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CAPITOLO 2: PRINCIPALI PATOLOGIE VERTEBRALI
NELLA SPECIE CANINA
2.1 PATOLOGIE VERTEBRALI TRAUMATICHE: FRATTURE,
LUSSAZIONI E SUBLUSSAZIONI VERTEBRALI
Un trauma midollare spinale può verificarsi sia per un danno esogeno alla colonna
vertebrale che per un danno endogeno.
Nel cane, le cause endogene, o atraumatiche, consistono in estrusioni del disco
intervertebrale, fratture patologiche ed instabilità; quelle esogene, o traumatiche, che
sono causa della maggior parte delle fratture e delle lussazioni vertebrali, includono
incidenti stradali (la causa più frequente di trauma di tipo esogeno nel cane) (Bali,
2008; Bagley, 2000), cadute, lesioni causate da altri animali e dall‟uomo, ferite da
arma da fuoco e traumi provocati da oggetti (es., porte di garage e oggetti contundenti)
(Shores, 1992).
I fattori esogeni di trauma alla colonna vertebrale sono una causa comune di
disfunzioni midollari spinali; il tipo di lesione (frattura o lussazione/sublussazione) è
determinato dalla posizione dell‟animale al momento dell‟impatto, dal tipo di forze
esercitate, dall‟area d‟impatto e dalle forze e debolezze insite nella colonna vertebrale
(Bagley, 2000).
Molti studi hanno valutato la localizzazione di fratture e lussazioni vertebrali nei cani e
nei gatti (Mc Kee, 1990; Selcer et al., 1991; Feeney e Oliver, 1980), uno dei quali ha
dimostrato che l‟area lombare è quella più comunemente colpita nel cane (39%)
(Feeney e Oliver, 1980).
Poiché il midollo spinale è circondato da una struttura inelastica, cioè la vertebra, e
poiché il parenchima midollare spinale è relativamente soffice, ogni diminuzione nel
diametro del canale vertebrale, come quella che potrebbe essere causata da una
lussazione/sublussazione o da una frattura-lussazione/sublussazione, può risultare in
una lesione del midollo spinale stesso, causando alterazioni, sia fisiologiche che
morfologiche, nella trasmissione dell‟impulso nervoso (Bagley, 2000). Possono
seguire al trauma numerose conseguenze, quali ischemia, emorragia, alterazione nel
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flusso sanguigno del midollo spinale, edema. Uno studio sulle malattie neurologiche
nel cane (Fluheman et al., 2006) ha riportato che il 7% dei disordini neurologici in
questa specie è causato da fratture o lussazioni vertebrali, e in un ulteriore studio
(Feeney e Oliver, 1980) si è riscontrato che l‟80,4% delle fratture vertebrali nel cane
risulta in un restringimento del canale vertebrale.
2.1.1 PATOGENESI DELLE FRATTURE VERTEBRALI
Secondo alcuni studi, la maggior parte delle fratture e lussazioni che avvengono a
livello di asse corporeo si verificano in corrispondenza delle articolazioni tra le
porzioni mobili e immobili dell‟asse stesso, quali l‟articolazione lombosacrale, quella
cervicotoracica e l‟atlanto-occipitale (Tator e Fehlings, 1991; Walker et al., 1983;
Feeney e Oliver, 1980). Sembra inoltre che il corpo vertebrale sia la componente che si
frattura con più frequenza in tutte le regioni del rachide (Feeney e Oliver, 1980).
Le forze responsabili delle fratture e delle lussazioni vertebrali sono:
Piegamento (estensione e flessione)
Torsione (rotazione)
Compressione (carico assiale)
Piegamento: le forze di piegamento comprendono l‟estensione e la flessione.
Le lesioni da flessione della colonna vertebrale sono più comuni rispetto a quelle da
estensione, e normalmente causano una disfunzione neurologica più severa.
Una pura iperflessione causa una lussazione del corpo vertebrale con possibile
estrusione del nucleo polposo nel canale vertebrale (estrusione dorsale) (Shores, 1992).
Un‟iperflessione combinata con forze rotazionali causa instabilità (Bradford, 1987;
Walker et al., 1983).
