “ La valutazione delle aziende”.
Multipli e dinamiche di mercato Introduzione
3
management, la dimensione della quota azionaria (esistono prezzi diversi a seconda
della quota di capitale oggetto dello scambio) oppure fattori soggettivi e psicologici
(società non quotate di natura familiare)
4
. In conclusione, valutare un’impresa significa
non solo andare a calcolarne il valore attraverso i fondamentali, ma anche stimare il
“fair value” ossia il “probabile” prezzo di mercato. E’ opinione diffusa, infatti, che
sempre meno i tradizionali risultati contabili siano una misura esaustiva della vera
performance dell’impresa, in quanto, non essendo proiettati nel futuro, risultano
inadatti ad esprimere il valore che l’impresa crea o distrugge.
In questo contesto, risulta importante, al fianco delle valutazioni assolute, il contributo
offerto dalle valutazioni relative, oggetto di studio del presente lavoro. I multipli non
sono soltanto uno strumento agile e snello di valutazione, ma sono una parte essenziale
del processo valutativo, che rimarrebbe, senza di loro, incompleto e lacunoso. Il
metodo dei multipli di mercato presuppone che il valore di una società si possa
determinare assumendo come riferimento le indicazioni fornite dal mercato per società
con caratteristiche analoghe a quella oggetto di valutazione. Il metodo si basa sulla
determinazione dei multipli calcolati come rapporto tra valori borsistici e grandezze
economiche, patrimoniali e finanziarie di un campione selezionato di società
comparabili. I valori così ottenuti vengono applicati, con le opportune integrazioni, alle
corrispondenti grandezze della società oggetto dell’analisi. Il ricorso a questa
metodologia permette al valutatore di stimare i “prezzi probabili” negoziabili sul
mercato per una data impresa, con riferimento ad esperienze omogenee e paragonabili;
oppure i prezzi ragionevolmente ottenibili in epoche future. In conclusione, tale
4
R. Giovannini, “Corporate & Investment Banking” lezione numero XIV
Multipli e dinamiche di mercato Introduzione
4
metodologia affronta il problema della valutazione dell’azienda da una prospettiva
completamente diversa rispetto ai metodi tradizionali
5
.
Il presente studio ha lo scopo di effettuare un’analisi approfondita di tale metodologia
che negli ultimi anni ha acquistato una notevole importanza passando da semplice
metodo di verifica a strumento fondamentale di valutazione, con importanza e dignità
pari ai metodi tradizionali basati su formule. Andremo ad evidenziare, oltre agli aspetti
principali e alle modalità di applicazione, quali sono i fattori critici di successo e quale
è il loro comportamento, con particolare riferimento al periodo della bolla della New
Economy e quello della crisi dei mutui sub-prime. L’idea di questo lavoro nasce, infatti,
da un articolo del Sole24ore
6
nel quale si analizzano i valori del Price Earnings
verificatesi durante i due periodi oggetto di analisi: “Si può pensare che investire in
azioni nei periodi in cui il rapporto prezzo/utili storici è molto alto sia particolarmente
rischioso. Ciò è condivisibile, ma nessuno può escludere che un rapporto prezzo/utili
alto sia compatibile con una elevata crescita dei profitti successivi. Se si fa ricorso,
però, agli utili attesi (quelli stimati dagli analisti delle investment bank) l’incertezza
non diminuisce, perché ovviamente le assunzioni su cui sono basate possono essere del
tutto sbagliate. Al riguardo, la situazione che stiamo attraversando è una sfida senza
precedenti alle nostre conoscenze: il rapporto prezzo/utili degli ultimi 12 mesi
dell’indice S&P500 è pari a 137, il livello più alto di sempre. Molto più alto del 30 al
quale era arrivato il multiplo degli utili nel Marzo del 2000, all’apice della bolla
Internet, che rappresentava il massimo precedente…Mediando gli utili delle società
dell’S&P degli ultimi dieci anni e correggendoli per l’inflazione, si normalizza il valore
5
“Guida alla valutazione” di Borsa Italiana e dal sito “guadagnarecolforex.com”
6
Marco Liera “Il rischio delle azioni non è sempre uguale”; il Sole 240re del 27/09/09.
Multipli e dinamiche di mercato Introduzione
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al denominatore e si ottiene il Graham P/E
7
. L’ultimo Graham P/E è pari a 19, al di
sopra della media dal 1870 (pari al 16,3), mentre il massimo storico è di 44,2 e fu
stabilito nel 2000…Serve, quindi, ancora più prudenza del solito nell’avvicinarsi alle
Borse in questo momento….”. Cercheremo, in conclusione, di vedere qual è
l’andamento dei multipli nelle richiamate situazioni, come interpretare i relativi valori
e quali strategie adottare.
