4
1. INTRODUZIONE
La problematica della reazione tra i sali e gli acidi biliari ed il sistema digerente è largamente
presente in letteratura in quanto l‟impatto di queste sostanze particolari sulla funzione, ma
anche sull‟integrità del sistema digerente, è notevole e lungi da essere compreso in tutti i suoi
aspetti.
I sali biliari sono composti anfipatici che si comportano come detergenti a concentrazioni
superiori la concentrazione critica micellare (CMC). In queste condizioni sono utili
all‟organismo, ma possono anche danneggiarlo in quanto si tratta di composti ad elevata
tossicità. Ricerche riportate in letteratura dimostrano che l‟alimentazione ricca di grassi è
correlabile ad una ridotta capacità di assorbimento a livello dell‟intestino tenue, a cui fa
seguito un aumento della quantità dei sali biliari idrofobici che raggiungono colon e retto. In
tali condizioni i sali biliari divengono i principali agenti eziologici di malattie severe come
epatiti fulminanti, malattie croniche del fegato, pancreatiti, danni alla mucosa gastrica,
all‟esofago e all‟epitelio intestinale. Rappresentano, inoltre, i promotori di gravi forme
cancerose. In letteratura sono riportati numerosi esempi dei danni prodotti dai sali biliari,
studiati con diverse metodiche e su diversi modelli.
Nel gruppo di ricerca nel quale è stato svolto questo lavoro di tesi da molti anni sono condotti
studi che concernono l‟azione dei sali e degli acidi biliari su vari substrati e nei diversi aspetti
delle loro interazioni. Gli esperimenti eseguiti nel corso di questo lavoro di tesi, integrano le
conoscenze acquisite arricchendole di importanti dati riguardanti l‟effetto dei sali biliari sui
meccanismi di trasporto ionico del colon umano.
5
1.1. GLI ACIDI BILIARI
Gli acidi biliari, i primi composti naturali ad essere isolati in forma pura, sono il prodotto
terminale del metabolismo del colesterolo, hanno la caratteristica peculiare di essere
amfipatici e solubili in acqua. Le alterazioni della sintesi e del trasporto di queste molecole
determinano l‟insorgenza di patologie epatiche intestinali e delle vie biliari. In seguito alla
sintesi a partire dal colesterolo negli epatociti, vengono coniugati con gli amminoacidi glicina
e taurina, processo che li rende impermeabili alla membrana cellulare e che consente loro di
persistere nella bile e nel contenuto intestinale anche a concentrazioni elevate.
La relazione tra la struttura chimica degli acidi biliari e le loro molteplici funzioni
fisiologiche è stato per molto tempo oggetto di studi scientifici. Gli acidi biliari inducono la
secrezione epatica di lipidi e solubilizzano il colesterolo promuovendone la sua eliminazione.
Nella porzione prossimale dell‟intestino gli acidi biliari agiscono come detergenti naturali
poiché solubilizzano i lipidi alimentari facilitando in tal modo l‟assorbimento intestinale di
grassi introdotti con la dieta.
Gli acidi biliari sono tossici quando raggiungono concentrazioni molto più elevate rispetto ai
normali valori fisiologici cosi come accade nei pazienti affetti da malassorbimento degli acidi
biliari i quali manifestano deficit nella normale funzionalità della mucosa.
Difetti nel metabolismo degli acidi biliari possono essere causati da un‟alterazione durante la
fase di sintesi ex novo dal colesterolo o durante la coniugazione con gli amminoacidi, dalla
presenza di meccanismi di trasporto transmembrana non funzionanti, nonché da difetti della
circolazione enteroepatica e da una aumentata degradazione batterica.
1.1.1. La bile
Gli acidi biliari, sotto forma di sali, sono il maggior costituente organico della bile, di cui
rappresentano circa il 50% della componente solida.