Le lesioni da estensione alla colonna vertebrale solitamente sono causate da forze
applicate sul dorso della colonna stessa (Walker et al., 1983). L‟iperestensione provoca
il collasso delle faccette articolari e uno stiramento dell‟anulo fibroso ventrale con
conseguente estrusione ventrale del nucleo polposo del disco intervertebrale. Nel caso
di iperestensione, la stabilità delle vertebre è mantenuta dai legamenti e dalle strutture
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ossee, ed è solitamente indicata una gestione conservativa della frattura (Shores et al.,
1990; Walker et al., 1983).
Compressione: le fratture da compressione della colonna vertebrale sono provocate da
un carico assiale sulla colonna sommato ad una flessione della stessa. Sono classificate
in fratture compressive a cuneo (wedge compression fractures) e fratture a scoppio
(burst fractures) (Bradford, 1987; Walker et al., 1983).
Le fratture compressive a cuneo della colonna occorrono quando l‟osso spugnoso e
corticale del corpo vertebrale viene piegato da severe forze di flessione mentre
sull‟area pelvica o della testa è applicato un carico assiale. Le regioni cervicotoracica,
toracolombare e lombosacrale sono quelle nelle quali più frequentemente si verifica
questo tipo di frattura (Shores, 1992). L‟instabilità generatasi in tale tipo di frattura
può essere anche minima (Walker et al., 1983).
Le fratture a scoppio risultano da flessione associata a forze assiali che causano
comminuzione dei corpi vertebrali con fratture lungo uno od entrambi i capi ossei. Il
nucleo polposo può estrudere in ogni direzione, mentre i frammenti ossei possono
essere spinti verso l‟esterno o dentro il canale vertebrale. La stabilità della frattura
dipende dalle strutture coinvolte e dal supporto legamentoso (Shores, 1992). Senza una
tomografia assiale, è difficile ottenere una buona visualizzazione della compressione
midollare spinale causata dai frammenti ossei nel canale vertebrale (Bradford DS,
1987); quando viene diagnosticato che dei frammenti ossei comprimono e talvolta
lacerano il midollo spinale, una decompressione dorsale non è adeguata e si dovrà
invece procedere con un‟emilaminectomia (Bradford, 1987; Piermattei e Greely, 1979;
Shores et al., 1990).
Rotazione: combinazioni di forze flessorie e rotazionali provocano in genere degli
spostamenti delle vertebre che sono classificati come sublussazioni, lussazioni e
fratture/lussazioni (Shores, 1992). Una sublussazione è una dislocazione vertebrale
minore, e la stabilità nel punto di lesione dipende dalle strutture danneggiate. Una
radiografia o una fluoroscopia effettuata con estrema attenzione sotto stress articolare
possono essere utilizzate per valutare il grado d‟instabilità vertebrale (Shores et al.,
1990). Una lussazione è uno spostamento dello spazio intervertebrale quando la
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flessione è la principale forza causale della lesione e si verifica in contemporanea a
forze rotazionali. La frattura/lussazione occorre invece quando la forza predominante è
quella rotazionale e le si associa una flessione (Walker et al., 1983). Le
fratture/lussazioni si verificano con maggior frequenza a livello dell‟articolazione
lombosacrale.
Spesso le forze rotazionali a livello di colonna vertebrale causano fratture trasverse.
Queste fratture possono essere il risultato di più forze che causano avulsione di un
processo vertebrale, e possono coinvolgere il processo trasverso, i peduncoli, o i
processi spinosi; la stabilità spesso è buona (Bradford, 1987). L‟intervento chirurgico
in questo caso è sconsigliato salvo che non siano presenti altre fratture o che i
peduncoli o processi fratturati invadano il canale vertebrale, causando compressione
(Shores , 1992).
2.1.2 PATOFISIOLOGIA DEL TRAUMA VERTEBRALE
Sono possibili due tipi d‟insulto midollare spinale primario (acuto), la compressione e
la commozione, che sono forse i due criteri più importanti da tenere in considerazione
in un trauma spinale oltre all‟estensione della lesione. Con il termine commozione
indichiamo, secondo la definizione di Shores, una forza dinamica che si verifica
durante la lesione e che può essere un fattore ricorrente se la colonna vertebrale è
instabile e l‟animale è impropriamente trasportato, contenuto o manipolato prima della
stabilizzazione. La compressione si verifica invece nel caso di un disco intervertebrale
estruso o della presenza di frammenti ossei nel canale vertebrale, o a causa di
sublussazioni, lussazioni, o oggetti esterni quali frammenti di pallottola.
