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PARTE PRIMA: LA FIABA COME MEZZO INTERCULTURALE
L’EDUCAZIONE INTERCULTURALE OGGI
L’ORIGINE DELL’INTERCULTURALITA’
Il termine intercultura viene adottato per la prima volta intorno alla metà degli anni Settanta per
descrivere l‟esigenza che andava diffondendosi lentamente, grazie ai movimenti ed organizzazioni
tra i quali l‟ONU e l‟UNESCO.
Fino ad allora, per indicare lo scambio tra culture diverse, si usava il termine di “ acculturazione ” il
quale considerava lo scambio in termini meccanici, come una sorta di accomodamento, dove la
cultura più forte prevaricava su quella debole.
Acculturazione deriva dal modello di integrazione definito multiculturale il quale indica la sola
presenza di più culture.
La parola intercultura è composta da due parti: la prima è il prefisso “ inter ” che significa “ fra ” il
quale indica lo scambio, la relazione fra due o più entità diverse; la seconda parte costituita dal
termine “ cultura ” deriva dal verbo “ colere ” che voleva dire coltivare. Successivamente, quando
l‟uomo abbandonò la vita nomade, prese anche il significato di abitare, vivere stabilmente in un
posto.
Si deve all‟UNESCO, organismo internazionale fondato nel 1945 che si occupa di educazione allo
scopo di promuovere il rispetto dei diritti dell‟uomo e la libertà.
L‟inizio dell‟educazione interculturale può essere individuato nella Conferenza Generale di Parigi
nel 1972, dove furono adottate delle risoluzioni relative all‟educazione dei lavoratori migranti e
delle loro famiglie; successivamente ci fu quella di Nairobi nel 1976 che aveva per obiettivo la pace
e la cooperazione attraverso le diverse identità culturali, e la necessità di evitare conflitti, attraverso
il superamento di chiusure nazionali.
EDUCAZIONE INTERCULTURALE
Educazione è un‟ azione esercitata dagli adulti sui più giovani in vista del loro sviluppo
intellettuale, morale e della loro integrazione nell‟ambiente in cui si è destinati a vivere. Significa
lavorare sulle differenze e proporre una pluralità di azioni e programmi.
Intercultura è un insieme di quei processi ( psichici, relazionali, sociali, istituzionali) generati dalle
interazioni tra diverse culture di scambio tra loro. Praticamente “ l‟altro da me ” non è qualcosa da
superare, ignorare o da distruggere, ma qualcosa da trattare con rispetto, curiosità ed attenzione.
“ Inter “ di per sé significa centralità delle relazioni e interazioni tra gruppi, individui e identità.
Centro focale dell‟educazione interculturale è la vita concreta, fatta di comunicazioni e relazioni
educative che costituiscono il luogo formativo dell‟intercultura ma c‟è anche da dire che
l‟educazione interculturale fa riferimento ad una realtà difficile come quella dell‟immigrazione. Più
avanti mi soffermerò anche sul tema dell‟immigrazione, un tema molto delicato ma soprattutto
attuale.
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E‟ stata posta la domanda: “ cosa significa educazione interculturale”? agli educatori e insegnanti e
le definizioni più diffuse sono state:
“ L‟educazione interculturale come conoscenza e valorizzazione delle altre culture e, delle
culture e dei paesi di appartenenza dei bambini stranieri
L‟educazione interculturale è un progetto di scambio e di rielaborazione culturale ”
Ora possiamo parlarne del suo significato e di tutto ciò che circonda.
Educazione interculturale è un progetto rivolto,a un lato, a conoscere e a valorizzare come risorse
educative, culturali ed umane i modi di vita e le visioni della realtà di coloro che sono di diverse
origine ed appartenenza;dall‟altro lato, a mettere in prospettiva critica la nostra stessa cultura.
L‟educazione interculturale si colloca su quattro dimensioni:
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2. Interazione: il prefisso “ inter ” vuol dire scambio, quindi ogni volta che siamo dentro a un
viaggio a senso unico e non un viaggio con l‟altro, non si fa interculturalità ma essa è un
movimento di reciprocità;
3. Empatia: vuol dire che i ragazzi devono vivere forme di apprezzamento, senza dover
necessariamente condividere gli aspetti profondi dell‟altra cultura. L‟educazione
interculturale non consiste solo nell‟incontrare fisicamente gli altri, ma devono scattare
anche le molle dell‟interesse per la conoscenza, per la comunicazione, per la costruzione di “
reti ” nazionali;
4. Decentramento:abituarsi ad assumere punti di vista delle altre culture. Questo comporta alla
ricerca di materiali e strumenti che consentono di vivere esperienze ed esercizi di “
decentramento narrativo ”. Il decentramento è un principio metodologico importante
nell‟educazione interculturale. Luciano Corradini lo riassume così: < far percepire e
sperimentare all‟alunno che una cosa può avere un valore per un altro ma non per se stessi e
che, viceversa, una cosa può avere valore per sé, ma non per un altro >;
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5. Transitività cognitiva: la cultura “ altra ” provoca uno spiazzamento cognitivo: è un pensiero
divergente che non si assimila facilmente alle nostre idee. La transitività cognitiva è il cuore
dell‟educazione interculturale. L‟esperienza interculturale è tale solo se “ l‟io ” di ogni
soggetto si allarga in direzione “ dell‟altro ”.
