In tale ambito nasce e si sviluppa il fenomeno del virtual banking.
Il virtual banking può essere considerato come l’ultimo passo di
una tendenza che incoraggia i consumatori a effettuare transazioni senza
alcun contatto fisico con i dipendenti della banca.
Tale tendenza, iniziata con l’installazione dei terminali ATM, si
dirige ora verso l’adozione di un complesso sistema di distribuzione
multicanale dei prodotti finanziari, che prevede l’utilizzo di strumenti
quali il telefono, internet, la televisione e la telefonia mobile.
È in particolare sull’uso di quest’ultimo strumento che si sviluppa
il presente lavoro di ricerca.
I motivi di questa scelta sono sostanzialmente due: innanzitutto la
grande diffusione che il telefono cellulare ha avuto in Italia negli ultimi
anni rende il nostro paese un terreno più che fertile per l’affermarsi di
questo strumento nel remote banking. In secondo luogo, lo sviluppo di
nuovi sistemi di trasmissione, di protocolli applicativi (mini-browser)
che consentono la navigazione in internet e la produzione di cellulari
sempre più evoluti aumenteranno qualitativamente e quantitativamente
le operazioni effettuabili con questo strumento.
Obiettivo del lavoro
Anche se lo studio dell'impatto della tecnologia nei servizi
finanziari è stato spesso svolto in una prospettiva di efficienza di
processo (cost saving), le grandi dinamiche di cambiamento e la diffusa
disponibilità dell'innovazione tecnologica richiedono un mutamento di
prospettiva: la competitività nel settore finanziario, infatti, non può
essere raggiunta semplicemente mediante l’abbattimento dei costi, ma è
necessario conquistare la clientela sul campo attraverso sapienti strategie
di marketing.
La tecnologia deve essere pertanto utilizzata per creare valore al
cliente, sia rendendo flessibile la fruizione tradizionale sia creando
nuovi servizi.
La banca virtuale sembra essere la soluzione adatta a questo
problema in quanto, oltre a costituire un’efficace strumento di cost
saving per la banca, rappresenta anche l’interlocutore più adatto per il
nuovo tipo di clientela che si sta affacciando alla ribalta negli ultimi
tempi.
I risparmiatori italiani (o almeno una certa parte di essi) sembrano
infatti volersi confrontare con un panorama finanziario che è
decisamente più complesso di quello degli anni passati, nei quali il
portafoglio degli italiani era composto essenzialmente da titoli pubblici
e obbligazioni.
Il fascino della Borsa, accompagnato da una forte attrazione verso
le tecnologie multimediali, spinge un numero sempre crescente di
persone a rivolgersi alla banca virtuale per la gestione del proprio
risparmio. L’assoluto elemento di novità è che ora il cliente può gestire i
propri investimenti finanziari autonomamente e comodamente da casa, o
da qualunque posto egli si trovi, grazie ai molteplici canali multimediali
del remote banking.
Il successo della banca virtuale si fonda pertanto su elementi
soprattutto psicologici, in quanto fa leva sulle ambizioni personali e
sulle esigenze di time saving della clientela.
È su queste basi che vanno misurate le prospettive di sviluppo
della telefonia mobile come strumento ideale di virtual banking.
Metodo
Il lavoro di ricerca è stato svolto con una metodologia mista: fonti
bibliografiche e ricerca sul campo.
Essendo l’argomento decisamente nuovo, sono stati pochi i testi a
cui poter fare riferimento; la maggiore quantità di informazioni è stata
ottenuta attraverso internet, visitando siti tematici, siti di riviste
specializzate, banche, associazioni bancarie, istituzioni pubbliche e web-
forum (del resto uno studio sulla banca virtuale non poteva non
comprendere, fra le sue fonti, internet).
Per quanto riguarda la ricerca sul campo, risulta fondamentale la
collaborazione di alcuni operatori del settore, i quali, oltre a fornire
materiale di consultazione, hanno contribuito con le loro esperienze e
impressioni alla stesura di questo lavoro.
In particolare si ringraziano:
– Antonio Di Stella, responsabile del negozio finanziario della Banca
121 – Banca del Salento di Campobasso.
– Dott. Marcello Paoletti, promotore finanziario dell’agenzia di Area
Banca di Perugia.
– L’ingegner Paolo Asseri, del Centro Servizi della Banca del Salento.
La prima parte del lavoro cerca di definire il virtual banking,
passando attraverso le scelte strategiche e di marketing della banca per
poi esaminare quella che è l’evoluzione e la situazione attuale del
fenomeno, prendendo in esame le performances reddituali, la morfologia
dei canali distributivi e i vantaggi/svantaggi che ne derivano rispetto alla
banca tradizionale, il “profilo psicologico” del cliente-tipo.