7
Dal nome del grande inventore che lo utilizzò per primo negli anni trenta.
6
PARTE PRIMA
IL VENTUNESIMO SECOLO
Multipli e dinamiche di mercato 1. La New Economy
7
1. LA NEW ECONOMY
1.1 L’IDEA DI UNA NUOVA ECONOMIA
L‟idea di Nuova Economia nasce negli Stati Uniti d‟America, più precisamente in
California e può essere ricondotta a due date fondamentali. Il 20 Dicembre 1994 si
riunisce il “Comitato federale del mercato aperto”
8
del Sistema della riserva federale, la
banca centrale degli Stati Uniti. In quel periodo l‟economia americana viveva un
momento di grande espansione
9
, a ritmi elevati da ormai quattro anni. Un‟espansione di
tale portata mette sempre in preallarme chi è responsabile di mantenere il più possibile
stabile il livello generale dei prezzi, perché presenta il rischio di un surriscaldamento
inflazionistico dell‟economia. Per evitare tale rischio, lo strumento utilizzato è quello di
alzare i tassi d‟interesse a breve termine al fine di spegnere sul nascere ogni tentativo di
rialzo dell‟inflazione. Il fatto sorprendente di allora furono le tendenze correnti
dell‟inflazione, le quali risultavano essere meno preoccupanti rispetto a quelle di
analoghe fasi passate del ciclo economico. Questa inusuale timidezza dell‟inflazione era
una vera sorpresa. Cercando di dare una spiegazione agli eventi che si stavano
verificando, il governatore Kelley, uno dei membri del Consiglio, affermò: << ci
troviamo in una qualche specie di nuova economia, con una più bassa propensione
8
Si tratta dell‟organo collegiale che prende le decisioni in materia di politica monetaria. Il comitato è
presieduto da Alan Greenspan, già da sei anni alla guida della Riserva Federale. Fanno parte del
Comitato, oltre al presidente e al vicepresidente, gli altri cinque membri del Consiglio dei governatori,
che amministra la sede centrale del Sistema, e i presidenti delle banche federali distrettuali, cioè delle
filiali periferiche del Sistema.
9
La fase di espansione, a cui ci riferiamo, ebbe inizio nel 1991, ma le prime discussioni sulla Nuova
Economia iniziarono soltanto nel 1994.
Multipli e dinamiche di mercato 1. La New Economy
8
all‟inflazione, un più basso NAIRU
10
, un più alto grado di concorrenza, mercati
mondiali con un numero elevato di capacità, una produttività molto più alta e
probabilmente, pressioni salariali meno forti di quanto ci si potrebbe attendere a questi
livelli di occupazione…
11
>>. Infatti, quando il numero dei disoccupati si riduce al punto
tale da raggiungere una percentuale fisiologica (come il 4% ai fini anni 90 negli Usa), i
salari tendono ad aumentare generando inflazione. Ma ciò non si verificò; anzi, come
precedentemente detto, si registrò una crescita del PIL e dell‟occupazione senza, però,
rincaro dei prezzi. La spiegazione risiede nei miglioramenti della produttività dei
lavoratori grazie alla rivoluzione tecnologica di quel momento, di cui la rete rappresenta
soltanto il logico coronamento: dai semiconduttori, al personal computer, al
collegamento in una rete mondiale di tutti i computer esistenti al mondo.
Il 5 Dicembre 1996, seconda data fondamentale, il presidente Greenspan, in un pubblico
intervento, parla di un‟euforia irrazionale per spiegare il rigonfiarsi (e poi lo sgonfiarsi)
di una cospicua bolla speculativa sui mercati azionari degli Stati Uniti e del resto del
mondo. In quel periodo era diffusa la convinzione che la Nuova Economia si fosse
impadronita dell‟America e che dovesse condurre a rapidissimi e inauditi progressi di
efficienza in tutto il sistema produttivo. Inoltre, in quegli anni esplodeva il fenomeno
Internet. La sua repentina affermazione comportò la nascita di un gran numero di
iniziative imprenditoriali volte a sfruttarne ogni potenzialità commerciale. Di
conseguenza, c‟era il diffuso convincimento che le imprese già esistenti e, soprattutto,
10
Non Acceleratine Inflation Rate of Unemployment, cioè il minimo tasso di disoccupazione compatibile
con una situazione di inflazione stabile.