Una lesione al midollo spinale può essere classificata come commozione o come
lesione compressiva con commozione, giacché le lesioni di tipo compressivo causano
sempre un certo grado di commozione; in ogni caso, è la compressione midollare, e
non la commozione, che permette di tenere in considerazione una terapia di tipo
chirurgico (Shores et al., 1990).
Per chiarire meglio la differenza tra compressione e concussione, possiamo utilizzare
come esempio il caso di un‟estrusione discale. In una estrusione discale in un cane
condrodistrofico il grado di compressione viene determinato dalla massa del nucleo
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degenerato estruso nel canale vertebrale, dal rapporto tra il diametro del canale
vertebrale e il diametro del midollo spinale nel punto dell‟estrusione e dal grado di
disidratazione presente nel disco degenerato, in quanto nuclei più degenerati e quindi
più disidratati assorbiranno più acqua una volta estrusi nel canale vertebrale, andando a
costituire una massa compressiva ancora più grande (Shores, 1985). Il grado di
commozione è invece determinato dalla forza (velocità x massa) del nucleo estruso al
momento dell‟impatto sul midollo spinale.
Non si può quindi calcolare la severità di una lesione midollare spinale considerando
solamente il grado di compressione, poiché una grande quantità di nucleo estruso che
comprime gradualmente il midollo spinale potrebbe causare disfunzioni neurologiche
meno gravi di una piccola massa di nucleo che “esplode” nel canale vertebrale ad
elevata velocità (Matthiesen, 1983).
Lo stesso concetto può essere applicato alle fratture/lussazioni vertebrali, nelle quali si
può verificare una minima compressione/massiva commozione del midollo spinale o
viceversa. Questi fattori, compressione e commozione, sono le cause primarie del
trauma midollare spinale, e determinano in grande misura il grado di compromissione
della funzionalità del midollo spinale subito dopo il trauma (Shores et al., 1990). Una
lesione vertebrale primaria (meccanica) raramente causa una recisione fisica del
midollo spinale, nonostante si possa invece verificare una completa perdita funzionale
(recisione fisiologica) del midollo stesso (Tator, Fehlings, 1991).
Come conseguenza della lesione primaria accadono eventi sistemici, focali, cellulari e
subcellulari, i quali a loro volta potranno determinare nuovo deterioramento funzionale
e compromissione dell‟integrità strutturale del midollo spinale. Questi eventi post-
traumatici saranno definiti come lesione secondaria (Braund et al., 1990; Tator e
Fehlings, 1991).
Ricapitolando, una lesione primaria al midollo spinale può essere il risultato di una
commozione o di una combinazione di commozione e compressione. Le conseguenze
variano da danni minori, che causano piccole disfunzioni o piccoli cambiamenti
strutturali, a danni più gravi, quali lacerazione, schiacciamento, o distrazione, risultanti
in una disfunzione permanente (Shores et al., 1990). La commozione è la maggior
responsabile del grado iniziale di disfunzione neurologica, mentre un successivo
peggioramento è il risultato di fattori secondari, quali shock neurogenico, ipossia
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midollare spinale, formazione di radicali liberi, squilibri elettrolitici con aumento del
calcio intracellulare e conseguente vasospasmo, diminuzione del flusso sanguigno al
midollo spinale, ischemia ed eventuale necrosi della sostanza grigia e della sostanza
bianca (Braund et al., 1990; Tator e Fehlings, 1991).
2.1.3 LA TEORIA DEI TRE COMPARTIMENTI
La teoria dei tre compartimenti è un metodo utilizzato in medicina umana per
classificare le fratture vertebrali, successivamente adattato per l‟utilizzo nei piccoli
animali (Shores et al., 1990).
Ogni vertebra viene suddivisa in tre compartimenti, definiti da strutture anatomiche:
Il compartimento dorsale – comprende le faccette articolari, le lamine, i
peduncoli, il processo spinoso e le strutture legamentose di supporto tra le quali
il legamento flavo;
Il compartimento medio – comprende il legamento longitudinale dorsale,
l‟anulo dorsale, e la porzione dorsale del corpo vertebrale (pavimento del
canale vertebrale);
Il compartimento ventrale – comprende la restante parte del corpo vertebrale, le
porzioni ventrale e laterali dell‟anulo, il nucleo polposo e il legamento
longitudinale ventrale.