Per dare una definizione articolata dell‟interculturalità, elenco i 15 passaggi tra di loro connessi:
1) L’educazione interculturale è un processo cioè un cammino aperto e complesso;
2) Multidimensionale, chiama in causa una molteplicità di fattori e di dimensioni: la
persona e il gruppo sociale, la cultura e la religione, la lingua, i pregiudizi e
l‟organizzazione scolastica;
3) di interazione è importante perché indica una relazione di scambio e di reciprocità
4) tra soggetti cioè al centro dell‟incontro interculturale c‟è sempre la persona concreta
5) di identità culturali diverse cioè i soggetti che prendono parte ad esperienze di
educazione interculturale possono anche appartenere alla stessa cultura ma devono
essere consapevoli del confronto con altre culture
6) che attraverso l’incontro ( interculturale ), la parola incontro ha la sua importanza
in un contesto di intercultura; qualora non dovesse esserci l‟incontro, bisognerà
provocarlo
7) vivono un’esperienza profonda e complessa, un occasione di crescita per il
soggetto; un‟esperienza profonda e complessa ma anche rischiosa
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Corradini, educazione interculturale e progetti ministeriali. Pedagogia interculturale, problemi e concetti, La Scuola
Brescia
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8) di conflitto/accoglienza, verificare se avviene o meno una “ transitività cognitiva ”
9) come preziosa opportunità di crescita
10) della cultura personale di ciascuno, se l‟educazione interculturale è un “ movimento
di reciprocità ” allora ciò che viene a modificarsi è la stessa cultura personale dei
soggetti interessati
11) nella prospettiva di cambiare tutto quello che è di ostacolo, i soggetti dovranno
rendersi disponibili a cambiare tutto quello che impedisce di costruire insieme una
società delle identità culturali di ciascuno
12) alla costruzione comune di una nuova convivenza civile
13) il conseguimento di questi obiettivi esige almeno tre cambiamenti del sistema
scolastico : l’attuazione del principio delle pari opportunità, educazione
interculturale come un principio legato all‟eguaglianza delle opportunità
14) il rifacimento dei libri di testo e l’adozione di tecniche attive e di strumenti
multimediali, come osserva il prof. Carlo Nanni, i libri di testo sono per lo più scritti
“ dalla parte ” di alunni della “ nostra cultura ” e non per alunni appartenenti alle
culture differenti tra loro
15) la riqualificazione degli educatori da cui dipende il successo o il fallimento
dell‟impresa interculturale
Per fare intercultura, vengono proposte quattro soluzioni: narrativa, ludica, de - costruttiva e
pragmatica ma quella che interessa a noi è la via narrativa, perché sarà il principale fulcro di questo
elaborato.
La via narrativa è considerata una delle metodologie più efficaci per l‟educazione interculturale.
Attraverso i linguaggi e il racconto delle esperienze è possibile realizzare uno scambio di valori
culturali e confrontare i punti di vista. L‟obiettivo della pedagogia narrativa è quello di dare un “
impianto narrativo ” al percorso educativo, in questo modo la narrazione non è più soltanto come
oggetto dell‟educazione ma come un suo nuovo e originale “ principio epistemico ” ( educare
narrando ).
Se l‟interculturalità è movimento di reciprocità, allora non basta parlare dell‟altro, né parlare
dell‟altro, ma occorre ascoltare l‟altro. E‟ necessario che anche l‟altro parli a noi, che ci comunichi
il suo racconto su di noi.
Senza l‟ascolto dell‟altro non si dà interculturalità. L‟altro deve diventare attore proprio come noi.
La narrazione e l‟ascolto aiutano a mantenere il filo della propria identità culturale e storica e di
conoscere e di comprendere nella loro diversità le identità “ altre ”. Narrare è stabilire una relazione
comunitaria tra chi racconta e chi ascolta; significa prendere la parola e proporre un‟interpretazione.
