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1. IL COMMERCIO INTERNAZIONALE
Il commercio internazionale, il commercio tra popolazioni diverse, è un’attività che
risale agli albori della civiltà.
Oggi rappresenta un’attività di primaria importanza sulla scena mondiale. Un’antica e
controversa domanda che riguarda da vicino i problemi dello sviluppo è la seguente: è
conveniente o necessario che un paese partecipi al commercio internazionale? Come si
comprese agli inizi dell’economia moderna ( ADAM SMITH-DAVID RICARDO
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)
il commercio internazionale nasce quando in un paese vi è una domanda per beni o
servizi che non possono essere prodotti internamente o che, se prodotti internamente,
risulterebbero più costosi. Per questo aspetto è molto importante l’apertura del
commercio con l’estero in quanto favorisce la specializzazione internazionale.
Un aspetto importante da considerare è che i vantaggi o gli svantaggi del commercio
internazionale dipendono in buona misura dal tipo di beni in cui un paese si specializza :
gli effetti della specializzazione produttiva sulla struttura economica complessiva e sulla
crescita, ovvero se il paese si specializza in beni industriali o agricoli o il movimento
nel tempo dei prezzi dei beni d’esportazione rispetto ai prezzi delle importazioni.
Il commercio internazionale riguarda lo scambio di beni, merci e servizi tra paesi. Nella
letteratura economica e nelle statistiche si considerano soprattutto le merci , prodotti
finiti , prodotti semilavorati utilizzati nella produzione di altri beni o prodotti agricoli ,
derrate alimentari e le forme di scambio registrate come transazioni a mezzo moneta.
Gli scambi transfrontalieri di manufatti e prodotti agricoli, molti intensi nei paesi meno
industrializzati, e gli scambi internazionali della finanza, delle armi, della droga, degli
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SMITH A ., The wealth of nation , MODERN LIBRARY NEW YORK; “ Ricardo riprese la teoria di
Smith sul ruolo della mano invisibile , facendo dipendere più dal fenomeno sociale della concorrenza che
da una legge naturale e affermò che il problema fondamentale dell’economia politica è scoprire le leggi
che determinano la distribuzione del prodotto tra le classi sociali che compongono la collettività.
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organi umani e di animali vivi e morti, molto intensi tra i paesi meno ricchi e quelli più
industrializzati,sfuggono a questa rappresentazione anche se costituiscono una parte
consistente delle economie di tutti i paesi. Per questi motivi il fenomeno studiato
dell’economia riguarda soprattutto gli scambi tra paesi attuati mediante il mercato
capitalistico. Il commercio internazionale permette a una nazione di specializzarsi in
quei beni che può produrre in maniera più economica ed efficiente; consente inoltre a
un paese di consumare più di quanto sarebbe in grado di produrre ,se dovesse contare
soltanto sulle proprie risorse.
L'importanza del commercio internazionale varia da un paese all'altro: alcuni esportano
solamente per espandere il mercato interno o per aiutare economicamente i settori
depressi della propria economia, mentre altri dipendono dal commercio per una larga
parte del reddito nazionale e per ottenere prodotti destinati al consumo interno.
Il commercio internazionale si consolidò dopo il 1500, quando, con la creazione di
imperi coloniali da parte dei paesi europei, esso divenne uno strumento della politica
nazionale. Aumentare la ricchezza di una nazione, allora misurata in termini di beni
posseduti (specialmente oro e metalli preziosi), era obiettivo di ogni impero che cercava
di acquisirne la massima quantità con il minimo esborso. Questa forma di commercio
internazionale, chiamata mercantilismo, fu molto diffusa nel XVI e XVII secolo.
Nel 1776 l'economista scozzese Adam Smith sostenne nel suo libro La ricchezza delle
nazioni che la specializzazione porta ad accrescere la produzione. Secondo Smith, per
poter soddisfare una domanda crescente di merci le risorse scarse di una nazione devono
essere distribuite in modo efficiente nei vari settori produttivi, con preferenza per quei
beni che un paese può produrre con minori costi rispetto ai suoi partner commerciali.
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Ciò consente di esportarne una parte e di importare i beni che i partner commerciali
producono a minor costo. Sull'opera di Smith si fonda la scuola economica classica.
Mezzo secolo dopo, l'economista inglese David Ricardo modificò la tesi di Smith
introducendo la teoria del 'vantaggio di costo relativo o comparato', ancor oggi accettata
da quasi tutti gli economisti. Per gli economisti che precedettero Ricardo, lo scambio
diveniva conveniente soltanto nel caso di vantaggi assoluti di costo. Secondo la teoria
del vantaggio relativo o comparato, invece, al paese A conviene importare una merce
dal paese B – ad esempio, stoffa – a un prezzo maggiore di quello che gli costerebbe
produrla al proprio interno, se nella produzione di una seconda merce – ad esempio,
vino – il paese A ha, sul paese B, un vantaggio di costo ancora maggiore di quello che
ha nella produzione della stoffa; infatti, in questo caso al paese A conviene produrre una
minor quantità di stoffa e una maggior quantità di vino e scambiare vino contro stoffa
importata dal paese B.
