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Introduzione
Sono più di quaranta anni, ormai, che l’ambientalismo è una realtà la cui
importanza è innegabile, sia dal punto di vista teorico, sia dal punto di vista
del contributo effettivo dato all’elaborazione di politiche ambientali.
Dapprima timidamente, negli ultimi decenni in maniera sempre più vigorosa,
il movimento ambientalista ha svolto un ruolo fondamentale nella presa di
coscienza della questione ambientale. Ha evidenziato gli stretti legami
esistenti tra sviluppo e ambiente, ha fatto pressioni sulle istituzioni affinché
acquisissero consapevolezza di questo legame e affinché le forze politiche
inserissero nelle loro agende considerazioni ambientali, ha svolto un ruolo
attivo nella sensibilizzazione e nella mobilitazione dei cittadini. E’ proprio per
questa serie di motivi che questo lavoro ha l’obiettivo di accendere un
riflettore sull’universo, assai complesso e articolato, dell’ambientalismo e, più
in generale, dell’ecologismo. Per essere precisi, è giusto chiarire che, in realtà,
è stato esaminato il movimento ecologista nel suo complesso e che la scelta di
soffermarsi con maggiore attenzione sui movimenti ambientalisti è dettata
dalla considerazione secondo la quale, nel vasto e articolato panorama di tali
movimenti, l’ambientalismo rappresenta la corrente che ha ottenuto un
maggiore seguito, soprattutto nella contemporaneità, grazie al suo carattere
eclettico. L’idea centrale di questo lavoro è quella di offrire un quadro, quanto
più esaustivo possibile, circa quelle che sono le principali teorie che nel corso
dei decenni ne hanno ispirato l’azione e di effettuare un’analisi che ci aiuti a
comprendere il ruolo del movimento ambientalista nella formazione delle
politiche ambientali.
La tesi si articola in due parti: nella prima si è cercato di trovare una
definizione all’ambientalismo, precisando quali siano le sue teorie
fondamentali, come si siano evolute, quali siano gli approcci, le strategie e gli
strumenti avvicendatisi nel corso del tempo e tenendo sempre ben presente il
legame esistente con il quadro teorico-concettuale di riferimento. Abbiamo
perciò descritto le associazioni ambientaliste; abbiamo visto come sono nate
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e si sono trasformate, e analizzato le loro strutture organizzative, le azioni
intraprese, i loro obiettivi, le loro strategie e gli strumenti utilizzati per
realizzarle. Ci siamo soffermati anche sulle relazioni con gli altri soggetti di
politica ambientale per meglio comprendere come, in questo fitto gioco
d’interazioni reciproche, esse contribuiscano alla costruzione di politiche
ambientali. Il nostro studio è stato più preciso solo relativamente a quattro
casi in particolare (nel capitolo II, infatti, abbiamo analizzato più da vicino il
Sierra Club, Greenpeace, il WWF e Legambiente) poiché al fine di rendere più
scorrevole la ricerca, abbiamo ritenuto di soffermarci solo su alcuni casi
esemplari. L’obiettivo principale di questa prima parte, infatti, è quello di
definire in maniera chiara l’ambientalismo e di capire il suo ruolo nella
definizione di politiche pubbliche. A tal proposito è apparso doveroso riferirsi
alla scala internazionale, prestando un’attenzione particolare
all’ecodiplomazia e agli strumenti internazionali da essa generati. Questi
ultimi, infatti, rappresentano un punto di riferimento importante per l’azione
ambientalista in quanto hanno veicolato i principi fondamentali cui s’ispira
nel suo agire quotidiano. Non possiamo, infatti, pensare di parlare di
quest’ultimo senza fare riferimento all’Earth summit di Rio de Janeiro,
nell’ambito del quale si manifestarono per la prima volta a gran voce le
posizioni del Social forum, né tantomeno possiamo immaginare di non
prendere in esame Agenda 21, un documento programmatico di
fondamentale importanza per l’ecodiplomazia internazionale perché
stabilisce un programma d’azione planetario che identifica le caratteristiche
dello sviluppo sostenibile e i mezzi con cui attuarlo. Sono state prese in esame
anche le considerazioni e le posizioni emerse all’interno del vertice di
Johannesburgh, importante appuntamento che ha fatto il punto della
situazione a dieci anni da Rio; sono stati analizzati il Protocollo di Kyoto e i
bilanci a questo successivi. Infine, si è cercato di analizzare anche gli esiti
degli avvenimenti più recenti come la XIII Conferenza Mondiale delle
Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, svoltasi a Bali nel 2007, e la XV
Conferenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite sul Cambiamento
Climatico, tenutasi a Copenhagen dal 7 al 18 dicembre 2009. In questa
sezione è stata esaminata anche la situazione europea per capire quale sia lo
3
stato delle politiche ambientali a questa scala e come loro si relazionino, in
generale con il movimento ambientalista. Anche se ci siamo dedicati alla
costruzione di un quadro generale dell’ambientalismo, tuttavia, questo lavoro
è a più livelli e a più voci: abbiamo visto, infatti, come i vari attori di politica
ambientale a qualsiasi livello decisionale entrino in interazione gli uni con gli
altri e come le varie posizioni si intersechino tra loro.