Tramite la valutazione radiografica si indicano quanti e quali sono i compartimenti
vertebrali colpiti; se solo uno dei tre compartimenti è danneggiato la frattura è
considerata stabile, mentre se ad essere lesionati sono due o tre compartimenti la
frattura è valutata come instabile. L‟instabilità vertebrale e la compressione
midollare sono i criteri per la scelta di una terapia chirurgica, mentre una frattura
che dalle indicazioni radiografiche sembra coinvolgere solo uno dei tre
compartimenti verrà ulteriormente indagata per mezzo di una mielografia o tramite
l‟utilizzo di una TC o di una RM per identificare un‟eventuale compressione
midollare o la presenza di schegge ossee all‟interno del canale vertebrale; nel caso
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in cui non fossero presenti né compressione midollare né schegge ossee nel canale
vertebrale si procederà con una terapia di tipo conservativo (Shores, 1992).
Shores ha utilizzato tale criterio di classificazione per tre anni e l‟ha trovato
abbastanza attendibile, nonostante i segni radiografici siano solo una
rappresentazione statica della colonna vertebrale. Dovranno perciò essere
considerati anche il concetto di instabilità acuta o cronica, lo stato neurologico
dell‟animale e la presenza o l‟assenza di compressione del midollo spinale (Shores
et al., 1990). L‟instabilità acuta implica che la frattura è capace di un‟ ulteriore
dislocazione o movimento immediatamente dopo il trauma; è una conseguenza
delle fratture-lussazioni e della perdita di tutti i supporti legamentosi, solitamente
con coinvolgimento dei compartimenti dorsale e medio.
L‟instabilità cronica indica fratture che non sono immediatamente associate a
dislocazione, ma che porteranno ad una ulteriore angolazione della colonna durante
la fase di guarigione e quindi ad una progressiva deformazione e peggioramento
dello stato neurologico in un periodo che va da settimane a mesi post-trauma.
L‟instabilità cronica può anche risultare da una minima lussazione che non si
stabilizza e causa compressione e commozione del midollo spinale ad ogni
movimento dell‟animale.
Il giudizio finale sulla stabilità o sulla instabilità di una frattura può però essere
formulato solo sulla base di una mielografia con la colonna vertebrale in stress o
combinata con una fluoroscopia (Matthiesen, 1983; Shores et al., 1990).
È inoltre importante ricordare che, nel caso di un trattamento conservativo di una
lesione vertebrale, l‟animale dovrà essere monitorato tramite una serie di
radiografie durante le 6-8 settimane post-trauma, giacché durante il riassorbimento
osseo che si verifica durante le fasi iniziali della guarigione può svilupparsi
un‟instabilità vertebrale con collasso della frattura. Bisogna, a questo riguardo,
prestare particolare attenzione ai cani giovani, nei quali ulteriori forze compressive
(carico assiale) vengono applicate al sito di frattura a causa del continuo
accrescimento delle vertebre contigue (Shores et al., 1990).
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2.1.4 FRATTURE E LUSSAZIONI DELLA COLONNA VERTEBRALE
CERVICALE
Le vertebre cervicali si fratturano e si lussano più raramente rispetto a quelle della
colonna toracolombare. Le lesioni più frequenti avvengono a livello del dente e del
corpo dell‟epistrofeo (Seim, 2002). Secondo uno studio effettuato su 47 cani di 23
specie diverse (Bali et al., 2008), l‟incidenza delle fratture nel tratto cervicale è del
12%; altri studi avevano già in precedenza fornito dati compatibili con i risultati di
Bali, con incidenze che andavano dal 7 al 20 % (Selcer et al., 1991; Feeney e Oliver,
1980).
La maggior parte delle fratture cervicali sono fratture trasverse, e possono essere
gestite tramite una terapia conservativa. Ci sono però delle eccezioni, che
comprendono le sublussazioni atlantoassiali, le fratture della porzione craniale del
corpo vertebrale dell‟atlante, la lussazione bilaterale delle faccette articolari dorsali, e
qualche frattura-lussazione atlanto-occipitale (Shores, 1992).