La seconda parte analizza l’organizzazione della banca virtuale: la
distribuzione sul territorio, la struttura aziendale, l’organizzazione del
lavoro e dei “call centers”.
La terza parte prende in esame l’utilizzo della telefonia mobile nel
virtual banking: vengono esaminati l’evoluzione e l’uso del cellulare in
Italia, gli accordi fra gestori di telefonia e le banche, le applicazioni
possibili ed alcuni casi pratici. Si considerano quelle che sono le
prospettive di utilizzo futuro del cellulare nel virtual banking, attraverso
l’introduzione di nuove tecnologie come il WAP e l’UMTS.
La quarta e ultima parte, infine, contiene i risultati di un’indagine
empirica effettuata presso il negozio finanziario della Banca 121 - Banca
del Salento di Campobasso, finalizzata a dare una rappresentazione della
composizione della clientela di una tipica banca virtuale.
Parte I
IL VIRTUAL BANKING
1 Le basi dello sviluppo
1.1 Introduzione
Il boom tecnologico degli anni ’90, che ha portato alla massiccia
diffusione dei sistemi informatici nelle società più ricche e avanzate, ha
avuto anche il “merito” di introdurre nel lessico comune delle parole
prima sconosciute o poco utilizzate.
Fra queste vi è senz’altro il temine “virtuale”.
In meccanica la virtualità è la situazione per cui lunghezza,
massa e tempo tendono a zero grazie allo sviluppo dell’I&CT
(Information and communication technology); in informatica è
qualcosa di simulato, che non è reale; nella lingua italiana è tutto ciò
che è contrapposto al reale, all’effettivo.
Al di là di queste interpretazioni, oggi tutti noi attribuiamo
spesso il termine virtuale a qualcosa che ha a che fare con i computer e
la tecnologia e che permette di simulare o emulare azioni fisiche, ossia
azioni del mondo reale; si è giunti persino a coniare l’espressione (o
meglio, l’ossimoro) realtà virtuale.
L’innovazione tecnologica ha naturalmente avuto un ruolo
dominante nel contesto economico e finanziario degli ultimi anni; la
meccanizzazione computerizzata dei processi produttivi, la creazione di
software per la gestione della contabilità aziendale, la diffusione di
internet hanno letteralmente costretto (pena la perdita di efficienza e di
competitività) imprese e istituzioni finanziarie all’ammodernamento
organizzativo e strutturale, tuttora in corso.
Il rinnovamento e l’obiettivo “arrivare prima degli altri” sono
pertanto il motore della cosiddetta new economy; qui ci soffermiamo ad
analizzare gli effetti di tale tendenza nel settore finanziario, che ha
visto la nascita di una nuova modalità operativa della banca: il virtual
banking.
1.2 Una retrospettiva sul sistema
bancario italiano
Il sistema creditizio sta subendo grandi trasformazioni. Il nostro
sistema bancario è stato caratterizzato negli anni ‘80 da una situazione
di relativo immobilismo: la concorrenza era relativa, controllata dalle
istituzioni, e l’offerta di servizi non subiva profonde modificazioni.
Anche se è stato realizzato un processo di informatizzazione del lavoro
e sono state create reti telematiche per scambiare dati e informazioni
fra gli istituti, non è cambiato in maniera significativa il modo di
gestire il rapporto tra banca e cliente. Quest’ultimo ha trovato per anni
nella filiale l’unico ambiente dove chiedere informazioni e accedere a
tutti i servizi più importanti: la filiale era, e rimane, la sede "naturale" e
prediletta per fare banca.
Dopo che sono venuti a cadere i vincoli posti dalla Banca d’Italia
per l’apertura di nuovi sportelli abbiamo assistito ad un abbandono
delle politiche di price-competition. La nuova concorrenza si è basata
sull’ampliamento della rete territoriale, e solo in parte su un
ampliamento della gamma degli strumenti e dei servizi offerti e su una
intensificazione delle politiche di marketing. L’apertura di nuovi
sportelli (da poco più di 15.000 nel 1989 ad oltre 24.000 del 1996), che
ha interessato tutte le regioni italiane, ha avuto come effetto una
saturazione del territorio rendendo molto più aleatorio il ritorno degli
investimenti e più difficili le azioni di sviluppo.
Tab.1 Crescita degli sportelli bancari in Italia
Fonte: Istinform
Inoltre l’accresciuta concorrenza ha contribuito, fra l’altro, alla
costante riduzione dei margini di redditività portando la redditività
delle banche italiane vicino allo zero. Ma le sollecitazioni per ridefinire
il ruolo della banca provengono anche da altri fronti. Questa non è la
sede per una loro disamina approfondita, ma è inevitabile fare alcune
considerazioni.