Nella seconda parte l’attenzione si è mossa dalla scala internazionale a quella
nazionale e locale. E’ stato delineato prima un quadro generale circa la
situazione delle politiche ambientali in Italia: sono state individuate le
caratteristiche principali e i limiti dell’azione pubblica in questo campo e poi
si è passati ad analizzare il ruolo delle associazioni ambientaliste sul nostro
territorio, le modalità con cui le loro attività influenzano l’azione pubblica e i
meccanismi d’interazione tra i vari soggetti di politica ambientale. Ai fini di
offrire una descrizione precisa della situazione del nostro Paese, sono state
descritte anche le caratteristiche delle principali associazioni ambientaliste
presenti sul nostro territorio per vedere nel dettaglio come queste ultime
agiscano e interagiscano tra loro, con la politica e con i cittadini. Abbiamo
visto il loro radicamento sul territorio, il concetto che esse stesse adottano di
quest’ultimo e cercato di comprendere l’universo teorico cui le varie
associazioni s’ispirano nella loro azione.
L’ultimo capitolo, infine, analizza da vicino un caso specifico d’azione
ambientalista al fine di capire come essa, nella sua quotidianità, dia il suo
apporto sia alla formulazione teorica, sia alla realizzazione pratica di politiche
ambientali. E’stata osservata, infatti, la realtà dell’Associazione WWF Caserta
e dell’Oasi WWF del “Bosco di San Silvestro”. Tale scelta, oltre che scaturire
dalla curiosità circa il modo in cui un’associazione lavora sul territorio,
affonda le radici anche nella mia esperienza personale: svolgo, infatti, dal
2005, attività di volontariato presso l’Oasi ed è in tale ambito che è maturato
il mio desiderio di capire come la pratica sia influenzata dalle idee e come
l’agire quotidiano di un gruppo ambientalista possa avere un’influenza
sull’elaborazione di politiche ambientali di un dato territorio. Questo lavoro,
si fonda, dunque, sulla convinzione che, oltre a offrirci la possibilità di
osservare da vicino il modo in cui operano le associazioni ambientaliste,
4
un’analisi di questo tipo potrebbe essere un valido ausilio per comprendere
meglio quale sia il rapporto tra la scala globale e quella locale
dell’ambientalismo.
In definitiva, gli obiettivi principali di questa seconda parte sono:
• Offrire un quadro dettagliato dell’ambientalismo in Italia.
• Capire, facendo riferimenti a specifici casi concreti, quale sia il
contributo teorico-pratico dato dal movimento ambientalista alle
politiche dell’ambiente.
• Osservare i legami esistenti tra le associazioni ambientaliste e il
territorio, nonché i legami tra la scala internazionale e quella locale
dell’ambientalismo.
E’ presente, inoltre, un’appendice che contiene le interviste, da me realizzate,
al Presidente dell’Associazione WWF Caserta e al Direttore dell’Oasi WWF
“Bosco di San Silvestro”, al fine di offrire un quadro completo delle fonti cui
si è attinto.
Le conclusioni alle quali si è arrivati, contenute nell’ultimo capitolo, sono,
quindi, basate in buona parte sulla mia “esperienza sul campo” e nascono da
un tentativo di saldare teoria e pratica, di rivedere la mia esperienza diretta
attraverso l’occhio critico delle conoscenze acquisite durante il mio percorso
di studio e viceversa.
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Capitolo I
Che cos’è l’ambientalismo?