INSTABILITÀ ATLANTOEPISTROFEA
La lacerazione atlantoepistrofea nel cane è un evento raro, ma molto grave. Può essere
di origine traumatica, ma alcuni animali sono predisposti a tale insulto a causa di
alterazioni congenite delle prime due vertebre cervicali.
La patogenesi della lacerazione atlantoepistrofea consiste in una flessione ventrale
forzata della testa: l‟articolazione si muove fino al suo punto di massima flessione, i
legamenti atlantoepistrofeo dorsale, apicale e trasverso si tendono anche fino alla loro
rottura o alla rottura del processo odontoideo, del processo spinoso dell‟epistrofeo,
della porzione craniale del corpo dell‟epistrofeo o combinazioni di queste. Questi
fenomeni possono verificarsi in cani di ogni razza, sesso ed età (Sorjonen e Shires,
1981), ma nei cani normali, salvo che la forza di flessione non sia notevole, la gravità
del trauma è generalmente lieve. Se però l‟articolazione è di per sé instabile a causa di
anomalie congenite o di sviluppo, come accade ad esempio nelle razze toy a livello di
dente dell‟epistrofeo a causa delle aberrazioni della chiusura dei piani di crescita
fiseali, anche un minimo trauma può avere gravi conseguenze. È possibile che il dente
sia assente (agenesia del dente dell‟epistrofeo) , o malformato, o privo di inserzioni
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legamentose: in tal caso il legamento atlantoepistrofeo dorsale deve supportare tutte le
tensioni della flessione della testa.
Il dente dell‟epistrofeo possiede sette centri di ossificazione, l‟apice del dente si forma
a nove - dodici settimane d‟età. Una fusione precoce, parziale o una mancata fusione
dei piani di crescita del dente possono determinarne una deviazione, un‟ipoplasia o
un‟aplasia, e la stabilità atlantoepistrofea ne risulterà ovviamente compromessa.
Finché l‟instabilità non genera danni al midollo spinale, essa è asintomatica; nel
momento in cui si verifica un trauma midollare spinale il quadro diventa sintomatico e
la gravità di quest‟ultimo dipende dal grado di insulto al midollo spinale; i segni clinici
saranno dolore o tetraparesi da motoneurone superiore. Nel caso dell‟agenesia del
dente dell‟epistrofeo, le conseguenze dell‟instabilità atlantoepistrofea sul midollo
spinale saranno meno gravi rispetto a quelle causate da un dente normale o
dorsalmente deviato. Nel caso invece in cui sia il corpo dell‟epistrofeo a fratturarsi, il
dente resta legato all‟atlante e il trauma midollare conseguente è meno grave rispetto
quello generato dalla rottura del legamento.
I segni clinici variano in base alla gravità del trauma: il segno più precoce e lieve è
comunemente la dolorabilità cervicale, mentre in caso di trauma midollare più grave si
avranno deficit propriocettori e motori nei quattro arti. È possibile anche il verificarsi
di una paralisi respiratoria, con morte del paziente (Slatter, 2005).
2.1.5 FRATTURE E LUSSAZIONI DELLA COLONNA VERTEBRALE
TORACOLOMBARE
Le vertebre del tratto toracolombare sono quelle più soggette a fratture e lussazioni; la
regione toracica caudale è la zona più colpita nel cane (Hoerlein, 1978).
Le fratture-lussazioni tra T1e L6 occorrono nel 50-60% dei pazienti che sono stati
oggetto di un trauma chiuso (Selcer et al.,1991); un altro studio ha rilevato che un 50%
delle lesioni alla colonna vertebrale avvengono a livello del tratto toracolombare (Mc
Kee, 1990). Un ulteriore studio dava il tratto lombare della colonna vertebrale (L1-L7)
come la regione più soggetta a fratture (Feeney e Oliver, 1980), ma tale divergenza è
forse imputabile al fatto che in questo studio è stato utilizzato un diverso
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raggruppamento delle localizzazioni delle lesioni e si è tenuto conto anche delle
vertebre caudali.