11
In quel periodo il ritmo di crescita degli Stati Uniti aveva raggiunto una media annua del 4,2%; erano
stati creati 25 milioni di posti di lavoro; il tasso di disoccupazione era sceso al 4% della popolazione
attiva.
Multipli e dinamiche di mercato 1. La New Economy
9
quelle nuove operanti su Internet (cosidette dotcoms
12
) stessero andando incontro ad
enormi guadagni di produttività ed a profitti molto più alti che in passato, sospingendo
le quotazioni azionarie delle aziende stesse.
La straordinaria vistosità del fenomeno Internet e dei rialzi delle quotazioni azionarie, in
poco tempo trasmessi dagli Stati Uniti a tutto il mondo, hanno fatalmente portato i
mezzi di comunicazione di massa e l‟opinione pubblica ad identificare con essi la
Nuova Economia. Ma quest‟ultima è ben altro che un gruppo di dotcoms fallimentari e
il vento di follia che ha percorso i mercati finanziari. Essa riguarda l‟economia tutta,
quella reale
13
.
1.2 IL PASSAGGIO DALLA “OLD” ALLA “NEW ECONOMY”
Tra gli ultimi anni del Novecento e l‟inizio del nuovo millennio siamo stati spettatori-
protagonisti di una serie di cambiamenti che hanno rivoluzionato non soltanto il nostro
modo di vivere ma anche e soprattutto il nostro modo di fare impresa, grazie all‟utilizzo
delle nuove tecnologie e di Internet. Viene superata la concezione del mercato come
mero luogo di scambio fisico “dall‟economia delle reti”, nella quale l‟elemento
principale è rappresentato non dalla volontà di produrre beni, bensì dall‟offerta di
servizi, di relazioni umane, di consulenza e di esperienze culturali; determinando il
passaggio dalla “old” alla “new economy
14
”. Con il termine di “old economy” ci
riferiamo non a qualcosa di antico ed obsoleto, ma semplicemente allo stato di
12
Dal tipico indirizzo dei siti commerciali presenti in rete, che terminano con “.com” ( il punto in inglese
si legge dot).
13
Salvatore Rossi, “Nascita, declino e rinascita dell‟idea di una Nuova Economia” dal libro “La Nuova
Economia, i fatti dietro il mito”, il Mulino, 2003.
14
Coniato dal giornalista Kevin Kelly nel settembre del 1997 sulla rivista “Wired”, la bibbia della Net
Economy. Secondo lo stesso la nuova economia si caratterizza per tre elementi fondamentali: è globale, è
interconnessa e propende verso beni intangibili. Questi aspetti portano ad un nuovo mercato ed una nuova
società nella quale le reti elettroniche sono onnipresenti.
Multipli e dinamiche di mercato 1. La New Economy
10
evoluzione fin ad allora raggiunto dal mondo delle imprese ed al modo in cui si
esercitava l‟attività imprenditoriale. Pertanto, essa non è stata sostituita dalla “new
economy”, la quale, utilizzando strumenti in continua evoluzione, tende a separare le
attività che sfruttano le potenzialità dell‟economia digitale da quelle tradizionali,
divenendo di fatto l‟industria del futuro. Non rappresentano due mondi completamente
diversi, bensì complementari dal momento che l‟obiettivo finale rimane sempre lo
stesso: la redditività. Infatti, le aziende della cosiddetta “old economy” per poter
continuare ad operare nel nuovo millennio devono essere in grado di sfruttare a pieno le
potenzialità offerte dalla nuova economia, in modo tale da non rimanere indietro nella
competizione internazionale. L‟introduzione di nuovi sistemi in grado di ridurre i costi,
aumentare la produttività e, soprattutto, di apportare in maniera immediata la
conoscenza di determinati fatti che influiscono sulla gestione della società, è la vera
innovazione della “new economy”. Potremmo, quindi, parlare di un “falso
concettuale”
15
, dal momento che qualsiasi realtà nasce come new e con il passar del
tempo è destinata a diventare old, a maggior ragione se comporta nuovi modelli che
rivoluzionano i paradigmi precedenti. Quello a cui abbiamo assistito è la semplice
evoluzione della “old economy” che entra in una nuova era caratterizzata
dall‟affermarsi di nuove categorie imprenditoriali che altro non sono che lo sviluppo di
quelle tradizionali, grazie allo sfruttamento dei progressi verificatesi nel campo
dell‟informatica e dell‟elettronica. L‟aspetto fondamentale non è stato, infatti, il
passaggio alle industrie hightech, bensì il modo in cui le Information and Comunication
Technology (ICT)
16
hanno migliorato l‟efficienza delle aziende tradizionali, intesa come
ottimizzazione dinamica del contenuto tecnologico, dell‟allocazione delle risorse
15
Maria Rosaria Del Ciello, “Il ruolo della risorsa informazione nello sviluppo della New Economy”.