1.2.1 La redditività
La riduzione dei margini di profitto per le maggiori banche
europee, dovuta agli effetti negativi della riduzione strutturale del
margine di interesse e dei minori profitti sui titoli, pone il problema di
efficienza complessiva dei processi aziendali.
In particolare la situazione italiana, con valori dell’utile netto in
rapporto al totale dell’attivo nel 1994, nel 1995, nel 1996 e a giugno
1997, pari allo 0,02, allo 0,07, allo 0,11 e allo 0,03 presenta una
redditività non significativamente diversa dallo zero. La situazione
riassunta nel grafico seguente mette in risalto le maggiori difficoltà
delle banche del nostro paese a spuntare un tasso di profitto
soddisfacente.
Tab.2 Tasso di profitto nelle principali banche europee (media 1992-1995)
Fonte : IBCA Ltd. ; campione : prime 100 banche commerciali europee per attivo
1.2.2 I costi di gestione
Ma quali sono le ragioni principali di questa difficoltà nazionale?
Il fattore forse più importante è l’alto livello dei costi della gestione
aziendale, legato all'inefficienza dei vari processi produttivi. Una
comparazione con la situazione dei nostri partner europei, presentata
nelle tabelle seguenti, può essere illuminante:
Tab.3 Costi operativi/totale attivo in alcuni sistemi bancari europei nel 1994.
Fonte : elaborazione Assicredito su dati OCSE.
Tab.4 Incidenza del costo del lavoro nelle principali banche europee:
Costo del lavoro in % del totale dell’attivo 1994.
Fonte : elaborazione Assicredito su dati OCSE.
Inoltre, l’ABI stima in più di 30.000 i dipendenti in esubero, e
considera necessaria una riduzione del costo del lavoro del 20%;
mentre da una ricerca di Gamma Consiel, che ha sondato i direttori
generali e i capi del personale di 41 banche italiane, emerge che la
stima dell’ABI sarebbe ottimistica e in realtà i lavoratori di troppo
sarebbero 60.000.
L’incidenza dei costi di gestione e del personale sul totale
dell’attivo delle banche italiane, in un quadro di calo tendenziale della
redditività operativa, deve essere diminuita: si impone la
razionalizzazione dei canali di vendita tradizionali, dove operano il
75% degli addetti bancari.
Se gli alti salari reali di cui ha goduto il settore bancario verranno
messi in crisi dal progressivo aumento della competitività interna al
settore, questo contenimento non sarà comunque sufficiente per
risolvere il problema dell’elevata incidenza dei costi operativi e di
struttura. Anche altre strategie dovranno essere attuate per raggiungere
una maggiore efficienza produttiva.
Una strada utile per affrontare questa situazione potranno
tracciarla i nuovi metodi di distribuzione del prodotto. Una conferma di
quanto sostenuto viene dall'analisi dei vantaggi conseguibili
dall’introduzione della tecnologia nella banca.
A tal proposito riportiamo una ricerca effettuata dalla Banca
Centrale Europea, i cui risultati sono riportati nella tabella seguente.
La capacità produttiva complessiva resta sostanzialmente
invariata
<<Per quanto il numero delle banche sia diminuito quasi
ovunque, le misure tradizionali della capacità produttiva del
settore bancario – il numero di sportelli e di dipendenti in
rapporto alla popolazione – prefigurano una situazione molto più
complessa, con differenze significative fra paesi sia nei livelli sia
nelle tendenze. Va notato che i confronti fra paesi risentono delle
differenze nelle dimensioni e nelle funzioni svolte dalle filiali, come
dimostra anche il fatto che i paesi con il più alto numero di
sportelli per abitante non hanno necessariamente il più alto
numero di dipendenti bancari per abitante. Con poche eccezioni,
alla diminuzione del numero delle banche non è finora corrisposto
un calo del numero di sportelli e di dipendenti. Nel complesso, a
fine 1997 il numero totale di sportelli bancari nell’area dell’euro
sembrava essersi stabilizzato intorno a 160.000 unità (pari a circa
0,6 per 1.000 abitanti). Dall’inizio degli anni novanta, il numero
degli addetti bancari nell’area è leggermente diminuito, fino a
toccare 2.139.000 unità a fine 1997 (pari a circa 7,4 per 1.000
abitanti). Con lo sviluppo del direct banking e la diffusione degli
sportelli bancari automatici, l’industria bancaria assume sempre
più le caratteristiche di un settore a minor intensità di lavoro;
potrebbero quindi intensificarsi le pressioni per un
ridimensionamento del numero degli sportelli e degli addetti
bancari.
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Da Bollettino mensile della BCE – Aprile 1999