1.1 Ambientalismo: alcune definizioni preliminari
I grandi sconvolgimenti climatici con cui il nostro pianeta è oggi costretto a
fare i conti e le emergenze ambientali che ogni giorno mettono a repentaglio
la sopravvivenza di milioni di persone hanno reso il tema della protezione
ambientale e dell’ambientalismo di estrema attualità. I mezzi d’informazione
dedicano, ormai, uno spazio sempre più ampio alla questione ambientale e i
leader politici di tutto il mondo sembrano essere diventati consapevoli della
necessità di promuovere la formazione di una coscienza ambientale
nell’opinione pubblica e nella stessa classe politica. Prima di cercare di
cominciare a comprendere come, nel corso del tempo, l’uomo sia arrivato a
sviluppare una sensibilità maggiore circa il suo rapporto con l’ambiente che
lo circonda, dobbiamo però capire cosa s’intende precisamente per
“ambientalismo”. Se sfogliamo una qualsiasi enciclopedia o facciamo una
ricerca su internet, notiamo subito che le definizioni più diffuse della parola
“ambientalismo”, solitamente, indicano con questo termine sia lo sviluppo di
una coscienza sociale per la difesa delle risorse naturali e lo sviluppo
sostenibile nell’opinione pubblica, sia l’insieme dei movimenti e delle
organizzazioni che hanno l’obiettivo di favorire la progressiva maturazione di
una coscienza ambientale nell’opinione pubblica tramite la promozione di
iniziative e campagne in difesa dell’ambiente e dell’idea di sviluppo
sostenibile
1
. Queste che possono sembrare semplici definizioni, in realtà, già
lasciano intuire la complessità oggetto delle riflessioni ambientaliste,
riflessioni che spaziano dal tema dell’inquinamento a quello del cambiamento
climatico, dal tema della gestione delle risorse a quello dello sviluppo
sostenibile e così via. In senso lato potremmo affermare che, in linea
generale, l’ambientalismo assume come oggetto principale delle sue
osservazioni il rapporto dell’uomo con l’ambiente che lo circonda ma, anche
1
Cfr. http://it.wikipedia.org e http://it.encarta.msn.com
6
stavolta ci renderemmo conto che le semplificazioni non aiutano a rendere
giustizia né della complessità dei fenomeni e delle relazioni osservati, né della
vastità del panorama di riflessioni, correnti di pensiero e movimenti che
fanno parte di questo universo. I vari gruppi e movimenti ambientalisti, nel
portare avanti la loro azione possono perseguire obiettivi diversi, così come
possono ispirarsi a idee e concezioni filosofiche differenti, se non addirittura
divergenti. Per capire questa realtà fino in fondo dobbiamo tenere ben
presente proprio questo ultimo punto: dietro ogni azione, dietro ogni
iniziativa e ogni campagna portata avanti da tali gruppi o movimenti, così
come dietro a ogni intervento di politica ambientale realizzato da
un’istituzione vi sono delle idee, delle posizioni filosofiche che indagano il
rapporto dell’uomo con la natura e cercano di capire quale sia il ruolo
dell’uomo sulla Terra
2
. L’insieme di tutte queste posizioni filosofiche che,
come abbiamo già detto prima, sono molto varie e diverse fra loro, costituisce
il quadro fondamentale di riferimento cui attinge l’ambientalismo
nell’elaborare i propri assunti teorici, i propri punti di vista e i propri
atteggiamenti
3
. Sin da tempi antichi l’uomo si è interrogato circa il suo posto
e la sua funzione nel mondo naturale e ha cercato di comprendere quale sia il
suo legame con la natura, i primi vivaci dibattiti su tematiche ambientali,
però, risalgono alla metà del XIX secolo, quando cominciarono a essere
evidenti i primi effetti negativi dello sviluppo industriale e si cominciò a
capire che le risorse naturali non erano illimitate e dovevano essere gestite
con saggezza. E’ proprio in questo periodo che nacquero alcune delle idee che
ancora oggi vengono considerate i pilastri delle moderne teorie filosofiche
ambientali come il “principio di conservazione” di G. Pinchot
4
e “l’Etica della
Terra” di A. Leopold
5
. Nel 1866 H. Haeckel, allievo di C. Darwin, parlò per la
prima volta di “ecologia”, indicando con questo nuovo termine una nuova
scienza che avrebbe dovuto studiare la natura tenendo conto delle relazioni
esistenti fra gli esseri viventi e il loro ambiente. Haeckel fu il precursore di
2
Cfr. Pagano P., 2004, Antropocentrismo, biocentrismo, ecocentrismo: una panoramica di filosofia
ambientale, “Energia, ambiente e innovazione”, n. 2/04, Roma, edizioni ENEA, pp. 85-87.