La bile è un liquido di colore giallo oro, dovuto alla bilirubina, e viene prodotta con un flusso
di 0,4 ml/min. E‟composto in prevalenza da acqua, in cui sono contenute diverse sostanze:
acidi biliari, colesterolo, fosfolipidi e pigmenti biliari. Tutti i componenti della bile vengono
sintetizzati e secreti dagli epatociti nei canalicoli biliari situati tra epatociti adiacenti insieme
ad un liquido isotonico la cui concentrazione elettrolitica è simile a quella plasmatica. I
canalicoli biliari confluiscono in dotti sempre più grandi fino a convergere in un singolo
grosso dotto biliare, il dotto epatico, tappezzato da cellule epiteliali che secernono una
soluzione acquosa ricca di bicarbonato la quale contribuisce al volume totale di bile escreta
6
dal fegato. La quantità di bile secreta dal fegato giornalmente oscilla tra 800 e 1000 cc. La
secrezione di bile avviene in maniera continua nell‟arco delle 24 ore. La maggior parte del
flusso biliare, formato nell‟intervallo tra i pasti è dirottato verso la colecisti.
Figura 1.1.1.1. - Localizzazione della colecisti e dei dotti.
La colecisti o cistifellea è in rapporto con la faccia inferiore del fegato, nella fossa cistica del
solco sagittale destro, ed è avvolta da peritoneo sulla sua faccia inferiore. E‟ piriforme, con un
fondo tondeggiante volto in avanti, e il collo ristretto che continua nel dotto cistico. E‟ lunga
8-10 cm e ha nell‟uomo una capacità variabile tra 15 e 60 cm
3
, in ogni caso insufficiente a
contenere tutta la bile prodotta dal fegato nell‟intervallo tra i pasti. Pertanto il ruolo principale
di quest‟organo è quello di concentrare la bile, assorbendo Na
+
, Cl
-
, HCO
3
-
e acqua,
aumentando la concentrazione degli acidi biliari da 5 a 20 volte. Il Na
+
viene riassorbito
mediante un trasporto attivo negli spazi intercellulari laterali allo stesso modo di Cl
-
e HCO
3
-
per preservare l‟elettroneutralità. Di conseguenza nella regione del‟estremità apicale dello
spazio intercellulare, l‟elevata concentrazione ionica fa sì che il liquido sia ipertonico,
determinando un flusso osmotico di acqua. L‟acqua così dal lume si dirige nello spazio
7
intercellulare tra cellule adiacenti. Infine acqua ed elettroliti possono attraversare la
membrana basale dell‟epitelio allontanandosi dai capillari.
La bile concentrata deve essere riversata nel duodeno. Lo stimolo per lo svuotamento della
colecisti è rappresentato dall‟arrivo nella porzione prossimale dell‟intestino tenue dei grassi
alimentari. Questi composti inducono il rilascio duodenale della colecistochinina, un ormone
che stimola la velocità di svuotamento della cistifellea. In seguito a stimolo ormonale le pareti
della colecisti, dotate di contrazioni ritmiche capaci di raggiungere pressioni di 300 mm di
acqua, si contraggono e la bile attraversa lo sfintere di Oddi e si porta nel duodeno. Nell‟arco
di una giornata vengono riversati nel tenue da 250 a 1500 ml di bile.
1.1.2. Sintesi e metabolismo degli acidi biliari
Gli acidi biliari sono steroidi polari a 24 atomi di carbonio caratterizzati da un ossidrile in
posizione 3 e da una catena alifatica in D17 di atomi di carbonio (acido isovalerianico).
Gli steroidi costituiscono un‟ampia classe di composti di origine naturale, derivati dal sistema
tetraciclico del ciclopentanoperidrofenantrene, comprendente tre anelli del cicloesano fusi (A,
B, C) nell‟arrangiamento non lineare, o fenantrene, e un anello del ciclopentano terminale (D)
Figura 1.1.2.1 - Ciclopentanoperidrofenantrene,
struttura di partenza degli steroidi.