Le fratture della colonna ventrale toracica da T1 a T9 sono rare e presentano una
limitata possibilità di dislocazione a causa della stabilità intrinseca fornita dalle coste e
dalle inserzioni dei muscoli intercostali, dal sostegno legamentoso e dalle masse
muscolari epiassiali ben sviluppate (Seim, 2002).
Circa il 40-50% delle fratture e delle lussazioni della colonna vertebrale toracolombare
si verificano unitamente ad altri problemi come pneumotorace, contusione polmonare,
ernia diaframmatica, lesioni urogenitali ed ortopediche (Seim, 2002; Selcer et al.,
1991; Wheeler e Sharp, 1994).
Circa il 20% dei pazienti con una frattura-lussazione vertebrale toracolombare presenta
una seconda frattura e/o lussazione a un altro livello della colonna vertebrale (Seim,
2002; Selcer et al.,1991).
2.1.6 FRATTURE E LUSSAZIONI DELLA COLONNA VERTEBRALE CAUDALE
E DEL SACRO
Le fratture e le lussazioni nei segmenti vertebrali più caudali sono frequenti (Shores,
1992); in uno studio retrospettivo effettuato osservando le radiografie di diverse
fratture e/o lussazioni vertebrali, è stato riscontrato che nel cane la regione lombare è
quella più colpita, con una prevalenza del 39% (Feeney e Oliver, 1980). Le fratture dei
corpi vertebrali di L6 e di L7 sono comuni (Lewis et al., 1989; Shores et al., 1989;
Ullman e Boudrieau, 1993); ciò che accade più comunemente è che la parte caudale
del corpo vertebrale subisca una dislocazione cranioventrale. A livello di giunzione
lombosacrale, il segmento craniale della frattura è instabile e dislocato dorsalmente
rispetto al segmento stabile articolato con la pelvi (Shores, 1992).
Per quanto riguarda le fratture sacrali, uno studio retrospettivo ha indicato che
ammontano ad un 7% sul totale e tutte sono state riscontrate in cani di piccola taglia
(Bali et al., 2008). Questa prevalenza nei cani di piccola taglia è giustificabile
considerando che le vertebre di questi cani sono più sottili e quindi più fragili, mentre a
livello lombare i cani di grossa taglia presentano vertebre molto più grandi e resistenti
(Bali et al., 2008). I risultati di Bali sono in linea con quelli di altri studi che avevano
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dato un‟incidenza delle fratture sacrali compresa tra il 2% e il 23% (Mc Kee, 1990;
Feeney e Oliver, 1980).
Poiché il midollo spinale nella specie canina termina a livello della sesta vertebra
lombare, caudalmente a tale regione il canale vertebrale è più libero, poiché vi passano
solo i nervi spinali aventi origine dalla porzione più caudale del midollo (cauda
equina). Anche in caso di dislocazione di notevole grado quindi, in genere i trattamenti
in questa regione danno buoni risultati (Seim, 2002; Wheeler e Sharp, 1994). Spesso i
segni clinici associati a traumi a livello della cauda equina sono diversi gradi di
disfunzione dei nervi sciatico, sacrale e caudale.
2.1.7 STUDI PRECEDENTI
Vale la pena, in relazione all‟argomento della presente tesi di laurea, riportare i
risultati di alcuni studi precedenti:
Feeney e Oliver, 1980:
Un altro studio, meno recente, sulle lesioni vertebrali di tipo traumatico nel cane e nel
gatto fu effettuato da Feeney e Oliver nel 1980. Furono analizzate le radiografie di 121
animali (95 cani e 26 gatti) per identificare la localizzazione ed il tipo di lesione,
considerando solo i casi riguardanti i tratti cervicale, toracico, lombare e sacrale della
colonna vertebrale. Furono esclusi tutti i casi in cui la diagnosi era di sublussazione
atlanto-assiale e di instabilità vertebrale cervicale (Sindrome di Wobbler). I 95 cani
presentavano un totale di 102 lesioni. I risultati furono i seguenti:
Distribuzione percentuale delle lesioni (solo cani):
tratto cervicale: 6,9 %
tratto toracico: 22,6 %
tratto lombare: 39,1 %
tratto sacrale: 22,6 %
giunzione lombosacrale: 5,9 %
giunzione toracolombare: 2,9 %