Ascoltare significa attribuire senso alla parola dell‟altro e rimandargli la propria interpretazione.
In questo doppio movimento vengono negoziati punti di vista e visioni del mondo per poi gettare le
basi per una reciproca comprensione e accettazione empatica.
La narrazione non elabora solo il passato e il presente, si proietta nel futuro, e costituisce una
riorganizzazione delle identità e può assumere una forte valenza nella costruzione di una storia
comune tra identità diverse.
L‟intercultura va alla ricerca di intese e punti di incontro che non annullino le differenze bensì che
le esaltino attraverso uno scambio interculturale cioè un‟esigenza reciproca di solidarietà nel
costruire insieme il progetto di convivenza.
E‟ proprio la fragilità dell‟identità che rende difficile il confronto, la relazione e la comunicazione,
dunque bisogna rafforzare la propria identità per andare verso l‟altro.
L‟istituzione finalizzata a tutto ciò è la scuola ed è proprio grazie ad essa che i bambini possono
costruire il traguardo formativo per una costruttiva cultura della pace, del confronto e dello
scambio.
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Infine, l'educazione interculturale è condizione strutturale della società multiculturale. Il compito
educativo in questo tipo di società, assume il carattere specifico di mediazione fra le diverse culture
di cui sono portatori i bambini e adolescenti. L'obiettivo primario dell'educazione interculturale si
delinea come promozione delle capacità di convivenza costruttiva in un tessuto culturale e sociale
multiforme. Essa comporta non solo l'accettazione ed il rispetto del diverso, ma anche il
riconoscimento della sua identità culturale nella quotidiana ricerca di dialogo, di comprensione, di
collaborazione, in una prospettiva di reciproco arricchimento.
Per Duccio Demetrio: " L‟interculturalità non si palesa se non laddove „qualcuno‟ (persona o ente)
si ripromette di stabilire un contatto diretto tra i diversi mondi, i punti di vista, le concezioni
religiose. Per tale ragione l‟interculturalismo non può che essere un movimento ideale e d‟opinione,
e interculturale non può che dirsi ogni incontro, contatto o occasione che suscitino forme e
manifestazioni comunicative fondate, ancora una volta, su tre direttrici salienti:
l‟aiuto di chi si trovi in condizione di disagio (impegno sociale e relazionale)
la reciproca conoscenza (impegno cognitivo)
la cooperazione per il cambiamento (impegno politico) ".
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Parlando di pedagogia interculturale, essa ha come obiettivo quello dell‟uguaglianza nella diversità
ovvero non solo accettare le diversità culturali ma anche considerarle fonte di innovazione e di
ricchezza per tutti. All‟interno, possiamo trovare due concetti:
pluralità, l‟impossibilità per il singolo individuo di esistere autonomamente, al di fuori di
qualsiasi altro rapporto con l‟altro
unicità, ogni singolo uomo è diverso sia dalle altre specie viventi sia verso tutti gli altri della
sua stessa specie. Ogni persona è unica e singolare.
Da un lato si rivendica il bisogno di vedere riconosciuta l‟uguaglianza, dall‟altro lato c‟è il diritto
delle differenze. L‟uomo si costituisce come essere in relazione. Principio fondamentale è il
principio dialogico. Il dialogo tra persone di cultura e religioni diverse diventa la più importante
chiave d‟accesso per gestire le relazioni interpersonali. Distinzione importante è quella tra il
processo di inculturazione e quello di acculturazione. Il primo è dovuto all‟influenza del contesto
culturale durante il periodo di sviluppo dell‟individuo, mentre il secondo è il processo che gli
individui subiscono ad un cambiamento del contesto culturale. L‟educazione interculturale deve
essere voluta e progettata.
Ora elenco alcuni percorsi didattici interculturali:
Al di là che ci siano o meno studenti di nazionalità diverse, si può ugualmente valorizzare il
concetto di intercultura.
Attuare l‟interculturalità nelle scuole o asili nidi, significa utilizzare il patrimonio della
propria cultura e accettare nuovi saperi, confronti e mescolamenti con realtà culturali.
Metodo narrativo, qualcosa da narrare se però qualcuno è disposto ad ascoltare. E‟
necessario che anche l‟altro parli a noi, pertanto verrà chiamata relazione o principio di
reciprocità ovvero rendere a tutti gli effetti la relazione standard educatore – educando;
relazionarsi all‟altro come ad un TU, ad un soggetto protagonista di un‟esperienza.
Confronto, due o più narrazioni o versioni su una stesso oggetto. Una via per educare alla
complessità e al pluralismo e al confronto.
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Demetrio, Immigrazione e pedagogia interculturale, La Nuova Italia, Firenze 2000