Il commercio internazionale produce ulteriori benefici economici. Accresce e rende più
efficiente la produzione mondiale, consentendo alle popolazioni dei vari paesi di
consumare quantità maggiori e più diversificate di prodotti: un paese che possiede
limitate risorse naturali è così in grado di produrre e consumare più di quanto potrebbe
fare altrimenti. Il commercio internazionale amplia inoltre il numero dei mercati
potenziali nei quali un paese può vendere i propri prodotti. L'aumento della domanda
internazionale per i prodotti si traduce in un incremento della produzione e dell'uso di
materie prime e del lavoro, che a sua volta conduce alla crescita dell'occupazione
nazionale. La concorrenza può inoltre spingere le imprese ad accrescere la propria
efficienza attraverso la modernizzazione e l'innovazione.
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Mentre dopo la teoria di Heckscher-Ohlin
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ha il merito di superare due limiti della
teoria classica. Il modello ricardiano, infatti, prende in considerazione un solo fattore di
produzione, il lavoro, e non spiega per quali motivi la produttività di tale fattore vari da
paese a paese. La teoria della dotazione dei fattori di H-O non solo introduce altri
fattori di produzione come il capitale, ma fornisce anche una spiegazione delle
determinanti all’origine dei vantaggi comparati che vengono individuate nella diverse
dotazione di risorse dei paesi partecipanti al commercio internazionale. Nel paese in cui
un determinato fattore è relativamente più abbondante rispetto agli altri paesi, esso sarà
anche relativamente meno costoso e da ciò deriverà un minore costo nella produzione
dei beni che lo utilizzano in maniera relativamente più intensa e dunque un vantaggio
camparato. La conclusione a cui giunge il modello Heckscher-Ohlin è che ciascun paese
avrà interesse a specializzarsi nella produzione dei beni che richiedono un uso
relativamente maggiore del fattore produttivo di cui il paese ha una dotazione
relativamente più abbondante. Quindi, il paese più ricco di capitale si specializzerà nella
produzione dei beni che richiedono un rapporto capitale/lavoro maggiore, mentre il
paese più ricco di lavoro si specializzerà nella produzione di quei beni che richiedono
un più basso rapporto tra capitale e lavoro.
Il commercio internazionale, essendo parte integrante dell'economia di una nazione,
costringe talvolta ad adottare restrizioni che si rivelano necessarie per proteggere gli
interessi nazionali. I governi possono intervenire per reagire alle politiche commerciali
di altri paesi o per proteggere specifici settori industriali: sin dagli inizi, molti paesi
hanno infatti lottato per raggiungere e mantenere una bilancia commerciale attiva, cioè
per esportare più di quanto veniva importato.
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Fonti Internet : Da Wikipedia , L’Enciclopedia libera
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In anni recenti il commercio internazionale è stato anche visto come un mezzo di
promozione della crescita economica di una nazione; nei paesi in via di sviluppo e nelle
organizzazioni internazionali è stato infatti attribuito un peso crescente agli scambi con
l'estero. C’è da ricordare che i primi tentativi di coordinare le politiche commerciali
internazionali furono compiuti negli anni Trenta. Agli inizi, i paesi negoziarono trattati
bilaterali; in seguito, dopo la seconda guerra mondiale, furono create organizzazioni
internazionali allo scopo di promuovere il commercio. L'Accordo generale sulle tariffe
e il commercio (GATT)
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, sottoscritto da 23 paesi non comunisti nel 1947, fu il primo
accordo volto a ridurre gli ostacoli al commercio internazionale ; in seguito il GATT
giunse ad avere oltre 100 paesi membri e a influenzare circa l'80% del commercio
internazionale. A partire dal 1947, il GATT ha promosso numerose tornate di incontri
(dall'inglese round) per dare avvio a negoziati commerciali multilaterali. Gli ultimi,
conclusisi nel 1994 (con tre anni di ritardo sul previsto), hanno portato alla sostituzione
del GATT con l'Organizzazione mondiale per il commercio (WTO). Se si considera
che, stando alla previsione, il commercio mondiale dovrebbe aumentare di un quarto
entro il XXI secolo, incrementando il reddito mondiale di circa 500 miliardi di dollari
USA, si capisce allora l'importanza di organismi come il WTO.
Per promuovere gli scambi tra nazioni che hanno interessi politici ed economici comuni
o che fanno parte di una determinata regione sono state create anche associazioni
commerciali, entro le quali vengono stabilite tariffe preferenziali che favoriscono i paesi
membri rispetto ai non membri. Una fra le prime associazioni commerciali è stato il
Commonwealth; con gli accordi di Ottawa (1932) la Gran Bretagna si impegnava a
privilegiare i prodotti dei dominions rispetto a quelli provenienti dall'esterno del
Commonwealth.
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GIUSEPPE ROCCO “ Regole del commercio internazionale” : il Gatt rappresenta la base principale
del multilateralismo e disciplina i quattro quinti del commercio internazionale.