La sintesi degli acidi biliari è un complesso processo multienzimatico in cui una molecola di
colesterolo insolubile, non carica costituente la membrana viene convertita in una molecola
che nello stato ionizzato è anfipatica e in grado di attraversare le membrane cellulari.
I principali acidi biliari prodotti dal fegato a partire dal colesterolo sono l’ACIDO
CHENODESOSSICOLICO (CDCA) e L’ACIDO COLICO.
L‟acido chenodesossicolico può essere considerato la molecola di partenza per la sintesi di
tutti gli acidi biliari: presenta 2 gruppi ossidrilici –OH in configurazione α in posizione C3 e
C7 del nucleo steroide. L‟ossidrile in posizione 3 è già presente nella molecola del
colesterolo, mentre l‟ossidrile sul C7 viene aggiunto nella via biosintetica degli acidi biliari .
In tutti i vertebrati il CDCA subisce un‟ ulteriore reazione di idrossilazione in posizione C12 a
8
formare l‟acido colico. L‟acido chenodesossicolico e l‟acido colico sono definiti acidi biliari “
primari” perche sono sintetizzati negli epatociti.
Gli acidi biliari “ secondari ” si formano, invece, nel colon in seguito a biotrasformazione
batterica degli acidi primari. L‟acido colico, infatti, subisce un attacco da parte della flora
batterica anaerobica del colon: l‟enzima deidratasi batterica catalizza una reazione di
deidrossilazione sull‟atomo di C in posizione 7. L‟attività enzimatica determina la formazione
di un acido biliare di-idrossilato, l‟ACIDO DEOSSICOLICO (DCA). La deidratasi batterica
agisce allo stesso modo sull‟acido chenodesossicolico a formare uno degli acidi biliari
monoidrossilati, l‟ACIDO LITOCOLICO.
Gli acidi biliari primari e secondari sono riassorbiti dagli enterociti e riportati al fegato dove
possono subire destini differenti. L‟acido desossicolico insieme al corrispondente acido biliare
primario viene coniugato con glicina e taurina. Il DCA costituisce circa il 20 % degli acidi
biliari escreti con la bile, la restante percentuale è rappresentata dall‟acido colico e
chenodesossicolico in proporzioni quasi uguali.
L‟acido litocolico può essere coniugato con glicina e taurina ma anche con il solfato in
posizione C3. Questi “doppi coniugati” SULFOLITOCOLIGLICINA e
SULFOLITOCOLITAURINA vengono comunque escreti con la bile ma non sono
efficacemente assorbiti dall‟intestino. Di conseguenza sono rapidamente eliminati
dall‟organismo con la feci e non costituiscono più del 5 % degli acidi biliari nella bile. La loro
rapida eliminazione dall‟organismo è essenziale giacché l‟acido litocolico e i suoi derivati
doppi coniugati si sono mostrati molto tossici negli esperimenti sugli animali.
In sintesi, quindi, il 90 % degli acidi biliari escreti è rappresentato dai coniugati dell‟acido
colico e chenodesossicolico mentre l‟acido litocolico è presente soltanto in tracce. Nella bile è
stata riscontrata la presenza di un altro acido biliare l‟ACIDO URSODESOSSICOLICO, la
cui struttura risulta identica a quella del CDCA fatta eccezione per la configurazione β del
gruppo ossidrilico in posizione 7.
La sintesi degli acidi biliari è schematicamente rappresentata dalla figura successiva ( fig.
1.1.2.2)
Gli acidi biliari coniugati sono completamente ionizzati a pH fisiologico e sono quindi
completamente impermeabili alle membrane biologiche. Inoltre a causa della loro elevata
dimensione non sono in grado di attraversare le giunzioni intercellulari. Queste proprietà
fanno sì che la loro concentrazione intraluminale sia sempre molto elevata. La coniugazione
con glicina e taurina influenza le proprietà chimico fisiche di queste molecole: gli acidi biliari
9
coniugati sono più solubili a pH acido rispetto ai loro derivati non coniugati e sono più
resistenti alla precipitazione in presenza di una elevata concentrazione di Ca
2+
.