3
Cfr. Segre A., Dansero E., 2005, Politiche per l’ambiente, dalla natura al territorio, Torino, UTET,
p. 91.
4
Vedi il sito internet http://www.pinchot.org/gt/consrvtn.html
5
Cfr. Leopold A., 1997, Almanacco di un mondo semplice, Red edizioni, ed. originale 1949.
7
una nuova visione più consapevole della complessità delle relazioni fra gli
esseri viventi e il loro ambiente inteso come spazio in cui si concretizzano
tutte le condizioni dell’esistenza, ma si dovranno aspettare i primi anni del
XX secolo perché venga elaborato un concetto con il quale indicare l’unità
fondamentale di analisi dell’ecologia: il concetto di “ecosistema
6
”. Nella
seconda metà del XIX secolo la società statunitense era già più attenta di altre
alle problematiche ambientali. In quegli anni, figure come quella di George
Perkins Marsh già mettevano in guardia dai rischi delle trasformazioni
ambientali indotte dall’uomo. Fu proprio Marsh, infatti, a denunciare il
pericolo derivante dalla distruzione della “natura selvaggia” e a fare pressioni
affinché si realizzasse, finalmente, una politica attiva di salvaguardia
ambientale; fu proprio grazie a queste pressioni che negli Stati Uniti
d’America nacque un vivace dibattito che portò alla creazione dei primi
grandi parchi nazionali
7
. Negli stessi anni in cui il dibattito sulla questione
ambientale iniziava già a infervorare gli animi oltreoceano, in Europa le
problematiche ambientali non suscitavano ancora tanto interesse; solo alcuni
grandi pensatori cominciavano a interessarsene ed è questo il caso del
geografo francese Elisée Reclus, cui ben presto fu vietato l’insegnamento a
causa delle sue idee considerate anarchiche. E. Reclus, che fu contemporaneo
di Marsh e con cui probabilmente entrò in contatto, fu il primo in Europa a
sottolineare le interdipendenze esistenti tra uomo e natura e a fare appello,
quindi, affinché gli uomini comprendessero che le loro azioni hanno delle
conseguenze sull’ambiente in cui vivono e che, di conseguenza, devono agire
responsabilmente e controllarne gli effetti. Per Reclus l’uomo deve rispettare
le leggi degli “insiemi naturali”, che da lui sono visti come complessi e
dinamici. Era anche profondamente convinto che la conoscenza delle norme
d’interazione tra uomo e ambiente può essere preziosa per costruire un
rapporto armonioso con la natura. A questo scopo il Progresso, per lui,
poteva essere un valido alleato poiché grazie alle innovazioni tecnologiche
poteva aiutare l’uomo a costruire, appunto, questa relazione armoniosa con la
6
Cfr. Tinacci Mossello M., 2008, Politica dell’ambiente. Analisi, azioni, progetti, Bologna, Il Mulino,
pp. 28-29.
7
Il Parco Nazionale di Yellowstone fu istituito nel 1872.
8
natura. Il fatto che la società statunitense fosse più attenta alla questione
ambientale, molto probabilmente è spiegato dalla circostanza che negli Stati
Uniti d’America furono evidenti prima che altrove gli effetti deleteri prodotti
dall’azione umana sugli ecosistemi naturali
8
. Nei primi anni trenta, infatti, i
suoli di una vasta area compresa tra i territori a ovest del Mississipi, il Dakota
e il Texas, già impoveriti da anni di meccanizzazione agricola, di arature
profonde e fertilizzazioni artificiali s’inaridirono ulteriormente poiché
l’erosione del vento, cui ormai non si poteva più porre rimedio perché i suoli
erano stati privati del manto erboso che fino a prima della modernizzazione
dell’agricoltura ne aveva protetto la fertilità, aveva portato via lo strato
superficiale di terreno alimentando anche una serie di tempeste di polvere
che peggiorarono la situazione
9
. Subito fu chiaro che l’azione umana su quegli
ecosistemi aveva prodotto risultati disastrosi in quanto, alterandone gli
equilibri, aveva contribuito all’accelerazione del processo d’inaridimento dei
suoli, ma ciò che fu ancor più evidente fu il fatto che quest’azione scellerata
sull’ambiente aveva prodotto anche gravi danni economici e sociali: quella
prima, grave crisi ambientale, infatti, aveva ridotto in miseria una fetta
considerevole della popolazione americana. Per riparare a questi ingenti
danni il Presidente F. D. Roosevelt intervenne con importanti misure a favore
degli agricoltori all’interno del New Deal e istituì il Soil Conservation Service
(oggi Natural Resources Conservation Service) e la Tennessee Valley
Authorithy che avevano lo scopo, rispettivamente, di gestire in modo
adeguato le terre e valorizzare un territorio fino ad allora marginale
10
. Nel
New Deal, quindi, furono inseriti i primi tentativi di pianificazione
ambientale, ma si dovrà aspettare i primi anni sessanta del XX secolo perché
l’opinione pubblica prenda coscienza della questione ambientale
11
. Nel 1962
Rachel Carson pubblicò il libro Primavera silenziosa (Silent spring)
12
, dove
veniva denunciato l’abuso che in quegli anni si faceva di pesticidi chimici e
venivano portati alla luce i conseguenti pericoli che ne derivavano per
8
Cfr. Tinacci Mossello M., 2008, op. cit., pp. 39-42.