16
Tecnologie dell‟informazione e della comunicazione.
Multipli e dinamiche di mercato 1. La New Economy
11
(capitali, manodopera, conoscenza), dei mercati di riferimento, dei tempi di risposta ecc.
Le ICT devono essere considerate una nuova “tecnologia aspecifica”
17
(General
purpose technology), la quale ha la proprietà di poter permeare tutti i processi
produttivi, aumentandone grandemente l‟efficienza. Proprio a causa della loro
complessità, tecnologie del genere possono attecchire soltanto se vengono
accompagnate da un ridisegno dei processi produttivi e degli assetti organizzativi e
gestionali delle imprese.
In definitiva, la New Economy rappresenta “una forma di scambio che assorbe le
potenzialità di espansione delle Information and Communication Technology
sviluppando, da questo rapporto, peculiari meccanismi di processo”
18
. Sono tre le
qualità che caratterizzato il fenomeno:
- Interconnessione
- Velocità
- Immaterialità
Le ICT permettono, sia a privati che ad aziende, di incontrarsi nello stesso “non-luogo”
in un preciso istante. La maggior facilità dei rapporti in termini di rapidità, efficacia e
costo ha determinato una delle condizioni-base della globalizzazione sintetizzata
nell‟affermazione che “il mondo è divenuto più piccolo”. Se la rivoluzione industriale
fu determinata dalla disponibilità di risorse energetiche a costo relativamente basso,
quella della New Economy si basa sull‟abbondanza di possibilità di connessioni, grazie
alla capillarità della rete e alla sua portata. Nella nuova economia è stata ribaltata,
dunque, qualsiasi concezione di spazio e tempo.
17
L‟ultima di siffatte rivoluzioni tecnologiche aveva generato la dynamo elettrica, consentendo, alla fine
del XIX secolo, la sostituzione del motore a vapore col motore elettrico nell‟intero apparato industriale
Americano (e anche nel resto del mondo industrializzato).
18
Russo P., il Mulino, “New Economy, new human kind”.
Multipli e dinamiche di mercato 1. La New Economy
12
La velocità e, allo stesso tempo, la qualità sono considerate dalle aziende come fattori
critici di successo, in quanto rappresentano il vero valore aggiunto al prodotto da offrire
sul mercato del nuovo millennio. Assume rilevanza anche la velocità di innovazione
dell‟impresa, ritenuta indispensabile per la sopravvivenza e/o per il successo della
stessa.
L‟e-commerce
19
rappresenta la nuova realtà del commercio: è una forma di scambio
che, realizzandosi in Rete, non subisce limitazioni geografiche, ma soprattutto fisiche,
amplificando, di conseguenza, le potenzialità di circolazione di un determinato bene.
Oggetto dello scambio sono stati inizialmente, soprattutto, i film, le notizie, le
quotazioni, le pagine web, la musica e i softwares, ovvero tutti beni che potevano essere
espressi in forma digitale. Normale riflesso dell‟e-commerce è l‟e-business
20
, il quale
racchiude tutte le attività e i processi aziendali, nonché tutti i rapporti con i mercati,
gestiti in modalità elettronica (soluzioni Intranet ed Extranet). Si può, pertanto, fare una
distinzione tra “Business to consumer” (B2C), orientato al consumatore finale e all‟e-
commerce in senso stretto, e “Business to business” (B2B)
21
, rivolto, invece, a tutte le
altre aziende operanti sul mercato e facenti parte della catena produttiva (intermediari,
fornitori, soci, committenti o altro) che porta al risultato finale, ovvero al prodotto.
Grazie al maggior flusso di informazioni ed a un mercato globale, le imprese riescono a
trovare più facilmente la propria controparte con una notevole riduzione dei costi di
transazione e di reperimento delle risorse, influenzando in maniera significativa non
19
Per e-commerce intendiamo “qualsiasi tipo di transazione tendente a vendere o acquistare beni e/o
servizi nella quale le parti interagiscono elettronicamente piuttosto che con scambi fisici o contatti
diretti”; “il commercio elettronico”, SMAU-SDA Bocconi.
20
Electronic Business
21
Le abbreviazioni sono il risultato di una sostituzione, di uso americano, della preposizione “to” con il 2,
“two”, che ha una pronuncia simile.