Figura 1.1.2.2. – Sintesi e caratteristiche dei principali acidi biliari
Dal punto di vista sterico il gruppo idrossilico ed il gruppo carbossilico sono localizzati sullo
stesso lato della molecola e ciò spiega la natura anfipatica degli acidi biliari. Il gruppo
10
idrossile ed il gruppo carbossilico dissociato sono idrofili mentre il nucleo
ciclopentanofenantrenico ed i gruppi metile sono idrofobici (fig. 1.1.2.3.).
Figura 1.1.2.3. -
Caratteristiche idrofiliche ed
idrofobiche degli acidi biliari e
schema di interazione acidi
biliari – lipidi - acqua
In soluzione il comportamento degli acidi biliari dipende dalla loro concentrazione. A basse
concentrazioni esiste scarsa interazione tra le molecole. Al di sopra di una determinata
concentrazione definita Concentrazione Micellare Critica, gli acidi biliari interagiscono per
formare piccoli aggregati polimolecolari definiti, appunto, micelle. Le regioni idrofobiche
delle molecole interagiscono l‟una con l‟altra mentre le regioni idrofiliche prendono contatto
con l‟acqua (fig. 1.1.2.3.).
Le micelle composte esclusivamente da acidi biliari non si formano nell‟organismo. Piuttosto,
quando raggiungono concentrazioni sufficienti, le molecole coniugate solubilizzano altri lipidi
come colesterolo, fosfatidilcolina, miscele di acidi grassi ed anioni di acidi grassi,
monogliceridi, a formare micelle miste. La struttura di queste molecole è cilindrica, la
fofatidilcolina si dispone a raggiera e gli acidi biliari si interpongono tra questi lipidi.
Le micelle non sono unità statiche ma in seguito a collisioni tra micelle miste vi è un continuo
scambio di molecole lipidiche tra micelle e tra queste e la fase acquosa che le circonda.
1.1.3. La circolazione entero-epatica
Il ciclo di processi che comprende la secrezione dei sali biliari nella bile epatica, l‟espulsione
nel tratto gastrointestinale, il riassorbimento epatico dal sangue sinusoidale, è definita
circolazione enteroepatica.
Gli acidi biliari primari vengono sintetizzati negli epatociti e successivamente secreti
all‟interno dei canali biliari grazie alla presenza di un trasportatore stimolato dal‟ATP. I
canalicoli biliari sono avvolti da una spirale nastriforme di filamenti di actina. L‟attività
osmotica degli acidi biliari richiama anche acqua e soluti filtrabili nel canalicolo, queste forze
osmotiche agiscono in maniera sinergica con l‟attività contrattile dei filamenti di actina
11
generando una pressione di circa 30 cm di acqua. La bile fluisce così nei canali biliari a
calibro sempre maggiore fino a quando non giunge all‟interno del dotto biliare maggiore.
Quando in questa regione si realizza una pressione maggiore rispetto a quella del dotto cistico,
la bile viene riversata nella cistifellea. A seguito di un pasto, la presenza di acidi grassi
all‟interno del duodeno stimola la produzione della colecistochinina che rilasciata dalle cellule
duodenali agisce andando a stimolare la contrazione delle pareti della cistifellea . Oltre ad
agire sulla colecisti, la colecistochinina agisce anche sulle fibre nervose rivenienti dal nervo
vago che innervano lo sfintere di Oddi, le quali a seguito dello stimolo ormonale si rilassano.