9
Cfr. Di Gennaro A., 2004, Un’introduzione alla VIA, analisi dei sistemi ambientali e valutazione
d’impatto, Napoli, CLEAN edizioni, pp. 82-85.
10
Cfr. Tinacci Mossello, 2008, op. cit., pp. 33-34.
11
Cfr. Pagano P., 2004, op. cit., p. 89.
12
Cfr. Carson R., 1999, Primavera silenziosa, Milano, Feltrinelli, trad. it., ed. originale 1962.
9
l’ambiente e per la salute umana ed è a partire da quel momento che la
questione ambientale ha cominciato a destare l’interesse della gente comune.
Grazie a questo testo cominciò a diffondersi tra gli studiosi la consapevolezza
che l’uomo aveva impostato il suo rapporto con la natura in termini errati e
che se avesse continuato così, avrebbe distrutto non solo il proprio ambiente,
ma anche se stesso e l’opinione pubblica cominciò a farsi gradualmente più
attenta alle problematiche ambientali. Il grande fermento culturale generato
dalle considerazioni emerse dal lavoro della Carson diede nuova linfa vitale al
dibattito sulla questione ambientale
13
, un dibattito, che come abbiamo già
detto, era molto acceso soprattutto all’interno della società statunitense e che
alla fine condusse all’approvazione della prima legislazione orientata alla
tutela ambientale
14
.
Da allora l’ambientalismo ha conosciuto una letterale esplosione: ai
movimenti storici come il Sierra Club fondato nel 1892 si affiancarono il
WWF nel 1961, Earthforce nel 1977, Earth First! nel 1979 e, in Italia,
Legambiente nel 1980 e la questione ambientale ha dato vita sempre più
spesso a vivaci dibattiti politici
15
, ha ispirato l’azione di vari movimenti e,
progressivamente, ha contribuito in maniera sempre più concreta alla
formazione di politiche ambientali. Ancora oggi, infatti, spesso si fa risalire
proprio alla data di pubblicazione di “Silent spring” la nascita della questione
ambientale e l’origine dei movimenti ambientalisti.
13
Cfr. Di Gennaro A., 2004, op. cit., pp. 14 -15.
14
Alcune leggi come l’Animal Welfare Act (1966), l’Endangered Welfare Act (1966) e l’Endangered
Species Conservation Act (1969) testimoniano l’acquisizione di una maggiore sensibilità alla
questione ambientale da parte della società ed il bisogno di sancire questa sensibilità anche a livello
legislativo ma, senza dubbio, il piø importante e completo atto legislativo che dimostra quanto ormai
il problema ambientale sia avvertito dall’intera società è il National Environmental Policy Act
(NEPA). Quest’ultimo, entrato in vigore il primo gennaio 1970, è stato il primo atto legislativo a
riconoscere l’impatto delle attività umane sull’ambiente e la necessità d’intraprendere azioni per
salvaguardarne la qualità al fine di assicurare il benessere e lo sviluppo dell’uomo ed è stato approvato
proprio sotto la spinta del dibattito culturale e scientifico sulla conservazione delle risorse naturali
iniziato almeno un secolo prima ed animato da figure come George Perkins Marsh, Aldo Leopold e
Rachel Carson.
15
Cfr. Pagano P., 2004, op. cit., p. 86.