Il risultato finale è il flusso della bile all‟interno dell‟intestino tenue. La contrazione della
colecisti ha inizio già 2 minuti dopo il contatto della mucosa del tenue con i grassi, lo
svuotamento completo si ottiene in 15-90 minuti. Durante il processo si distinguono 2
fenomeni motori: da una parte abbiamo una contrazione tonica che porta ad un restringimento
del diametro della colecisti, dall‟altro contrazioni fasiche con una frequenza di 2-6/min. In
questa occasione vengono sviluppate pressioni di 25-30 mmHg.
Normalmente il 95 - 99 % dei sali biliari presenti nell‟intestino sono riassorbiti a livello
dell‟ileo. Il primo passaggio di questo processo attivo è mediato dal trasportatore ileale
apicale sodio-dipendente per i sali biliari (ASBT). Recentemente è stato dimostrato che
l‟ASBT riveste un ruolo importante nel permettere l‟aumento delle dimensioni del pool dei
sali biliari. Nel caso in cui una quantità eccessiva di sali biliari arriva nell‟ileo, l‟attività dei
trasportatori ASBT diminuisce (down-regulation), mentre la situazione opposta accade
quando la concentrazione di sali biliari nell‟ileo è bassa (up-regulation).
Gli acidi biliari coniugati hanno un‟affinità per la molecola trasportatrice di gran lunga
superiore a quella degli acidi biliari non-coniugati.
Una piccola frazione dei sali biliari sfugge ai meccanismi di assorbimento ileali ed arriva nel
colon, dove i sali vengono deconiugati dalla flora batterica ed assorbiti mediante una modalità
di assorbimento passivo poiché risultano meno idrofili e più facilmente assorbibili per tutto lo
spessore del bilayer lipidico.
Gli acidi biliari riassorbiti per l‟intera lunghezza del‟intestino tornano poi al fegato mediante
il sangue venoso portale, legati a proteine plasmatiche come l‟albumina.
La captazione epatica degli acidi biliari è molto efficiente e si realizza mediante un
trasportatore sodio dipendente ed un trasportatore sodio indipendente, localizzati nella
membrana a contatto con il sangue sinusoidale degli epatociti.
La concentrazione di acidi biliari nei canalicoli e nei piccoli dotti biliari è moderatamente
elevata e si attesta intorno a 25-50 mM/ lt. In seguito al processo di concentrazione della bile
12
che si realizza nella colecisti la concentrazione di acidi biliari si innalza notevolmente
raggiungendo valori di circa 300 mM/ lt. Il rilascio di bile nel duodeno è lento e la diluizione
ad opera delle secrezioni gastrointestinali riduce la concentrazione a circa 100 mM/ lt., ma
tale valore risulta comunque abbastanza elevato tanto da rendere possibile la formazione delle
micelle. Nell‟intestino cieco si assiste, invece, ad una reale riduzione dei livelli di acidi biliari
(meno di 1 mM/ lt ) a causa delle reazioni di deconiugazione e deidrossilazione batterica che
ne consentono un assorbimento passivo. La concentrazione di acidi biliari nel circolo portale è
sempre notevolmente bassa (20-50 µM/ lt ) e si riduce raggiungendo valori pari a 1 μM/ lt a
seguito della prima fase di captazione epatica nella quale il 50-70 % degli acidi biliari viene
ricaptato negli epatociti.
Figura 1.1.3.1. - Circolazione entero-epatica dei sali biliari
Gli acidi biliari che non entrano nella circolazione enteroepatica rimangono nel lume
intestinale e vengono eliminati con le feci. L‟eliminazione per via fecale risulta sempre
bilanciata dalla biosintesi a partire dal colesterolo.
Poiché la concentrazione di acidi biliari nel sangue venoso portale è bassa e a causa del fatto
che queste molecole vengono veicolate dall‟albumina, solo una piccola percentuale entra nel
filtrato glomerulare. A livello tubulare renale è presente un carrier la cui attività è affine a
quella del trasportatore duodenale, consentendo in tal modo un efficace riassorbimento.
Eliminare acidi biliari per via fecale permette di abbassare i livelli di colesterolo.